“Io ero,quell’inverno, in preda ad astratti furori…”E’ l’incipit di “Conversazione in Sicilia” di Elio Vittorini,il suono lento di adagio che avvertiamo leggendo il libro è la voce di Silvestro,il protagonista.
”Furori per il genere umano perduto…questo era il terribile:la quiete della non speranza. Credere il genere umano perduto e non aver febbre di fare qualcosa in contrario” Dal racconto in cinque parti ed epilogo di un ritorno in una Sicilia che “…è solo per avventura Sicilia,solo perché il nome Sicilia mi suona meglio del nome Persia o Venezuela…” Straub e Huillet traggono ispirazione per un film breve,ieratico,intenso,in quattro episodi scanditi col ritmo raccolto della tragedia greca.
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“Io ero,quell’inverno, in preda ad astratti furori…”E’ l’incipit di “Conversazione in Sicilia” di Elio Vittorini,il suono lento di adagio che avvertiamo leggendo il libro è la voce di Silvestro,il protagonista.
”Furori per il genere umano perduto…questo era il terribile:la quiete della non speranza. Credere il genere umano perduto e non aver febbre di fare qualcosa in contrario” Dal racconto in cinque parti ed epilogo di un ritorno in una Sicilia che “…è solo per avventura Sicilia,solo perché il nome Sicilia mi suona meglio del nome Persia o Venezuela…” Straub e Huillet traggono ispirazione per un film breve,ieratico,intenso,in quattro episodi scanditi col ritmo raccolto della tragedia greca.Di quella,infatti,ha l’impianto teatrale,la recitazione statica,in posa,la parola che è insieme rivolta all’altro e al pubblico,la gestualità contenuta e insieme esibita.Il linguaggio del cinema torna al suo rigore originario,depurato, dove l’immagine,in bianco e nero,è portatrice di significato e la cura artigianale nell'uso della luce,del suono,del fermo immagine,della posizione degli oggetti sulla scena è condizione ineludibile del fare cinema.L’opera di Vittorini si traspone così,naturalmente,in sequenze filmiche di costruzione geometrica rigorosa,diventa racconto visivo,è un procedere parallelo in cui non avvertiamo dissonanze e brilla di luce propria ricevendone,al tempo stesso,dall’altra che la reinterpreta.Il viaggio di Silvestro,i suoi incontri,sono tappe di una riscoperta di sé tra maschere sulla scena,in una rappresentazione che travalica luoghi e momento storico.Vittorini sottrae al tempo e allo spazio il Fascismo,ridefinisce il fatto storico come categoria del bene e del male a cui opporre la vera natura umana.Straub-Huillet rendono tutto questo eloquente fin dalla prima inquadratura,con il totale del porto e l’uomo di spalle in primo piano:il mare di fronte,il molo a destra,la città all’orizzonte,la voce del vento e del mare,l’urlo dei gabbiani.Sentiamo lo sguardo dell’uomo,la sua quiete “…la quiete nella non speranza”,ma avvertiamo anche la sua necessità di ritorno dove tutto è cambiato,molti se ne sono andati,altri morti.Restano i luoghi del sud e le piazze assolate,vuote,i muri scrostati,le architetture mescolate.Resta una madre che non ha “mani da odalisca”,ma forti spalle e scarpe da uomo ai piedi.Il colloquio tra madre e figlio è centrale e incalzante,in un interno dove la macchina indugia sui pochi oggetti densi di vissuto,e la parete bianca fa da sfondo ai due seduti al tavolo e alle loro ombre.Tornano storie passate,spesso dure,tristi,volti lontani si ritrovano nelle parole,l’inquadratura è fissa,interroga a lungo,rende quasi nullo il movimento,così che l’oggetto acquisti la ieraticità dell’icona.Allo spesso chiaroscuro delle stanze del sud si alternano le luci piatte,bianche,degli esterni,i vicoli si perdono in salita fra case dalle persiane sbarrate,la facciata di barocco povero della chiesa guarda dall’alto della scalinata,una palma taglia verticalmente il campo visivo.L’arrotino parla all’uomo di spalle di lavoro,tasse,furto e tariffe.Violenza.Una cascata di parole rimbalza fra i due nella piazza vuota,e dicono che invece il mondo è luce,ombra,freddo,caldo,gioia,non gioia,speranza.... “Uno qualche volta confonde le piccolezze del mondo con le offese al mondo. Troppo male offendere il mondo”,esclama l’arrotino,le braccia alzate,mentre il fermo immagine chiude il quarto tableau vivant del film e partono i titoli di coda..
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