Lontanto dagli standard dei film di successo di questi ultimi anni"Gaz Bar Blues"è un film profondo, senza tuttavia risultare tedioso, è un film delicato, sussurrato, un film per pochi capaci di ascoltare anche ciò che non viene detto. Una storia vera, per questo forse così normale, senza episodi eccessivamente coinvolgenti, storia di vite vere, trascorse e spese intorno ad un distributore di benzina come pochi ne sono rimasti. Un distributore che assurge a simbolo di una realtà intima e sociale che si va perdendo, travolti come siamo, dal progresso tecnologico e dal regresso culturale. Memorabile l'episodio del figlio maggiore che,andato a Berlino il giorno stesso della notizia del crollo del muro, viene sorpreso qualche mese dopo mentre tenta di ricostruire lo stesso.
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Lontanto dagli standard dei film di successo di questi ultimi anni"Gaz Bar Blues"è un film profondo, senza tuttavia risultare tedioso, è un film delicato, sussurrato, un film per pochi capaci di ascoltare anche ciò che non viene detto. Una storia vera, per questo forse così normale, senza episodi eccessivamente coinvolgenti, storia di vite vere, trascorse e spese intorno ad un distributore di benzina come pochi ne sono rimasti. Un distributore che assurge a simbolo di una realtà intima e sociale che si va perdendo, travolti come siamo, dal progresso tecnologico e dal regresso culturale. Memorabile l'episodio del figlio maggiore che,andato a Berlino il giorno stesso della notizia del crollo del muro, viene sorpreso qualche mese dopo mentre tenta di ricostruire lo stesso. Anche questo, inutile a dirsi, è soltanto un nostalgico riferimento a quella dimensione intima, privata, familiare che l'occidente più progressita tende a cancellare in funzione di realtà alienanti e spesso finalizzate unicamente alla produzione e al consumo. Un film che non potrà non piacere a chi ha amato"Le invasioni barbariche" o ancor prima "Il crollo dell'impero americano".
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