
Anno | 2006 |
Genere | Documentario |
Produzione | Francia |
Durata | 93 minuti |
Regia di | Michko Netchak |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Dalla New York post 11 settembre al carcere di Guantanamo, passando per la Route 66 e la New Orleans devastata dall'uragano.
CONSIGLIATO NÌ
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Nel 1831 Alexis de Tocqueville e Gustave de Beaumont si avventurano in un viaggio attraverso l'America per studiare, per conto del governo francese, il sistema carcerario americano. Nei nove mesi passati negli Stati Uniti i due non osservano solo le prigioni, ma anche gli aspetti economici e politici della società. Più di 170 anni dopo il filosofo francese Bernard-Henri Lévy, notoriamente anti-americano, compie lo stesso tour per documentare pro e contro del paese all'indomani dell'11 settembre nel libro American Vertigo. Il suo "viaggio contro l'ignoranza" viene adattato per il grande schermo da Michko Netchak.
Partendo dalla prigione di Rikers Island, il regista si sofferma sugli aspetti più deplorevoli delle città che visita in un on-the-road che da Newport lo conduce fino a Guantanamo. Detroit, vista dal suo obiettivo, assume le sembianze di una Sarajevo a stelle e strisce; Dearborn ha una comunità araba così massiccia che i McDonalds propongono menu con una versione halal dei chicken mcnuggets; il Monte Rushmore, che si erge laddove un tempo vivevano i nativi americani, deve il suo nome a Charles Rushmore, un disonesto avvocato di New York che aiutava i bianchi a togliere le terre agli indiani, e fu scolpito da Gutzon Borglum, un membro del Ku Klux Klan. Tante le controversie documentate prima da Lévy e poi da Netchak in questo viaggio alla ricerca della verità che mette in luce gli aspetti più crudi e crudeli dell'America e non perde occasione per deridere George W. Bush.
American Vertigo mostra anche i lati più neri del paese, come la realizzazione di carceri perfette (Angola a New Orleans) con tutte le comodità annesse, da dove i prigionieri non usciranno mai se non sdraiati in una bara, o il muro che separa Stati Uniti e Messico, costruito lasciando liberi solo i confini che danno su un deserto - troppo arduo da attraversare - dove milioni di messicani hanno perso la vita nella speranza di raggiungere la terra promessa. Un film che va ad aggiungersi alla recente ondata di documentari, da Michael Moore in poi.