costanza
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sabato 5 settembre 2009
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il crollo degli ideali
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"Nessuno può avere una faccia per se stesso e un'altra per la moltitudine" . Il brillante avvocato Martin la pensa anche lui così. E' un idealista, alla ricerca della "verità" e dell'autenticità,crede nella bontà originaria dell'uomo, che una persona è innocente finchè non si prova il contrario;ha capito però che forse è un errore mettere i bastoni tra le ruote alle persone potenti e preferisce rinunciare agli incarichi redditizi per difendere chi non può permetterselo. Harold è un ragazzo che rischia la pena di morte, la sua accusa di omicidio sembra innegabile, ma Martin vuole aiutarlo. Le prove contro di lui sono troppo schiaccianti, lo crede innocente perchè lo vede debole, timido,complessato.
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"Nessuno può avere una faccia per se stesso e un'altra per la moltitudine" . Il brillante avvocato Martin la pensa anche lui così. E' un idealista, alla ricerca della "verità" e dell'autenticità,crede nella bontà originaria dell'uomo, che una persona è innocente finchè non si prova il contrario;ha capito però che forse è un errore mettere i bastoni tra le ruote alle persone potenti e preferisce rinunciare agli incarichi redditizi per difendere chi non può permetterselo. Harold è un ragazzo che rischia la pena di morte, la sua accusa di omicidio sembra innegabile, ma Martin vuole aiutarlo. Le prove contro di lui sono troppo schiaccianti, lo crede innocente perchè lo vede debole, timido,complessato. Ma ecco il primo colpo di scena: una video-cassetta fornisce un movente gravissimo che rende comprensibile il delitto efferato, ma Harold, messo alle strette, rivela una doppia personalità, frutto delle violenze e dei maltrattamenti subiti, che subentra quando il ragazzo "diventa " Ray e "perde il tempo", cioè non è cosciente delle sue azioni.
Martin deve ammettere la colpevolezza di Harold, ma ,convinto che le infermità mentali non si curino in una cella, con uno stratagemma legale , porta il processo verso la direzione voluta. Il finale è davvero mozzafiato. Harold non sarà condannato a morte, sebbene colpevole, e andra' in una casa di cura , ma l'avvocato , proprio mentre sta assaporando gli effetti della sua grande vittoria , si accorgerà di essere stato ingannato e strumentalizzato. E' tardi per reagire. Sarà ancora un idealista?
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nick castle
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venerdì 1 giugno 2012
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buon thriller giudiziario...
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Era il 1996, l'anno in cui Edward Norton fa il suo debutto. Il film anche a distanza di anni risulta godibile, nonostante il sapore di film televisivo alla Law & Order, che si porta dietro ancora oggi (e ci credo, Law & Order l'hanno conclusa nel 2010, non contando tutti gli spin-off). Inizia un po' a rilento, facendo pensare di aver giocato le sue carte migliori da subito, ma man mano che procede, il ritmo si fa incalzante, il montaggio tagliente, per arrivare allo spiazzante finale. Ovviamente dire che Richard Gere (sempre ben doppiato da Mario Cordova) e Edward Norton sono perfetti e assolutamente scontato. Laura Linney che occasioni ne ha avute diverse, non è mai riuscita a diventare una diva, destino forse, bah.
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Era il 1996, l'anno in cui Edward Norton fa il suo debutto. Il film anche a distanza di anni risulta godibile, nonostante il sapore di film televisivo alla Law & Order, che si porta dietro ancora oggi (e ci credo, Law & Order l'hanno conclusa nel 2010, non contando tutti gli spin-off). Inizia un po' a rilento, facendo pensare di aver giocato le sue carte migliori da subito, ma man mano che procede, il ritmo si fa incalzante, il montaggio tagliente, per arrivare allo spiazzante finale. Ovviamente dire che Richard Gere (sempre ben doppiato da Mario Cordova) e Edward Norton sono perfetti e assolutamente scontato. Laura Linney che occasioni ne ha avute diverse, non è mai riuscita a diventare una diva, destino forse, bah.
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[+] bel film, ma finale ....
(di ludwigvan)
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beppe baiocchi
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mercoledì 20 gennaio 2016
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innocente fino a prova contraria?
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Chicago, Martin Veil è un avvocato difensore, di quelli bravi, e accetta di difendere Aaron Stampler, giovane chirichetto balbuziente, accusato di aver ucciso efferatamente l'arcivescovo di Chicago.
Un thriller giudiziario avvincente quello girato Gregory Hoblit che mette in luce il classico rapporto tra avvocato e difensore, e la critica della figura dell'avvocato, che difende persone cattive e a volte colpevoli.
Martin Veil è sicuramente un avvocato che pensa alla fama e ai soldi, ma che ha come ideale di giustizia il fatto che una persona è innocente fino a che non si prova il contrario, anche se in questo processo il suo ideale verrà messo alla prova.
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Chicago, Martin Veil è un avvocato difensore, di quelli bravi, e accetta di difendere Aaron Stampler, giovane chirichetto balbuziente, accusato di aver ucciso efferatamente l'arcivescovo di Chicago.
Un thriller giudiziario avvincente quello girato Gregory Hoblit che mette in luce il classico rapporto tra avvocato e difensore, e la critica della figura dell'avvocato, che difende persone cattive e a volte colpevoli.
Martin Veil è sicuramente un avvocato che pensa alla fama e ai soldi, ma che ha come ideale di giustizia il fatto che una persona è innocente fino a che non si prova il contrario, anche se in questo processo il suo ideale verrà messo alla prova. Un caso avvincente, una linea da "giallo" intrigante che si immette nel classico fare da tribunale, il tutto supportato da una discreta prova del nostro protagonista (Richard Gere) e soprattutto da un ottimo Edward Norton che stupisce alla sua prima apparizione su schermo e confeziona una prova importante che gli garantisce un Golden Globe e una candidatura agli Oscar.
Ed è proprio sulla gran prova di Norton che il film si regge, garantendo allo spettatore assoluta incertezza fino alla fine sull'esito del processo e su ciò che è veramente accaduto. Il film oltre all'acclamato rapporto tra legale e accusato mostra lo stretto legame tra realtà e finzione, tra ciò che è vero e ciò che si vuole soltanto apparire, tanto nelle persone quanto nelle istituzioni e nella società.
Dunque un film assolutamente da vedere per gli appassionati dell'aula del tribunale e non, capace di tenere incollati alla sedia e di porre numerosi dubbi nella mente dello spettatore, il tutto grazie ad una prova attoriale di primissimo livello dell'allora esordiente (e non mi stancherò mai di dirlo di dirlo) Norton.
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emanuele r.
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mercoledì 13 luglio 2016
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capolavoro con finale che lascia senza respiro
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Un vero capolavoro, un film affascinante, che attraversa molti temi. Un thriller legale pazzesco. Un avvocato assume gratuitamente la difesa di un ragazzo balbuziente, ex chierichetto e partecipante al coro della chiesa, che viene accusato di aver ucciso l'arcivescovo, poiché si trovava sulla scena del delitto. Grande tensione in questo film, con colpi di scena continui e un finale a dir poco mozzafiato. I temi sono i sentimenti e gli abusi. L'ambiente prevalente è il tribunale, dove il pubblico ministero è una vecchia fiamma dell'avvocato difensore del ragazzo. Solo alla fine si scoprirà la verità che lascerà tutti a bocca spalancata
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jl
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mercoledì 11 luglio 2018
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illegal thriller
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Una sceneggiatura a quattro mani ispirata dal romanzo thriller Primal Fear, di William Diehl, il quale nel 1996 portò in dote una storia come spesso siamo stati abituati a vederci offerta dal mondo della settima arte. Un legal thriller cupo e ben strutturato senza apparenti colpi d’ala per una sentenza che pare scolpita nella roccia: come può il chierichetto balbuziente Aaron Stampler essere innocente? Martin Vail, avvocato penalista del foro di Chicago è per una volta certo dell’innocenza del suo assistito, dopo che per anni si è professato interessato solo alla sentenza dei giudici e dopo aver impresso alla sua carriera l’aurea di uomo di legge alla quale ha sempre tentato di applicare la massima secondo cui ogni imputato ha diritto alla migliore difesa possibile ed è inizialmente giudicabile solo come un semplice sospettato.
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Una sceneggiatura a quattro mani ispirata dal romanzo thriller Primal Fear, di William Diehl, il quale nel 1996 portò in dote una storia come spesso siamo stati abituati a vederci offerta dal mondo della settima arte. Un legal thriller cupo e ben strutturato senza apparenti colpi d’ala per una sentenza che pare scolpita nella roccia: come può il chierichetto balbuziente Aaron Stampler essere innocente? Martin Vail, avvocato penalista del foro di Chicago è per una volta certo dell’innocenza del suo assistito, dopo che per anni si è professato interessato solo alla sentenza dei giudici e dopo aver impresso alla sua carriera l’aurea di uomo di legge alla quale ha sempre tentato di applicare la massima secondo cui ogni imputato ha diritto alla migliore difesa possibile ed è inizialmente giudicabile solo come un semplice sospettato.
Il regista Gregory Hoblit dona alla pellicola un ritmo lento scosso solo da una serie di colpi di scena imprevedibili e inaspettati, a questo aggiunge la prima interpretazione ufficiale di Ed Norton, non reduce da corsi di recitazione e che proprio nel corso di quella stagione arrivò sorprendentemente ad un solo passo dalla statuetta Oscar come miglior attore protagonista. Tutto questo salva dall’anonimato una pellicola nella quale Gere interpreta un avvocato senza particolari sbavature e con un cinismo che è secondo solamente all’efferatezza del crimine per il quale è imputato Aaron. La psicologa Frances McDorman e l’avvocato Laura Linney si accodano a Gere e a un film che facilmente potrebbe essere trasposto anche sulle assi di un palco data la scelta di girare quasi esclusivamente in interni. Pellicola nel complesso imperdibile per ammirare il talento indiscusso di Ed Norton.
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elgatoloco
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mercoledì 8 novembre 2017
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film intelligentemente"terribile"
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"Primal Fear"(come al solito il titolo originale vale ben più di quello tradotto)di Gregory Hoblit(1996)è uni di quei film che segnano, comunque, un'epoca: a proposito della giustizia, di un suo concetto"assolutista"o"relativista"(definizioni disutibili,ma utili almeno come ipotesi di lavoro)per cercare di capire quanto realmente avviene: qui, poi, si tratta di diritto penale, segnatamente di omicidio, di"dissociazione di personalità"e altro ancora, ma è meglio che si veda il film piuttosto che discettarne...o che si legga il libro da cui è tratto, di cui però non ho contezza non avendolo letto. Dirò dunque, limitandomi al film, che esso è un legal thriller molto ben costruito, con il tema specifico(preparazione delle arringhe di accusa e difesa etc.
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"Primal Fear"(come al solito il titolo originale vale ben più di quello tradotto)di Gregory Hoblit(1996)è uni di quei film che segnano, comunque, un'epoca: a proposito della giustizia, di un suo concetto"assolutista"o"relativista"(definizioni disutibili,ma utili almeno come ipotesi di lavoro)per cercare di capire quanto realmente avviene: qui, poi, si tratta di diritto penale, segnatamente di omicidio, di"dissociazione di personalità"e altro ancora, ma è meglio che si veda il film piuttosto che discettarne...o che si legga il libro da cui è tratto, di cui però non ho contezza non avendolo letto. Dirò dunque, limitandomi al film, che esso è un legal thriller molto ben costruito, con il tema specifico(preparazione delle arringhe di accusa e difesa etc., processo vero e pro prio)e del"fuori scena"(l'avvocato e l'avvocatessa si conoscevano sentimentalmente e intimamente), ma non c'è solo il legal-thriller o meglio lo stesso è integrato da scene di detection, di investigazione, di scoperta di fattori nuovi e sconcertanti, insomma di tutto ciò che"Perry Mason", vecchia ma anche"nuova"serie non poteva nè voleva dare e non solo perché l'argomento del film è scabroso, includendo anche la partecipazione attiva e sconcertante di altri prelati(fra l'altro a metà degli Novanta del 1900 anche i media di certe problematiche parlavano ben poco e comunque solo per cenni, per allusioni, spesso decisamente ellittiche...). Una delle migliori interpretazioni di Richard Gere, una volta tanto esulante dalla sua passione(buddhismo, Dalai Lama etc.), dove anche Laura Linney e Franes Mc Dormand, Edward Norton, allora comunque giovane, anzi il più giovane del cast, si esprimono in modo assolutamente convincente. Uno di quei film da archivio, da testimonianza tale da poter valere anche(lo dico da non-giurista, pur avendo mesticato qualcosa di criminologia)come esempio anche per la formazione di un avvocato e/o di un magistrato. El Gato
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elgatoloco
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sabato 2 giugno 2018
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primal fear ancora interessante, ma...
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"Primal Fear"(1996, Gregory Hoblit, da un romanzo di William Diehl)è opera decisamente interessante, anche oggi, pur se il tema(in realtà solo parzialmente trattato o meglio...qui non vorrei dare soluzioni sul finale a chi no abbia visto il film...)delle "personalità multiple"acquista ben altra valenza(anzi ben altre valenze, al plurale)in opere come quelle di Alfred Hitchock e di Brian de Palma, per fare solo due esempi celebri. Diciamo che Hoblit ha voluto"sfiorare"il tema, parlandoci semmai , non so quanto consciamente,del distrubo fittizio(cfr.DSM 5, 300.19), Certo è che l'effetto più interessante risulta essere il fallimento del grande"avvocatone"(un Richard Gere più problematico del solito, per il ruolo e per come lo rende, con margini di ambiguità interessanti, con risvolti anche inquietanti)-principe del foro, che vuole a tutti i costi dimostrare l'innocenza del suo cliente, il ragazzo sospettato di assassinio(Edward Norton, già bravissimo all'epoca)contro la sua ex, la"pubblica accusatrice"(laura Linney, anch'essa decisamente brava), che invece vuole condannarlo a tutti costri, ma la vera altercatio è quella tra l'avvocato e il suo cliente, dove emergono aspetti altrimenti quasi"intangibili".
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"Primal Fear"(1996, Gregory Hoblit, da un romanzo di William Diehl)è opera decisamente interessante, anche oggi, pur se il tema(in realtà solo parzialmente trattato o meglio...qui non vorrei dare soluzioni sul finale a chi no abbia visto il film...)delle "personalità multiple"acquista ben altra valenza(anzi ben altre valenze, al plurale)in opere come quelle di Alfred Hitchock e di Brian de Palma, per fare solo due esempi celebri. Diciamo che Hoblit ha voluto"sfiorare"il tema, parlandoci semmai , non so quanto consciamente,del distrubo fittizio(cfr.DSM 5, 300.19), Certo è che l'effetto più interessante risulta essere il fallimento del grande"avvocatone"(un Richard Gere più problematico del solito, per il ruolo e per come lo rende, con margini di ambiguità interessanti, con risvolti anche inquietanti)-principe del foro, che vuole a tutti i costi dimostrare l'innocenza del suo cliente, il ragazzo sospettato di assassinio(Edward Norton, già bravissimo all'epoca)contro la sua ex, la"pubblica accusatrice"(laura Linney, anch'essa decisamente brava), che invece vuole condannarlo a tutti costri, ma la vera altercatio è quella tra l'avvocato e il suo cliente, dove emergono aspetti altrimenti quasi"intangibili". Un thriller e anche legal thriller che, a 22 anni di distanza, si può ancora rivedere, anche nelle chiave accennata oltre che in vari altri modi e con varie implicazioni, natrualmente, come ogni opera d'arte, per sua natura, notoriamente, "polisemica"... El Gato
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mencio
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venerdì 17 agosto 2018
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le verità sono tre
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Le verità sono tre: quella del dott. Jekyll (che dice di aver inventato mr. Hyde), quella meno nota di mr. Hyde (che dice di aver inventato mr. Jekyll) e poi...c'è la verità. Il film si ferma alla seconda e questa è una sua debolezza. Tutti i personaggi sono noti: li abbiamo visti in tanti films, primo fra i quali, Il Verdetto di Sidney Lumet, ma di ben altra caratura. Anche qui c'è l'avvocato che crede nella giustizia e rischia grosso; l'avvocatessa carina, che ha una storia con l'avvocato avversario; il procuratore distrettuale che non crede neppure nel pan secco ed è più gangster di Al Capone. Personalmente il viso che mi ha colpito maggiormente è stato quello di Frances McDormand, la psichiatra, ma il personaggio che mi ha maggiormente intricato è stato quello del giudice.
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Le verità sono tre: quella del dott. Jekyll (che dice di aver inventato mr. Hyde), quella meno nota di mr. Hyde (che dice di aver inventato mr. Jekyll) e poi...c'è la verità. Il film si ferma alla seconda e questa è una sua debolezza. Tutti i personaggi sono noti: li abbiamo visti in tanti films, primo fra i quali, Il Verdetto di Sidney Lumet, ma di ben altra caratura. Anche qui c'è l'avvocato che crede nella giustizia e rischia grosso; l'avvocatessa carina, che ha una storia con l'avvocato avversario; il procuratore distrettuale che non crede neppure nel pan secco ed è più gangster di Al Capone. Personalmente il viso che mi ha colpito maggiormente è stato quello di Frances McDormand, la psichiatra, ma il personaggio che mi ha maggiormente intricato è stato quello del giudice. Alfre Wooddard: quanto di più lontana dal senso di giustizia e dalla dignità del proprio lavoro, sul suo scranno bellona ipertruccata che si presenta in aula con in mano un bel bicchierone di whisky e sancisce l'accordo salva-vita dell'accusato, con un altro bel bicchierone riempito con gli avanzi alcoolici del probo Richard Gere. Neppure Paul Newman, nel "l'uomo dai sette capestri", è mai arrivato a tanto, ma che stile, che presenza scenica, che realismo!
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