American Psycho

I perbenisti (soggetti assai maliziosi), lo additano come un volgare film che sfiora il pornografico. In vero, il romanzo da cui prende vita dà una visione molto più cruda delle azioni del protagonista, uno yuppie dal ghigno affascinante, competente macellaio nelle ore notturne. Film e romanzo bilanciano l'assenza di emozioni dell'anti-eroe con quelle, palpitanti, dello spettatore. Patrick Bateman, impersonato dal troppo poco conosciuto Christian Bale, è un personaggio che non abbandona lo spettatore, si insinua nei suoi pensieri, sfiorando compiaciuto un'ascia ancora lucida. Si tocca il vuoto, il nulla, si rabbrividisce, eppure il finale ci lascia perplessi, divisi tra l'orrore ed il rammarico per il distacco improvviso da una figura che incarna le nostre perversioni, i futili vezzi, l'invidia. Mary Harron espone il fisico olimpionico di Bateman, lo filma con insistenza. Christian Bale appare come un uomo fisicamente perfetto, tanto da non sembrare vero. L'insistenza della cinepresa angoscia, la derisa vanità maschile dà la nausea. Come Bale sia riuscito ad eclissare la propria umana dignità è il mistero che sta dietro alla fredda maschera di Pat Bateman, immobile eppure espressiva, il mistero di un degno attore.