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guidobaldo maria riccardelli
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venerdì 15 aprile 2016
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l'altruismo femminile
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Delicato, evocativo e diffusamente metaforico, mette piacevolmente in luce le capacità che, donne diverse, hanno nel risolvere i loro problemi, sapendo rinunciare alla propria felicità per quella altrui.
Ottima anche l'intuizione del caramello, allo stesso tempo metafora del gineceo, con la sua positiva forza ed ostinazione, declinato qui come strumento doloroso ma in ultima analisi necessario e contemporaneamente valvola di sfogo, data la sua consistenza, per i soprusi e le delusioni inferte.
La regia di Nadine Labaki, assolutamente capace in entrambe le mansioni, regista ed attrice, usa a piene mani l'analogia, costruendo prossimità romantiche e poetiche.
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Delicato, evocativo e diffusamente metaforico, mette piacevolmente in luce le capacità che, donne diverse, hanno nel risolvere i loro problemi, sapendo rinunciare alla propria felicità per quella altrui.
Ottima anche l'intuizione del caramello, allo stesso tempo metafora del gineceo, con la sua positiva forza ed ostinazione, declinato qui come strumento doloroso ma in ultima analisi necessario e contemporaneamente valvola di sfogo, data la sua consistenza, per i soprusi e le delusioni inferte.
La regia di Nadine Labaki, assolutamente capace in entrambe le mansioni, regista ed attrice, usa a piene mani l'analogia, costruendo prossimità romantiche e poetiche.
Ottimo anche l'uso delle musiche, curate da Khaled Mouzanar.
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rita branca
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venerdì 23 agosto 2013
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agrodolce in libano
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Caramel, film (2007) di Nadine Labaki con Nadine Labaki, Yasmine Al Masri, Joanna Moukarzel, Gisèle Aouad, Adel Karam, Sihame Haddad, Aziza Semaan
Film quasi tutto al femminile, a cominciare dalla regista, ambientato nel Libano evoluto dei nostri giorni, dove quasi solo casualmente ci si ricorda che comunque si è in un paese musulmano.
Le vere protagoniste sono donne, la gran parte delle quali lavora in un atelier di bellezza, donne che lavorano per far belle altre donne insomma. Fanno eccezione una dolcissima signora di mezza età che convive con una difficile parente affetta da Alzheimer e si affanna a sbarcare il lunario svolgendo lavoretti di sartoria.
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Caramel, film (2007) di Nadine Labaki con Nadine Labaki, Yasmine Al Masri, Joanna Moukarzel, Gisèle Aouad, Adel Karam, Sihame Haddad, Aziza Semaan
Film quasi tutto al femminile, a cominciare dalla regista, ambientato nel Libano evoluto dei nostri giorni, dove quasi solo casualmente ci si ricorda che comunque si è in un paese musulmano.
Le vere protagoniste sono donne, la gran parte delle quali lavora in un atelier di bellezza, donne che lavorano per far belle altre donne insomma. Fanno eccezione una dolcissima signora di mezza età che convive con una difficile parente affetta da Alzheimer e si affanna a sbarcare il lunario svolgendo lavoretti di sartoria.
Apparentemente lo stile di vita di questi personaggi è molto simile a quello occidentale, lo si dedurrebbe dal loro abbigliamento sexy, assolutamente inadeguato e scandaloso in altri paesi musulmani, dal fatto che le donne guidano la macchina e hanno rapporti amorosi liberi.
Però qualche retaggio del passato, non totalmente superato, si intravede quando, recandosi a cena dai suoceri, una delle parrucchiere piega i capelli, notoriamente ritenuti un elemento di sex appeal da non mettere in evidenza, ed abbassa le maniche della camicetta per nascondere le braccia, o quando sotto casa, mentre chiacchiera a sera tardi in macchina, la coppia è fermata da un poliziotto che trova quell’ innocente situazione contro la morale, provocando una baruffa che li porterà al commissariato, o ancora quando la fidanzata si preoccupa, in prossimità delle nozze, di affrontare il problema della rivelazione di una precedente relazione che non l’ha lasciata illibata.
Insomma Nadine Labaki sembra evidenziare che molto si è fatto anche in Libano ma che la strada da percorrere per la completa indipendenza femminile dai pregiudizi sociali e religiosi sia ancora lunga.
Un altro tema delicatamente tracciato è quello dell’amore che come in tutte le società è il fulcro della vita.
Bella fotografia, recitazione convincente con adeguata colonna sonora caratterizzano questo film che accende l’interesse dello spettatore occidentale verso culture vicine.
Rita Branca
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francesco2
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venerdì 24 agosto 2012
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se vediamo e (intra)vediamo
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In "Caramel", all'inizio, l'attrice e regista sembra scegliere uno stile basato sui primi piani; non perché cerchi un impatto spettacolare o dalla facile presa emotiva, propendendo anzi per immagini che suggeriscono più che mostrare. Si pensi a quei finestrini dietro i quali non possiamo vedere, o a quella finestra che crea, spero di esprimermi bene, un doppio effetto ottico. Casualmente(?), l'attrice-regista sembra ereditare gli stessi problemi delle sue protagoniste, che non vedono ( O soprattutto vengono viste) sino in fondo, afflitte probabilmente da una società in cui si respira una doppia morale su certi problemi. Del resto, sarà un caso, è lei
stessa attrice e regista al contempo, quindi VEDE (Appunto) il suo film da una doppia prospettiva.
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In "Caramel", all'inizio, l'attrice e regista sembra scegliere uno stile basato sui primi piani; non perché cerchi un impatto spettacolare o dalla facile presa emotiva, propendendo anzi per immagini che suggeriscono più che mostrare. Si pensi a quei finestrini dietro i quali non possiamo vedere, o a quella finestra che crea, spero di esprimermi bene, un doppio effetto ottico. Casualmente(?), l'attrice-regista sembra ereditare gli stessi problemi delle sue protagoniste, che non vedono ( O soprattutto vengono viste) sino in fondo, afflitte probabilmente da una società in cui si respira una doppia morale su certi problemi. Del resto, sarà un caso, è lei
stessa attrice e regista al contempo, quindi VEDE (Appunto) il suo film da una doppia prospettiva.
Tutti questi massimi sistemi, però, non tolgono che il film si (dis)perda in un bozzettismo inespressivo: si guardi la lunga autopresentazione della donna in cerca di lavoro, o il discorso
della madre alla figlioletta. Un film che perde sé stesso, per quanto si era visto all'inizio, ritrovandosi (Forse) nell'ultima parte.
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annacinzia
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venerdì 13 luglio 2012
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il mondo delle donne di nadine
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Nadine Labaki ci descrive un mondo femminile più aperto e progredito di quello maschile e in cui spicca una forte sensibilità rispetto alle problematiche che la vita non manca di dispensare sulle loro strade. I pochi personaggi maschili fanno sentire tutto il peso delle complicazioni di una cultura che le donne subiscono e devono superare per realizzare i loro desideri. E' una storia priva di rancore, dolce e delicata come solo Nadine sa raccontare o meglio sa far raccontare ai suoi personaggi tenendo lo spettatore incollato allo schermo.
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luana
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domenica 21 agosto 2011
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insulso
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Un flm poverissimo..senza un minimo di trama..senza un ritratto corale che non sia scontatissimo. Ma se siete così affamati di culture diverse..guardatevi "LA SPOSA SIRIANA" che è un vero capolavoro..altro che questa sciacquetta. Regista donna,tanto per cambiare e mi dispiace dirlo e ripeterlo..che solo la Bigelow si salva. Mamma mia! Nella poesia e letteratura le donne sono grandi..ma nella regia Nooooo....fino a prova contraria.
Da evitare tranquillissimamente!!!
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dario
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giovedì 7 luglio 2011
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garbato
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Discrezione, sentimenti veri, partecipazione alla complessa normalità della vita volta al femminile. Ottima recitazione e capacità narrativa non comune, abile nel rendere interessante la povertà dell'esistenza. Una dolcezza soffusa caratterizza il film e una certa commozione lo rende affascinante.
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minnie
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lunedì 23 agosto 2010
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come capire il cuore delle donne
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Bari, 23 agosto 2010
Stupendo film, naturalmente trasmesso dalla Rai a un orario impossibile e con il telegiornale a spezzarne l'incanto! La Labaki conosce così bene il cuore delle donne e sull'attesa, l'amore, l'ipocrisia, gira un film che un uomo mai avtrebbe saputo e potuto. Film stupendo davvero, ne sono rimasta incantata.
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des_demona
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domenica 22 novembre 2009
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cinque storie di donna al sapore di caramello
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Cinque storie di donna al sapore pastoso di caramello, sullo sfondo di un allegro centro estetico libanese. Nadine Labaki, alla sua prima opera da regista e interprete, dimostra con eleganza e semplicità che la dolcezza non è vuota. Lo fa incorniciando la sua Beirut - a cui dedica il film - fra riccioli ambrati di melassa e magnetici sguardi femminili, un’epifania di colori caldi e vivaci tradotta da Yves Sehnaoui in splendida fotografia. Il disincanto con cui l’esordiente Labaki ritrae la città dov’è nata combacia in maniera perfetta con i cinque racconti principali, dalle protagoniste sinuose e zuccherine ma dal finale quasi sempre dolceamaro. Gli occhi del cinema scrutano l’intimità di un universo intangibile - per quanto ripetutamente violato nel corso della Storia - e inspiegabile quale quello dell’essere donna; stavolta, senza subissare lo spettatore con fiumi di parole, ma costringendolo al semplice quanto essenziale atto di guardare.
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Cinque storie di donna al sapore pastoso di caramello, sullo sfondo di un allegro centro estetico libanese. Nadine Labaki, alla sua prima opera da regista e interprete, dimostra con eleganza e semplicità che la dolcezza non è vuota. Lo fa incorniciando la sua Beirut - a cui dedica il film - fra riccioli ambrati di melassa e magnetici sguardi femminili, un’epifania di colori caldi e vivaci tradotta da Yves Sehnaoui in splendida fotografia. Il disincanto con cui l’esordiente Labaki ritrae la città dov’è nata combacia in maniera perfetta con i cinque racconti principali, dalle protagoniste sinuose e zuccherine ma dal finale quasi sempre dolceamaro. Gli occhi del cinema scrutano l’intimità di un universo intangibile - per quanto ripetutamente violato nel corso della Storia - e inspiegabile quale quello dell’essere donna; stavolta, senza subissare lo spettatore con fiumi di parole, ma costringendolo al semplice quanto essenziale atto di guardare. Non fra le vetrine brillanti di Manhattan - appare ovvio un rimando a Sex and The City - ma nelle strade polverose di Beirut, dove il tempo pare aver rallentato improvvisamente e ogni piccola conquista diventa grande. Scegliendo con cura lo sfondo su cui far muovere i suoi personaggi, Nadine Labaki effettua una lucida dichiarazione di intenti: divertire, deliziare, ma anche far pensare. E’ lo scopo di questo come di qualsiasi altro viaggio consapevole. E Caramel è una romantica passeggiata per le vie di Beirut, mano nella mano con una donna che sa il fatto suo.
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marlasinger
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martedì 7 luglio 2009
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caramel
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Fra gli osannatori gli stupiti per la leggerezza di Beirut, fra i delatori gli stupiti per la leggerezza di Beirut. Una brillante commedia partorita dal vicino oriente, che ha tutto il diritto di sorridere di se. Consigliato.
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ele
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venerdì 20 febbraio 2009
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come vorremmo le nostre amiche
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In questo film tutto sembra autentico ma a pensarci bene ha più il sapore di una bella favola: donne giovani, amiche e solidali tra di loro, grandi amori che nascono anche quando la speranza è quasi inesistente sullo sfondo di una città come Beirut odierna che nel film sembra accogliente e vivibile.
Delizioso e favoleggiante
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