giorpost
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sabato 24 ottobre 2009
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il volto di una cina mai vista prima
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Zhang Yimou è un uomo coraggioso, filosoficamente aperto, intellettualmente onesto. Si, perchè raccontare la Cina e le sue (assurde) tradizioni nel modo in cui l'ha fatto in "Lanterne Rosse"(1991) lo rende un Che Guevara dei nostri tempi, un condottiero audiovisivo, un soldato cinematografico che ha avuto la forza di parlare della sua terra sfidando il regime ancora vigente nel Paese della Grande Muraglia. E lui quella Muraglia l'ha scavalcata con un balzo felino, come felina è la bellezza di quella Donna che risponde al nome di Gong Li, musa ispiratrice, amante (e non concubina)e quindi moglie del regista che anche grazie alla bellezza inaudita della ragazza (oggi avvenente 43enne) sforna un capolavoro che resta di diritto nella storia del Cinema.
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Zhang Yimou è un uomo coraggioso, filosoficamente aperto, intellettualmente onesto. Si, perchè raccontare la Cina e le sue (assurde) tradizioni nel modo in cui l'ha fatto in "Lanterne Rosse"(1991) lo rende un Che Guevara dei nostri tempi, un condottiero audiovisivo, un soldato cinematografico che ha avuto la forza di parlare della sua terra sfidando il regime ancora vigente nel Paese della Grande Muraglia. E lui quella Muraglia l'ha scavalcata con un balzo felino, come felina è la bellezza di quella Donna che risponde al nome di Gong Li, musa ispiratrice, amante (e non concubina)e quindi moglie del regista che anche grazie alla bellezza inaudita della ragazza (oggi avvenente 43enne) sforna un capolavoro che resta di diritto nella storia del Cinema.
Riprese mazzafiato tra un tetto e l'altro della residenza, accompagnate da una fotografia impeccabile, fantastico intreccio di colori su uno sfondo grigio come solo un tipico palazzo tradizionale cinese può trasmettere, con tanto di signorotto di corte discendente di una ricca e nobile famiglia. E proprio quel contrasto tra i tetti grigi o imbiancati dalla neve (nell' episodio "Inverno" ossia "Winter")e il rosso acceso delle lanterne o i colori vivaci ed a tratti sgargianti della casa della Terza Signora fa da traino all'opera terza del regista. Le inquadrature non sono mai banali. Alcune usanze,poi, come il massaggio ai piedi che spetta alla Signora prescelta per passare la notte , vengono attesi da chi osserva, facendo provare allo spettatore un quasi sollievo nel vedere il volto rilassato della bella ventenne Quarta Signora (Gong li, appunto)dopo una giornata passata tra complotti e dispetti.
L'idea delle lanterne è del regista (non presenti nel libro), fatto che sancisce la sua genialità peraltro confermata nella trilogia dei film avventurosi iniziata con "Hero". Le lanterne che sono premio per la notte che verrà; le lanterne che fungono da punizione (coperte da teli neri) per l'inganno subito dal Padrone (mai inquadrato con un primo piano).
Genio e disincanto, quasi una favola, poi l'abberrante finale, prima con la morte per polmonite della serva gelosa ed aspirante concubina poi con l'impiccagione (presunta) della Terza Signora rea di aver commesso adulterio, entrambe avvenute in qualche modo a causa del'ultima arrivata a Palazzo.
Fortunatamente quest'opera è arrivata fino a noi, altrimenti non avremmo conosciuto un grande regista e non avremmo saputo di certe usanze (ancora attuali?) di un Paese che corre ma che è frenato dalla sua stessa antichissima tradizione. Quel volto mai visto nel film dell'attore che interpreta il Padrone è in realtà il volto della Cina stessa.
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(di rick ash)
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giugy3000
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giovedì 21 aprile 2011
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nascita, amore e morte: film rosso.
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Benchè non si tratti del terzo capitolo della trilogia di Krzysztof Kieślowski, il film che ha consacrato Yimou al mondo del cinema occidentale è da considerarsi a tutti gli effetti un "film rosso". Come più volte già ripetuto in molte interviste dallo stesso regista, nella simbologia cinese il rosso è un colore triatico indicante il rosso del sangue del parto, il rosso passione e il rosso spento della morte. Ci troviamo davanti ad una pellicola che resterà per sempre nel nostro immaginario collettivo della Cina anni '20 e (putroppo)ancor così invariata su certi temi. Proibita opera della Cina popolare negli anni '90, la protagonista di questa toccante storia perde l'identità e quindi anche il suo nome non appena si rifugia per dovere impostogli nella casa di un ricco signore che ospita nella sua dimora labirintica e soffocante altre tre concubine pronte a soddisfargli ogni desiderio.
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Benchè non si tratti del terzo capitolo della trilogia di Krzysztof Kieślowski, il film che ha consacrato Yimou al mondo del cinema occidentale è da considerarsi a tutti gli effetti un "film rosso". Come più volte già ripetuto in molte interviste dallo stesso regista, nella simbologia cinese il rosso è un colore triatico indicante il rosso del sangue del parto, il rosso passione e il rosso spento della morte. Ci troviamo davanti ad una pellicola che resterà per sempre nel nostro immaginario collettivo della Cina anni '20 e (putroppo)ancor così invariata su certi temi. Proibita opera della Cina popolare negli anni '90, la protagonista di questa toccante storia perde l'identità e quindi anche il suo nome non appena si rifugia per dovere impostogli nella casa di un ricco signore che ospita nella sua dimora labirintica e soffocante altre tre concubine pronte a soddisfargli ogni desiderio. Un film erotico quindi? No, Zhang Yimou non fa prendere questa piega al racconto nonostante il romanzo di sua ispirazione per il film (2Mogli e concubine" n.d.r)enfatizzi quest'aspetto con piccanti e minuziosi dettagli. Yimou non affonda nei piaceri della carne temendo di distogliere lo spettatore dal susseguirsi di emozioni, voglie e sentimenti stroncati di ognuna delle quattro mogli del padrone. Ognuna di esse è lì, in quella casa ma nessuna può essere se stessa: la prima vorrebbe invecchiare e disfarsi forse delle secolari tradizioni di famiglia, la seconda vorrebbe un erede maschio per il padrone ma lui non glielo concede, la terza ha soffocato una carriera brillante di cantante lirica e stanca di stare sola si fa un amante...mentre la quarta, la "prima" protagonista ha interrotto la carriera universitaria per farsi mantenere. Nessuna figura femminile gode di privilegi, nessuna viene ascoltata o consolata. In un mondo finto, di sentimenti e rispetti e finti, alla fine ci si trova coinvolti in un vortice dove l'unico scopo della giornata è solo far venire "lo sposo" nella propria abitazione, usanza che verrà riconosciuta con l'accensione nella casa della prescelta delle lanterne.
Esse non illuminano, non sono luci d'amore ma di morte. L'atmosfera improbabile che si respira alla luce arancione soffusa delle lanterne è l'odore della morte che prima o poi prenderà il sopravvento sulla vita disgraziata più che fortunata delle concubine. Se difatti nei film di Almodovar si repsira la totale solidarietà femminile il mondo qui descrittoci da Yimou è un mondo dove il litigio, il dispetto, il tradimento e la bugia costellano l'intricata e fitta rete dei rapporti tra le quatto mogli, che senza scrupoli farebbero di tutto pur di godere del privilegio del padrone nel proprio letto. Unico atto di gioia per loro stesse soltanto è rimasto il simbolico massaggio ai piedi, atto d'amore singolo di cui le spose risultano quasi dipendenti, drogate da quel poco d'amore che rimane per loro stesse, come una masturbazione all'apice della loro annullata dignità.
Perfetto in ogni tratto ed espressiva al massimo anche nella sola alzata di sopracciglio, Gong Li (che sarà musa delr egista fino al 1995 nonchè anche compagna di vita) aleggia da dea su questa pellicola a tratti horror dapprima come angelo ancora immacolato dalle perfidei delle abitanti della cosa e poi come inconsapevole diavolo intriso di voglia di sopraffazione.
Splendido capolavoro del cineasta di Gorgo Rosso, che nel 2004 ci ha regalato il meraviglioso "La foresta dei pugnali volanti".
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frenky 90
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giovedì 29 marzo 2012
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la frustrazione nel cinema asiatico post-moderno
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L'assurda vita di una concubina nella Cina degli anni 20, raccontata con dolore simmetrico e preciso dalla regia di Zhang Yimou, futuro fenomeno extra-asiatico come Ang Lee, la cui patria è la stessa di una delle tre coproduzioni (Taiwan; Cina e Hong Kong le altre due). L'anno di uscita del film è il 1991 e purtroppo, viene da dire, nulla di più congruo allo spirito asiatico poteva essere partorito dal romanzo di Su Tong “Mogli e concubine” trasposto con barbaria giustificata dai tempi fortunatamente cambiati ai giorni nostri seppur con problematiche di natura differente. A far paura più della “stanza della morte”, più volte paventata nel film, è l'atmosfera asciutta e sacrale, i volti spenti che abitano con rassegnazione il microcosmo austero del palazzo Chen e l'inquieta colonna sonora dei picchettii degli strumenti da massaggio e dell'incalzante ritmo a percussioni che scandisce l'accensione delle fantomatiche e fatali lanterne rosso acceso.
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L'assurda vita di una concubina nella Cina degli anni 20, raccontata con dolore simmetrico e preciso dalla regia di Zhang Yimou, futuro fenomeno extra-asiatico come Ang Lee, la cui patria è la stessa di una delle tre coproduzioni (Taiwan; Cina e Hong Kong le altre due). L'anno di uscita del film è il 1991 e purtroppo, viene da dire, nulla di più congruo allo spirito asiatico poteva essere partorito dal romanzo di Su Tong “Mogli e concubine” trasposto con barbaria giustificata dai tempi fortunatamente cambiati ai giorni nostri seppur con problematiche di natura differente. A far paura più della “stanza della morte”, più volte paventata nel film, è l'atmosfera asciutta e sacrale, i volti spenti che abitano con rassegnazione il microcosmo austero del palazzo Chen e l'inquieta colonna sonora dei picchettii degli strumenti da massaggio e dell'incalzante ritmo a percussioni che scandisce l'accensione delle fantomatiche e fatali lanterne rosso acceso. Proprio su di esse occorre soffermarsi per sottolineare il genio autoriale che le pone in essere dal nulla, data la totale inesistenza di tale tradizione nella cultura cinese, e che le assurge a protagoniste dell'opera dandone il titolo poiché sono queste stesse a muovere gli equilibri, portando l'orgoglio nelle stanze in cui sono accese e l'invidia in quelle in cui non vi entrano neppure. Il femminismo quantomai giusto e viscerale della cinematografia emerge dalla scelta di particolari inquadrature da parte della direzione di un Yimou registicamente puntuale in maniera impeccabile, come quando piazza la macchina da presa in faccia alla sua eroina nello shot di apertura e ripete la medesima operazione verso il finale del film con la sposina che ne ha preso il posto. Altro asso nella manica del director di Sian è la scelta di non mostrare praticamente mai il volto di padron Chen, solo un volta velato dall'immancabile rosso trasparente delle coperte del talamo nuziale e per il resto inquadrato solo da lontano. Scelta che aiuta non poco a conferire ancora più timore reverenziale alla sua figura ma anche a spostare l'attenzione da lui, pur senza togliergli l'indiscutibile status di deus ex machina. Al disopra di tutto è solo la sua voce che echeggia sinistra e calma tra le mura e nel cortile del palazzo, tanto per cambiare resa splendidamente dal doppiaggio italiano. “Dry” è per l'appunto come prima accennavo anche la recitazione di Gong Li nella parte della maledetta “quarta signora”, emotivamente fragile e psichicamente instabile, giustificata dal piccolo inferno in cui vive. L'attrice naturalizzata singaporiana, anche lei futura stella ad Hollywood e Cannes, opera una scelta intimista donando al personaggio compostezza anche nel momento della pazzia e suscitando nello spettatore empatia e compassione. Il film riesce nel complesso ad essere di denuncia senza gridare allo “unitevi sorelle”, a commuovere senza strappare lacrime, in definitiva a sbraitare senza alzare troppo la voce.
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jayan
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domenica 6 ottobre 2013
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donne schiave di un signore - cina anni '20
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Il capolavoro di Zhang Yimou. Narra di un signore e delle sue concubine, vere schiave assoggettate a ogni suo volere, il cui unico scopo è di soddisfare i suoi sensi ed essere le sue donne da letto quando lo vuole. Il resto del tempo le donne lo trascorrono in attesa di essere chiamate da lui. E' allora che vengono messe le lanterne rosse davanti alla sua casa. Un film sul maschilismo di quei tempi, sui servitori-schiavi che dovevano ottemperare a ogni desiderio del signore, e non solo le concubine ma anche tutta la schiera di servi, del signore e delle stesse concubine. La donna non ha nessuna libertà, deve sottostare alle regole della casa, regole dettate dallo stesso signore.
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Il capolavoro di Zhang Yimou. Narra di un signore e delle sue concubine, vere schiave assoggettate a ogni suo volere, il cui unico scopo è di soddisfare i suoi sensi ed essere le sue donne da letto quando lo vuole. Il resto del tempo le donne lo trascorrono in attesa di essere chiamate da lui. E' allora che vengono messe le lanterne rosse davanti alla sua casa. Un film sul maschilismo di quei tempi, sui servitori-schiavi che dovevano ottemperare a ogni desiderio del signore, e non solo le concubine ma anche tutta la schiera di servi, del signore e delle stesse concubine. La donna non ha nessuna libertà, deve sottostare alle regole della casa, regole dettate dallo stesso signore. E' un film in cui le immagini sono in primo piano, insieme alle musiche. L'attrice principale Gong li è molto brava, interpreta una ragazza di campagna che lascia gli studi per andare a vivere da concubina nella casa del signore, con la speranza di far soldi e una vita diversa. Si accorgerà di essere finita in un vero carcere, dove la donna non ha alcuna dignita, viene considerata soltanto come un oggetto di piacere. Un film da vedere. Per gli amanti dei film d'autore. Gli altri si astengano: si annoierebbero!
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ilaria pasqua
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venerdì 9 maggio 2014
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una cina come non l'avete mai vista
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Nella Cina del Nord dei primi anni ’20, una giovane studentessa per aiutare sua madre e per evitare la povertà va in sposa a un signorotto che vive in un palazzo lontano dalla città, diventa la quarta moglie, una concubina.
La vita e le regole di quella strana famiglia la spingeranno alla pazzia.
Questo film è tratto dal libro Mogli e concubine di Su Tong e confesso che questo è il primo lavoro di Zhāng Yìmóu che vedo, nonostante adori i registi orientali.
Eleganza. È questa la prima parola per descrivere Lanterne rosse. La prima cosa che colpisce è il modo in cui vengono utilizzati gli spazi.
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Nella Cina del Nord dei primi anni ’20, una giovane studentessa per aiutare sua madre e per evitare la povertà va in sposa a un signorotto che vive in un palazzo lontano dalla città, diventa la quarta moglie, una concubina.
La vita e le regole di quella strana famiglia la spingeranno alla pazzia.
Questo film è tratto dal libro Mogli e concubine di Su Tong e confesso che questo è il primo lavoro di Zhāng Yìmóu che vedo, nonostante adori i registi orientali.
Eleganza. È questa la prima parola per descrivere Lanterne rosse. La prima cosa che colpisce è il modo in cui vengono utilizzati gli spazi. Tutto il film si svolge nel palazzo, tra i cortili delle quattro concubine così diverse l’una dall’altra, non solo per l’età. L’unica cosa che le unisce è il desiderio di non essere messe da parte dal padrone, per mantenere vivi i privilegi che si ottengono quando si riesce a passare la notte con lui. È una continua lotta senza esclusioni di colpi che costringerà la protagonista, giovane e inesperta, a scendere a compromessi con quella nuova vita, a comportarsi come le altre per poter sopravvivere. Anche se fa più di uno sgambetto alle altre mogli, non è come le altre, quella logica su cui basano la loro intera esistenza le sta stretta e le sembra sempre più assurda, soprattutto di fronte a ciò che le mogli sono disposte a fare per vedere quelle lanterne rosse accendersi nel proprio cortile. Di tutto.
E lei è costretta a giocare, il suo cortile si illumina più di tutte le altre, fino a strozzarla del tutto. Il regista la inquadra spesso dall’alto, mentre cammina avanti e indietro nel suo spazio, in quella prigione fatta di mura e di ganci per le lanterne, di giorno sempre vuoti.
Questa è la grande bellezza e forza del film: il marito-padrone non ha faccia, faccia l’hanno solo le quattro mogli e i loro giochi di potere. L'invidia, l'odio, la violenza psicologica subdola con cui cercano di affossare le altre per ricevere un po' d'amore, un minimo d'attenzione. Al centro la loro condizione di donne, l'amarezza in cui affogano, l'insoddisfazione, l'ambizione e poi la sofferenza, la totale disperazione della protagonista. È forte la critica alla condizione delle donne nella Cina degli anni '20, tanto che il film fu censurato dal regime.
Personaggio importantissimo, anche se apparentemente secondario, è quello della serva di Song Lian che sogna di diventare un giorno concubina, e che nel tempo libero ruba le vecchie lanterne, replicando i gesti del massaggio ai piedi, l'unica gentilezza alle mogli-schiave che suona però più come una condanna.
È magnifica la fotografia e il modo in cui Yìmóu sfrutta lo spazio, stringendo quel cortile sempre più intorno alla giovane, fino a toglierle del tutto l’aria, fino all’ultima splendida scena. Non si può fare a meno di soffrire di claustrofobia, desiderare che quella macchina da presa si alzi, ci apra le porte del palazzo per lasciarci liberi di respirare, ma non accade. Mai.
Recensione pubblicata in origine su: www.ilariapasqua.net
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arnaco
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sabato 17 gennaio 2015
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attualità
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Come qualcuno ha già osservato, le vere protagoniste del film sono le lanterne e sono la cosa che non si dimentica. Io a distanza di molti anni dalla prima visione avevo dimenticato quasi tutto, ma le immagini delle lanterne che danzano, scandiscono il ritmo degli eventi, si accendono come fievoli speranze per poi spegnersi, vengono oscurate e si riaccendono in una vampa di odio e di diperata follia, quelle no, non le avevo dimenticate.
Rivisto oggi il film lascia la bocca amara perché fa pensare che non è cambiato niente, non so in Cina, ma nel mondo che vedo intorno a me. Quanti uomini, se già non lo sono, sognano di essere Chang, ricchi, con nient'altro da fare che scegliersi la concubina preferita per la notte, incuranti dello stato e delle sofferenze di chi li circonda? Quante donne ridotte allo stato di concubine non sanno far altro che beccarsi come galline per essere la preferita? Non ci sono alternative alla rassegnazione in attesa della morte (prima signora), al tentativo disperato di trovare un po' d'amore e di conseguenza ancora la morte (terza signora) o la follia, poco diversa dalla morte (quarta signora).
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Come qualcuno ha già osservato, le vere protagoniste del film sono le lanterne e sono la cosa che non si dimentica. Io a distanza di molti anni dalla prima visione avevo dimenticato quasi tutto, ma le immagini delle lanterne che danzano, scandiscono il ritmo degli eventi, si accendono come fievoli speranze per poi spegnersi, vengono oscurate e si riaccendono in una vampa di odio e di diperata follia, quelle no, non le avevo dimenticate.
Rivisto oggi il film lascia la bocca amara perché fa pensare che non è cambiato niente, non so in Cina, ma nel mondo che vedo intorno a me. Quanti uomini, se già non lo sono, sognano di essere Chang, ricchi, con nient'altro da fare che scegliersi la concubina preferita per la notte, incuranti dello stato e delle sofferenze di chi li circonda? Quante donne ridotte allo stato di concubine non sanno far altro che beccarsi come galline per essere la preferita? Non ci sono alternative alla rassegnazione in attesa della morte (prima signora), al tentativo disperato di trovare un po' d'amore e di conseguenza ancora la morte (terza signora) o la follia, poco diversa dalla morte (quarta signora). Con il suo arrivo, cioè con l'avvento di una donna colta, si poteva sperare in un cambiamento. Invece non solo Songlian non riesce a rivendicare la propria dignità di donna, ma si comporta a sua volta da schiavista nei confronti della povera servetta e si lascia irretire dal gioco squallidamente perverso della seconda signora. Lo stesso destino sembra essere riservato alla cultura nella nostra società dominata dai poteri forti. Nel frattempo arriva la quinta signora.
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ennio
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sabato 25 novembre 2017
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non solo perfezione stilistica
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Oltre alla bellezza della rappresentazione scenica, di questo film rimane impresso l'asciutto realismo con cui si analizzano le figure, le nature e i desideri maschili e femminili nella loro più profonda ed intima sostanza. Il cavaliere dominante ma gentile, che offre alle sue mogli una vita agiata e all'acqua di rose e una sostanziale libertà di movimento (e di tradimento). Ciò in cambio, ovviamente, della dedizione assoluta al cavaliere/padrone. Ma la libertà di una effettiva prigionia presto si trasforma nel nido di vipere e nella competizione raffinatamente menzognera, in cui le donne sono maestre in ogni epoca e società.
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onufrio
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lunedì 11 febbraio 2019
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lanterne nere alla quarta casa
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Il regista Zhang Yimou esplora la vita coniugale nella Cina degli anni 20. La protagonista è Songlian, giovane ragazza che dopo la morte del padre si ritrova a vivere con la matrigna, la donna decide che la ragazza deve sposarsi, Songlian così accetta di divenire sposa di un ricco Padrone, diventando la quarta moglie. Un covo di vipere si annida all'interno delle tetre e labirintiche mura dove vivono la quattro signore, in un gioco fatto di astuzia e sottili manovre, la vita per la giovane Songlian diventa sempre più insopportabile col passare delle stagioni. Lanterne rosse è il film che ha fatto scoprire la Cina nel mercato cinematografico internazionale, con un film assolutamente d'autore.
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Il regista Zhang Yimou esplora la vita coniugale nella Cina degli anni 20. La protagonista è Songlian, giovane ragazza che dopo la morte del padre si ritrova a vivere con la matrigna, la donna decide che la ragazza deve sposarsi, Songlian così accetta di divenire sposa di un ricco Padrone, diventando la quarta moglie. Un covo di vipere si annida all'interno delle tetre e labirintiche mura dove vivono la quattro signore, in un gioco fatto di astuzia e sottili manovre, la vita per la giovane Songlian diventa sempre più insopportabile col passare delle stagioni. Lanterne rosse è il film che ha fatto scoprire la Cina nel mercato cinematografico internazionale, con un film assolutamente d'autore.
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