Cellulari parlanti? Meglio i giapponesi
di Roberto Nepoti La Repubblica
Vi innervosite quando non trovate a tempo il cellulare e, sul display, compare la scritta "chiamata senza risposta"? Quisquilie, paragonate a questo remake americano di un film giapponese diretto cinque anni fa dal grande Takashi Miike. Dove c'è un gruppo di belle ragazze e bei giovanotti che, nella segreteria telefonica, trovano il giorno e l'ora della propria condanna a morte, accompagnati dalla loro voce in preda al terrore. Perduti diversi amichetti, verso la metà del film toccherebbe a Beth: che, però, non si vuole rassegnare e cerca di sventare la minaccia con l'aiuto di Jack, poliziotto la cui sorella ha subito lo stesso destino. Vengono fuori alcuni intrecci di maltrattamenti a minori, un'infermiera perita in un incendio e una serie di spettri, piccoli di taglia e cinerei nel volto, che tende a deformarsi orribilmente con i trucchi del "morphing". Questi fantasmi (giapponesi, ma ormai globalizzati) cominciano davvero a stufarci. Dopo l'impatto iniziale di "The Ring", ce li eravamo già sorbiti in innumerevoli versioni orientali, compresi quelli dotati di telefonino, oggetto magico che tutti — del resto — paiono ritenere dotato di poteri soprannaturali. Qui siamo in pieno già-visto.
Da La Repubblica, 6 giugno 2008
di Roberto Nepoti, 6 giugno 2008