La lingua del santo |
||||||||||||
Un film di Carlo Mazzacurati.
Con Ivano Marescotti, Fabrizio Bentivoglio, Isabella Ferrari, Antonio Albanese, Giulio Brogi.
continua»
Commedia,
durata 110 min.
- Italia 2000.
MYMONETRO
La lingua del santo
valutazione media:
4,05
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
|
||||||||||||
|
||||||||||||
|
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Irene Bignardi
La Repubblica
Cinque anni fa, durante la proiezione di Palookaville, dalla platea, in mezzo a un mare di applausi, si alzò un lamento: "Perché in Italia non fate film così?" (e cioè: divertenti, delicati, e persino veri). Beh, il film è arrivato, si chiama La lingua del Santo, chiude in bellezza il concorso, dimostra che, almeno nel selezionare la squadra italiana, Barbera non ha esagerato, e rappresenta una svolta - in direzione della commedia - di un autore che ha fatto cose più importanti, ma si prende una vacanza intelligente e piacevole. Il film di Carlo Mazzacurati - il colpo grosso di due soliti ignoti particolarmente balordi che rubano rocambolescamente la reliquia di Sant'Antonio da Padova - potrebbe essere etichettato come una commedia malinconica. A dargli questo sapore è il personaggio di Willy (Fabrizio Bentivoglio), che nasconde dietro la barba sempre lunga e gli abiti stazzonati il dolore di un uomo che ha perso l'unica cosa per cui gli importa vivere: la moglie Patrizia (Isabella Ferrari), ora compagna di un altro. L'amico e complice Antonio Albanese ha anche lui perduto il treno della normalità, ma è più pratico e concreto nel gestire la sua vita di espedienti e piccoli colpi. Due falliti nella città più ricca del mondo che "fattura quanto il Portogallo", commenta la voce narrante del malincomico Willy: cosa fare visto che "a quarant'anni non sappiamo l'inglese e non usiamo il computer"? Così quando - per caso - i due rapiscono la reliquia, affrontano il casino che ne segue come i buoni balordi che sono: ambedue, a modo loro, vincendo. Carlo Mazzacurati racconta il Nord Est - la sua Padova, la laguna veneziana e i colli veneti dove ambienta la fuga e le avventure dei due - con un mix d'incanto (la fotografia di Alessandro Pesci è semplicemente bellissima) e di surreale divertimento, come quando entra in scena la tribù dei Rom capitanata da Toni Bertorelli o una squadra di africani raccoglitori di funghi, che con la loro sola apparizione raccontano di cosa sia fatta la prosperità di queste regioni. Il risultato è una commedia buffa e gentile, che riesce a far convivere l'apparizione di Sant'Antonio (Marco Paolini) e quelle televisive dell'industriale Giulio Brogi in cerca di pubblicità, la poesia della malinconia amorosa e le storie di successo venete raccontate così bene in "Schei" di Gian Antonio Stella.
|
Recensioni & Opinionisti | Articoli & News | Multimedia | Shop & Showtime |
|
|
Link esterni
sito ufficiale |
|