piernelweb
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sabato 23 settembre 2006
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intenso film denuncia
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Il regista brasiliano Meirelles balzato agli onori della critica con "City of God" conferma un talento personale nel firmare film-denuncia. Tratto da un romanzo di Le Carrè, The Constant Gardener accusato dalla critica nostrana di essere eccessivamente plastificato e troppo melenso nella storia fra Justin e Tessa, si rivela in realtà un thriller eccellente da un punto di vista comunicativo sopratutto nel denunciare e raccontare per immagini la realtà Africana centrando sistematicamente lo spettatore con una serie di colpi bassi. I primi piani con la macchina da presa a spalla, sono sempre splendidi ed intensi: Fiennes e la Weisz danno un'apporto notevole grazie ad un'interpretazione di assoluto livello.
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Il regista brasiliano Meirelles balzato agli onori della critica con "City of God" conferma un talento personale nel firmare film-denuncia. Tratto da un romanzo di Le Carrè, The Constant Gardener accusato dalla critica nostrana di essere eccessivamente plastificato e troppo melenso nella storia fra Justin e Tessa, si rivela in realtà un thriller eccellente da un punto di vista comunicativo sopratutto nel denunciare e raccontare per immagini la realtà Africana centrando sistematicamente lo spettatore con una serie di colpi bassi. I primi piani con la macchina da presa a spalla, sono sempre splendidi ed intensi: Fiennes e la Weisz danno un'apporto notevole grazie ad un'interpretazione di assoluto livello. Davanti ad una tale efficenza narrativa soffermarsi su aspetti retorici o sulla verosimiglianza del racconto pare davvero fuori luogo. Avercene pellicole così, da non perdere.
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ronks
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mercoledì 15 marzo 2006
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film promosso
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LA TRAMA APPARENTEMENTE SCONTATA LASCIA LO SPETTATORE, ANCHE IL PIU' NO-GLOBAL, SODDISFATTO.
UNA STORIA BEN ELABORATA, SI NOTA LA CAMERA A MANO E IL GIOCO DI LUCI NEI MOMENTI PIU' PARTICOLARI, SULLO SFONDO DI UN AFRICA PER NIENTE TURISTICA, FOTOGRAFATA IN MODO VERACE NEL SUO DRAMMA INFINITO, PIENA DI PASSIONI, COME PER L'AMORE SPEZZATO "DA CAUSE DI FORZA MAGGIORE".
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spaceman spiff
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martedì 14 marzo 2006
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la tenacia del giardiniere
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Non ho capito perche' invece di dargli il bellissimo titolo del libro, "il giardiniere tenace" (traduzione di "The constant
gardener") si sono inventati un "la cospirazione". Ma vabe'.
Se non si e' letto lo straziante complesso libro di Le Carre' si fara' fatica a comprendere tutti i risvolti del complesso straziante film di Fernando Meirelles (gia' regista di City of
God). Tanti nomi per personaggi che si somigliano fisicamente e per discorsi che vengono bruciati a mezza bocca, gia' con lo
spettatore precipitato dentro la storia, o lasciato inesorabilmente ai margini "ma chi e' questo Sandy? E quelli del golf chi erano? e il Curtis quando si vede? ma la lettera chi
l'ha spedita? che dice?"
E di sicuro questo e' un po' un limite, perche' corre il rischio di scontentare un po' di gente che invece apprezzerebbe la delicatezza del personaggio principale (ottimo fiennes, e pure ottimo doppiatore!), l'ineluttabilita' della vicenda (dopo la fine della guerra fredda, a Le Carre' non mancano le storie da
continuare a raccontare, grazie a dio), i bellissimi paesaggi e l'atmosfera da "Cuore di tenebra" che sembra rimanere appena un
po' al di la' delle inquadrature travolgenti di Meirelles.
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Non ho capito perche' invece di dargli il bellissimo titolo del libro, "il giardiniere tenace" (traduzione di "The constant
gardener") si sono inventati un "la cospirazione". Ma vabe'.
Se non si e' letto lo straziante complesso libro di Le Carre' si fara' fatica a comprendere tutti i risvolti del complesso straziante film di Fernando Meirelles (gia' regista di City of
God). Tanti nomi per personaggi che si somigliano fisicamente e per discorsi che vengono bruciati a mezza bocca, gia' con lo
spettatore precipitato dentro la storia, o lasciato inesorabilmente ai margini "ma chi e' questo Sandy? E quelli del golf chi erano? e il Curtis quando si vede? ma la lettera chi
l'ha spedita? che dice?"
E di sicuro questo e' un po' un limite, perche' corre il rischio di scontentare un po' di gente che invece apprezzerebbe la delicatezza del personaggio principale (ottimo fiennes, e pure ottimo doppiatore!), l'ineluttabilita' della vicenda (dopo la fine della guerra fredda, a Le Carre' non mancano le storie da
continuare a raccontare, grazie a dio), i bellissimi paesaggi e l'atmosfera da "Cuore di tenebra" che sembra rimanere appena un
po' al di la' delle inquadrature travolgenti di Meirelles.
E perdipiu' erano anni che non mi commuovevo al cinema: quando
Justin Quayle torna nel giardino della casa di chelsea che Tessa gli ha lasciato, cosi' semplicemente desolato, una stilettata
dritta al pericardio mi ha preso di sorpresa, e si sono aperte le cateratte.
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[+] viva la commozione a cinema
(di gattorosso)
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goldy
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domenica 12 marzo 2006
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peccato!
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Come si faccia a buttare via un film dalla denuncia così importante girandolo con pretese estetiche e narrative da grande regista quando il regista grande non è non riesco ad accettarlo! Per le tematiche che tocca avrebbe dovuto essere girato con l'intento di renderlo il più divulgabile e coinvolgente possibile . Accusa invece carenza di ritmo con l'uso del falshback che lo rende poco dinamico e faticoso nella narrazione che ne limiterà la visione a un pubblico vasto. Davvero un occasione persa.Un peccato mortale.
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antonello villani
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mercoledì 8 marzo 2006
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le lobby farmaceutiche nel continente nero
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Ritorna tra i derelitti Fernando Meirelles. Stavolta per il regista di “City of God” non ci sono le favelas delle metropoli carioca ma le distese del continente nero a parlare di violenza e disperazione. Tratto dal romanzo di John Le Carrè –uno che di cospirazioni se ne intende-, “The Costant Gardner” è una spystory che mette insieme intrighi politici, lobby farmaceutiche e intrecci amorosi portando agli onori della cronaca la questione africana. Un diplomatico di Sua Maestà Britannica indaga sulla morte della moglie imbattendosi nei traffici di alcune aziende che utilizzano un medicinale non ancora certificato; in una terra funestata da ogni genere di malattia le organizzazioni internazionali devono sottostare ai ricatti dei governi occidentali.
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Ritorna tra i derelitti Fernando Meirelles. Stavolta per il regista di “City of God” non ci sono le favelas delle metropoli carioca ma le distese del continente nero a parlare di violenza e disperazione. Tratto dal romanzo di John Le Carrè –uno che di cospirazioni se ne intende-, “The Costant Gardner” è una spystory che mette insieme intrighi politici, lobby farmaceutiche e intrecci amorosi portando agli onori della cronaca la questione africana. Un diplomatico di Sua Maestà Britannica indaga sulla morte della moglie imbattendosi nei traffici di alcune aziende che utilizzano un medicinale non ancora certificato; in una terra funestata da ogni genere di malattia le organizzazioni internazionali devono sottostare ai ricatti dei governi occidentali. Doppio piano narrativo –il dramma di un popolo si mescola con la storia d’amore tra una pasionaria che vuole cambiare il mondo e un diplomatico con l’hobby del giardinaggio- per un film che spesso ricorre al flash back, due attori in perfetta sintonia –Ralph Fiennes e la vincitrice del Premio Oscar Rachel Weisz- al centro di un complotto internazionale che muove miliardi di dollari. Meirelles conduce un gioco pericoloso il cui esito è facilmente prevedibile, ci conduce nelle stanze del potere mostrando quello che non avremmo voluto mai vedere. Ed allora si torna a parlare di cavie umane e farmaci scaduti, perché la vita di un bambino africano è sacrificabile quando si tratta di guadagnare cifre da capogiro. Bellissimi i momenti di tenerezza tra i protagonisti –vedi l’incontro scontro alla conferenza-, inquietanti le trame che si dipanano nel paese africano dove governi e istituzioni si macchiano dei crimini peggiori. Come per il recente “Syriana” anche “The Constant Gardner” getta una luce nel mondo dei traffici illeciti, ma il regista brasiliano riesce a sbrogliare i legami intricati tra politici e affaristi senza rinunciare alla suspence della spystory. Fernando Meirelles non trova lo smalto della sua opera prima ma dirige con mano sicura un film importante. E, soprattutto, necessario. Da vedere.
Antonello Villani
(Salerno)
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alberto 86
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lunedì 6 marzo 2006
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love story,dramma politico e sociale
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E'interessante questo film del brasiliano Meirelles,che,dopo averci mostrato la triste realtà delle favelas brasiliane in "City of God",punta la cinepresa sull'Africa e lo sfruttamento umano a fini industriali. Tratto da un romanzo di John Le Carrè,"The constant gardener"fa luce su una realtà amara e vergognosa,attualissima e reale:mettere a rischio popolazioni inermi per brevettare su cavie umane farmaci costosi e redditizi. Siamo dunque nel filone del film-denuncia,non molto battuto dal cinema mondiale. Il film è forte ed intenso ed unisce(anche se non sempre totalmente) la struggente storia d'amore tra Fiennes e la Weisz con intrighi internazionali e segreti politici. Meirelles ci mostra i caldi colori dell'Africa,dove si svolge buona parte della vicenda,girando con la macchina da presa a mano e dando l'impressione di star realizzando quasi un documentario in diretta.
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E'interessante questo film del brasiliano Meirelles,che,dopo averci mostrato la triste realtà delle favelas brasiliane in "City of God",punta la cinepresa sull'Africa e lo sfruttamento umano a fini industriali. Tratto da un romanzo di John Le Carrè,"The constant gardener"fa luce su una realtà amara e vergognosa,attualissima e reale:mettere a rischio popolazioni inermi per brevettare su cavie umane farmaci costosi e redditizi. Siamo dunque nel filone del film-denuncia,non molto battuto dal cinema mondiale. Il film è forte ed intenso ed unisce(anche se non sempre totalmente) la struggente storia d'amore tra Fiennes e la Weisz con intrighi internazionali e segreti politici. Meirelles ci mostra i caldi colori dell'Africa,dove si svolge buona parte della vicenda,girando con la macchina da presa a mano e dando l'impressione di star realizzando quasi un documentario in diretta. Purtroppo però "The constant gardener" pecca un po'di ritmo,non sempre incalzante e coinvolgente,e forse ha qualche sovrabbondanza di troppo,che,alla lunga,potrebbe affaticare lo spettatore. La colpa forse è attribuibile anche al non facile montaggio,appesantito da numerosi flashback(specie nella prima parte) che attenuano più volte il ritmo della vicenda,smorzando la tensione e il pathos. E'comunque un film da vedere,che non manca di regalare emozioni,necessario per aprire gli occhi su una realtà dura ed ingiusta e per prendere coscienza di essa. Gli attori protagonisti sono bravi:la Weisz è vincitrice del Golden Globe e dell'Oscar come miglior attrice non protagonista ed in effetti il suo personaggio è forse il più interessante,carismatico e coraggioso della vicenda. Siamo sulle 3 stelle anche se non del tutto piene.
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[+] puntini sulle i
(di il tenente brook)
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