fedeleto
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venerdì 29 luglio 2011
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il film nudo
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Adattando il romanzo di bourroughs(impresa difficilissima dove molti registi hanno rifiutato di partecipare),David Cronenberg (scanners,la mosca,videodrome),ci immerge in un mondo allucinogeno quasi alla videodrome.Un uomo ,scrittore fallito e sterminatore di insetti,si droga con una polvere insetticida,che lo riduce un allucinato.Uccidendo la moglie per errore fugge in tunisia ,dove una macchina da scrivere che si tramuta in moscone gigante gli da ordini poiche ' all'uomo viene detto di essere un agente segreto.Forse dietro tutto questo c'e' un medico che con una nuova polvere vuole conquistare il mondo ,oppure e' solo tutto frutto di un'immaginazione derivante da un altro mondo,dove tutto si ripete come nel finale.
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Adattando il romanzo di bourroughs(impresa difficilissima dove molti registi hanno rifiutato di partecipare),David Cronenberg (scanners,la mosca,videodrome),ci immerge in un mondo allucinogeno quasi alla videodrome.Un uomo ,scrittore fallito e sterminatore di insetti,si droga con una polvere insetticida,che lo riduce un allucinato.Uccidendo la moglie per errore fugge in tunisia ,dove una macchina da scrivere che si tramuta in moscone gigante gli da ordini poiche ' all'uomo viene detto di essere un agente segreto.Forse dietro tutto questo c'e' un medico che con una nuova polvere vuole conquistare il mondo ,oppure e' solo tutto frutto di un'immaginazione derivante da un altro mondo,dove tutto si ripete come nel finale.Grande Cronenberg che ancora una volta ci stupisce con i suoi effetti speciali e con la sua tematica della carne sinonimo di trasformazione.
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noia1
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lunedì 17 novembre 2014
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boh
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Un uomo si ritrova suo malgrado immerso in un intrigo tra società misteriose, al proseguire delle indagini verrà immerso sempre più intensamente in un mondo folle.
Lento, intenso, pazzo, insensato. Una trama intrigante si sviluppa sul ramo del grottesco senza andare a parare chiaramente in qualcosa di concreto, Cronenberg in questa pellicola forse ha voluto imitare il libro cercando la confusione più che un vero e proprio fulcro per la trama.
Innegabile la qualità impreziosita dall’assoluta unicità di ciò che viene mostrato e come viene mostrato, si viene coinvolti dall’inizio alla fine in un susseguirsi di rivelazioni, peccato che il film non abbia un senso.
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Un uomo si ritrova suo malgrado immerso in un intrigo tra società misteriose, al proseguire delle indagini verrà immerso sempre più intensamente in un mondo folle.
Lento, intenso, pazzo, insensato. Una trama intrigante si sviluppa sul ramo del grottesco senza andare a parare chiaramente in qualcosa di concreto, Cronenberg in questa pellicola forse ha voluto imitare il libro cercando la confusione più che un vero e proprio fulcro per la trama.
Innegabile la qualità impreziosita dall’assoluta unicità di ciò che viene mostrato e come viene mostrato, si viene coinvolti dall’inizio alla fine in un susseguirsi di rivelazioni, peccato che il film non abbia un senso. Tecnica, abilità, bravura, esperimento, tutto per niente, stiamo parlando di un film non di una storiella da quattro soldi per cui un senso deve esserci. Ho verificato recensioni su recensioni senza trovare altro che teorie su varie forme di rappresentazione di un disagio che forse il regista ha voluto trasmettere ma che – se ciò fosse vero – con il libro non centra niente. Leggendo il libro e alcune recensioni sul libro è evidente che da una parte Burroughs ha voluto dare una rappresentazione degli effetti della droga trascrivendo tutte le sensazioni e le idee conseguenti tale condizione; dall’altra si tratta di una critica nei confronti della società portando come esempi estreme conseguenze di vari tipi di società immaginarie e distopiche.
In ogni caso altri registi hanno portato trame complesse ma con un senso senza mai perdere credibilità dal punto di vista della trama, è quasi impossibile però trasmettere l’intelligenza narrativa del libro in questione dentro un film, (sempre e solo dal punto di vista della costruzione della trama) una specie di disastro. Il film poi, che dovrebbe prendere largamente spunto dal libro, ha uno sviluppo lento, quasi da film drammatico, mentre nel libro tutta l’impostazione è più veloce e godibile con l’unico freno di una complessità immensa nel leggere.
Non mi sento di dare un voto, troppe contraddizioni, se da una parte lo sviluppo è geniale dall’altra non si capisce niente con troppi elementi in questione senza soluzione o scopo se non quello di confondere.
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figliounico
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martedì 26 settembre 2023
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burroughs il peggiore incubo di cronenberg
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Cronenberg, con un cut up filmico che richiama lo stile letterario dello stesso Burroughs, compone, in una narrazione visionaria, allucinata e priva di comune senso logico, stralci dell’omonimo romanzo e momenti topici di vita vissuta dello scrittore maledetto, come l’omicidio della moglie, messo in scena due volte, o la fuga a Tangeri, dove per l’appunto scrisse, sotto l’effetto di droghe, Il pasto nudo, ed in cui l’omosessualità di Burroughs si sdoppia, sul piano della rappresentazione onirica, dando vita ad incubi in cui i sensi di colpa dello scrittore, per quella che è sentita, per educazione familiare, come una devianza, partoriscono esseri zoomorfi, frutto dell’incrocio della normalità, identificata tout court con l’essere umano, ed insetti mostruosi imparentati con creature aliene.
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Cronenberg, con un cut up filmico che richiama lo stile letterario dello stesso Burroughs, compone, in una narrazione visionaria, allucinata e priva di comune senso logico, stralci dell’omonimo romanzo e momenti topici di vita vissuta dello scrittore maledetto, come l’omicidio della moglie, messo in scena due volte, o la fuga a Tangeri, dove per l’appunto scrisse, sotto l’effetto di droghe, Il pasto nudo, ed in cui l’omosessualità di Burroughs si sdoppia, sul piano della rappresentazione onirica, dando vita ad incubi in cui i sensi di colpa dello scrittore, per quella che è sentita, per educazione familiare, come una devianza, partoriscono esseri zoomorfi, frutto dell’incrocio della normalità, identificata tout court con l’essere umano, ed insetti mostruosi imparentati con creature aliene. In questo adattamento cinematografico di Cronenberg di un testo di Burroughs si sintetizzano, raddoppiandosi nella sovrapposizione dell’immagine alla parola scritta, parola scritta pigiando sulla tastiera dei sensi, le ossessioni profetiche di entrambi gli autori. L’ibridazione di carne e tecnologia, già al centro di Videodrome, e la paura di un controllo sociale delle menti sempre più pervasivo da parte del potere, attraverso l’uso di strumenti quotidiani di comunicazione che questa volta assumono la forma delle macchina da scrivere, trasfigurate in grossi scarafaggi con una oscena apertura carnosa sul dorso che simboleggia i tre pertugi umani di comunicazione primordiale, dell’umano prima ancora che si potesse definire umano, con il mondo, ossia bocca, ano, vulva. E’ proprio attraverso questi ancestrali orifizi che penetra la polvere gialla, usata per uccidere gli scarafaggi dal disinfestatore, Peter Weller nella parte dello scrittore protagonista della sua stessa storia, metafora della mistificante azione dell’informazione, ossia il dolce veleno ipnotico che lega in un rapporto di dipendenza e di assuefazione letale l’individuo al potere. Nuove mezzi di avvelenamento e di controllo sociale sostituiscono la polvere gialla con un nettare biancastro che gli schiavi umani suggono da antenne falliche che spuntano come mammelle dalla testa di alieni, ovvero uomini ibridati dal potere, che cambia forma disvelandosi come medico, Roy Scheider, per fungere da tramite con la massa dei cittadini.
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paride86
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lunedì 2 marzo 2009
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buono
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Da un libro difficilissimo Cronenberg ha tratto una sceneggiatura sensata - sempre che così possa essere definita - e lineare: già questo è un grosso merito, e chi ha letto il romanza lo sa.
Veniamo poi al film: si distingue innanzi tutto per i colori e le ambientazioni, totalmente diverse da quanto Cronenberg aveva fatto fino ad allora; molto interessante anche la dimensione onirica e visionaria di cui il regista si serve per rappresentare l'effetto delle droghe.
Mi ha deluso un po' la regia, troppo densa di primi (o primissimi) piani, soprattutto nella prima parte della storia, che viene riletta in maniera misogina (o omofobica?).
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dario
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mercoledì 14 gennaio 2015
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bloccato
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Notevoli le ambientazioni di Cronenberg, non dozzinali le atmosfere, ma il film è sostanzialmente bloccato su una piccola idea (che potrebbe svilupparsi in modo grandioso quanto doloroso) che non riesce a maturare. E' tutto un girare intorno ad una sorta di fissazione verso il debordo delle cose, verso l'allucinazione, che ha consistenza formale, ma si guarda bene dal trentare di averne una sostanziale. Così rimangono in mente gli effetti e l'estetica della storia. Manca l'etica, che non è morale, bensì è logica, è critica ragionata, metabolizzata, di quel che si intende comunicare. Stando così le cose, inevitabilmente la sceneggiatura è ambigua, pesca da Burroughs, ma interpreta a proprio modo, limitandosi tuttavia a ripetere slogan verbali e visivi, a quanto pare con l'aiuto dello scrittore stesso, per ragioni commerciali.
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Notevoli le ambientazioni di Cronenberg, non dozzinali le atmosfere, ma il film è sostanzialmente bloccato su una piccola idea (che potrebbe svilupparsi in modo grandioso quanto doloroso) che non riesce a maturare. E' tutto un girare intorno ad una sorta di fissazione verso il debordo delle cose, verso l'allucinazione, che ha consistenza formale, ma si guarda bene dal trentare di averne una sostanziale. Così rimangono in mente gli effetti e l'estetica della storia. Manca l'etica, che non è morale, bensì è logica, è critica ragionata, metabolizzata, di quel che si intende comunicare. Stando così le cose, inevitabilmente la sceneggiatura è ambigua, pesca da Burroughs, ma interpreta a proprio modo, limitandosi tuttavia a ripetere slogan verbali e visivi, a quanto pare con l'aiuto dello scrittore stesso, per ragioni commerciali. Alla lunga il gioco stanca, si avverte un'impotenza a comprendere ciò di cui si tratta. E anche una certa indifferenza verso l'esito delle rappresentazioni. Attori a posto, ma un po' piatti, buona fluidità narrativa nella prima parte. Non si capisce la doppia recitazione della Davis (che è una signora attrice).
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