Paolo D'Agostini
La Repubblica
Alessandro Haber la definisce una scommessa e ha ragione. Per esordire come regista questo attore che è tra i più rappresentativi della ricostruzione di un cinema italiano degno di attenzione e di affetto da parte del pubblico lungo la risalita degli anni 90, porta sullo schermo una commedia che aveva interpretato a teatro accanto all’autore Vittorio Franceschi e a Monica Scattini per la regia di Nanni Loy, cui il film è dedicato (come alla memoria di Piero Natoli). Una scommessa con la convenzione, la ritualità, la staticità teatrali. Si tratta di due fratelli attempati che nella cupezza di un enorme appartamento trascinano un gioco di ruoli. Molti anni prima, il giorno del matrimonio di Antonio (Haber), la promessa sposa è morta a causa di un incidente e alla guida dell’auto era Valerio. Da allora Valerio asseconda la regressione psichica di Antonio -vera o venata di ricatto vendicativo? - arrivando, a richiesta, a travestirsi da mamma, babbo e fidanzata bionda. Rompe il delirante equilibrio Marianna, la ragazza con la quale Valerio spera di rifarsi una vita sottovalutandone l’impatto con l’attraente follia del fratello. infatti tra i due si stabilisce una complicità fino a che Marianna se ne va ma non per orrore del «pazzo» (che ha tentato di~vio1entarlaimponendo-ieilruolo dell’altra) bensì disprezzando Valerio e La sua piccolezza, la sua ignoranza che per vivere occorre una «fantasia feroce». Degnissimo lo sforzo del protagonista-regista.
Da La Repubblica, 18 ottobre 2003
di Paolo D'Agostini, 18 ottobre 2003