shorofski
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mercoledì 2 gennaio 2008
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dolceamaro
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Spaccato di vita della odierna Beirut, preso ad immagine per sottolineare le problematiche delle dinamiche relazionali.
Film che sa cavalcare alcuni stereotipi senza cadere nella banalità e che restituisce un diverso e particolare colpo d'occhio sull'universo femminile del vicino medio oriente.
Notevoli abilità della regista nel muovere la macchina da presa in spazi angusti e ristretti.
Personaggi ben definiti, presentati spesso con semplici inquadrature e primi piani capaci di cogliere, con essenzialità, la profondità degli sguardi.
Struttura narrativa godibile, resa grazie anche alla scrittura agile che permette un passaggio fluido e sinergico dal tragico all'ironico.
Le musiche, lontane dagli orecchi occidentali, possono sembrare sovrabbondanti, ma nell'insieme si amalgano, dolcemente, alla struttura filmica.
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Spaccato di vita della odierna Beirut, preso ad immagine per sottolineare le problematiche delle dinamiche relazionali.
Film che sa cavalcare alcuni stereotipi senza cadere nella banalità e che restituisce un diverso e particolare colpo d'occhio sull'universo femminile del vicino medio oriente.
Notevoli abilità della regista nel muovere la macchina da presa in spazi angusti e ristretti.
Personaggi ben definiti, presentati spesso con semplici inquadrature e primi piani capaci di cogliere, con essenzialità, la profondità degli sguardi.
Struttura narrativa godibile, resa grazie anche alla scrittura agile che permette un passaggio fluido e sinergico dal tragico all'ironico.
Le musiche, lontane dagli orecchi occidentali, possono sembrare sovrabbondanti, ma nell'insieme si amalgano, dolcemente, alla struttura filmica.
Ben vengano registe come Nadine Labaki che, bisbigliando, incrinano la corazzata maschile e/o maschilista permettendo una differente visione del mondo.
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[+] lucido
(di marina)
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gabry
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domenica 24 agosto 2008
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una bella rivelazione
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Bella e apprezzata commedia libanese,storia che si svolge in un istituto di bellezza dove viene preparato il caramello che funge fa ceretta depilatoria e che rappresenta in qualche modo le figure femminili cui ne fanno parte. Ambrato, dolce, malleabile, elastico, ma non indolore; uno strappo deciso per togliere i peli superflui, così come la scelta di Layale, capace di trasformare una lurida stanza di un lurido albergo in un accogliente nido d'amore, ma capace anche di dare uno strappo netto alla sua relazione con un uomo sposato. Capaci di "ricucire una verginità" perchè non si è libere come si vorrebbe, o di dare un taglio radicale a lunghi capelli neri.Ma più di tutti la scelta della dolce Rose di stare vicina alla sorella più anziana e bisognosa di assistenza, rinunciando al sogno di un seppur tardivo amore.
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Bella e apprezzata commedia libanese,storia che si svolge in un istituto di bellezza dove viene preparato il caramello che funge fa ceretta depilatoria e che rappresenta in qualche modo le figure femminili cui ne fanno parte. Ambrato, dolce, malleabile, elastico, ma non indolore; uno strappo deciso per togliere i peli superflui, così come la scelta di Layale, capace di trasformare una lurida stanza di un lurido albergo in un accogliente nido d'amore, ma capace anche di dare uno strappo netto alla sua relazione con un uomo sposato. Capaci di "ricucire una verginità" perchè non si è libere come si vorrebbe, o di dare un taglio radicale a lunghi capelli neri.Ma più di tutti la scelta della dolce Rose di stare vicina alla sorella più anziana e bisognosa di assistenza, rinunciando al sogno di un seppur tardivo amore.
Brave le interpreti e la regista che dirige con morbida e avvolgente leggerezza. Un film da consigliare
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des_demona
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domenica 22 novembre 2009
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cinque storie di donna al sapore di caramello
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Cinque storie di donna al sapore pastoso di caramello, sullo sfondo di un allegro centro estetico libanese. Nadine Labaki, alla sua prima opera da regista e interprete, dimostra con eleganza e semplicità che la dolcezza non è vuota. Lo fa incorniciando la sua Beirut - a cui dedica il film - fra riccioli ambrati di melassa e magnetici sguardi femminili, un’epifania di colori caldi e vivaci tradotta da Yves Sehnaoui in splendida fotografia. Il disincanto con cui l’esordiente Labaki ritrae la città dov’è nata combacia in maniera perfetta con i cinque racconti principali, dalle protagoniste sinuose e zuccherine ma dal finale quasi sempre dolceamaro. Gli occhi del cinema scrutano l’intimità di un universo intangibile - per quanto ripetutamente violato nel corso della Storia - e inspiegabile quale quello dell’essere donna; stavolta, senza subissare lo spettatore con fiumi di parole, ma costringendolo al semplice quanto essenziale atto di guardare.
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Cinque storie di donna al sapore pastoso di caramello, sullo sfondo di un allegro centro estetico libanese. Nadine Labaki, alla sua prima opera da regista e interprete, dimostra con eleganza e semplicità che la dolcezza non è vuota. Lo fa incorniciando la sua Beirut - a cui dedica il film - fra riccioli ambrati di melassa e magnetici sguardi femminili, un’epifania di colori caldi e vivaci tradotta da Yves Sehnaoui in splendida fotografia. Il disincanto con cui l’esordiente Labaki ritrae la città dov’è nata combacia in maniera perfetta con i cinque racconti principali, dalle protagoniste sinuose e zuccherine ma dal finale quasi sempre dolceamaro. Gli occhi del cinema scrutano l’intimità di un universo intangibile - per quanto ripetutamente violato nel corso della Storia - e inspiegabile quale quello dell’essere donna; stavolta, senza subissare lo spettatore con fiumi di parole, ma costringendolo al semplice quanto essenziale atto di guardare. Non fra le vetrine brillanti di Manhattan - appare ovvio un rimando a Sex and The City - ma nelle strade polverose di Beirut, dove il tempo pare aver rallentato improvvisamente e ogni piccola conquista diventa grande. Scegliendo con cura lo sfondo su cui far muovere i suoi personaggi, Nadine Labaki effettua una lucida dichiarazione di intenti: divertire, deliziare, ma anche far pensare. E’ lo scopo di questo come di qualsiasi altro viaggio consapevole. E Caramel è una romantica passeggiata per le vie di Beirut, mano nella mano con una donna che sa il fatto suo.
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francesco
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venerdì 23 maggio 2008
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beirut, isola di saffo
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Parafrasando Truffaut, la regista-interprete Nadine Labaki e' la donna che amava le donne: nel suo gineceo colorato e sgarruppato, appassionato e malinconico, l'ultimo, l'unico sorriso e' per la bella signora che si lascia tagliare i capelli "alla maschiaccio" dalla parrucchiera meno interessata agli uomini. Mentre la splendida Layale (cioe' proprio la regista), invece dei fiori, alle nozze dell'amica prende al volo l'escremento di un piccione. In questa Beirut che a tratti sembra Napoli, dove la luce e' precaria proprio come la felicita', forse è meglio essere uomini piuttosto che donne tradite, usate, prigioniere (di religioni, norme sociali, portieri d'albergo e pure di altre donne) o a caccia dell'ultima illusione, una particina in una soap.
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Parafrasando Truffaut, la regista-interprete Nadine Labaki e' la donna che amava le donne: nel suo gineceo colorato e sgarruppato, appassionato e malinconico, l'ultimo, l'unico sorriso e' per la bella signora che si lascia tagliare i capelli "alla maschiaccio" dalla parrucchiera meno interessata agli uomini. Mentre la splendida Layale (cioe' proprio la regista), invece dei fiori, alle nozze dell'amica prende al volo l'escremento di un piccione. In questa Beirut che a tratti sembra Napoli, dove la luce e' precaria proprio come la felicita', forse è meglio essere uomini piuttosto che donne tradite, usate, prigioniere (di religioni, norme sociali, portieri d'albergo e pure di altre donne) o a caccia dell'ultima illusione, una particina in una soap. Anche perche', quando invecchi, non basta far finta di essere 'indisposte' per passare il casting. Un film sensuale, dolce e doloroso come puo' essere il caramello, a seconda di come lo si usa. Peccato che il doppiaggio zavorri scene come la danza per il matrimonio davanti allo specchio del salone di bellezza.
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[+] è il calore dei sentimenti quello che colpisce...
(di megliosenza)
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rita branca
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venerdì 23 agosto 2013
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agrodolce in libano
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Caramel, film (2007) di Nadine Labaki con Nadine Labaki, Yasmine Al Masri, Joanna Moukarzel, Gisèle Aouad, Adel Karam, Sihame Haddad, Aziza Semaan
Film quasi tutto al femminile, a cominciare dalla regista, ambientato nel Libano evoluto dei nostri giorni, dove quasi solo casualmente ci si ricorda che comunque si è in un paese musulmano.
Le vere protagoniste sono donne, la gran parte delle quali lavora in un atelier di bellezza, donne che lavorano per far belle altre donne insomma. Fanno eccezione una dolcissima signora di mezza età che convive con una difficile parente affetta da Alzheimer e si affanna a sbarcare il lunario svolgendo lavoretti di sartoria.
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Caramel, film (2007) di Nadine Labaki con Nadine Labaki, Yasmine Al Masri, Joanna Moukarzel, Gisèle Aouad, Adel Karam, Sihame Haddad, Aziza Semaan
Film quasi tutto al femminile, a cominciare dalla regista, ambientato nel Libano evoluto dei nostri giorni, dove quasi solo casualmente ci si ricorda che comunque si è in un paese musulmano.
Le vere protagoniste sono donne, la gran parte delle quali lavora in un atelier di bellezza, donne che lavorano per far belle altre donne insomma. Fanno eccezione una dolcissima signora di mezza età che convive con una difficile parente affetta da Alzheimer e si affanna a sbarcare il lunario svolgendo lavoretti di sartoria.
Apparentemente lo stile di vita di questi personaggi è molto simile a quello occidentale, lo si dedurrebbe dal loro abbigliamento sexy, assolutamente inadeguato e scandaloso in altri paesi musulmani, dal fatto che le donne guidano la macchina e hanno rapporti amorosi liberi.
Però qualche retaggio del passato, non totalmente superato, si intravede quando, recandosi a cena dai suoceri, una delle parrucchiere piega i capelli, notoriamente ritenuti un elemento di sex appeal da non mettere in evidenza, ed abbassa le maniche della camicetta per nascondere le braccia, o quando sotto casa, mentre chiacchiera a sera tardi in macchina, la coppia è fermata da un poliziotto che trova quell’ innocente situazione contro la morale, provocando una baruffa che li porterà al commissariato, o ancora quando la fidanzata si preoccupa, in prossimità delle nozze, di affrontare il problema della rivelazione di una precedente relazione che non l’ha lasciata illibata.
Insomma Nadine Labaki sembra evidenziare che molto si è fatto anche in Libano ma che la strada da percorrere per la completa indipendenza femminile dai pregiudizi sociali e religiosi sia ancora lunga.
Un altro tema delicatamente tracciato è quello dell’amore che come in tutte le società è il fulcro della vita.
Bella fotografia, recitazione convincente con adeguata colonna sonora caratterizzano questo film che accende l’interesse dello spettatore occidentale verso culture vicine.
Rita Branca
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guidobaldo maria riccardelli
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venerdì 15 aprile 2016
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l'altruismo femminile
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Delicato, evocativo e diffusamente metaforico, mette piacevolmente in luce le capacità che, donne diverse, hanno nel risolvere i loro problemi, sapendo rinunciare alla propria felicità per quella altrui.
Ottima anche l'intuizione del caramello, allo stesso tempo metafora del gineceo, con la sua positiva forza ed ostinazione, declinato qui come strumento doloroso ma in ultima analisi necessario e contemporaneamente valvola di sfogo, data la sua consistenza, per i soprusi e le delusioni inferte.
La regia di Nadine Labaki, assolutamente capace in entrambe le mansioni, regista ed attrice, usa a piene mani l'analogia, costruendo prossimità romantiche e poetiche.
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Delicato, evocativo e diffusamente metaforico, mette piacevolmente in luce le capacità che, donne diverse, hanno nel risolvere i loro problemi, sapendo rinunciare alla propria felicità per quella altrui.
Ottima anche l'intuizione del caramello, allo stesso tempo metafora del gineceo, con la sua positiva forza ed ostinazione, declinato qui come strumento doloroso ma in ultima analisi necessario e contemporaneamente valvola di sfogo, data la sua consistenza, per i soprusi e le delusioni inferte.
La regia di Nadine Labaki, assolutamente capace in entrambe le mansioni, regista ed attrice, usa a piene mani l'analogia, costruendo prossimità romantiche e poetiche.
Ottimo anche l'uso delle musiche, curate da Khaled Mouzanar.
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francesco2
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venerdì 24 agosto 2012
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se vediamo e (intra)vediamo
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In "Caramel", all'inizio, l'attrice e regista sembra scegliere uno stile basato sui primi piani; non perché cerchi un impatto spettacolare o dalla facile presa emotiva, propendendo anzi per immagini che suggeriscono più che mostrare. Si pensi a quei finestrini dietro i quali non possiamo vedere, o a quella finestra che crea, spero di esprimermi bene, un doppio effetto ottico. Casualmente(?), l'attrice-regista sembra ereditare gli stessi problemi delle sue protagoniste, che non vedono ( O soprattutto vengono viste) sino in fondo, afflitte probabilmente da una società in cui si respira una doppia morale su certi problemi. Del resto, sarà un caso, è lei
stessa attrice e regista al contempo, quindi VEDE (Appunto) il suo film da una doppia prospettiva.
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In "Caramel", all'inizio, l'attrice e regista sembra scegliere uno stile basato sui primi piani; non perché cerchi un impatto spettacolare o dalla facile presa emotiva, propendendo anzi per immagini che suggeriscono più che mostrare. Si pensi a quei finestrini dietro i quali non possiamo vedere, o a quella finestra che crea, spero di esprimermi bene, un doppio effetto ottico. Casualmente(?), l'attrice-regista sembra ereditare gli stessi problemi delle sue protagoniste, che non vedono ( O soprattutto vengono viste) sino in fondo, afflitte probabilmente da una società in cui si respira una doppia morale su certi problemi. Del resto, sarà un caso, è lei
stessa attrice e regista al contempo, quindi VEDE (Appunto) il suo film da una doppia prospettiva.
Tutti questi massimi sistemi, però, non tolgono che il film si (dis)perda in un bozzettismo inespressivo: si guardi la lunga autopresentazione della donna in cerca di lavoro, o il discorso
della madre alla figlioletta. Un film che perde sé stesso, per quanto si era visto all'inizio, ritrovandosi (Forse) nell'ultima parte.
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