g_andrini
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martedì 29 marzo 2016
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bravo il protagonista
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La storia non è male, ma definirlo un colossal è eccessivo. Descrive un mondo passato, in tutti i sensi.
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samubanano
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lunedì 21 dicembre 2015
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capolavoro
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Un film bellissimo e completo. Emozionale ed epico costituisce senza dubbio una pietra miliare della storia del cinema moderno.
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contrammiraglio
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mercoledì 23 settembre 2015
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un giorno ci rivedremo
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Gran bel film; L'errore grave sta nell'imbrigliare il piacere di goderselo senza stare a sottilizzare sulle bazzecole, altrimenti fate i pignoli a scartabellare i vari errori e rosicate pure!
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cress95
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venerdì 14 agosto 2015
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le azioni compiute in vita riecheggiano nell'eternità!
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Allo stesso modo alcune pellicole, la cui stupefacente bellezza riecheggia ancora oggi, hanno lasciato un segno indelebile nella storia del cinema. Ecco, "Il gladiatore" è proprio una di queste.
Il superbo capolavoro firmato Ridley Scott (non me ne vogliano i fan di "Blade Runner", altra leggendaria opera realizzata dal medesimo regista, ma che non riesce a raggiungere a mio avviso, e rigorosamente sotto il profilo dell'epicità, i fasti de "Il gladiatore") fu capace, nell'ormai lontano anno 2000, di portare una ventata di innovazione, mediante la riscoperta e la reinterpretazione del genere storico-drammatico che, ahimè, fino ad allora non era stato in alcun modo trattato come meritava.
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Allo stesso modo alcune pellicole, la cui stupefacente bellezza riecheggia ancora oggi, hanno lasciato un segno indelebile nella storia del cinema. Ecco, "Il gladiatore" è proprio una di queste.
Il superbo capolavoro firmato Ridley Scott (non me ne vogliano i fan di "Blade Runner", altra leggendaria opera realizzata dal medesimo regista, ma che non riesce a raggiungere a mio avviso, e rigorosamente sotto il profilo dell'epicità, i fasti de "Il gladiatore") fu capace, nell'ormai lontano anno 2000, di portare una ventata di innovazione, mediante la riscoperta e la reinterpretazione del genere storico-drammatico che, ahimè, fino ad allora non era stato in alcun modo trattato come meritava.
Massimo Decimo Meridio, protagonista del capolavoro di Scott, si ritrova suo malgrado a vivere la peggiore delle paure di un genitore e di un marito, nei confronti del quale il vedersi ridotto da generale a schiavo non è che di sfondo. Egli riveste inoltre tutte una serie di caratteristiche che lo avvicinano maggiormente all'epica greca piuttosto che alla storia romana: le sue incorruttibili virtù fanno di lui esempio fulgido di eroe passato. Virtù, peraltro, che Massimo mantiene dalla scena di apertura sino ai titoli di coda, trasmettendo in modo palese il vero messaggio della pellicola, ossia che la grandezza di un uomo non è affatto legata alla sua posizione gerarchico-sociale.
Per quanto riguarda gli attori, nel complesso un cast d'eccezione, a proposito del quale però risulta impossibile non tessere le lodi di un Russel Crowe (il gladiatore Massimo Decimo Meridio), che regala al pubblico una performance che definire perfetta equivarrebbe a sminuirla (sicuramente la migliore della carriera intera del noto attore); e di un Joaquin Phoenix (il crudele Commodo), la cui recitazione minuziosamente ispirata rende vita pulsante al personaggio, peraltro magistralmente interpretato.
Circa il comparto sonoro, assistiamo al grande capolavoro senza tempo del maestro indiscusso Hans Zimmer (con la fondamentale collaborazione di Lisa Gerrard), che sarà capace di eguagliarsi (e solo parzialmente) solo dopo ben quattordici anni, lavorando per quella perla rara che è stata "Interstellar".
In conclusione (e senza inutili giri di parole) ritengo "Il gladiatore" la attuale migliore pellicola firmata Ridley Scott, nonché uno tra i migliori (se non addirittura il migliore tra i tanti) prodotti storico-drammatici che il panorama cinematografico ha oggigiorno da offrire.
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aristoteles
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domenica 2 agosto 2015
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la grande arena del bene e del male
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Il buon Massimo buca lo schermo con le sue frasi ad effetto ,il suo carisma e con tutta la saggezza dell'uomo del popolo.
A tutte queste esaltanti virtu' fa da contraltare il viscido ed infame personaggio di Commodo.
Il film racconta allora un'epica battaglia tra il bene e il male, e lo fa attraverso lo spettacolo,che all'epoca raggiungeva la vetta piu' alta nell'arena dei gladiatori.
La trama e' semplice ma ben disegnata,le emozioni e i colpi di scena non mancano e nonostante le due ore e mezza di pellicola,non ci si annoia mai.
A volte si eccede nella "americanata" ma tutto sommato e' un prezzo che si puo' pagare.
Meravigliosa la colonna sonora e l'interpretazione di Russell Crowe.
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Il buon Massimo buca lo schermo con le sue frasi ad effetto ,il suo carisma e con tutta la saggezza dell'uomo del popolo.
A tutte queste esaltanti virtu' fa da contraltare il viscido ed infame personaggio di Commodo.
Il film racconta allora un'epica battaglia tra il bene e il male, e lo fa attraverso lo spettacolo,che all'epoca raggiungeva la vetta piu' alta nell'arena dei gladiatori.
La trama e' semplice ma ben disegnata,le emozioni e i colpi di scena non mancano e nonostante le due ore e mezza di pellicola,non ci si annoia mai.
A volte si eccede nella "americanata" ma tutto sommato e' un prezzo che si puo' pagare.
Meravigliosa la colonna sonora e l'interpretazione di Russell Crowe.
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lucap96
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sabato 11 aprile 2015
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capolavoro
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Poco da dire, uno dei film più belli mai realizzati.
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giorpost
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martedì 10 marzo 2015
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non c’è film più spettacolare negli ultimi 20 anni
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Sul finire degli anni cinquanta si sviluppò, tra Hollywood e Cinecittà, la grande passione per i colossal, pellicole caratterizzate da un budget illimitato, attori di primissima fascia, grandi scenografie e, soprattutto, un tema centrale e ricorrente: l’ Impero Romano.
Il fascino che la Roma antica ha avuto sugli americani è noto, ma per alcuni anni tale feeling dovette interrompersi a causa, presumibilmente, delle eccessive spese di produzione che non consentivano più la ricostruzione di un Circo Massimo e di una quadriga o di poter disporre di migliaia di comparse come in passato.
Inizia così l’ era digitale e della computer grafica la quale fa riaffiorare d’ impeto l’ interesse per il genere epico e storico grazie soprattutto al re-start eseguito dal regista britannico Ridley Scott.
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Sul finire degli anni cinquanta si sviluppò, tra Hollywood e Cinecittà, la grande passione per i colossal, pellicole caratterizzate da un budget illimitato, attori di primissima fascia, grandi scenografie e, soprattutto, un tema centrale e ricorrente: l’ Impero Romano.
Il fascino che la Roma antica ha avuto sugli americani è noto, ma per alcuni anni tale feeling dovette interrompersi a causa, presumibilmente, delle eccessive spese di produzione che non consentivano più la ricostruzione di un Circo Massimo e di una quadriga o di poter disporre di migliaia di comparse come in passato.
Inizia così l’ era digitale e della computer grafica la quale fa riaffiorare d’ impeto l’ interesse per il genere epico e storico grazie soprattutto al re-start eseguito dal regista britannico Ridley Scott. Siamo nell’ anno 2000 e già quando i trailer della sua nuova creatura iniziano ad impazzare in TV si ha la percezione di essere di fronte ad un film non qualsiasi, non comune, non banale.
Il gladiatore (USA, UK, Italia) risulterà essere un gioiello di tecnica pionieristica nella nuova idea di Cinema, una celluloide magari meno romanzata e poco artigianale ma molto più funzionale alle necessità del nostro tempo. La perfetta ricostruzione digitalizzata del Colosseo, a partire da una base fisica fatta di mattoncini, la presenza in scena di una tigre vera ma presente solo virtualmente all’ interno dell’ arena, le aree sterminate intorno ad una città della tipica provincia romana dell’ epoca, le mastodontiche architetture imperiali che fanno da sfondo: per l’ occhio umano è una festa. Ma poteva non bastare tutto questo ed allora il grande cineasta, autore di Blade Runner, riesce a convincere anche i più scettici sul fatto che sia ancora possibile produrre un colossal storico (e per certi versi biografico vista la presenza di personaggi realmente esistiti) di grande impatto visivo ed assoluta efficacia narrativa. La poetica e la filosofia che permeano la storia di questo film appartengono ad un filone certamente e fisiologicamente noto ma, in questo caso, ottimamente rivisto e rimodellato anche per un pubblico più giovane. Inoltre è la scelta del cast che farà la differenza, in quanto quel volto vissuto e da duro di Russel Crowe da questo momento in poi sarà indissolubilmente legato a doppio filo al personaggio di Massimo Decimo Meridio, in un vestito cucitogli addosso alla vecchia maniera, magari con qualche chilo di troppo ma dall’ efficacia innegabile.
I costumi, quelli certamente non digitali ma anzi strepitosi nella fedele riproduzione e meritatamente premiati con la statuetta, sono valorizzati da una fotografia che John Mathieson porta ad un livello sublime; alcune sequenze di lotta sono da antologia, come quella iniziale lanciata dal famoso grido “al mio via scatenate l’ inferno”, alternate a momenti di facile commozione provocata dalla drammaticità di un’ azione spesso culminante in violenza inaudita; le interpretazioni di Richard Harris e Joaquin Phoenix rasentano la perfezione stilistica ma Crowe raggiunge l' olimpo dei grandi interpreti in un crescendo che vede il suo apice con quel monologo, presente nella parte finale dell' opera, che resterà eternamente impresso nell’ immaginario collettivo allorquando, a cospetto del giovane imperatore patricida Commodo, gli preannuncia la sua vendetta.
Chi scrive ha avuto l’ onore di guardare Ben-Hur, Spartacus e svariati altri capisaldi del Cinema di genere ma questo, a mio modesto avviso, ne rappresenta l’ apoteosi e grazie ad una regia sapiente di un Ridley Scott finalmente tornato ai livelli che gli competono, è senza dubbio alcuno il film più spettacolare degli ultimi 20 anni.
Voto: 10
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il befe
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martedì 10 marzo 2015
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capolavoro
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kondor17
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sabato 28 febbraio 2015
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meraviglioso
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Sono pochi i film che puoi vedere x volte senza mai stufarti. E questo è uno di quelli. È un epico-romanzato liberamente tratto da alcune controverse pagine di storia, che videro, nel 180 dc, la fine della monocrazia per volere di Marco Aurelio e per mano di Maximo, suo fidato generale. Le interpretazioni, il pathos e la musica sono ai vertici massimi. Un pò meno l'attenzione storica e il ritmo, troppo spesso secondo me rallentato dalle ripetitive visioni di Maximo dei campi elisi, nei quali si ricongiungerà alla famiglia.
Ridley scott dunque riporta in auge un filone, quello storico - epico, ibernato per decenni e lo fa da par suo. Russel Crowe, Joachim Phoenix, la bellissima Nielsen in una indimenticabile Lucilla, Richard Harris e dijmon houssou sono perfetti e lasciano un'impronta indelebile.
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Sono pochi i film che puoi vedere x volte senza mai stufarti. E questo è uno di quelli. È un epico-romanzato liberamente tratto da alcune controverse pagine di storia, che videro, nel 180 dc, la fine della monocrazia per volere di Marco Aurelio e per mano di Maximo, suo fidato generale. Le interpretazioni, il pathos e la musica sono ai vertici massimi. Un pò meno l'attenzione storica e il ritmo, troppo spesso secondo me rallentato dalle ripetitive visioni di Maximo dei campi elisi, nei quali si ricongiungerà alla famiglia.
Ridley scott dunque riporta in auge un filone, quello storico - epico, ibernato per decenni e lo fa da par suo. Russel Crowe, Joachim Phoenix, la bellissima Nielsen in una indimenticabile Lucilla, Richard Harris e dijmon houssou sono perfetti e lasciano un'impronta indelebile. Un film d'amore, di fedeltà, di coraggio, magistralmente diretto e quasi perfetto.
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