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grillo
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sabato 6 gennaio 2007
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non ho parole...
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Non ho parole, cari amici.
Leggendo i vostri commenti più che al film mi è venuto da pensare all'incapacità dello spettatore italiano di guardarsi un film. Suppongo che pochi di voi siano stati in Cina, ma vi posso assicurare che gianni amelio è riuscito a dire tanto con poco. Mah...
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rosalinda
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venerdì 17 novembre 2006
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la cina di oggi
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“La stella che non c’è”
regia di Gianni Amelio
Raccontare la Cina di oggi non è cosa semplice. In questo paese vige un durissimo sistema burocratico, una forma di dittatura che sommerge tutto sotto censura, un capitalismo che viaggia a ritmi sfrenati a scapito dei lavoratori, un inquinamento atmosferico che ha raggiunto livelli non più controllabili, cioè, un paese in cui il rispetto dei diritti umani non è assolutamente contemplato.
E’ in questa Cina che Amelio ha girato il suo ultimo film “La stella che non c’è”. Un film che potremmo quasi definire un documentario etnografico, un “cinema diretto”, perché Amelio ha prediletto l’azione, i fatti, le immagini dei luoghi, ha fatto parlare la moltitudine di cinesi ripresi come un’onda impetuosa sulle loro biciclette, alcuni indossando anche le mascherine per difendersi dall’inquinamento.
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“La stella che non c’è”
regia di Gianni Amelio
Raccontare la Cina di oggi non è cosa semplice. In questo paese vige un durissimo sistema burocratico, una forma di dittatura che sommerge tutto sotto censura, un capitalismo che viaggia a ritmi sfrenati a scapito dei lavoratori, un inquinamento atmosferico che ha raggiunto livelli non più controllabili, cioè, un paese in cui il rispetto dei diritti umani non è assolutamente contemplato.
E’ in questa Cina che Amelio ha girato il suo ultimo film “La stella che non c’è”. Un film che potremmo quasi definire un documentario etnografico, un “cinema diretto”, perché Amelio ha prediletto l’azione, i fatti, le immagini dei luoghi, ha fatto parlare la moltitudine di cinesi ripresi come un’onda impetuosa sulle loro biciclette, alcuni indossando anche le mascherine per difendersi dall’inquinamento. Lo sguardo di Amelio è implacabile, obiettivo, e nello stesso tempo partecipante. Ce la mette tutta per penetrare il suo oggetto, da bravo cineasta–operatore.
La m.d.p. ritrae la Cina di Shanghai, di Whuhan, dove vivono otto milioni di persone, i grattacieli cadenti, alveari umani, organizzati in loculi in ognuno dei quali vive una famiglia. E vivono seguendo un sistema che li domina, un sistema legato ad un commercio sotterraneo, nascosto. Amelio ritrae queste famiglie ammucchiate, che hanno laboratori nelle stanze dove dormono, esercitano di tutto pur di fronteggiare la povertà, anche la prostituzione.
Ritrae la vita lavorativa nelle acciaierie di Chongqing. In questo luogo sembra che la m.d.p. scenda nell’inferno dantesco. Un luogo avvolto da un grigiore terreo, plumbeo. Le donne preparano il cibo tra esalazioni velenose di organismi, ed i bambini scalzi e lasciati a se stessi, girovagano tra il putridume degli acciai della fabbrica.
Amelio contrappone la Cina delle grandi metropoli con la Cina dei sobborghi, dei paesi interni della Mongolia.
Lì la densità della popolazione è sempre alta, ma l’organizzazione sociale è ancora legata a meccanismi semplici, come l’economia che è nelle mani degli artigiani, che con mezzi rudimentali cardano la lana, coltivano i campi.
E’ un viaggio, quindi!
Un viaggio che Amelio ci fa percorrere con il bravissimo Sergio Castellitto, nel personaggio di Vincenzo Buonavolontà, manutentore napoletano disoccupato, e l’esordiente brava attrice cinese Tai Ling, nei panni di Liu Hua.
Vincenzo ha un fine da raggiungere con il suo viaggio in Cina: consegnare un suo marchingegno in un’acciaieria che usa una macchina difettata comprata in Italia. Liu Hua è al suo fianco, gli fa da interprete e da assidua accompagnatrice.
Ma cosa cerca veramente Vincenzo in questo viaggio? Sé stesso!
Vincenzo Buonavolontà si confronta con una cultura “altra”, si batte per superare differenti modi di interpretare le cose, cerca di dialogare, di farsi ascoltare. Alla fine ci riesce. La consegna del pezzo all’acciaierie ne è la prova simbolica.
Ma non solo! Ritrovato se stesso, Vincenzo è ora pronto ad un dialogo aperto con la sua compagna di viaggio Liu Hua, a camminare a piccoli passi verso un futuro, con speranza.
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marco
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giovedì 2 novembre 2006
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in viaggio verso la cina
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un pò un mattone per dei ragazzi di 12-13 anni certi pezzi non mi sono piaciuti perchè erano stati messi lì solo per allungare il film e questo non mi è piaciuto affatto.
potevano cfare un film moltò più bello invece è venuto quasi uno schifo e poi che gli frega a sergio buonavolonta di riportare il pezzo mancante ma che li lascere cuocere nel loro brodo.
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a.r
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lunedì 23 ottobre 2006
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particolare
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TROVO QUESTO FILM MOLTO INSOLITO RISPETTO AI TEMI TRATTATI DA QUESTO REGISTA...CASTELLITTO DA' UNA BUONA PROVA DELLE SUE CAPACITA' DI ATTORE ANCHE SE,ONESTAMENTE HO POTUTO VEDERE INTERPRETAZIONI BEN MIGLIORI.
NEL COMPLESSO DISCRETO MA NON CERTO UN CAPOLAVORO.
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baghe
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giovedì 19 ottobre 2006
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la stella k nn c'è
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io ho visto il film cn la scuola..... nn mi è piaciuto x niente e nn h visto alcun collegamento nè con storia nè cn geografia o altre materie... nn mi sono piaciute la sceneggiatura e il fatto k piu della meta del film era parlato in cinese ank se spesso cn sottotitoli...non capisco xk debbano uscire in italia film del genere nei quali prevale la lingua straniera....
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breeze
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giovedì 19 ottobre 2006
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due e mezzo.
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La mezza stella che non c'è...vorrei poter dare due e mezzo! Una trama abbastanza inconsistente,dovrebbe prevedere alta poesia.Ma Amelio e Castellitto mi sono sembrati al di sotto del loro livello consueto. Bella prestazione di Tai Ling. Film conmunque da vedere,non fosse altro per un colpo d'occhio sulle contraddizioni nel "boom" economico che interessa almeno una parte della Cina odierna.
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20nero
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mercoledì 18 ottobre 2006
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i problemi ke nn esistono
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Allora comincio col dire ke qst film è brutto, bruttissimo, in ogni scena...sempre...nn ha niente di un film, ne la trama, ne le riprese, ne gli attori. Il sig.Buona volontà è un idiota..invece ke fare 2000 giri x la cina poteva fare una telefonata e spedire il pezzo con le istruzioni...poteva anke nn farlo xk se l'altoforno si rompeva ormai era già stato venduto...cmq nn vale la pena di buttarci i soldi...
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suasanna
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sabato 14 ottobre 2006
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il film e la sua metafora
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I meriti del film:1)Amelio ci mostra la Cina che non conosciamo ")l'impegno e la passione per il proprio lavoro di un uomo qualunque.3)il desiderio del medesimo di conoscere il nuovo 4)i sentimenti e l'amore che lo spingono a mettersi in gioco.5)la sceneggiattura molto puntuale bella e perfetta delle immagini.6)l'inerpretazione superba di Sergio Castellito.L'intreccio della trama scandaglia in profondità quello che non è reso esplicito con le immagini.
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pulce
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mercoledì 11 ottobre 2006
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terribile!
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mai visto niente di peggio. mi spiace per Castellitto, sempre bravo, ma il film è noioso, monotono e non ha alcun senso.
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nigel mansell
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lunedì 9 ottobre 2006
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e' la felicità...
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E' la felicità la stella che non c'è, che non c'era e che non sembra possibile nasca dall'innarrestabile progresso economico di questa nazione.
C'è invece la tristezza e la malinconia dei visi della gente che i protagonisti incontrano nell'immensa Cina fotografata come in un documentario da Amelio, si solleva il velo e si scopre che gli occhi dei terribili invasori che agitano i nostri sonni sono uguali ai nostri. La gente è uguale dapperutto, piange e ride nello stesso modo...
Castellito è il nostro nuovo Mastroianni, è lui il film.
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