fulvio
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sabato 24 giugno 2006
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identità smarrita?
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Per cambiare o sorprendere moglie ed amici, un giorno, Marc decide di tagliarsi i suoi baffi. Nessuno sembra accorgersi del palese cambiamento, anzi tutti sostengono che l'uomo non abbia mai avuto i baffi. Prima stupito,poi adirato del presunto scherzo, il povero Vincent Lindon, spaesato ed incredulo, non sa se essere pazzo o vittima di una congiura.Tutta una serie di elementi sembrano non corrispondere alle sue consolidate certezze, come la scomparsa del padre. La paranoia ed il dolore prendono il sopravvento. La fuga nella caotica Hong Kong rappresenta l'ultimo tentativo per ritrovare una risposta o una rassegnazione liberatoria. Nonostante qualche buco narrativo, l'opera prima dello scrittore Emmanuel Carrère affascina ed interessa.
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Per cambiare o sorprendere moglie ed amici, un giorno, Marc decide di tagliarsi i suoi baffi. Nessuno sembra accorgersi del palese cambiamento, anzi tutti sostengono che l'uomo non abbia mai avuto i baffi. Prima stupito,poi adirato del presunto scherzo, il povero Vincent Lindon, spaesato ed incredulo, non sa se essere pazzo o vittima di una congiura.Tutta una serie di elementi sembrano non corrispondere alle sue consolidate certezze, come la scomparsa del padre. La paranoia ed il dolore prendono il sopravvento. La fuga nella caotica Hong Kong rappresenta l'ultimo tentativo per ritrovare una risposta o una rassegnazione liberatoria. Nonostante qualche buco narrativo, l'opera prima dello scrittore Emmanuel Carrère affascina ed interessa. I risvolti kafkiani conferiscono l'adeguato spessore ad un racconto il cui finale dà spazio a molteplici interpretazioni. La recitazione misurata del bravo attore francese rende credibile, oltremisura, l'incubo di un uomo che forse è preda di una angosciante crisi d'identità.
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[+] attenzione!
(di furio)
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[+] l'amore sospetto
(di palla)
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(di mauro)
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rosvoice
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lunedì 13 giugno 2011
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l'importanza e la fragilità della "coppia"
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l'inizio del film non lascia dubbi: Marc decide di tagliare i baffi ... routine di forbici e schiuma da barba, gestualità comune, quasi familiare, che ci trasporta subito nell'atmosfera intimistica della coppia nella loro casa. Una coppia come tante, con dinamiche comuni a tutti noi, stravolta da un semplice gesto di toeletta quotidiana: Marc cerca un riscontro (positivo o negativo che sia) al suo nuovo look, ma la moglie non sembra aver notato nulla ... fino alla sconvolgente verità: "lui" i baffi non li ha mai avuti; o forse si? Sono gli altri a essere pazzi? E' un complotto contro la sua persona? inizia qui la destabilizzazione della coppia, la paura da ambedue le parti della solitudine, di aver perso la complicità e la sicurezza che l'amato infondeva nella vita dell'altro per colpa della follia.
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l'inizio del film non lascia dubbi: Marc decide di tagliare i baffi ... routine di forbici e schiuma da barba, gestualità comune, quasi familiare, che ci trasporta subito nell'atmosfera intimistica della coppia nella loro casa. Una coppia come tante, con dinamiche comuni a tutti noi, stravolta da un semplice gesto di toeletta quotidiana: Marc cerca un riscontro (positivo o negativo che sia) al suo nuovo look, ma la moglie non sembra aver notato nulla ... fino alla sconvolgente verità: "lui" i baffi non li ha mai avuti; o forse si? Sono gli altri a essere pazzi? E' un complotto contro la sua persona? inizia qui la destabilizzazione della coppia, la paura da ambedue le parti della solitudine, di aver perso la complicità e la sicurezza che l'amato infondeva nella vita dell'altro per colpa della follia. Follia che genera una reazione a catena, sovrapposizione di ricordi inesistenti (come l'invito a cena del padre defunto da un anno), tentativo straziante di recuperare quella quotidiana "normalità" con una serata dedita a shopping e cenetta dove il nervosismo rasenta la rottura. Tra questi eventi incombe un oggetto: l' album di foto ricordo di una vacanza a Bali; reale o anche questa frutto della follia di Marc? Fino ad arrivare al sospetto (fondato)che Agnes lo crede pazzo e vuol farlo ricoverare; inizia da qui la fuga del protagonista,senza meta, delirante, in taxi a Parigi, poi ad Hong Kong dove reale e surreale si confondono per lasciar spazio ad un finale piuttosto inquietante, dove la sensazione angosciante di solitudine che caratterizza tutto il film e fa riflettere, si placa con l'apparizione della amatissima moglie in una realtà non più etranea, dove il taglio dei baffi finalmente non è più causa di problemi, ma stupisce piacevolmente.
sogno o realtà?
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theophilus
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lunedì 9 dicembre 2013
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cupo come il piombo
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LA MOUSTACHE
Tratto dall’omonimo romanzo scritto nel 1986, La moustache è il lungometraggio d’esordio dello scrittore Emmanuel Carrère. Egli si era già cimentato dietro la cinepresa con il documentario Retour à Kotelnitch, che gli era valso il Premio opera prima a France Cinéma 2004. Di quella precedente esperienza il presente film serba l’incisività drammatica e il linguaggio nervoso, penetrante. Carrère mostra una naturale consonanza con la tematica noir, affrontata con piglio giornalistico, sintetico, oggettivo, ma anche con notevoli capacità introspettive, grazie alle quali riesce a coinvolgere immediatamente lo spettatore.
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LA MOUSTACHE
Tratto dall’omonimo romanzo scritto nel 1986, La moustache è il lungometraggio d’esordio dello scrittore Emmanuel Carrère. Egli si era già cimentato dietro la cinepresa con il documentario Retour à Kotelnitch, che gli era valso il Premio opera prima a France Cinéma 2004. Di quella precedente esperienza il presente film serba l’incisività drammatica e il linguaggio nervoso, penetrante. Carrère mostra una naturale consonanza con la tematica noir, affrontata con piglio giornalistico, sintetico, oggettivo, ma anche con notevoli capacità introspettive, grazie alle quali riesce a coinvolgere immediatamente lo spettatore.
La moustache porta sullo schermo cinematografico un nuovo esempio di incubo urbano. L’ambientazione parigina, con personaggi della medio alta borghesia portatori di un’alienazione identitaria che è stata spesso rappresentata dal cinema contemporaneo (francese e non) – si pensi a L’adversaire, della regista Nicole Garcia, non a caso tratto da un romanzo dello stesso Carrère – ci ha ricordato subito alcune atmosfere del mirabile thriller Caché, di Michael Haneke. Più sofisticato e subdolo il film del regista austriaco, più coinvolgente e cupo quello di Carrère, entrambi hanno la capacità di tenere sospeso fino all’ultimo un pubblico incapace di venire a capo di quanto proposto dalle immagini e dalla sceneggiatura. Le pellicole sono poi accomunate da un dato di partenza, oggettivamente semplice per ambedue, da cui si scatenerà una storia dagli sviluppi complessi che travolgeranno i protagonisti, andando a scandagliare il loro passato. Ciononostante, siamo ugualmente di fronte a due storie sobrie che non ricorrono mai ad espedienti banalmente esteriori per attirare l’attenzione, ma tengono inchiodato lo sguardo e la mente di un pubblico che partecipa attivamente alla trama, grazie a processi di auto identificazione che vengono sollecitati con grande perizia dai due registi.
Particolarmente felice c'è parsa in proposito la scelta del protagonista maschile di La moustache. Vincent Lindon incarna l’immagine più del guascone sfrontato e della simpatica canaglia (avvalorate da film quali Mercredi, folle journée – Pascal Thomas, 2001 o Le coût de la vie – Philippe Le Guay, 2004) che non quella del personaggio tormentato e, pertanto, il suo incubo va tanto più a segno quanto meno ci si aspetta che egli possa esserne vittima. Emmanuelle Devos, intensa e misurata nel contempo, conferma le notevoli qualità drammatiche che le abbiamo riconosciute in tutti i film che l’hanno vista protagonista. Per entrambi il premio come miglior attore protagonista a France Cinéma 2005.
Dobbiamo invece e per l’ennesima volta rimarcare l’inconsistenza del titolo dato al film nelle sale italiane. L’amore sospetto non ha alcun senso e tradisce completamente la natura angosciosa del film che, al contrario, una denominazione diretta e immediata come La moustache sa suggerire con prontezza, senza fuorviare in nessun modo.
Enzo Vignoli,
6 agosto 2006.
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