giuliob1
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lunedì 19 marzo 2012
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non sono d'accordo con zappoli
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Totalmente infastidito e contrariato dal commento del signor Zappoli.
Il film nel suo finale lascia degli interrogativi aperti sul futuro della famiglia dove chiunque può dare la sua valutazione come una qualunque altra famiglia contemporanea alla vicenda dava. Questo è un pregio del film che ci fa quindi essere un po' tutti partecipi e vicini alla storia. Quale futuro? Non si sa, vediamo nel finale solo una chiara mestizia che avvolge in quelle ore la famiglia! Quindi io non capisco dove il signor Zappoli veda dei vinti! Questa può essere una considerazione che può dare solo una qualunque gretta "signora Joyce", un qualunque "aristocratico" stile famiglia Wells che non s'è nemmeno degnata di aiutare per dire cose vere pur di non sporcarsi con una colpevole Vera per una cosa che "chiaramente una famiglia come la loro" non può toccare.
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Totalmente infastidito e contrariato dal commento del signor Zappoli.
Il film nel suo finale lascia degli interrogativi aperti sul futuro della famiglia dove chiunque può dare la sua valutazione come una qualunque altra famiglia contemporanea alla vicenda dava. Questo è un pregio del film che ci fa quindi essere un po' tutti partecipi e vicini alla storia. Quale futuro? Non si sa, vediamo nel finale solo una chiara mestizia che avvolge in quelle ore la famiglia! Quindi io non capisco dove il signor Zappoli veda dei vinti! Questa può essere una considerazione che può dare solo una qualunque gretta "signora Joyce", un qualunque "aristocratico" stile famiglia Wells che non s'è nemmeno degnata di aiutare per dire cose vere pur di non sporcarsi con una colpevole Vera per una cosa che "chiaramente una famiglia come la loro" non può toccare... invece la loro figlia ci ricorda che sono cose della vita quotidiana per tutti: siamo tutti esseri umani.
I Drake sono una famiglia borghese di quelle che conoscono solo lavoro nobiliatore e che su quello si sono conquistati una posizione. Il findazato della figlia nonostante la sua mente lenta, grazie al lavoro e all'educazione della sua difficile vita non è un uomo stupido, sa che il mondo non sempre è dritto. Io nel futuro della famiglia Drake credo che si siano rimboccati le maniche: il signor Drake alla sua officina con successo visto che sappiamo che il futuro sarà delle auto, il figlio a fare il sarto, forse anche di successo, la figlia si sposerà e prenderà cura del marito, del padre e della nonna fintanto che la madre non esce di prigione. Sappiamo tutti che uscirà prima dalla sua condanna perché una donna buona che ha subìto una pena solo per deterrente verso le fredde abortrici che si conoscono in galera. Ciò li fa essere dei vinti? La loro dignità non è sporca! Non sono dei vinti! Sono una famiglia come tutti.
Colpevole non certo la venalità della signora, ma la sua ingenuità; perché chi si rivolgeva a lei era pulito? O anche lo Stato? Sì, uno Stato che si faceva pagare 150 S per un aborto e non faceva nulla per aiutare a denunciare degli stupri, non è colpevole? Signor Zappoli, si ricordi, che il mondo non sempre è bianco e nero e questo lo saprà, ma anche dentro di noi, noi non siamo bianchi e neri.
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(di arnaco)
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michele il critico
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giovedì 12 maggio 2005
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il segreto di vera drake
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IL SEGRETO DI VERA DRAKE
regia: Mike Leigh
Siamo nel 1950, la seconda guerra mondiale è appena finita e Vera vive con il marito, il figlio e la figlia in un piccolo appartamento a Londra.
La donna nasconde un segreto: aiuta le ragazze in difficoltà, ossia pratica aborti gratuitamente, in condizioni di sicurezza, ma in violazione di una legge del 1861.
Verrà arrestata.
Leigh, senza avvalersi di eroi rivoluzionari, di metafore ideologiche o dialoghi politicizzati, realizza un film violento ed anarchico.
Nonostante la pacatezza e la mestizia rinunciataria dei protagonisti, nonostante il suo religioso pietismo di fondo nei loro confronti, il suo messaggio di critica nei confronti di una legalità che permette condizioni di vita e di libero arbitrio solo ai più ricchi e che reprime ottusamente i trasgressori di una norma ottusa distruggendo così le uniche reali forme di vita restanti, è chiaro e diretto.
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IL SEGRETO DI VERA DRAKE
regia: Mike Leigh
Siamo nel 1950, la seconda guerra mondiale è appena finita e Vera vive con il marito, il figlio e la figlia in un piccolo appartamento a Londra.
La donna nasconde un segreto: aiuta le ragazze in difficoltà, ossia pratica aborti gratuitamente, in condizioni di sicurezza, ma in violazione di una legge del 1861.
Verrà arrestata.
Leigh, senza avvalersi di eroi rivoluzionari, di metafore ideologiche o dialoghi politicizzati, realizza un film violento ed anarchico.
Nonostante la pacatezza e la mestizia rinunciataria dei protagonisti, nonostante il suo religioso pietismo di fondo nei loro confronti, il suo messaggio di critica nei confronti di una legalità che permette condizioni di vita e di libero arbitrio solo ai più ricchi e che reprime ottusamente i trasgressori di una norma ottusa distruggendo così le uniche reali forme di vita restanti, è chiaro e diretto.
Funzionale alla poetica del regista è l' uso dei colori.
La casa di Vera è rappresentata prevalentemente mediante tonalità grigie, marroni e verdastre, ma il clima riesce ad essere tuttavia caldo.
Al contrario le case dei ricchi sono rappresentate mediante colori più vivaci, quali l' azzurro, il rosa e il verde acceso, eppure si respira aria di morte. Aria di morte (ma è comunque un momento di vita) che a casa di Vera si respirerà solo nell'ultima sequenza.
Leone d' oro al Festival di Venezia 2004 e Coppa Volpi all' attrice protagonista.
VOTO ***1/2
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stefr
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giovedì 22 luglio 2010
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l'odissea di vera
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Il titolo originale, Vera Drake e non, quello della versione italiana, Il segreto di Vera Drake mi pare maggiormente appropriato a descrivere la vicenda di questa donna, prima ancora del suo segreto. Prima, durante e dopo questo inconfessabile segreto, in media res troviamo la sua soggettività, la sua storia intima fatta di abnegazione, ma anche di sofferenze appena accennate. La regia non si sofferma troppo nel farci entrare da vicino nelle pieghe del passato della sua protagonista, per capirne le ragioni e le motivazioni delle sue scelte, della sua forza e vulnerabilità.
Vera è un personaggio che non può lasciare indifferenti, per la sua levatura d'animo, pari solo ad un Alioscia Karamazov, e la sua rappacificante accettazione della vita, insieme alle sue fatiche.
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Il titolo originale, Vera Drake e non, quello della versione italiana, Il segreto di Vera Drake mi pare maggiormente appropriato a descrivere la vicenda di questa donna, prima ancora del suo segreto. Prima, durante e dopo questo inconfessabile segreto, in media res troviamo la sua soggettività, la sua storia intima fatta di abnegazione, ma anche di sofferenze appena accennate. La regia non si sofferma troppo nel farci entrare da vicino nelle pieghe del passato della sua protagonista, per capirne le ragioni e le motivazioni delle sue scelte, della sua forza e vulnerabilità.
Vera è un personaggio che non può lasciare indifferenti, per la sua levatura d'animo, pari solo ad un Alioscia Karamazov, e la sua rappacificante accettazione della vita, insieme alle sue fatiche. Per queste sue caratteristiche, più che magistralmente interpretate da Imelda Stauton, è capace di scuotere i cuori degli spettatori inermi di fronte ai suoi accadimenti, come inerme sarà Vera di fronte al tribunale che la giudicherà.
Nella narrazione non si trova stasi, ma nemmeno lentezza o incalzanti accellerazioni. Tutto il ritmo del film si accorda allo scorrere della vita di Vera, quotidiana e semplice. Non mi è parso nemmeno netto e chiaro quando e perché inizia a far abortire, come se ad un certo punto per lei fosse una inevitabile quanto conseguente azione "morale".
Vera non si preoccupa delle conseguenze delle sue azioni perché non sente una separazione netta tra Bene e Male, mentre sente invece necessario fornire aiuto per il quale non chiede, ma soprattutto non si aspetta niente. Non è giudicante nei confronti di coloro che aiuta,offre loro anche conforto, accoglienza ed aiuta ad intravedere una vita diversa. Naturalmente molte e diverse potrebbero essere le considerazioni intorno a questo tema, ma in questa sede ritengo preferibile concentrarsi sua storia così come raccontata.
Vera, non è una persona malata come la Bess delle Onde del destino di Lars von Trier,ma entrambe esprimono una vicinanza ed un'intensità umana, poco umana, straordinaria. Però, anche se non patologicamente come Bess, Vera non vede la realtà esterna al suo cuore, almeno fino a quando la caritas di Vera diventerà, nell'epilogo del film, la caritas per Vera.
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giovannicucca
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martedì 23 ottobre 2012
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vera aiuta tutti...
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Nell' Inghilterra del secondo dopo guerra, un animo buono come quello di Vera Drake prova a rendere meno dura la vita di chi la circonda.
Tra le varie "buone azioni" di Vera però, ce n'è una che le costerà caro...
Leigh affronta un tema attuale come l'aborto, tra passato e presente, analogie e tabù: allora come ora.
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shining
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lunedì 13 settembre 2010
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meraviglioso
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Bellissimo dramma interpretato da una Imelda Staunton in piena forma, davvero un'interpretazione da 10 e lode. Il film scorre lentamente (ed è giusto che sia) raccontando la doppia vita (se possiamo chiamarla così) di questa casalinga, di quest'anima pura pronta a far del bene, anche se ingenuamente nel modo meno corretto. Da vedere assolutamente, un film duro, che fa anche riflettere
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il ciadiano
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sabato 1 ottobre 2011
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ragazze in difficoltà
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Bel film, coinvolgente, con un ritmo lento ma assolutamente non noioso, tecnicamente perfetto.
Con una serie di episodi quasi fotografici veniamo a conoscenza della vita di Vera e del suo ambiente sociale. Vera ne è la personalizzazione perfetta: povera, semplice, un po’ limitata anche intellettualmente, pervasa da una bontà quasi naturale che non si pone domande.
Così Vera non si pone domande sul giusto e l’ingiusto, sull’esistenza di una legge o no. Lei aiuta semplicemente “ragazze in difficoltà” senza pretendere nulla in cambio, nemmeno un soldo, come aiuta la madre anziana.
Fino a che arriva la legge e si abbatte sulla povera donna che di colpo scopre che l’”aiutare ragazze in difficoltà” è condannato dalla società.
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Bel film, coinvolgente, con un ritmo lento ma assolutamente non noioso, tecnicamente perfetto.
Con una serie di episodi quasi fotografici veniamo a conoscenza della vita di Vera e del suo ambiente sociale. Vera ne è la personalizzazione perfetta: povera, semplice, un po’ limitata anche intellettualmente, pervasa da una bontà quasi naturale che non si pone domande.
Così Vera non si pone domande sul giusto e l’ingiusto, sull’esistenza di una legge o no. Lei aiuta semplicemente “ragazze in difficoltà” senza pretendere nulla in cambio, nemmeno un soldo, come aiuta la madre anziana.
Fino a che arriva la legge e si abbatte sulla povera donna che di colpo scopre che l’”aiutare ragazze in difficoltà” è condannato dalla società.
Viene da chiedersi se Vera non sia un personaggio un po’ inverosimile. Possibile che la sua bontà naturale sia così parziale da non pensare a quegli esseri che “vengono fuori” dopo un paio di giorni dal suo trattamento e che sarebbero essere nati dopo qualche mese? Che “aiutare ragazze in difficoltà” significava fare qualcosa di gravemente riprovato dalla società e dalla legge?
Posso lanciare un’ipotesi: e se Vera fosse l’immagine della nostra società, che si sente buona perché “aiuta le ragazze in difficoltà”, senza porsi domande sull’altra parte coinvolta, o meglio cancellandone l’esistenza concettuale prima ancora che fisica.
Certo il regista non prende posizione, ma credo che comunque ci pone il problema.
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jacopo b98
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venerdì 31 gennaio 2014
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un capolavoro con un'attrice immensa!
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Londra, 1950. Vera Drake (Staunton) è una donna di bontà infinita, aiuta la madre, cura la sua famiglia, composta da un marito (Davis) che la ama profondamente e due figli (Kelly e Mays) altrettanto buoni. Aiuta tutti Vera Drake, in tutti i sensi. Quello che nessuno sa è che aiuta (gratuitamente) anche le ragazze in difficoltà ad abortire (l’aborto in Gran Bretagna era illegale, fino agli anni ’70). Scoperta viene arrestata e condannata a due anni e mezzo di carcere. Scritto e diretto da Mike Leigh, è uno dei migliori film del grande regista inglese. Egli racconta una storia triste con straordinaria forza e delicatezza senza dare risposte: Vera è una donna buona ed è profondamente convinta di ciò che fa.
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Londra, 1950. Vera Drake (Staunton) è una donna di bontà infinita, aiuta la madre, cura la sua famiglia, composta da un marito (Davis) che la ama profondamente e due figli (Kelly e Mays) altrettanto buoni. Aiuta tutti Vera Drake, in tutti i sensi. Quello che nessuno sa è che aiuta (gratuitamente) anche le ragazze in difficoltà ad abortire (l’aborto in Gran Bretagna era illegale, fino agli anni ’70). Scoperta viene arrestata e condannata a due anni e mezzo di carcere. Scritto e diretto da Mike Leigh, è uno dei migliori film del grande regista inglese. Egli racconta una storia triste con straordinaria forza e delicatezza senza dare risposte: Vera è una donna buona ed è profondamente convinta di ciò che fa. Il giudizio morale sulle sue azioni è lasciato allo spettatore. Ognuno può valutare Vera Drake come meglio crede. Quello che è invece oggettivo è il fatto che sia una donna profondamente buona e che tutto quello che fa lo fa per sua volontà e seguendo la sua moralità. E non lo fa per i soldi Vera Drake. Lei lo fa perché lo ritiene giusto. Il che dà al film una grandissima forza. A tratti geniale, strepitoso nella ricostruzione dell’epoca e nella scelta delle inquadrature, vere e proprie gabbie da far invidia ad Haneke. Immensi tutti gli interpreti, in particolare la Staunton, attrice teatrale di grandissimo talento che riesce a creare un personaggio indimenticabile. Fotografia: Dick Pope. Musica: Andrew Dickinson. Leone d’Oro e Coppa Volpi alla Staunton al Festival di Venezia; due BAFTA (miglior regia e attrice) e tra nomination agli Oscar: regia, attrice e sceneggiatura, oltre a decine di riconoscimenti internazionali.
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filippo catani
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venerdì 13 febbraio 2015
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il dramma delle donne
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Londra 1950. Un'anziana donna ha una famiglia meravigliosa e felice che contribuisce a mandare avanti attraverso piccoli lavori di pulizie nelle case. La donna però svolge un altro compito: aiuta le donne ad abortire in clandestinità.
Mike Leight dipinge un ritratto lucido e straziante del mondo femminile nella Londra anni '50. Tante erano le donne o le ragazze che abortivano in clandestinità per i motivi più diversi (nel film vengono esposti alcuni) mettendo però a rischio la propria salute in quanto a volte venivano usati strumenti quali uncini o ferri da calza. Non è il caso di Vera che usa una siringa, del sapone e una bacinella e che non riceve nulla per quello che fa; lei si limita ad aiutare le donne.
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Londra 1950. Un'anziana donna ha una famiglia meravigliosa e felice che contribuisce a mandare avanti attraverso piccoli lavori di pulizie nelle case. La donna però svolge un altro compito: aiuta le donne ad abortire in clandestinità.
Mike Leight dipinge un ritratto lucido e straziante del mondo femminile nella Londra anni '50. Tante erano le donne o le ragazze che abortivano in clandestinità per i motivi più diversi (nel film vengono esposti alcuni) mettendo però a rischio la propria salute in quanto a volte venivano usati strumenti quali uncini o ferri da calza. Non è il caso di Vera che usa una siringa, del sapone e una bacinella e che non riceve nulla per quello che fa; lei si limita ad aiutare le donne. Ad incassare le parcelle ci pensa la pseudo amica di Vera che in realtà è un'approfittatrice dedita al mercato nero. Il film getta anche una forte luce sul clima bigotto che avvolgeva Londra e il mondo dei medici che in barba alla legge erano pronti ad operare aborti in cambio di fortissime somme di denaro (nel film si fa notare che sarebbe il triplo di una televisione che allora era un bene di lusso).Nello stesso mondo della polizia si vede come il detective debba applicare la legge ma sembra quasi comprendere il caso di Vera al contrario del suo zelante secondo. Vera lascerà sbigottita la sua famiglia e affronterà con disperazione la condanna e il carcere per qualcosa che per lei andava semplicemente ad alleviare le sofferenze femminili. Ottima l'ambientazione così come i costumi e la Staunton è bravissima. Una storia che ci lascia commossi comunque la si pensi e che invita alla tolleranza e alla massima libertà di scelta sul tema.
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giowriter
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martedì 6 settembre 2016
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un film come pochi
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Di questo film si può dire tutto tranne che è banale lo dimostra anche la tematica trattata: l'aborto.
Questo delicatissimo argomento non viene però affrontato con grande "rumore" ma nel silenzio dei quartieri di Londra del 1950.
Viene lasciato quasi da parte il proprio pensiero riguardo all'argomento dell'aborto, perché non si può dire che l'agire della protagonista e delle giovani ragazze sia sbagliato poiché non si conoscono le motivazioni che le spingono a liberarsi del "peso" che portano dentro di loro.
L'interpretazione di Imelda Stauton(Vera Drake) è magistrale, ha saputo cogliere tutte le sfaccettature del carattere di una donna devota alla sua famiglia che conduce una vita apparentemente normale ma che nasconde un terribile segreto; ella infine paga con la galera la propria ingenuità, poiché infondo è un'anima buona che se ha commesso qualche errore è proprio per la sua voglia di fare del bene.
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theophilus
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mercoledì 29 gennaio 2014
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duro perché intimista
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VERA DRAKE
La cosa che ci ha maggiormente emozionato alla visione del film vincitore del Leone d’oro a Venezia 61. è stato l’equilibrio con cui il regista Mike Leigh ha saputo dirigere una storia che, avendo implicazioni sociali assai rilevanti, è comunque un film intimista che si gioca tutto sulla personalità della protagonista, dall’umanità semplice e sincera. Vera Drake si trova a professare naturalmente, senza urlare, la sua verità; in silenzio, non per paura ma perché svolge il compito sociale di aiutare le donne in difficoltà, cioè di farle abortire, con il puro intento di farlo, senza per questo pensare di dover ottenere un compenso o di infrangere una legge, di cui non si coglie con precisione se sia a conoscenza, ma che, più probabilmente, lei non può capire nella sua semplicità e purezza d’animo.
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VERA DRAKE
La cosa che ci ha maggiormente emozionato alla visione del film vincitore del Leone d’oro a Venezia 61. è stato l’equilibrio con cui il regista Mike Leigh ha saputo dirigere una storia che, avendo implicazioni sociali assai rilevanti, è comunque un film intimista che si gioca tutto sulla personalità della protagonista, dall’umanità semplice e sincera. Vera Drake si trova a professare naturalmente, senza urlare, la sua verità; in silenzio, non per paura ma perché svolge il compito sociale di aiutare le donne in difficoltà, cioè di farle abortire, con il puro intento di farlo, senza per questo pensare di dover ottenere un compenso o di infrangere una legge, di cui non si coglie con precisione se sia a conoscenza, ma che, più probabilmente, lei non può capire nella sua semplicità e purezza d’animo.
Il senso di Il segreto di Vera Drake o, meglio, l’animo di Vera Drake ci è parso principalmente questo. Ella non intende sfidare niente e nessuno col suo disarmante candore, di fatto finisce però col mettere il dito sulla piaga di una legislazione carente e comunque ferma al 1861 – il film è ambientato nel 1950.
Mike Leigh non fa mai di Vera Drake un film di protesta. Proprio per questo riesce a far emergere con vigore l’ipocrisia sociale che consentiva alle classi altolocate di ricorrere alla pratica dell’aborto, in modo legalizzato, pagando cifre elevatissime per finte visite che denunciavano forti disagi mentali. Il problema delle donne che non riescono a fare un altro figlio dopo averne già sfornati altri 7 o di chi non riesce a vivere in 6 in due stanze è già, di per sé, così evidente, che non ha bisogno di essere urlato e infatti Vera Drake non coglie il male che sta facendo finché non glielo dipingono come tale, finché le sue azioni non vengono in tal modo bollate. Anche a quel punto tutta la sua tensione esplode sì, ma intimamente, rimane quasi dentro di sé e il suo pianto è causato dal dolore che dà ai suoi familiari e dalla vergogna di dover andare in prigione, ma non c’è alcun cenno in lei di pentimento per quello che ha fatto da circa vent’anni.
Non è la fierezza che le impedisce di ravvedersi, ma semplicemente, ribadiamo, il non capire perché debba sentirsi in colpa. Tutto quello che consegue al momento in cui la sua attività clandestina viene alla luce, è comunque analizzato dal regista solo per i riflessi che questo ha sulla protagonista: per questo ci pare di dover confermare che Vera Drake sia una storia intimista. La drammatica delicatezza del tema trattato è resa con grande sapienza da Mike Leigh, che fa giostrare tutto il film attorno all’equilibrio che sa conferire soprattutto la recitazione di grande intensità della protagonista Imelda Staunton - vincitrice della Coppa Volpi - una volta che debba trasferire la sua semplicità di donna appartenente ad una famiglia non ricca ma unita, nell’evidenza di una realtà più grande della sua; di avere scandagliato una complessità che non le appartiene, in quanto per lei è tutto molto semplice, pragmaticamente chiaro.
Di grande rilevanza è anche la ricostruzione di un ambiente normale, in cui risalta una classe sociale che si barcamena come può, senza covare un sordo progetto contestatario che sarebbe stato del tutto fuori tema in questa storia e descritta senza alcun patetismo – la goffa bruttezza della figlia di Vera e del suo inatteso fidanzato ha qualcosa di oggettivo, di comunque contingente ad una situazione imprevedibile ed insperata e rimane limitata a quei due personaggi, che vagano per le strade simili a due statuine del presepe.
Enzo Vignoli,
16 novembre 2004.
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