fabal
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domenica 31 gennaio 2016
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un film dal gusto retrò
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Thomas Fowler è un reporter londinese stabilitosi in Vietnam per far da corrispondente durante la guerra contro i francesi. Conosce e si innamora della bellissima Phuong, ballerina che lavora in un prestigioso locale di Saigon. Deciso a sposare la ragazza, Thomas scrive alla moglie in patria che però non gli concede il divorzio. L’arrivo di Pyle, un giovane americano che lavora come personale medico, scombussola gli avvenimenti. I due diventano amici, ma poi si trovano ad amare la stessa donna, che, conosciuta l’impossibilità di sposare Fowler si lascia sedurre dal ragazzo. Ma Pyle cela importanti segreti circa il suo ruolo, e l’altro troverà l’occasione per vendicarsi.
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Thomas Fowler è un reporter londinese stabilitosi in Vietnam per far da corrispondente durante la guerra contro i francesi. Conosce e si innamora della bellissima Phuong, ballerina che lavora in un prestigioso locale di Saigon. Deciso a sposare la ragazza, Thomas scrive alla moglie in patria che però non gli concede il divorzio. L’arrivo di Pyle, un giovane americano che lavora come personale medico, scombussola gli avvenimenti. I due diventano amici, ma poi si trovano ad amare la stessa donna, che, conosciuta l’impossibilità di sposare Fowler si lascia sedurre dal ragazzo. Ma Pyle cela importanti segreti circa il suo ruolo, e l’altro troverà l’occasione per vendicarsi.
L’australiano Philip Noyce adatta il romanzo di Graham Greene in un dramma complesso e sfumato. Molto lontano dai suoi lavori thriller come Ore 10 e Il collezionista di Ossa, The Quiet American è un film lento e con l’azione davvero ridotta all’osso, interessato a valorizzare una prospettiva umana e intima nella cornice bellica. Anche se la denuncia dei metodi spionistici made in Usa non è certo secondaria, la vera battaglia sembra quella sentimentale, e catalizza gran parte dell’attenzione dello spettatore. I protagonisti sono impegnati in una sorta di confronto poco rusticano, dove chi non mente (o mente meno) si rivela maggiormente degno dell’amore di Phuong, un personaggio-totem che incarna la purezza. Il cinismo dei due amici/nemici, che pure rischiano la vita insieme e si lasciano andare a pesanti confessioni in una buia torre di vedetta sotto i colpi di cannone, è una sorta di sfida scacchistica che traina quasi tutto il film. Ed è incarnata dai soliti sguardi glaciali di Caine – impegnato reporter, leale nei suoi ideali ma emotivamente calcolatore – e dal velo di “bravo ragazzo” da cui si avvolge Fraser. La fotografia retrò e un andamento lento, coadiuvati da una regia che indugia con primissimi piani quasi sempre al buio, fanno di The Quiet american un film dal sapore nettamente vintage, come se fosse girato negli anni ’70 anziché nel 2002. Anche l’essenzialità della trama, spesso non troppo logica negli sviluppi psicologici dei personaggi, richiama il tratto nostalgico e vagamente poetico del Vietnam illustrato da Coppola.
Rimane comunque un film di grande fascino, che miscela squisitamente i contrasti: il cinismo degli amanti (ottima l’interpretazione di Michael Caine), la bellezza della donna conquistata. Se la moralità dei maschi/conquistatori, con l’inevitabile parallelismo politico, non ne esce pulita, anche Phuong non ci fa però una gran figura.
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eugen
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lunedì 13 maggio 2024
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notevole film made drammatico
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"The Quiet American"(Philip Noyce, dal romanzo omonimo di Graham Greene, sceneggiato da Christopher Hampton e Robert Shnekhan, 2002), seconda trasposizone di un"classico"di Greene, dopo una quasi mezzo secolo anteriore, mostra un giornalista britannico a Saigon, annji 1950, minnamorato di una vietnamita, che entra in contatto con un americano sedicente coinvolto in una missione umanitaria, che scopre l'amore dell'uomo per la sua donna e che il"volontario"e'in realta'un agente CIA che vuole destabilizzae il Vietnam(vecchia ambizione dei"gringos", ben prima del loro intervento diretto...); Aiutera'i VietMinh a "beccare"e uccidere l'umo, tornando con la sua fidanzata.
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"The Quiet American"(Philip Noyce, dal romanzo omonimo di Graham Greene, sceneggiato da Christopher Hampton e Robert Shnekhan, 2002), seconda trasposizone di un"classico"di Greene, dopo una quasi mezzo secolo anteriore, mostra un giornalista britannico a Saigon, annji 1950, minnamorato di una vietnamita, che entra in contatto con un americano sedicente coinvolto in una missione umanitaria, che scopre l'amore dell'uomo per la sua donna e che il"volontario"e'in realta'un agente CIA che vuole destabilizzae il Vietnam(vecchia ambizione dei"gringos", ben prima del loro intervento diretto...); Aiutera'i VietMinh a "beccare"e uccidere l'umo, tornando con la sua fidanzata. Film drammatico intenso, dove ogni sequenza e'ben realizzata ma anche funzionale all'insieme del film, che non e'mai banale ne'retorico, come non lo era, in alcuin modo, l'opera letteratria di Greene, cattolico inquieto(definizione di Arnaldo Nesti, che volentieri adotto ), in qualche modo"minotitario"gia'in quanto "british man", nel quale affiora sia la sua esperienza di persona impegata(non risulta mai essere stato in Vietnamm per cui non si puo'parlare di"opera autobiografica")come anche una certa avversione per gli USA(un tema classico deimBritannici versus i "gringos", peraltro, gia'per la diversa pronuncia della lingua inglese, come noto): MIchael Caine e'interprete di grandisisma e rara classe, Brandan Fraser il suo efficace antagonista, Do Thi Hai Yen, la girl vietnamita contesa. Eugen
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