distratta e/o tonta
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venerdì 31 ottobre 2008
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spiegatemi per favore
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vorrei solo avere un chiarimento: sembrerebbe che i due alla fine si ano riusciti a mettersi daccordo nonostante la manipolazione di Denzel al telefono...ma perchè uccidersi entrambi?
Mi sono distratta o sono tonta?
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(di lucido71)
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altryx
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giovedì 30 ottobre 2008
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pessimo titolo ottimo film
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ottimo film triller dove intrigo spionaggio mista fantascienza guerra insomma un film come se ne facevano una volta ricco di suspance e mai banale, molto sottovalutato ma consigliatissima la visione vederlo 4 anni dopo l'uscita dimostra quanto poco passano inosservati film che avrebbero meritato miglior sorte e qualche premio in più, ma ormai il circus cinematografico a perso ogni credibilità, ottimi attori ottima sceneggiatura e regia, da visionare dopo aver visto l'originale del 62.
consigliato voto 8/10
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johm
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venerdì 30 maggio 2008
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manciuria
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Bello... e purtroppo un giorno la realtà supererà la fantasia espressa in questo film. O, chissà, magari questo futuro già lo stiamo vivendo?
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riccardo billia
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sabato 3 marzo 2007
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quelli che il potere...
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Un remake è sempre un progetto ad alto rischio, spesso un azzardo, anche per uno che si chiama Jonathan Demme. Dopo i fasti degli anni '90 con indigestione di Oscar per "Il silenzio degli innocenti" e "Philadelphia", il cineasta americano si è misurato proprio con il remake di "Sciarada" di Donen, dal titolo "The Truth About Charlie" nel tentativo di iniettare nuova linfa alla sua carriera. Il risultato? Film velleitario che perde senza alibi il confronto con l'originale.
Evidentemente non è rimasto troppo scottato dall'esito di quel film se il suo nuovo film ha ancora la matrice del remake. "The Manchurian Candidate" è il "Va e uccidi" degli anni 2000, diretto ai tempi da John Frankheneimer con Sinatra protagonista.
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Un remake è sempre un progetto ad alto rischio, spesso un azzardo, anche per uno che si chiama Jonathan Demme. Dopo i fasti degli anni '90 con indigestione di Oscar per "Il silenzio degli innocenti" e "Philadelphia", il cineasta americano si è misurato proprio con il remake di "Sciarada" di Donen, dal titolo "The Truth About Charlie" nel tentativo di iniettare nuova linfa alla sua carriera. Il risultato? Film velleitario che perde senza alibi il confronto con l'originale.
Evidentemente non è rimasto troppo scottato dall'esito di quel film se il suo nuovo film ha ancora la matrice del remake. "The Manchurian Candidate" è il "Va e uccidi" degli anni 2000, diretto ai tempi da John Frankheneimer con Sinatra protagonista. Dimenticatevi la Cina e la Guerra Fredda, ormai decisamente obsoleti.Il regista newyorkese si affida alla penna sicura di Richard Condon ("L'onore dei Prizzi") per mettere in piedi una vicenda politica che si ancora ai fatti bellici accaduti in Kuwait nel 1991. Durante quel conflitto il Capitano Ben Marco (Washington) aveva conferito a Raymond Shaw (Liev Schreiber) la medaglia d'onore per aver salvato la propria truppa da una tragedia imminente. Le immagini ci proiettano presto ai giorni nostri, durante le ore roventi che separano l'aspirante candidato Shaw alla sua elezione da VicePresidente Usa. Demme tesse una trama che coinvolge l'Intellingence, rea di aver manipolato il cervello di Shaw al fine di servirgli su un piatto d'argento le chiavi della Casa Bianca. Dietro la diabolica causa risiede la madre di Raymond, una Meryl Streep al veleno, che dirige tutti i complessi passaggi per poter soddisfare le sue ossessioni egemoniche. Il figlio ha le fattezze di un burattino soggiogato da una corporazione che elimina tutti quei candidati in grado di ostacolare un piano sin troppo ben congeniato. La due volte Premio Oscar incarna un personaggio che associa il candore e il mefistofelico, con quel ghigno malefico da pelle d'oca. La sua Eleonor è una metafora dell'avidità più malvagia. Denzel Washington interpreta il ruolo cruciale e crocevia del film: i ruoli forti dalla psicologia mutevole sono il suo pane. E qui lo dimostra ancora una volta.
Il film non è senza difetti; la sceneggiatura incorre in qualche forzatura di troppo e l'eccessiva lunghezza dilata situazioni di contorno che avrebbero dovuto spegnersi più speditamente. Ma Demme dirige con sapienza e mestiere, mescolando thriller e fantapolitica, terreno assai sdrucciolevole ad Hollywood. Le interpretrazioni sono tutte eccelse (la Streep in primis) e l'accattivante montaggio finale regala momenti di cinema d'alta scuola. Una chicca: il regista non menziona le ideologie politiche che fanno capo al partito di Shaw. Questo è un messaggio sottile quanto straordinariamente comunicativo, di come gli schieramenti di fronte alla stanza dei bottoni si sottomettano uniformemente alla schiavitù del potere.
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afefafafe
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giovedì 22 febbraio 2007
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ciao
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(di ggmymovies)
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7410marco
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martedì 7 novembre 2006
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inguardabile
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Non si riesce a guardarlo..davvero.. non sono uno che esce dalle sale.. ma la noia e l'ansia nella speranza che finisse presto mi hanno travolto.
Da cestinare
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elia
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martedì 10 gennaio 2006
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intrigo
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Ambientato ai giorni nostri, il film di Demme ci propone una situazione che chissa, potrebbe anche avverarsi, almeno fino ai propositi di cercare di sottoporre la politica e le sue decisioni al volere di una multinazionale o che dir si voglia. Se poi qualcuno o qualcosa riuscirà nell'intento non si sa. Sicuramente il metodo proposto nella vicenda è molto artificioso e complicato, ma in questo caso bisognava anche guardare alle esigenze dello spettacolo.
L'attenzione è captata dall'inizio alla fine, nella quale era d'obbligo, anche per tranquillizzarci, una fine in cui tutto ritorna alla normalità e la democrazia è salva. Comunque spinge a chiedersi se mai siano stati tentati o sono tutt'ora in corso metodi per il controllo a fini economici della nazione piu' potente del mondo, mascherati da propositi di mantenimento della sicurezza, della libertà ecc.
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Ambientato ai giorni nostri, il film di Demme ci propone una situazione che chissa, potrebbe anche avverarsi, almeno fino ai propositi di cercare di sottoporre la politica e le sue decisioni al volere di una multinazionale o che dir si voglia. Se poi qualcuno o qualcosa riuscirà nell'intento non si sa. Sicuramente il metodo proposto nella vicenda è molto artificioso e complicato, ma in questo caso bisognava anche guardare alle esigenze dello spettacolo.
L'attenzione è captata dall'inizio alla fine, nella quale era d'obbligo, anche per tranquillizzarci, una fine in cui tutto ritorna alla normalità e la democrazia è salva. Comunque spinge a chiedersi se mai siano stati tentati o sono tutt'ora in corso metodi per il controllo a fini economici della nazione piu' potente del mondo, mascherati da propositi di mantenimento della sicurezza, della libertà ecc. I metodi CIA o l'NSA danno da pensare. Meryl Streep interpreta molto bene la parte dei politico affabulatore, che non crede mai a quello che dice ma che fa di tutto per convincere le persone delle proprie tesi. Ricorda qualcuno?
Inquietante oltremodo il dottore manipolatore delle menti dei soldati.
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[+] senz''altro ancora attuale.
(di no_data)
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philippe
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venerdì 17 dicembre 2004
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rifare significa necessariamente disfare?
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Imbarazzante attualizzazione del profetico e sperimentale capolavoro di John Frankenheimer del 1962, la versione di "The Manchurian Candidate" di Jonathan Demme riesce a sprecare tutte le occasioni drammatiche e a mancare tutti i bersagli critici. Visivamente la pellicola è goffa e cincischiata, la claudicante sceneggiatura di Daniel Pyne riscrive malamente lo script incalzante e grottesco di George Axelrod, il fraseggio narrativo è maldestramente farraginoso e lo sferzante sottotesto politico, mediatico ed edipico del film di Frankenheimer è ridotto ad un banale atto d'accusa tanto scontato quanto spuntato nei confronti della politica statunitense. La distribuzione dei ruoli è appena sufficiente: se Liev Schreiber riesce a conferire credibilità alla scontrosa misantropia del sergente Shaw, Denzel Washington regge a stento la parte del capitano Marco (si rimpiange l'espressione stranita e atterrita di Frank Sinatra) e Meryl Streep è totalmente fuori ruolo (impossibile rivaleggiare con la mercuriale prestazione della Lansbury dell'originale).
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Imbarazzante attualizzazione del profetico e sperimentale capolavoro di John Frankenheimer del 1962, la versione di "The Manchurian Candidate" di Jonathan Demme riesce a sprecare tutte le occasioni drammatiche e a mancare tutti i bersagli critici. Visivamente la pellicola è goffa e cincischiata, la claudicante sceneggiatura di Daniel Pyne riscrive malamente lo script incalzante e grottesco di George Axelrod, il fraseggio narrativo è maldestramente farraginoso e lo sferzante sottotesto politico, mediatico ed edipico del film di Frankenheimer è ridotto ad un banale atto d'accusa tanto scontato quanto spuntato nei confronti della politica statunitense. La distribuzione dei ruoli è appena sufficiente: se Liev Schreiber riesce a conferire credibilità alla scontrosa misantropia del sergente Shaw, Denzel Washington regge a stento la parte del capitano Marco (si rimpiange l'espressione stranita e atterrita di Frank Sinatra) e Meryl Streep è totalmente fuori ruolo (impossibile rivaleggiare con la mercuriale prestazione della Lansbury dell'originale). Letteralmente suicida la decisione di ridimensionare le sequenze del lavaggio del cervello e la scelta di rinunciare al solitario come chiave di attivazione del condizionamento, sostituendolo con un insulso segnale telefonico decisamente anticinematografico. Sguaiata e pacchiana, infine, la colonna sonora a base di schitarrate di Wyclef Jean, che tradisce le sonorità malinconiche dell'originale.
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[+] manciuria
(di johm)
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fabulous
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martedì 30 novembre 2004
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però, quarant'anni fa....
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Demme è sempre bravissimo, alcune scene sono da manuale, lavora con tre attori premi Oscar, i dialoghi sembrano scritti da qualche spin doctor di Washington, la tensione non manca e raramente ho visto flashback così ben congegnati... Però, quarant'anni fa, Frankenheimer, con meno mezzi, aveva portato sullo schermo il romanzo di Richard Condon in una forma più lucida e meno dispersiva; "Va' e uccidi" era più efficace nel denunciare la schizofrenia del potere e la sua sottomissione agli interessi economici.
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