greatsteven
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lunedì 18 giugno 2018
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la partita degli equivoci sotto l'ala di wilde.
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L'IMPORTANZA DI CHIAMARSI ERNEST (UK/USA, 2002) diretto da OLIVER PARKER. Interpretato da COLIN FIRTH, RUPERT EVERETT, FRANCES O'CONNOR, REESE WITHERSPOON, JUDI DENCH, TOM WILKINSON, ANNA MASSEY, EDWARD FOX
Inghilterra, età vittoriana: Algernon Moncrieff e Jack Worthing sono due amici di vecchia data, il primo vive in città e il secondo in campagna, ed entrambi conducono una vita segreta: Algy finge di avere un vecchio amico malato in campagna di nome Bumbury e Jack s’inventa un fratello scapestrato di nome Ernest, nome col quale egli stesso si presenta a Londra. Tale espediente permette loro di assentarsi dalle rispettive residenze e famiglie come e quando vogliono.
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L'IMPORTANZA DI CHIAMARSI ERNEST (UK/USA, 2002) diretto da OLIVER PARKER. Interpretato da COLIN FIRTH, RUPERT EVERETT, FRANCES O'CONNOR, REESE WITHERSPOON, JUDI DENCH, TOM WILKINSON, ANNA MASSEY, EDWARD FOX
Inghilterra, età vittoriana: Algernon Moncrieff e Jack Worthing sono due amici di vecchia data, il primo vive in città e il secondo in campagna, ed entrambi conducono una vita segreta: Algy finge di avere un vecchio amico malato in campagna di nome Bumbury e Jack s’inventa un fratello scapestrato di nome Ernest, nome col quale egli stesso si presenta a Londra. Tale espediente permette loro di assentarsi dalle rispettive residenze e famiglie come e quando vogliono. Jack ama Gwendolyn Fairfax, cugina di Algy, e vorrebbe sposarla. La donna ricambia il sentimento, ma desidera fermamente coniugarsi con un uomo di nome Ernest in quanto il nome la affascina. Lady Bracknell, ricca e gelida madre di Gwendolyn e zia di Algy, ripudia il fidanzamento quando scopre che Worthing è orfano, ritrovato nella borsa di un deposito bagagli ferroviario. Frattanto Algy si reca a casa di Jack spacciandosi per l’inaffidabile Ernest, e s’innamora di Cecily Cardew, diciottenne di cui Jack è tutore. Anche la ragazza si convince di amare un uomo che si chiami Ernest. Quando Gwen raggiunge la casa agreste di Jack e conosce Cecily, dopo un iniziale equivoco, le due scoprono che né Jack né Algy si chiamano in realtà Ernest. Anche Lady Bracknell si reca alla dimora campestre di Worthing e impone alla figlia di tornare a casa. Algy le comunica l’intenzione di sposare Cecily e, quando la donna apprende quanto la ragazza possa dare in dote (parecchi ettari di terreno e numeroso denaro), accetta le nozze. È però Jack a negare il permesso, almeno fintantoché Lady Bracknell non acconsentirà al matrimonio fra lui e Gwendolyn. Casualmente, però, la Bracknell individua in Miss Prism, ora istitutrice di Cecily, la bambinaia dei figli della propria sorella (la madre di Algernon), rivelando che tempo prima era sparita col nipotino appena nato. Miss Prism ammette una leggerezza costata la scomparsa del pargolo, perduto in una stazione ferroviaria: ciò svela che Jack era proprio quel bambino, fratello minore di Algy, e dunque Lady Bracknell può autorizzare le nozze. Se Jack può impalmare Gwendolyn, allora anche Algy può chiedere la mano di Cecily. Rimane da chiarire quale sia il vero nome dell’ex trovatello. Lady Bracknell asserisce che fu battezzato come il padre, ma non ricorda il nome del cognato, che tutti in famiglia chiamavano "il Generale", e lo stesso vale per Algy, che l’ha conosciuto pochissimo in quanto deceduto quando lui aveva solo tre anni. Si è dunque costretti a consultare gli elenchi militari. Worthing trova la pagina del libro col nome del padre e, con immenso giubilo di tutti, specie di Gwendolyn (benché Lady Bracknell controlli a sua volta e vi veda scritto John), afferma di aver sempre saputo di chiamarsi Ernest. Dopo Un marito ideale (1999), Parker ritenta la carta vincente con l’irlandese di genio Wilde, adattando la commedia (1893) che venne già trasposta sullo schermo nel 1952 da Anthony Asquith, che fu, vivo l’autore, il suo migliore successo. Chi non la conosce, si accomodi: il botta-e-risposta dei dialoghi wildiani conserva il suo brio portentoso; la compagine degli interpreti anglo-americani è scelta con cura; la regia, se non altro, appare decorosa, benché frani quando vuole innovare con la visionarietà e la fantasia fine a sé stessa. Come Lady Bracknell, inoltre, J. Dench regge il paragone con l’ineguagliabile Edith Evans che l’aveva preceduta al cinema nell’adattamento del testo teatrale. Teatro filmato, appunto, eppure brillante. Firth ed Everett formano un coinvolgente gioco di squadra nel dare corpo e voce a Worthing e Algy, il primo puntando su una sdegnosa ma pur sempre amabile irritabilità e il secondo sfoggiando profumi da latin lover che mantiene anche dopo il taglio dei baffi: una coppia di protagonisti maschili scoppiettante e vivace. Fanno loro da contraltare le due protagoniste femminili, una dolce ma decisa Witherspoon che disdegna il lavorio mentale a favore del ricamo sentimentale e una coraggiosa, determinata O'Connor che guida la macchina (a quei tempi appena inventata) e si fa tatuare il nome Ernest sulla schiena. A completare un reparto di attori affiatati arrivano Wilkinson nei panni del reverendo Chasuble, più libertino di quanto non sembri ma pronto a battezzare entrambi gli ignari fratelli per accertarne l’identità, e A. Massey che gioca la carta di Miss Prism con delicatezza ed eleganza.
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paolp78
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sabato 6 giugno 2020
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ottimi attori, regia mediocre
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Si tratta della trasposizione cinematografica di una commedia scritta da Oscar Wilde per il teatro.
La rappresentazione teatrale in effetti sembra più adatta. La pellicola ne paga il prezzo, come anche paga il dato anagrafico dell'opera di Wilde.
Infine la versione in lingia italiana paga l'ulteriore scotto di perdere alcuni elementi umoristici legati a giochi di parole in lingua inglese, primo tra tutti quello che compare nello stesso titolo dell'opera dove il nome Ernest si pronuncia allo stesso modo della parola inglese earnest che significa onesto: di qui il gioco di parole nel titolo originale "L'importanza di essere Ernest" che si può intendere anche come l'importanza di essere onesto.
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Si tratta della trasposizione cinematografica di una commedia scritta da Oscar Wilde per il teatro.
La rappresentazione teatrale in effetti sembra più adatta. La pellicola ne paga il prezzo, come anche paga il dato anagrafico dell'opera di Wilde.
Infine la versione in lingia italiana paga l'ulteriore scotto di perdere alcuni elementi umoristici legati a giochi di parole in lingua inglese, primo tra tutti quello che compare nello stesso titolo dell'opera dove il nome Ernest si pronuncia allo stesso modo della parola inglese earnest che significa onesto: di qui il gioco di parole nel titolo originale "L'importanza di essere Ernest" che si può intendere anche come l'importanza di essere onesto.
In effetti la commedia è incentrata tutta sull'onestà, invero assente nei due protagonisti ed in definitiva negata pure nella divertente scenetta finale che chiude l'opera, come a volere dissacrare il vaolre che comunemente viene riconosciuto a questa qualità umana (il tutto nella più classica versione del cinico umorismo inglese).
Il film è apprezzabile per la narrazione garbata in buono stile british, ma non riesce a divertire in modo pienamente riuscito.
Mi è parso che l'opera di Wilde non sia stata valorizzata nel migliore dei modi a causa di una regia con pochi slanci e fin troppo ordinaria.
Ottimi invece gli interpreti tutti molto in parte e perfettamente capaci di rendere nello schermo il simpatico formalismo britannico di fine ottocento, che costituisce uno degli aspetti più apprezzabili di opere come questa. Ho trovato particolarmente divertente, per la sua eccentricità, il personaggio interpretato da Judi Dench, come al solito impeccabile.
Da ricordare i duetti tra Rupert Everett ed il maggiordomo interpretato da Edward Fox e lo scrupoloso e divertente esame a cui Colin Firth viene sottoposto, quale pretendente fidanzato, dalla madre dell'amata.
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