|
|
greatsteven
|
giovedė 10 agosto 2017
|
glamour griffatissimo condito in salsa di sfida.
|
|
|
|
IL DIAVOLO VESTE PRADA (USA, 2006) diretto da DAVID FRANKEL. Interpretato da MERYL STREEP, ANNE HATHAWAY, STANLEY TUCCI, EMILY BLUNT, SIMON BAKER, ADRIAN GREINER, GISELE BUNDCHEN, TRACIE THOMS
Andrea Sachs è una ventitreenne fresca di laurea che desidera lavorare come giornalista. Deve però farsi le ossa per avere una maggiore sicurezza di acquisire un posto sicuro, così sceglie, senza sapere a cosa sta andando incontro, di fare un apprendistato nel mondo della moda, e si trasferisce da Chicago a Manhattan, entrando nella sede centrale della rivista Runway, la cui direttrice, l’algida e superba Miranda Priestly, è considerata una leggenda vivente delle griffe e dei costumi internazionali.
[+]
IL DIAVOLO VESTE PRADA (USA, 2006) diretto da DAVID FRANKEL. Interpretato da MERYL STREEP, ANNE HATHAWAY, STANLEY TUCCI, EMILY BLUNT, SIMON BAKER, ADRIAN GREINER, GISELE BUNDCHEN, TRACIE THOMS
Andrea Sachs è una ventitreenne fresca di laurea che desidera lavorare come giornalista. Deve però farsi le ossa per avere una maggiore sicurezza di acquisire un posto sicuro, così sceglie, senza sapere a cosa sta andando incontro, di fare un apprendistato nel mondo della moda, e si trasferisce da Chicago a Manhattan, entrando nella sede centrale della rivista Runway, la cui direttrice, l’algida e superba Miranda Priestly, è considerata una leggenda vivente delle griffe e dei costumi internazionali. Andy, come la soprannominano gli amici intimi, conta di restare soltanto un anno alle sue dipendenze come seconda assistente, istruita dalla prima, Emily Bunch, sua coetanea decisa a dettare legge e a chiarire le rispettive posizioni fin dal primo giorno di lavoro, ma ben presto scopre che Miranda, dietro una maschera di inavvicinabile celebrità, nasconde un’anima velenosa, cinica e volubile, che trasforma il suo trantran quotidiano in un inferno sotto la firma di Valentino e Oscar De La Renta. Nonostante le difficoltà iniziali, però, Andrea si afferma e riesce a conquistarsi la stima della collega, della datrice di lavoro e di Nigel, il primo collaboratore fidato di Miranda e suo smaliziato braccio destro nelle manifestazioni importanti; e, rinnovando dietro l’insegna dello stile modaiolo il suo abbigliamento e il suo look, riesce ad ottenere numerosi successi degni di nota, finendo addirittura ad accompagnare Miranda nella trasferta a Parigi per la settimana della moda e capitando, tramite la spedizione di alcuni sperimentali articoli giornalistici, sotto l’ala protettrice e le grazie affettive di Christian Thompson, professionista freelance che le riserva tanto attenzioni lavorative quanto sentimentali, o di pretesa tale. Ma la responsabilità guadagnata le pesa e non la soddisfa più, il che la spinge a licenziarsi dal posto ormai rinsaldato alla Runway ed entrare presso la testata del New Yorker, con la liquidazione/benedizione di Miranda che credeva, a torto, di vedere in lei una parte consistente di sé stessa. Tratto dal romanzo di Lauren Weisberger, è una spietata narrazione del settore della moda mediante la raffigurazione della sua rappresentante meno docile e condiscendente, capace di ossessionare la sua dipendente con le pretese più assurde agli orari più scomodi e rendendole l’esistenza davvero ardua con la speranza di inculcarle un senso del dovere che fa tutt’uno col suo ruolo professionale che le consente di tiranneggiare individualmente chiunque interagisca sul lavoro che lei stessa si ritiene l’unica in grado di svolgere. A. Hathaway non è dal peso sbagliato o di aspetto non indicato per il ruolo, come alcuni critici scrissero, ma la sua non completa aderenza al ruolo della protagonista dinamica risiede nella sua incapacità di addentrarsi nella natura di una giovane rampante che rinuncia temporaneamente alla penna e alla creatività saggistica per rispondere ad un telefono e portare caffè e libri ad una superiore deposta che nasconde le sue fragilità di donna frustrata: il suo confronto recitativo con la Streep, con un personaggio costruito su misura che non le fa sbagliare un accenno di intensità né una tensione drammatica al punto giusto, dopo un po’ perde di credibilità e la fa sentire su un livello sfalsato che non regge appieno il paragone. Ottimi, invece, i personaggi di contorno, a partire da una E. Blunt sulla cresta dell’onda della popolarità che fa la compagna di lavoro saccente che impartisce lezioni di cinismo per poi vedersi surclassata a causa di un raffreddore e un incidente stradale inopportuni che la spodestano dal suo rango faticosamente conquistato, passando poi per S. Baker che recita con brio nelle vesti del libero professionista a caccia di avventure amorose, ma pur sempre attaccato alla qualità del dattiloscritto giornalistico, e per l’eccezionale S. Tucci, sempre più infallibile interpretazione dopo interpretazione, un "capitano in seconda" che alterna con sarcastica abilità l’edonismo all’autoironia, condendo il tutto con un gustoso pizzico di pathos che regala risate assicurate. Ma la colpa peggiore di questo discreto adattamento cinematografico, troppo in bilico fra la commedia spuria e il film romantico, è l’aver negato a sé stesso, contrariamente alle indicazioni della versione cartacea, una discesa profonda nella drammaticità dei sentimenti che animano i personaggi: in generale, si nota un’eliminazione del rischio di esaurimento nervoso cui va incontro Andy quando Miranda la assilla di giorno in giorno con richieste sempre più pressanti e inosservanti delle sue esigenze, ma il calcolo economico da business show si avverte anche nel raddolcimento delle circostanze inerenti all’incidente in cui viene coinvolta Emily, troppo zuccheroso e privo di quell’intensità che traspariva invece dalla pagina dell’autrice. Una leggerezza che paga il suo scotto con la sua medesima presenza, che fa perdere alla vicenda credibilità e la inserisce in un contesto di déjà-vu piuttosto imbarazzante. Molti personaggi reali dell’universo della moda compaiono nel ruolo di sé stessi. Buone le scenografie che ritraggono, con colori fortunatamente non troppo invadenti, la Grande Mela sotto l’egida delle celebratissime marche che distribuiscono abiti, capi vestiari, sciarpe, borse e calzature in tutto il globo, affrescando la storia e risollevandola dalle deficienze di sceneggiatura con contributi tecnici di stampo tutt’altro che modesto, fra cui è doveroso annoverare una colonna sonora con decenti canzoncine incalzanti, tutte rigorosamente eseguite da performers femminili, e un montaggio che si mantiene per la normalità tranquillo, salvo poi mettere la quarta marcia nel dipingere il quadro della frenetica velocità metropolitana in cui la novizia protagonista si ritrova obbligata a muoversi, rischiando di venire investita da automobili e non riuscendo spesso ad incastrare orari e coincidenze. I momenti meglio riusciti, da una prospettiva che concilia la commozione con l’umorismo senza farli per forza incontrare, sono: la ricerca del manoscritto non edito di Harry Potter; la sfilata delle modelle che indossano i costumi sgargianti sulla riva del fiume sotto al ponte; le feste notturne della Hathaway col fidanzato e gli amici d’una vita; lo sfogo di pianto di una Streep senza trucco e sotto le righe in una sera parigina in una suite royale; la rivincita finale con getto del cellulare in una fontana e la presa di coscienza della propria autonomia operativa e, in fin dei conti, anche artistica. Rimane comunque un esercizio di virtuosismo sul pianeta degli stilisti, uno dei campi dell’arte più ardui da esaminare col mezzo cinematografico, ma il risultato finale strappa appena la sufficienza, malgrado il rodaggio improbo del cast e la riconciliazione ossessiva e spasmodica delle consuete rivalità femminili che da troppo tempo, e sempre in film recenti, vediamo sul grande schermo. Lo status symbol di cui si investe Miranda Priestly è però interessante se guardato con occhio sociologico: è proprio la sua altolocata posizione, e non altro, a permetterle di spadroneggiare senza dover rendere conto a nessuno della propria fastidiosa insolenza, né garantire il rispetto di norme che, anche al cinema, costituiscono parte integrante di un patto fra capi benestanti e sottoposti in cerca di successo. In fondo l’accordo, come suggerisce il titolo medesimo, fra Andrea e Miranda appare sotto lo stendardo del diavolo: un patto, appunto, che non si sa a chi arrechi più beneficio e chi danneggi di più!
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a greatsteven »
[ - ] lascia un commento a greatsteven »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
iltrequartista
|
venerdė 30 giugno 2017
|
il diavolo veste streep
|
|
|
|
Una certezza assoluta c'è ed è la Streep che è cinema allo stato puro in ogni sua movenza ed espressione facciale.
Solo Tucci è in grado di darle minima concorrenza,il resto del cast invece fa ampiamente fatica a starle dietro.
Detto questo il film è gradevole ma nulla di più.
Scialba la storia d'amore che vede impelagata la Hathaway e quasi peccaminose alcune parti della sceneggiatura come andare alla ricerca del nuovo libro di Harry Potter.
Ben più efficaci le rappresentazioni sulla velocità in cui si muove il mondo della Moda, l'esaurimento nervoso verso sfumature di colori e la convinzione che senza un certo tipo di borsetta o cintura non si possa andare avanti.
[+]
Una certezza assoluta c'è ed è la Streep che è cinema allo stato puro in ogni sua movenza ed espressione facciale.
Solo Tucci è in grado di darle minima concorrenza,il resto del cast invece fa ampiamente fatica a starle dietro.
Detto questo il film è gradevole ma nulla di più.
Scialba la storia d'amore che vede impelagata la Hathaway e quasi peccaminose alcune parti della sceneggiatura come andare alla ricerca del nuovo libro di Harry Potter.
Ben più efficaci le rappresentazioni sulla velocità in cui si muove il mondo della Moda, l'esaurimento nervoso verso sfumature di colori e la convinzione che senza un certo tipo di borsetta o cintura non si possa andare avanti.
Ma tutto questo lo sappiamo già e lo sa pure la nostra giovane protagonista che ci regala un finale fatto di sensibilità ed amore per la semplicità della vita,ma profondamente scontato.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a iltrequartista »
[ - ] lascia un commento a iltrequartista »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
maria flavia
|
giovedė 2 febbraio 2017
|
carriera o amore ?
|
|
|
|
film divertetnte, dove emerge la starordinaria Meryl Streep, che secondo me dimostra a pieno la sua bravura, nel ruolo della direttrice dell'azienda di moda Runwai. Bravissima anche Anne Hathaway nel ruolo di stagista . Ottima sceneggiatura dove l'elemento principale è la moda. Il film in realtà è meno superficiale di quello che appare, perchè l'ambiente della moda non è solo frivolezza ma anche molto impegno e lavoro. Il film lascia un messaggio: " fino a che punto sei disposto a sacrificare la tua vita privata amici, famiglia e amore per la carriera?". Nonostante il film sia datato è abbastanza attuale.
[+]
film divertetnte, dove emerge la starordinaria Meryl Streep, che secondo me dimostra a pieno la sua bravura, nel ruolo della direttrice dell'azienda di moda Runwai. Bravissima anche Anne Hathaway nel ruolo di stagista . Ottima sceneggiatura dove l'elemento principale è la moda. Il film in realtà è meno superficiale di quello che appare, perchè l'ambiente della moda non è solo frivolezza ma anche molto impegno e lavoro. Il film lascia un messaggio: " fino a che punto sei disposto a sacrificare la tua vita privata amici, famiglia e amore per la carriera?". Nonostante il film sia datato è abbastanza attuale.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a maria flavia »
[ - ] lascia un commento a maria flavia »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
|
domenica 4 dicembre 2016
|
immenso il talento, immensa l'ipocrisia.
|
|
|
|
È struggente la domanda che tende il mio animo. Sono ferito, deluso..illuso.
David Frankel è artista nel senso più intimo e puro, parliamo di pura potenza dell’immagine, cento minuti di forza visiva… imbarazzante.
Gioca e si diletta dispensando pura classe, dipinge NewYork sfavillante, “Sex&City-ana”. Ci mostra la città attraverso gli occhi neri e streganti di Andy Sachs, laghi scuri terribilmente profondi. Sembra che anche esagerando, o addirittura esasperando, egli riesca ad essere ancor più raffinato, sofisticato. Esagerazione e raffinatezza che corrono sulla stessa lunghezza d’onda senza scazzottarsi violentemente? Ma voi l’avete mai visto prima? E’ cosa ben rara.
[+]
È struggente la domanda che tende il mio animo. Sono ferito, deluso..illuso.
David Frankel è artista nel senso più intimo e puro, parliamo di pura potenza dell’immagine, cento minuti di forza visiva… imbarazzante.
Gioca e si diletta dispensando pura classe, dipinge NewYork sfavillante, “Sex&City-ana”. Ci mostra la città attraverso gli occhi neri e streganti di Andy Sachs, laghi scuri terribilmente profondi. Sembra che anche esagerando, o addirittura esasperando, egli riesca ad essere ancor più raffinato, sofisticato. Esagerazione e raffinatezza che corrono sulla stessa lunghezza d’onda senza scazzottarsi violentemente? Ma voi l’avete mai visto prima? E’ cosa ben rara.
Ma, dicevo, perché...?
Cos’ha fatto Andy per meritare questo? Qual è la sua colpa? Per quale inspiegabile motivo fare della splendida Andrea la protagonista del più insolente sfoggio di ipocrisia negli ultimi 10 anni di cinema americano? Frankel danza tra le curve di Ann Hathway (non stiamo parlando di decolleté), poetizza ogni singola espressione di Miranda Prestley, prende lo spettatore e lo travolge allegramente con il calore di uno sguardo, o con il fascino di un semplice “arricciamento” (… che si traduce in “catastrofe, ma solo per gli addetti ai lavori”).
Racconta 90 minuti di reale, cruda, triste, superficiale (punti di vista) realtà della società occidentale odierna. Tonnellate di apparenza ammassate caoticamente che sbaragliano quei pochi grammi di essere, di sostanza, rimasti nel mondo. Potrà piacere o non piacere, possiamo desistere o lottare, ma la verità è questa. Da 20 anni a questa parte la forma stravince contro la “sostanza”. È una battaglia impari, Facebook, Twitter e soprattutto Instagram non lasciano alcun dubbio su come il mondo sia totalmente “immaginificato”, E non c’è nessun bisogno di andare a leggere fior fior di statistiche, non c’è bisogno di andare così lontano. Basta per qualche istante guardarsi intorno e osservare come la classica 20enne del ceto medio odierno “francamente se ne infischia” dell’onesto e risicato stipendio della madre, e deifica l’ultima Louis Vuitton elevandola a obiettivo vitale.
Potrei continuare a sproloquiare come un dannato a proposito della vuotezza (termine inesatto, cacofonico, ma calzante) che permea la società post-2000, ma direi cose dette ridette e stradette... piuttosto torniamo allo scempio commesso dal nostro regista, che è meglio.
…dov’è che eravamo rimasti? Ah si, Frankel che ci prende tutti quanti per il c..ehm.. per il collo! Si, volevo dire per il collo! Annegando le nostre aspettative e soffocandoci in un fantastico cocktail d’ipocrisia e “lietofinismo” finale. È una sferzata brutale di lietofinismo.. questa volta, ma solo questa volta, inaspettato.
“Hai scelto di andare avanti”. Con queste parole dolcemente diaboliche Miranda trafigge la nostra Andrea, le spiattella in faccia la crudezza e la determinazione delle sue scelte. La guarda e sussurra… ”Lo hai già fatto.. Ad Emily”. Sono abbastanza sicuro che conosciate a memoria il resto del dialogo, non c’è bisogno ch’io v’annoi ancora. Mi sono illuso che per una volta, qualcuno, da dietro quell’obiettivo potesse lanciare un grido di verità, uno schizzo di sostanza, oltre che di forma. Seppur nel cinema Usa, seppur fosse improbabile, io ho creduto che potessimo dirci le cose come stanno realmente, noi e Frankel.
E invece no. Spazzando via tutto all’ultimo secondo, si piega inequivocabilmente e ci racconta la realtà come vorremmo che fosse.
Non prendiamoci in giro, lo sapevamo tutti che la tipa sveglia dal maglioncino infeltrito sarebbe diventata una Superdiva per poi tornare con le orecchie basse dall’unico vero principe azzurro, il ragazzino dal cuore puro che si batte per non sprecare gli 8 dollari di formaggio da mettere nel panino. Ce l’aspettavamo tutti, ma mi sono concesso il lusso di sperare, tanta è stata l’eleganza...
Ho creduto fosse l’ora di “Mandare un Messaggio”. Un po’ alla stregua di Nolan insomma... vi ricordate quel favoloso Heath Ledger che brucia metà del patrimonio mafioso a Gotham e dice “qui non si tratta di soldi, si tratta di Mandare un Messaggio!”, quale emozione.
Ma caro il mio Frankel, dopo cotanta maestria, come diavolo ti salta in mente di provare a convincere chi ti guarda che dell’immoralità delle scelte della nostra Andy? Quella ragazza arriva all’inferno, prende scappellotti a destra e a sinistra, resiste, lotta, cresce, incassa, osserva, conquista, s’innamora. S’innamora di una passione, s’innamora del bello, e urla in faccia a chiunque le si presenti davanti che Andy è più in gamba di tutti. Lo strilla talmente forte che neanche si preoccupa della ricompensa, non c’è mai stato nulla di premeditato... schiava del cappotto e della borsa del capo prima, Parigina poi… nulla di tutto questo balena nella testa di Andy, lei non ha pensato, lei ha solo AGITO.
“Non conta nulla la destinazione, ciò che importa è godersi il viaggio”, Andy ne è il riflesso incondizionato, si gode la conquista, non la pensa, la fa e basta, è nata per quella conquista. È il meglio e lo sarà per sempre, non può andare diversamente. Non ha mai pensato di striscio a Parigi, alla povera Emily. Ha agito come agisce ognuno di noi, verso la realizzazione e l’affermazione del proprio talento e della propria persona. A volte dobbiamo semplicemente lasciare che le cose vadano come devono andare. A volte vorremmo rivederci in un film, non “ri-sognarci”.
David, ti sei preso gioco di noi, dolcemente.
Immenso il tuo talento, immensa la tua ipocrisia. Ma questa volta…
Tutti, e dico tutti, ci avevamo sperato.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
|
giovedė 13 ottobre 2016
|
non capisco le critiche a questo film
|
|
|
|
Non capisco perchè questo film abbia valutazioni negative.
La storia mi pare piuttosto originale, scorre con ritmo fin dalle primissime scene.
Sfido chiunque a non dare merito alle interpretazioni dei protagonisti, sono ottime.
La colonna sonora poi, con moderni pezzi pop, sicuramente osa molto ma in questo contesto mi è piaciuta
(mi viene da pensare a quella, per certi versi simile, de Il Grange Gatsby di Luhrmann, a mio avviso completamente fuori posto).
Sicuramente il finale è un po' troppo moralista e scontato, ma do comunque 4 stelle.
|
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
marco petrini
|
mercoledė 28 ottobre 2015
|
diavola!
|
|
|
|
E' un film sicuramente vedibile e divertente, forse non eccelso, ma non annoia mai. Sopra a tutto la recitazione ai massimi livelli della Streep,!
|
|
|
[+] lascia un commento a marco petrini »
[ - ] lascia un commento a marco petrini »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
fabio57
|
giovedė 10 settembre 2015
|
buono
|
|
|
|
Buon film che ha come tema la vanità, con tutti i suoi annessi e connessi ,in primis la moda e il mondo che ruota attorno ad essa.L'interpretazione della Streep è eccezionale come sempre.Conferisce a questo personaggio la giusta antipatia,l'alterigia,l'ambizione, che lo rendono odioso ma affascinante .La comunità dell'immagine così efficacemente disegnata dal regista, è vacua,aleatoria, superficiale, spietata per definizione.
Da vedere
|
|
|
[+] lascia un commento a fabio57 »
[ - ] lascia un commento a fabio57 »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
aristoteles
|
domenica 16 agosto 2015
|
verde pisello o verde smeraldo?????
|
|
|
|
Non so se il mondo della moda è veramente così,se lo fosse sarebbe tremendo.
Certo non sono molti gli ambienti di lavoro dove si vive in pace,armonia e serenità ma qui c'è una lotta al potere condita da perfidia demoniaca.
Senza un momento di pace ,a cento all'ora e senza il briciolo di speranza di una decente vita privata (se non per i soldi).
Ogni sfumatura di colore diventa una battaglia per l'affermazione della propria o di una nuova identità.
Strepitosa ed ancora affascinante Meryl Streep,in super forma e super"cattiva",veramente un femminone esagerato,invece la Hatahaway combatte ma non buca mai lo schermo,insomma una bella ma inespressiva abat jour.
[+]
Non so se il mondo della moda è veramente così,se lo fosse sarebbe tremendo.
Certo non sono molti gli ambienti di lavoro dove si vive in pace,armonia e serenità ma qui c'è una lotta al potere condita da perfidia demoniaca.
Senza un momento di pace ,a cento all'ora e senza il briciolo di speranza di una decente vita privata (se non per i soldi).
Ogni sfumatura di colore diventa una battaglia per l'affermazione della propria o di una nuova identità.
Strepitosa ed ancora affascinante Meryl Streep,in super forma e super"cattiva",veramente un femminone esagerato,invece la Hatahaway combatte ma non buca mai lo schermo,insomma una bella ma inespressiva abat jour.
La storia d'amore con il fidanzato si trascina veramente in maniera noiosa e lei ha sempre la stessa espressione,sgrana gli occhioni e quello ci rimane.
Molto più bravo Stanley Tucci ,non c'è paragone.
Comunque ritornando alla commedia ,anche se dinamica e pungente,non riesce a raccontare qualcosa di veramente originale e sorprendente.
Un film piacevole ma nulla di più.
Più che il diavolo è la diavolessa Streep a vestire Prada.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a aristoteles »
[ - ] lascia un commento a aristoteles »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
fufa78
|
martedė 28 ottobre 2014
|
niente a che vedere con il romanzo
|
|
|
|
Un film che si guarda volentieri, ma se poi si legge il romanzo da cui è tratto certe cose non si può fare a meno di disprezzarle, parlo soprattutto del bonismo sul finale del film, quando Miranda fa apparire un volto umano che nel libro non si intravede nemmeno da lontano. Tutto ciò che rende estremamente sagace e affascinante il romanzo, qui viene quasi totalmente spazzato via. Per dirne una, il filo conduttore del libro, e anche la sua forza, è l'avversione di Andy per il mondo della moda e per la vita che le fa fare Miranda, da lei detestata fortemente per tutto il tempo; avversione che la ragazza cerca di tenere sotto controllo nel tentativo di stringere i denti, ma che va in un crescendo comico/ tragico fino al famoso "vaffanculo" tanto sospirato che le restituisce la sua vita.
[+]
Un film che si guarda volentieri, ma se poi si legge il romanzo da cui è tratto certe cose non si può fare a meno di disprezzarle, parlo soprattutto del bonismo sul finale del film, quando Miranda fa apparire un volto umano che nel libro non si intravede nemmeno da lontano. Tutto ciò che rende estremamente sagace e affascinante il romanzo, qui viene quasi totalmente spazzato via. Per dirne una, il filo conduttore del libro, e anche la sua forza, è l'avversione di Andy per il mondo della moda e per la vita che le fa fare Miranda, da lei detestata fortemente per tutto il tempo; avversione che la ragazza cerca di tenere sotto controllo nel tentativo di stringere i denti, ma che va in un crescendo comico/ tragico fino al famoso "vaffanculo" tanto sospirato che le restituisce la sua vita. Naturalmente non si vede traccia di alcuna raccomandazione dopodichè, ma solo un licenziamento alla velocità della luce.
Nel film, invece, di ciò non c'è ombra, anzi, vediamo fallire il rapporto fra Andy e il suo ragazzo proprio per l'influenza esercitata sulla donna dal mondo della moda al quale ormai si è convertita, divenendo una specie di bambola in balia della volubilità di Miranda, e tuttavia contenta di ciò; delineando così una superficialità del personaggio che nel libro non esiste e questo costituisce appunto il bello.
[-]
[+] il finale
(di samanta)
[ - ] il finale
|
|
|
[+] lascia un commento a fufa78 »
[ - ] lascia un commento a fufa78 »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
tatiana micaela truffa
|
lunedė 7 gennaio 2013
|
una favola alla moda
|
|
|
|
Riconosco di essere di parte per recensire questo film ottimo - tratto dall'omonimo romanzo di Lauren Weinsberger, ex assistente della direttrice di Vogue America, da cui trae spunto l'intera storia - che ai miei occhi risulta addirittura essere un capolavoro. Uno di quei fim che vedi e rivedi con le tue migliori amiche/ici e impari praticamente a memoria. Ho addirittura inscenato una sfilata di moda con due piccoli momenti di recita tratti da questo che per me ed i miei amici è diventato un film "culto", guardato tutti assieme per l'ennesima volta ieri pomeriggio.
Andy Sachs (una splendida Anne Hathaway dagli occhi di cerbiatto) laureata in legge, sogna però di fare la giornalista, e per farlo approda a New York nella redazione della blasonata rivista di moda RUNWAY, come assistente della temuta ed al contempo venerata Miranda Priestley (una titanica Meryl Streep; il successo di questo film va attribuito principalmente all'abile recitazione, e lei è addirittura sublime).
[+]
Riconosco di essere di parte per recensire questo film ottimo - tratto dall'omonimo romanzo di Lauren Weinsberger, ex assistente della direttrice di Vogue America, da cui trae spunto l'intera storia - che ai miei occhi risulta addirittura essere un capolavoro. Uno di quei fim che vedi e rivedi con le tue migliori amiche/ici e impari praticamente a memoria. Ho addirittura inscenato una sfilata di moda con due piccoli momenti di recita tratti da questo che per me ed i miei amici è diventato un film "culto", guardato tutti assieme per l'ennesima volta ieri pomeriggio.
Andy Sachs (una splendida Anne Hathaway dagli occhi di cerbiatto) laureata in legge, sogna però di fare la giornalista, e per farlo approda a New York nella redazione della blasonata rivista di moda RUNWAY, come assistente della temuta ed al contempo venerata Miranda Priestley (una titanica Meryl Streep; il successo di questo film va attribuito principalmente all'abile recitazione, e lei è addirittura sublime).
Andy è bella e sveglia, ma trasandata, totalmente estranea al mondo della moda ed ai suoi luccichii, cui inizialmente guarda unicamente con sospetto, pensando solo a "stringere i denti", perché sa che un anno di lavoro lì le spalancherà molte porte.
Presto però, con abilità farà carriera e subirà una trasformazione non solo nel look - finalmente in grado di valorizzare la sua grande bellezza - ma anche interiormente, tanto da capire che il mondo della moda non è tutto demoniaco e soprattutto non è solo apparenza.
Ma i suoi più grandi affetti le volteranno le spalle, rinfacciandole di essersi venduta l'anima al diavolo, di non credere più negli stessi valori di prima.
Una favola, e come tutte le favole che si rispetti ha una morale: ogni medaglia ha il suo rovescio, ed il buono e il cattivo si trovano ovunque. E sovente carriera e vita personale sono inconciliabili.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a tatiana micaela truffa »
[ - ] lascia un commento a tatiana micaela truffa »
|
|
d'accordo? |
|
|
|