figliounico
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martedì 26 settembre 2023
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burroughs il peggiore incubo di cronenberg
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Cronenberg, con un cut up filmico che richiama lo stile letterario dello stesso Burroughs, compone, in una narrazione visionaria, allucinata e priva di comune senso logico, stralci dell’omonimo romanzo e momenti topici di vita vissuta dello scrittore maledetto, come l’omicidio della moglie, messo in scena due volte, o la fuga a Tangeri, dove per l’appunto scrisse, sotto l’effetto di droghe, Il pasto nudo, ed in cui l’omosessualità di Burroughs si sdoppia, sul piano della rappresentazione onirica, dando vita ad incubi in cui i sensi di colpa dello scrittore, per quella che è sentita, per educazione familiare, come una devianza, partoriscono esseri zoomorfi, frutto dell’incrocio della normalità, identificata tout court con l’essere umano, ed insetti mostruosi imparentati con creature aliene.
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Cronenberg, con un cut up filmico che richiama lo stile letterario dello stesso Burroughs, compone, in una narrazione visionaria, allucinata e priva di comune senso logico, stralci dell’omonimo romanzo e momenti topici di vita vissuta dello scrittore maledetto, come l’omicidio della moglie, messo in scena due volte, o la fuga a Tangeri, dove per l’appunto scrisse, sotto l’effetto di droghe, Il pasto nudo, ed in cui l’omosessualità di Burroughs si sdoppia, sul piano della rappresentazione onirica, dando vita ad incubi in cui i sensi di colpa dello scrittore, per quella che è sentita, per educazione familiare, come una devianza, partoriscono esseri zoomorfi, frutto dell’incrocio della normalità, identificata tout court con l’essere umano, ed insetti mostruosi imparentati con creature aliene. In questo adattamento cinematografico di Cronenberg di un testo di Burroughs si sintetizzano, raddoppiandosi nella sovrapposizione dell’immagine alla parola scritta, parola scritta pigiando sulla tastiera dei sensi, le ossessioni profetiche di entrambi gli autori. L’ibridazione di carne e tecnologia, già al centro di Videodrome, e la paura di un controllo sociale delle menti sempre più pervasivo da parte del potere, attraverso l’uso di strumenti quotidiani di comunicazione che questa volta assumono la forma delle macchina da scrivere, trasfigurate in grossi scarafaggi con una oscena apertura carnosa sul dorso che simboleggia i tre pertugi umani di comunicazione primordiale, dell’umano prima ancora che si potesse definire umano, con il mondo, ossia bocca, ano, vulva. E’ proprio attraverso questi ancestrali orifizi che penetra la polvere gialla, usata per uccidere gli scarafaggi dal disinfestatore, Peter Weller nella parte dello scrittore protagonista della sua stessa storia, metafora della mistificante azione dell’informazione, ossia il dolce veleno ipnotico che lega in un rapporto di dipendenza e di assuefazione letale l’individuo al potere. Nuove mezzi di avvelenamento e di controllo sociale sostituiscono la polvere gialla con un nettare biancastro che gli schiavi umani suggono da antenne falliche che spuntano come mammelle dalla testa di alieni, ovvero uomini ibridati dal potere, che cambia forma disvelandosi come medico, Roy Scheider, per fungere da tramite con la massa dei cittadini.
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dario
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mercoledì 14 gennaio 2015
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bloccato
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Notevoli le ambientazioni di Cronenberg, non dozzinali le atmosfere, ma il film è sostanzialmente bloccato su una piccola idea (che potrebbe svilupparsi in modo grandioso quanto doloroso) che non riesce a maturare. E' tutto un girare intorno ad una sorta di fissazione verso il debordo delle cose, verso l'allucinazione, che ha consistenza formale, ma si guarda bene dal trentare di averne una sostanziale. Così rimangono in mente gli effetti e l'estetica della storia. Manca l'etica, che non è morale, bensì è logica, è critica ragionata, metabolizzata, di quel che si intende comunicare. Stando così le cose, inevitabilmente la sceneggiatura è ambigua, pesca da Burroughs, ma interpreta a proprio modo, limitandosi tuttavia a ripetere slogan verbali e visivi, a quanto pare con l'aiuto dello scrittore stesso, per ragioni commerciali.
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Notevoli le ambientazioni di Cronenberg, non dozzinali le atmosfere, ma il film è sostanzialmente bloccato su una piccola idea (che potrebbe svilupparsi in modo grandioso quanto doloroso) che non riesce a maturare. E' tutto un girare intorno ad una sorta di fissazione verso il debordo delle cose, verso l'allucinazione, che ha consistenza formale, ma si guarda bene dal trentare di averne una sostanziale. Così rimangono in mente gli effetti e l'estetica della storia. Manca l'etica, che non è morale, bensì è logica, è critica ragionata, metabolizzata, di quel che si intende comunicare. Stando così le cose, inevitabilmente la sceneggiatura è ambigua, pesca da Burroughs, ma interpreta a proprio modo, limitandosi tuttavia a ripetere slogan verbali e visivi, a quanto pare con l'aiuto dello scrittore stesso, per ragioni commerciali. Alla lunga il gioco stanca, si avverte un'impotenza a comprendere ciò di cui si tratta. E anche una certa indifferenza verso l'esito delle rappresentazioni. Attori a posto, ma un po' piatti, buona fluidità narrativa nella prima parte. Non si capisce la doppia recitazione della Davis (che è una signora attrice).
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noia1
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lunedì 17 novembre 2014
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boh
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Un uomo si ritrova suo malgrado immerso in un intrigo tra società misteriose, al proseguire delle indagini verrà immerso sempre più intensamente in un mondo folle.
Lento, intenso, pazzo, insensato. Una trama intrigante si sviluppa sul ramo del grottesco senza andare a parare chiaramente in qualcosa di concreto, Cronenberg in questa pellicola forse ha voluto imitare il libro cercando la confusione più che un vero e proprio fulcro per la trama.
Innegabile la qualità impreziosita dall’assoluta unicità di ciò che viene mostrato e come viene mostrato, si viene coinvolti dall’inizio alla fine in un susseguirsi di rivelazioni, peccato che il film non abbia un senso.
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Un uomo si ritrova suo malgrado immerso in un intrigo tra società misteriose, al proseguire delle indagini verrà immerso sempre più intensamente in un mondo folle.
Lento, intenso, pazzo, insensato. Una trama intrigante si sviluppa sul ramo del grottesco senza andare a parare chiaramente in qualcosa di concreto, Cronenberg in questa pellicola forse ha voluto imitare il libro cercando la confusione più che un vero e proprio fulcro per la trama.
Innegabile la qualità impreziosita dall’assoluta unicità di ciò che viene mostrato e come viene mostrato, si viene coinvolti dall’inizio alla fine in un susseguirsi di rivelazioni, peccato che il film non abbia un senso. Tecnica, abilità, bravura, esperimento, tutto per niente, stiamo parlando di un film non di una storiella da quattro soldi per cui un senso deve esserci. Ho verificato recensioni su recensioni senza trovare altro che teorie su varie forme di rappresentazione di un disagio che forse il regista ha voluto trasmettere ma che – se ciò fosse vero – con il libro non centra niente. Leggendo il libro e alcune recensioni sul libro è evidente che da una parte Burroughs ha voluto dare una rappresentazione degli effetti della droga trascrivendo tutte le sensazioni e le idee conseguenti tale condizione; dall’altra si tratta di una critica nei confronti della società portando come esempi estreme conseguenze di vari tipi di società immaginarie e distopiche.
In ogni caso altri registi hanno portato trame complesse ma con un senso senza mai perdere credibilità dal punto di vista della trama, è quasi impossibile però trasmettere l’intelligenza narrativa del libro in questione dentro un film, (sempre e solo dal punto di vista della costruzione della trama) una specie di disastro. Il film poi, che dovrebbe prendere largamente spunto dal libro, ha uno sviluppo lento, quasi da film drammatico, mentre nel libro tutta l’impostazione è più veloce e godibile con l’unico freno di una complessità immensa nel leggere.
Non mi sento di dare un voto, troppe contraddizioni, se da una parte lo sviluppo è geniale dall’altra non si capisce niente con troppi elementi in questione senza soluzione o scopo se non quello di confondere.
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vjarkiv
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sabato 12 aprile 2014
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uno dei film più allucinogeni...
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Uno dei film più allucinogeni della storia del cinema. Non poteva essere altrimenti visto che Cronenberg ha deciso di rifarsi all'omonimo racconto di William S. Burroughs. Almeno due i piani di lettura: per lo spettatore informato che magari conosce le opere di Burroughs, sarà appagante vedere come il regista abbia saputo in maniera visiva e quasi calligrafica dare forma ai contenuti letterari; per lo spettatore meno informato, superato lo shock della incomprensibilità allucinatoria delle immagini e dei dialoghi, può essere motivo di conoscenza e magari lettura di uno degli artisti più importanti della Beat Generation.
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fedeleto
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venerdì 29 luglio 2011
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il film nudo
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Adattando il romanzo di bourroughs(impresa difficilissima dove molti registi hanno rifiutato di partecipare),David Cronenberg (scanners,la mosca,videodrome),ci immerge in un mondo allucinogeno quasi alla videodrome.Un uomo ,scrittore fallito e sterminatore di insetti,si droga con una polvere insetticida,che lo riduce un allucinato.Uccidendo la moglie per errore fugge in tunisia ,dove una macchina da scrivere che si tramuta in moscone gigante gli da ordini poiche ' all'uomo viene detto di essere un agente segreto.Forse dietro tutto questo c'e' un medico che con una nuova polvere vuole conquistare il mondo ,oppure e' solo tutto frutto di un'immaginazione derivante da un altro mondo,dove tutto si ripete come nel finale.
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Adattando il romanzo di bourroughs(impresa difficilissima dove molti registi hanno rifiutato di partecipare),David Cronenberg (scanners,la mosca,videodrome),ci immerge in un mondo allucinogeno quasi alla videodrome.Un uomo ,scrittore fallito e sterminatore di insetti,si droga con una polvere insetticida,che lo riduce un allucinato.Uccidendo la moglie per errore fugge in tunisia ,dove una macchina da scrivere che si tramuta in moscone gigante gli da ordini poiche ' all'uomo viene detto di essere un agente segreto.Forse dietro tutto questo c'e' un medico che con una nuova polvere vuole conquistare il mondo ,oppure e' solo tutto frutto di un'immaginazione derivante da un altro mondo,dove tutto si ripete come nel finale.Grande Cronenberg che ancora una volta ci stupisce con i suoi effetti speciali e con la sua tematica della carne sinonimo di trasformazione.
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marhalt
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venerdì 15 aprile 2011
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non mi è piaciuto
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Il film non è esattamente una trasposizione cinematografica del romanzo di Borroughs, bensì una biografia dell'autore, una rappresentazione allucinata del processo di stesura de "Il pasto nudo". Vengono così trattati temi quali l'omosessualità, da cui pare che lo scrittore fosse ossessionato, e il rapporto con la tossicodipendenza, evidentemente tra gli elementi chiave del film e fattore decisivo nella composizione (reale) dell'opera letteraria da cui la pellicola prende il titolo. Peccato che Cronenberg (al quale vanno i miei complimenti per aver avuto il coraggio di affrontare un soggetto così antiletterario) faccia a mio parere un gran casino, tentando di amalgamare componenti del libro (la storia di Anexia e dell'Interzona), fatti reali e memorie (richiamati più o meno fedelmente) della vita di Borroughs e altre trovate di sua personalissima invenzione: ne viene fuori fondamentalmente un caos indefinito.
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Il film non è esattamente una trasposizione cinematografica del romanzo di Borroughs, bensì una biografia dell'autore, una rappresentazione allucinata del processo di stesura de "Il pasto nudo". Vengono così trattati temi quali l'omosessualità, da cui pare che lo scrittore fosse ossessionato, e il rapporto con la tossicodipendenza, evidentemente tra gli elementi chiave del film e fattore decisivo nella composizione (reale) dell'opera letteraria da cui la pellicola prende il titolo. Peccato che Cronenberg (al quale vanno i miei complimenti per aver avuto il coraggio di affrontare un soggetto così antiletterario) faccia a mio parere un gran casino, tentando di amalgamare componenti del libro (la storia di Anexia e dell'Interzona), fatti reali e memorie (richiamati più o meno fedelmente) della vita di Borroughs e altre trovate di sua personalissima invenzione: ne viene fuori fondamentalmente un caos indefinito.
Già dall'inizio, secondo me, si capisce abbastanza chiaramente che si tratta di un film con delle pretese, di un film che vuole dire qualcosa (il che è chiaramente un merito); fino a un certo punto ci si sforza di capire cosa e ci si cimenta nell'impresa di comprensione anche con un certo piacere; poi però, francamente, ci si rinuncia, non tanto perchè diventi troppo difficile da seguire, quanto perchè la "storia" comincia ad apparire del tutto irrilevante e tutto viene inesorabilmente travolto dalla mania di Cronenberg di infilare ad ogni occasione rivoltanti e orrorifiche allucinazioni (queste, sì, veramente da b-movie, anche se quello degli "effetti speciali" è un aspetto che mi interessa tutto sommato molto poco). I momenti migliori risiedono assolutamente nei monologhi di William (le due storielle che racconta a Cloquet), in alcuni dialoghi e nelle letture che fanno gli amici dei loro estratti; ma qui, obiettivamente, si rimane più che altro affascinati e suggestionati dalla proprietà di linguaggio e dalla visionarietà delle parole, perchè il significato, sempre che ce ne sia uno, è estremamente sfuggente.
In definitiva la prima parte mi stava prendendo e posso dire tranquillamente che mi sia piaciuta; ma a un tratto il film imbocca strade di puro delirio, un succedersi frenetico, peraltro di dubbia utilità narrativa, di allucinazioni orrende, logoranti, che fanno completamente dimenticare allo spettatore l'opportunità di cercare una metafora in quello che vede. Alla fine quello che resta negli occhi è l'immagine di Cloquet, trasformato in insetto, che violenta Kiki, mentre la mente è completamente vuota.
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sinkro
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giovedì 9 aprile 2009
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nessuno è perfetto, neanche cronenberg
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Amettiamo qualche scena stupenda in una trama incomprensibile dove gli incubi prendono vita. Abbastanza da giustificare la visione?
Noioso, criptico, incapibile e infilmabile. Un esperimento mal riuscito di un grande regista (un po' sopravvalutato).
Parlano più le immagini che la storia, suggerendo senazioni anzichè pensieri. Probabilmente piacerà ai fan di Lynch.
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paride86
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lunedì 2 marzo 2009
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buono
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Da un libro difficilissimo Cronenberg ha tratto una sceneggiatura sensata - sempre che così possa essere definita - e lineare: già questo è un grosso merito, e chi ha letto il romanza lo sa.
Veniamo poi al film: si distingue innanzi tutto per i colori e le ambientazioni, totalmente diverse da quanto Cronenberg aveva fatto fino ad allora; molto interessante anche la dimensione onirica e visionaria di cui il regista si serve per rappresentare l'effetto delle droghe.
Mi ha deluso un po' la regia, troppo densa di primi (o primissimi) piani, soprattutto nella prima parte della storia, che viene riletta in maniera misogina (o omofobica?).
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gianmaria s
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martedì 29 aprile 2008
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film-incubo, denso di allucinazioni
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David Cronenberg ha sceneggiato e diretto l'opera manifesto della letteratura beat di William Burroughs. New York 1953, William Lee (Peter Weller) scappa ad Interzone, una città fantastica dove regnano il caos e la violenza e dove tutte le sue allucinazioni prenderanno vita.
Film-incubo, denso di allucinazioni e dalla trama spesso incomprensibile.
E' un film che parla di dipendenza, di visioni e permette di riflettere su chi siano i veri mostri nella nostra vita. Tutto questo però viene a posteriori, vedendo il film si è solo allucinati dall'incomprensibilità di questo e dall'uso (forse) ermeneutico dei simboli.
In buona sostanza si resta spiazzati e a tratti annoiati.
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gianna
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venerdì 22 febbraio 2008
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da burroughs a cronenberg passando per weller
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"Pasto Nudo" di William Seward Burroughs era un pessimo libro, come lo erano tutti quelli dell'insulsa Beat Generation (primo su tutti i mediocrissimo Kerouack). "Il Pasto Nudo" di David Cronenberg è invece uno dei suoi capolavori.
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