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franco cesario
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giovedì 21 luglio 2011
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il perchè del copovolgimento del mondo
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Terry Gilliam rende speciale qualsiasi cosa tocchi anche una storia apparentemente semplice come quella di Tideland.
Nel suo solito ed inconfondibile stile volutamente confusionario e visionario, che rappresenta un marchio di fabbrica più che un infinito ripetersi, ci racconta una favola moderna con gli occhi di una bambina (l’attrice in erba canadese a dir poco fantastica Jodelle Ferland) cresciuta prima del tempo a causa della sciagurata famiglia che si ritrova.
I personaggi di Gilliam sono sempre doppi se non tripli, nascondono al loro interno sia lo Yin che lo Yang (un po’ come tutti noi d’altronde) spesso folli, reietti e sui generis, come questo pazzo mondo che ci circonda e che non decide di darsi una regolata.
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Terry Gilliam rende speciale qualsiasi cosa tocchi anche una storia apparentemente semplice come quella di Tideland.
Nel suo solito ed inconfondibile stile volutamente confusionario e visionario, che rappresenta un marchio di fabbrica più che un infinito ripetersi, ci racconta una favola moderna con gli occhi di una bambina (l’attrice in erba canadese a dir poco fantastica Jodelle Ferland) cresciuta prima del tempo a causa della sciagurata famiglia che si ritrova.
I personaggi di Gilliam sono sempre doppi se non tripli, nascondono al loro interno sia lo Yin che lo Yang (un po’ come tutti noi d’altronde) spesso folli, reietti e sui generis, come questo pazzo mondo che ci circonda e che non decide di darsi una regolata.
È questo un cinema che non annoia mai, sorprendente, che fa sognare, ridere e commuovere nel giro di poche scene.
Si sprecano le allegorie, il ritmo, i saliscendi da giostra filmica, le emozioni.
Sublime a tratti soprattutto nei monologhi della piccola protagonista sola ed immersa nel suo mondo obbligatoriamente fantastico ma anche concreto perché le permette la sopravvivenza in una società crudele e individualista.
Tanto che forse la stessa società potrebbe cambiarla come lascia intendere il finale.
Un’esperienza cinematografica notevole per gli amanti del genere che rappresenta uno spot ed un incentivo per guardarsi tutta la filmografia del regista naturalizzato inglese che non disdegna la vita nella provincia italiana.
Franco Cesario sinonimomacontrario.splinder.com
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fabian t.
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lunedì 11 aprile 2011
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macabro e allucinato
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Ammetto di considerare Gilliam uno dei miei registi preferiti per l'originalità e il coraggio del suo stile registico, ma questo suo film rimane per me un'esperienza alquanto deludente. Le sue immagini cupe e crude, la triste follia dei suoi personaggi, le scene macabre e scabrose, il tono da fiaba nera e soprattutto la storia così volutamente sconnessa e deprimente, contribuiscono a consegnarci un insieme illogico di situazioni tetre che nel complesso non riescono minimamente a concretizzarsi in una vera e propria sceneggiatura. Il nesso con gli aspetti più oscuri delle fiabe sono certo evidenti, ma Gilliam sembra abusare di elementi narrativi del tutto privi di linearità e di buon gusto, delineandoci senza mezze misure un balordo incubo vissuto attraverso gli occhi di una ragazzina, la quale si rifugia irrimediabilmente in una dimensione surreale e procede, pur di sopravvivere, construendosi un mondo deformato che esiste solo nella sua mente.
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Ammetto di considerare Gilliam uno dei miei registi preferiti per l'originalità e il coraggio del suo stile registico, ma questo suo film rimane per me un'esperienza alquanto deludente. Le sue immagini cupe e crude, la triste follia dei suoi personaggi, le scene macabre e scabrose, il tono da fiaba nera e soprattutto la storia così volutamente sconnessa e deprimente, contribuiscono a consegnarci un insieme illogico di situazioni tetre che nel complesso non riescono minimamente a concretizzarsi in una vera e propria sceneggiatura. Il nesso con gli aspetti più oscuri delle fiabe sono certo evidenti, ma Gilliam sembra abusare di elementi narrativi del tutto privi di linearità e di buon gusto, delineandoci senza mezze misure un balordo incubo vissuto attraverso gli occhi di una ragazzina, la quale si rifugia irrimediabilmente in una dimensione surreale e procede, pur di sopravvivere, construendosi un mondo deformato che esiste solo nella sua mente. Nonostante la preparazione del regista, capace di rendere visivamente scene di grande impatto creativo, ciò che più di ogni altra cosa emerge negativamente nel film è l'incomprensibile intento - direi raggiunto - di creare repulsione nello spettatore, piuttosto che coinvolgimento nella storia, limitandosi catarticamente a proiettargli addosso inquietudini e tormenti di un abisso senza fine, senza luce, senza speranza...
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kaipy
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mercoledì 26 gennaio 2011
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alla larga
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un film davvero inguardabile.
l'idea poteva essere carina, ma l'uso delle favole, da alice, a hansel e gretel, l'armadio di Narnia, forse anche un Moby dick, rimene tutto irrelato e soprattutto moltomoltomolto noioso.
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stefano pariani
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venerdì 14 gennaio 2011
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un mondo capovolto di folli meraviglie
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Jeliza Rose (Jodelle Ferland) è una bambina di dieci anni figlia di due tossicodipendenti, che, in seguito alla morte della madre, intraprende col papà Noah, ex rockstar sul viale del tramonto (Jeff Bridges), un viaggio verso una fatiscente e disabitata casa sperduta in mezzo alla campagna. Rimasta orfana anche del padre, passato a miglior vita per overdose, la piccola Jeliza si ritrova completamente sola e dà sfogo a tutta la sua fervida fantasia, trasfigurando la realtà che la circonda in un mondo agrodolce e tutto suo. Ecco quindi che lo schermo si popola teste mozze di bambola che improvvisamente si animano e prendono a parlare, scoiattoli che si comportano come impertinenti grilli parlanti e sconfinati oceani dorati di grano abitati da fantomatici squali.
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Jeliza Rose (Jodelle Ferland) è una bambina di dieci anni figlia di due tossicodipendenti, che, in seguito alla morte della madre, intraprende col papà Noah, ex rockstar sul viale del tramonto (Jeff Bridges), un viaggio verso una fatiscente e disabitata casa sperduta in mezzo alla campagna. Rimasta orfana anche del padre, passato a miglior vita per overdose, la piccola Jeliza si ritrova completamente sola e dà sfogo a tutta la sua fervida fantasia, trasfigurando la realtà che la circonda in un mondo agrodolce e tutto suo. Ecco quindi che lo schermo si popola teste mozze di bambola che improvvisamente si animano e prendono a parlare, scoiattoli che si comportano come impertinenti grilli parlanti e sconfinati oceani dorati di grano abitati da fantomatici squali. Non tarderanno a presentarsi, in questa fiaba moderna, personaggi eccentrici e spaventosi: un'esperta apicoltrice con un occhio solo nonchè imbalsamatrice di cadaveri (Janet McTeer) e un ritardato mentale con la mania della dinamite (Brendan Fletcher), con il quale Jeliza stringe una tenera amicizia. L'aspra realtà viene trasfigurata in piacevoli scoperte dallo sguardo innocente della bambina; la morte non fa più paura e la diversità viene accolta con dolcezza. Ma il rischio di precipitare in un buco nero senza fine è dietro l'angolo: sarà, ancora una volta, una sciagura a riportare bruscamente alla realtà Jeliza, con un lieto fine che si profila solo come speranza, perchè non sappiamo esattamente che ne sarà della piccola. Di certo continuerà a guardare il mondo col suo sguardo carico d'inquietudini, ma anche pieno di risorse pronte a cogliere le inattese gioie della vita. In bilico tra realtà e sogno, Terry Gilliam, citando a piene mani "Alice" di Lewis Carroll e richiamando "Psyco", firma un'opera bella e struggente, una riflessione acuta e sensibile sul mondo dell'infanzia che ogni adulto dovrebbe vedere per comprendere le infinite e misteriose risorse dei piccoli che ci stanno accanto.
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albydrummer
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venerdì 19 novembre 2010
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poteva essere un bella fiaba.....ma ha deluso!!
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Film davvero piatto,dall'inizio ala fine.Adoro Gilliam,grande regista visionario,e autore di grandi films,come "I'esecito delle 12 scimmie,La leggenda del re pescatore,Paura e delirio a Las Vegas,e anche il piacevole ultimo Parnassus";ma stavolta ha fatto davvero un pò cilecca,senza molta fantasia,ripetivo nelle scene,soltanto qualche minuto d'interessante,ma tutto scorre noiosamente,e alla fine non da nulla.Ho comprato anche il dvd!!!
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francesco2
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venerdì 5 novembre 2010
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spiace dirlo, ma è proprio un pasticcio
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Sia vero o no che il film è stato scritto durante le pause dei "Fratelli Grimm"(E perché non dovrebbe esserlo?), non vado oltre la simpatia per il vulcanico regista, che per promuoverlo è ricorso anche a espedienti bizzarri, come andare per strada come uno scioperante. L'inizio già non convince, coi genitori schizzati che fanno apparire umani es impatici i fratelli della pellicola che ho citato (Tanto criticata, ma a ragione?.) Bridges, come nella "Leggenda del re pescatore", è un'altra figura di strambo, che stavolta non ottiene una pur melensa redenzione, ma se la coglie, fatto com'è di fumoe alcool(E non solo di quelli). Il mondo della ragazzina, dal canto suo, è veramente "capovolto" in quanto vengono- Ma troppo banalmente- capovolti i ruoli.
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Sia vero o no che il film è stato scritto durante le pause dei "Fratelli Grimm"(E perché non dovrebbe esserlo?), non vado oltre la simpatia per il vulcanico regista, che per promuoverlo è ricorso anche a espedienti bizzarri, come andare per strada come uno scioperante. L'inizio già non convince, coi genitori schizzati che fanno apparire umani es impatici i fratelli della pellicola che ho citato (Tanto criticata, ma a ragione?.) Bridges, come nella "Leggenda del re pescatore", è un'altra figura di strambo, che stavolta non ottiene una pur melensa redenzione, ma se la coglie, fatto com'è di fumoe alcool(E non solo di quelli). Il mondo della ragazzina, dal canto suo, è veramente "capovolto" in quanto vengono- Ma troppo banalmente- capovolti i ruoli. Non si rispettano le gerarchie a livello generazionale (E'lei la saggia, i genitori sono da educare più che educandi), ma anche perché si arriva a sovrapporre il mondo immaginario (Le bambole, la fantasia), ad una realtà grama, che arriva quasia fare rimpiangere quella della povera "Rosetta".
Ma ancora, lo è (Capovolto) in quanto la ragazzina non prende atto della morte del padre, non elabora il lutto: continua, o forse no, a vedere VITA ove sia sopravvenuta la morte. Se dico "Forse no", è perché la fantasia prende il sopravvento sul mondo che la circonda. Ma i guai purtroppo, non accennano a terminare, anzi.
Al di là di qualche spunto curioso, come la scena in cui la protagonista si autoapostrofa con parole nient'affatto carine dopo aver constatato come si era vestita (Ancora una simbiosi tra realtà e finzione), la cosa in buona sostanza si risolve(?) con l'entrata in scena del solito "Diverso" simpatico, che poi in fondo tanto scemo non è, ma con cui la malcapitata instaura un'"amicizia"(Sic!) che sa molto di qualcosa di più. Costui, a sua volta, non è che la vittima della slita maligna della situazione, e il dipanarsi degli eventi(?) non è che una straabusata lotta della fantasia contro il resto: i due "Diversi" non vengono capiti (E' Jeliza stessa che lo afferma, quando dice al nuovo amore: "Gli altri non si baciano come noi"), e le bambole, uniche vere amiche della protagonista, assumono un ruolo sempre più preponderante (La memoria mi può giocare brutti scherzi, ma mi pare di rintracciare in certe situazioni cenni di "Labyrinth" interpretato da una Connelly allora giovanissima).
Il finale, che non a tutti è piaciuto, nella sua simpatica confusione è parso a chi scrive tra i rarissimi momenti e ozionanti del film, al di là della frase didscalica: "Le mie bambole hanno un nome". Loro, forse sì. E' quello di Gilliam che faccio fatica avedere, in un film come questo.
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miss_manson
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venerdì 19 marzo 2010
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che film...bleah!
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Film decisamante incapibile...Non mi è piaciuto per nulla!!!! Voto 1.
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elisa
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mercoledì 4 marzo 2009
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bleahhhhhh
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praticamente uno dei film più brutti che ho visto in vita mia.guardarlo mi ha messo di cattivo umore per tutto il resto della giornata.bleahhhhhh
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zaius
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lunedì 5 gennaio 2009
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il dna giusto???
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ci si può girare intorno in mille maniere, cercare una giustificazione artistica sul perchè Gilliam abbia girato questo film, si cerca forse, noi stessi, una giustificazione per poter dire che questa è una grande opera visionaria, un viaggio lisergico, il parallelismo con l'opera di Carroll, che questo in fondo è Gilliam come ho letto qui sul forum...
Beh, è semplicemente un film di merda, niente di più.
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silvia
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lunedì 8 dicembre 2008
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bella
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