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francesco di benedetto
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sabato 30 luglio 2011
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una sit-com metaforica, militante e identitaria
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Rimanendo in ambito nazionale, probabilmente la più alta commedia sociale dei nostri tempi.
Una lettura baldanzosamente partigiana dell'intera società italiana, di cosa significhi per ampie fette della nostra collettività vivere e condividere l'esperienza della socialità nel clima simbolico e morale di un Paese atrofizzato da un potere politico immobile, e in preda alla totale deriva di senso imposta da certe produzioni culturali, TV (palinsesti e programmi della TV) in primis.
Un prodotto finalmente "giovanile", che conferisca dignità e spazio all'identità culturale, alla volontà di affermazione, alla rabbia e alla differenza "generazionale" dei giovani (al loro senso di disorientamento e di alienazione nell'attuale e sclerotizzata congiuntura socio-culturale, nella quale non possono riconoscersi più), come non succedeva da molto tempo nella storia del cinema e della televisione italiani.
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Rimanendo in ambito nazionale, probabilmente la più alta commedia sociale dei nostri tempi.
Una lettura baldanzosamente partigiana dell'intera società italiana, di cosa significhi per ampie fette della nostra collettività vivere e condividere l'esperienza della socialità nel clima simbolico e morale di un Paese atrofizzato da un potere politico immobile, e in preda alla totale deriva di senso imposta da certe produzioni culturali, TV (palinsesti e programmi della TV) in primis.
Un prodotto finalmente "giovanile", che conferisca dignità e spazio all'identità culturale, alla volontà di affermazione, alla rabbia e alla differenza "generazionale" dei giovani (al loro senso di disorientamento e di alienazione nell'attuale e sclerotizzata congiuntura socio-culturale, nella quale non possono riconoscersi più), come non succedeva da molto tempo nella storia del cinema e della televisione italiani.
Una sit-com che parla più o meno velatamente il linguaggio della lotta di classe, rivendicando prospettive di futuro e posizioni di potere usurpate da privilegi e clientelismi di tanta attuale classe dirigente a quelle stesse forze produttive più giovani e intellettualmente smaliziate che costituiscono il pubblico elettivo del telefilm.
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