aristoteles
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sabato 23 gennaio 2016
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ho un amico a cena
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Un gran bel Thriller, diciamo la verità.
La Foster ed Hopkins sfoggiano interpretazioni di altissimo livello,sopratutto quest'ultimo con i suoi occhi sgranati e demoniaci riesce ad incutere un profondo timore nell'animo dello spettatore.
I dialoghi trai i due ,poi,sono una battaglia raffinatissima di mosse e contromosse verbali.
Potrebbe essere tutto perfetto,purtroppo tuttavia si eccede in alcune situazioni,ad esempio quando il "buon" Lecter si libera dalla prigionia.
A parte la poco credibile strategia del "volto coperto"tra un centinaio di poliziotti non proprio svegli,ritagliarsi lo spazio temporale per realizzare "quell'opera d'arte" del poliziotto semicrocifisso è una spacconata made in U.
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Un gran bel Thriller, diciamo la verità.
La Foster ed Hopkins sfoggiano interpretazioni di altissimo livello,sopratutto quest'ultimo con i suoi occhi sgranati e demoniaci riesce ad incutere un profondo timore nell'animo dello spettatore.
I dialoghi trai i due ,poi,sono una battaglia raffinatissima di mosse e contromosse verbali.
Potrebbe essere tutto perfetto,purtroppo tuttavia si eccede in alcune situazioni,ad esempio quando il "buon" Lecter si libera dalla prigionia.
A parte la poco credibile strategia del "volto coperto"tra un centinaio di poliziotti non proprio svegli,ritagliarsi lo spazio temporale per realizzare "quell'opera d'arte" del poliziotto semicrocifisso è una spacconata made in U.S.A.
A parte questo,si respira tensione dal primo all'ultimo minuto ,il che,per un thriller, è sinonimo di qualità.
Ottima anche la fotografia e raccapriciante la scena della crisalide al pari del travestito "Buffalo Bill"che viene comunque soppiantato, nel ruolo del cattivo di turno, da Lecter.
Sebbene abbia modi gentili,infatti non è consigliabile invitare Hopkins a pranzare con voi.
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revine1995
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venerdì 4 dicembre 2015
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alla base di un cult
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Nel 1991 il regista Jonathan Demme, portò sui grandi schermi di tutto il mondo, un film destinato a diventare la base di una storia e di una serie di film che rivoluzionò il genere del thriller: The silence od the lambs.
“Il silenzio degli innocenti” mette in scena una giovane recluta dell’FBI, Clarice Starling (Jodie Foster), che ha la missione di catturare uno spietato serial killer, Buffalo Bill (Ted Levine), con l’aiuto di un altro assassino, Hannibal Lecter (Anthony Hopkins). Hannibal the Cannibal è un uomo che mette in soggezione chiunque gli si avvicini, sia perché quando era uno psichiatra mangiava le sue pazienti, sia perché possiede doti mentali eccellenti con la quale riesce ad entrare nei pensieri più intimi delle persone che lo circondano; questa sua qualità gli permette di sviluppare, nel corso delle conversazioni con la giovane Clarice, un senso di affetto paterno per la stessa, che mentre cerca di catturare Buffalo Bill deve anche sconfiggere alcuni fantasmi del passato come la morte di suo padre e il belato finale degli agnelli prima che vengano sgozzati (da qui deriva il titolo della pellicola).
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Nel 1991 il regista Jonathan Demme, portò sui grandi schermi di tutto il mondo, un film destinato a diventare la base di una storia e di una serie di film che rivoluzionò il genere del thriller: The silence od the lambs.
“Il silenzio degli innocenti” mette in scena una giovane recluta dell’FBI, Clarice Starling (Jodie Foster), che ha la missione di catturare uno spietato serial killer, Buffalo Bill (Ted Levine), con l’aiuto di un altro assassino, Hannibal Lecter (Anthony Hopkins). Hannibal the Cannibal è un uomo che mette in soggezione chiunque gli si avvicini, sia perché quando era uno psichiatra mangiava le sue pazienti, sia perché possiede doti mentali eccellenti con la quale riesce ad entrare nei pensieri più intimi delle persone che lo circondano; questa sua qualità gli permette di sviluppare, nel corso delle conversazioni con la giovane Clarice, un senso di affetto paterno per la stessa, che mentre cerca di catturare Buffalo Bill deve anche sconfiggere alcuni fantasmi del passato come la morte di suo padre e il belato finale degli agnelli prima che vengano sgozzati (da qui deriva il titolo della pellicola).
È da sottolineare che il film vanta 5 oscar (i cinque Oscar più prestigiosi), di questi uno andò ad Anthony Hopkins, che lo vinse recitando solo per venti minuti, ma portando sullo schermo un’interpretazione magistrale, che mette ansia anche allo spettatore (A. Hopkins dichiarò di aver studiato molto per la parte, ispirandosi molto anche a Charles Manson, per il non sbattere mai le palpebre).
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great steven
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lunedì 23 febbraio 2015
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son sempre gli innocenti a pagare un prezzo salato
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IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI (USA, 1991) diretto da JONATHAN DEMME. Interpretato da JODIE FOSTER, ANTHONY HOPKINS, SCOTT GLENN, TED LEVINE, ANTHONY HEALD, CHARLES NAPIER, ROGER CORMAN, CHRIS ISAAK
L’FBI non riesce a catturare uno psicopatico, noto come Buffalo Bill, che uccide giovani donne e poi le scotenna. Viene incaricata dell’indagine la giovane agente in addestramento Clarice Starling, tormentata, geniale e coraggiosa. La ragazza fa riferimento a un altro assassino mentalmente deviato, lo psichiatra Hannibal Lecter, detenuto in un carcere di massima sicurezza dietro un blocco di vetri, letterale divoratore delle sue vittime. Fra i due personaggi si crea una gara di intelligenza, forza nervosa e oscuri segnali da interpretare.
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IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI (USA, 1991) diretto da JONATHAN DEMME. Interpretato da JODIE FOSTER, ANTHONY HOPKINS, SCOTT GLENN, TED LEVINE, ANTHONY HEALD, CHARLES NAPIER, ROGER CORMAN, CHRIS ISAAK
L’FBI non riesce a catturare uno psicopatico, noto come Buffalo Bill, che uccide giovani donne e poi le scotenna. Viene incaricata dell’indagine la giovane agente in addestramento Clarice Starling, tormentata, geniale e coraggiosa. La ragazza fa riferimento a un altro assassino mentalmente deviato, lo psichiatra Hannibal Lecter, detenuto in un carcere di massima sicurezza dietro un blocco di vetri, letterale divoratore delle sue vittime. Fra i due personaggi si crea una gara di intelligenza, forza nervosa e oscuri segnali da interpretare. Clarice, cogliendo al volo un’intuizione di Lecter, trova la chiave del mistero: una farfalla, il lepidottero testa di morto, trovata nella gola delle vittime, è la raffigurazione di un desiderio transessuale. Buffalo Bill viene trovato proprio mentre sta per uccidere l’ennesima prigioniera. Nel frattempo Lecter, grazie a uno stratagemma, fa strage di poliziotti ed evade dalla prigione. Una mattina, a caso finalmente risolto, Clarice riceve la telefonata di Hannibal, che è ormai lontano e irraggiungibile. Il killer si complimenta con lei e le annuncia nuove imprese e vendette a sfondo cannibalistico. Tratto dal romanzo (1988) di Thomas Harris, riesce ad inquietare con un utilizzo della suspense e una tensione miratamente convertita che stupiscono per il rigore narrativo e l’eliminazione di una violenza inutilmente spinta. A suo modo, è effettivamente un film violento e sanguinario, ma senza l’autocompiacimento che si ravvede nei thriller di peggior specie, al contrario: il martirio della pace e della serenità interiore è portato avanti con un’intelligenza considerevole e una purificazione catartica dell’anima eseguita, come lo stesso Lecter precisa a chiare parole, attraverso il desiderio che nasce da ciò che l’occhio umano vede quotidianamente. Un’ottima Foster incarna un ruolo di poliziotta anticonvenzionale, dalla temerarietà invincibile e dall’insistenza prodigiosa, con una bravura che non si addirebbe completamente alla sua giovane età di allora, ma tant’è: non dimentichiamo che la Foster è stata una superba bambina-prodigio! E non è facile proseguire un talento quando esso si manifesta molto presto. La sua interpretazione le è valsa un meritatissimo Oscar, mentre un’altra statuetta è andata all’impressionante, sublime, malvagio e sarcastico Hopkins, perfettamente a suo agio nella parte dello psichiatra pervertito e antropofago, divenuto ormai una leggenda nell’immaginario collettivo cinematografico non solo statunitense: un antagonista così fuori dagli schemi e con un’espressione linguistica e psicofisica tanto meditativa e sconvolgente, non si può certo dire che si sia visto molto spesso, sul grande schermo. La pellicola ha ricevuto praticamente tutti gli Oscar più importanti: film, regia, attrice e attore protagonista e sceneggiatura. Ma l’autentico colpo di genio sperimentato da J. Demme è l’inserimento degli animali come leitmotiv ricorrente che spiega le nevrosi e le angosce che tormentano gli animi in tempesta dei personaggi, in particolar modo Clarice: nel suo caso, gli agnelli che vengono massacrati dai loro simili e che gemono disperatamente costituiscono il punto di raccordo di un trauma infantile che Lecter sa cogliere con preoccupante immediatezza nella psiche dell’aspirante poliziotta, svelando i misteri e i segreti che la tengono immobilizzata in un cantuccio che ancora la fa soffrire, a diversi anni dalla morte del padre. Altro animale incaricato di uno spazio espressivo più ampio di quel che sembra è la farfalla: oltre al fatto che la locandina del film ne presenta una sulla bocca di una donna, a significare il silenzio dentro cui sono costretti coloro che non hanno commesso colpe ragguardevoli, questo insetto diventa il veicolo e il simbolo della voglia insopprimibile di un cambiamento che però non potrà mai rivoluzionare una condizione vitale ritenuta insoddisfacente e deleteria. Qualche scena che merita di essere inserita nel catalogo delle immagini più memorabili che il cinema americano degli anni 1990 ha saputo inventare: l’inizio nel folto del bosco, con una nebbiolina e un sentore di freddo che avvolgono la donna protagonista mentre corre tra gli alberi e il suolo carico di foglie secche; l’interno della cella di Hannibal, decorato coi suoi ricchi disegni e tappezzato di mattonelle d’un blu molto evocativo; la maschera in stile medievale apposta sulla bocca dello psichiatra omicida; tutte le telefonate fatte dalla Starling, che ruotano sempre intorno al fulcro delle indagini e al suo rapporto con Lecter; l’unico momento in cui Clarice e Hannibal si toccano, attraverso le sbarre della prigione, immortalato in un significativo fotogramma che dimostra come lo psichiatra non abbia intenzioni crudeli nei confronti dell’agente; la ricerca dell’antagonista dopo la sua fuga dal carcere di Baltimora, con l’impiego dell’ascensore come nascondiglio. In conclusione, è un capolavoro che ha saputo mettere in piedi una storia convincente, efficace e avvincente, e che è da apprezzare oltre ogni misura per come tratta il tema della pericolosa devianza mentale, combinandolo con i dogmi neanche tanto restringenti delle esistenze traumatiche che fanno capo a voglie mai soddisfatte e a comportamenti traviati. Demme premiato al Festival di Berlino 1991 con l’Orso d’oro per la regia.
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i'para
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lunedì 16 febbraio 2015
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molto sopravvalutato
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Regia piattissima, povera di spunti, cambi di ritmo e suspence (scandaloso il premio alla regia di Berlino). Si salva esclusivamente con l'ultimissima scena, dopo quasi due ore di piattezza totale (a ben pensarci, interessanti sono anche i pochi minuti concessi alla caratterizzazione del personaggio di Levine).
E' un film di genere, niente più e niente meno, nel senso che non trascende assolutamente i canoni del genere. Poi, può piacere o non piacere, si può discutere sulla regia, se sia piatta come dico io o no.
Ma una cosa mi appare veramente oggettiva e sacrosanta: la prova della Foster è orribile, inguardabile, un'offesa alla recitazione.
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Regia piattissima, povera di spunti, cambi di ritmo e suspence (scandaloso il premio alla regia di Berlino). Si salva esclusivamente con l'ultimissima scena, dopo quasi due ore di piattezza totale (a ben pensarci, interessanti sono anche i pochi minuti concessi alla caratterizzazione del personaggio di Levine).
E' un film di genere, niente più e niente meno, nel senso che non trascende assolutamente i canoni del genere. Poi, può piacere o non piacere, si può discutere sulla regia, se sia piatta come dico io o no.
Ma una cosa mi appare veramente oggettiva e sacrosanta: la prova della Foster è orribile, inguardabile, un'offesa alla recitazione. Un'altra prova che gli Oscar sono totalmente pilotati (come se non fosse bastata l'assegnazione di miglior film a Rocky anzichè a Taxi Driver, per capirlo). Poi questo è un film quasi totalmente basato sui primi piani dei personaggi, ma come fa a riuscire se gli unici in grado di reggerli sono Hopkins e Levine? La Foster è molto carina, ma i continui primi piani su di lei non fanno che evidenziarne la pochezza di recitazione. Forse, con una vera attrice al suo posto, capace di catturare macchina da presa e spettatore, capace di coinvolgere e appassionare, il film sarebbe stato migliore. O forse (provocazione), è la stessa mediocrità del regista a rendere mediocre la prestazione della Foster. D'altronde, un grande regista si vede anche da come sa far rendere gli attori, e questo Demme un grande regista proprio non lo è (si dia una veloce occhiata alla sua filmografia).
Manhunter, per me, è lo specchio riflesso di questo film. Molto bello all'inizio, grazie a un regista stavolta veramente di alto livello quale Mann è, si perde un po' nel finale, tirato via un po' frettolosamente (il confronto diviene impietoso paragonando le ultime inquadrature dei rispettivi film). Ma, nel complesso, decisamente meglio di questa opera da botteghino. Con tutto il rispetto per quelli cui è piaciuto, de gustibus non est disputandum (ma se qualcuno dei fan provasse a spiegarmi cosa gli è piaciuto della regia e soprattutto dell'interpretazione di quella sciacquetta della Foster, gliene sarei grato). Saluti.
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(di il cinefilo)
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mrmassori
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mercoledì 4 febbraio 2015
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capolavoro immortale
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Non solamente un Film, ma un'opera d'arte a 360°. E' un Capolavoro Immortale ed una pietra miliare della storia del Cinema. Senza alcun dubbio è tra i miei 15 film preferiti in assoluto.
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inesperto
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mercoledì 17 dicembre 2014
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il grande hannibal
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Ormai un cult, meritatamente. Fra i più bei thriller in circolazione; l'aspetto psicologico che permea l'indagine è costruito magnificamente. Hopkins è letteralmente mostruoso, in tutti i sensi. P.S.: se da studentessa becchi un serial killer di questa portata, hai il futuro spianato.
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dado1987
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domenica 26 gennaio 2014
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davvero un grande giallo
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Il Silenzio degli innocenti è un ottimo thriller, probabilmente uno dei migliori di sempre. Ha vinto ben 5 Oscar nel ’91, tra cui miglior film, attore e attrice protagonista. Purtroppo però l’Oscar per la miglior regia è immeritato, poiché il film è invecchiato male, trasuda anni ’80 con la caratteristica immobilità delle scene, dovuta ad un montaggio vecchio stile, delle musiche e delle riprese troppo retrò. Avrei preferito che quell’anno vincessero John Singleton per Boyz’n the Hood, o Oliver Stone per JFK. In compenso tutte le altre statuette sono pienamente meritate, sia per la recitazione magistrale di Hopkins e della Foster, sia per il miglior film e miglior sceneggiatura non originale.
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Il Silenzio degli innocenti è un ottimo thriller, probabilmente uno dei migliori di sempre. Ha vinto ben 5 Oscar nel ’91, tra cui miglior film, attore e attrice protagonista. Purtroppo però l’Oscar per la miglior regia è immeritato, poiché il film è invecchiato male, trasuda anni ’80 con la caratteristica immobilità delle scene, dovuta ad un montaggio vecchio stile, delle musiche e delle riprese troppo retrò. Avrei preferito che quell’anno vincessero John Singleton per Boyz’n the Hood, o Oliver Stone per JFK. In compenso tutte le altre statuette sono pienamente meritate, sia per la recitazione magistrale di Hopkins e della Foster, sia per il miglior film e miglior sceneggiatura non originale.
Il film purtroppo non è perfetto, a causa di qualche errore. Innanzi tutto nei primi dialoghi tra Hannibal e Clarice, il dottore pazzo chiede uno scambio di informazioni, definendolo un QUI PRO QUO, ma questo almeno in lingua italiana, è un errore grave perché qui pro quo va inteso sempre e solo come Equivoco. Mentre per scambio di qualsiasi cosa, in latino va usato il DO UT DES, tale qui pro quo fa storcere il naso non poco, perché Hannibal rappresenta un dottore cannibale con qualche rotella fuori posto, ma pur sempre molto sagace e con una grande cultura (evidentemente non in latino), non so a chi sia dovuto questo errore, se ai dialoghisti, traduttori, sceneggiatori o allo stesso scrittore, sta di fatto che è un errore palese.
Un altro errore piuttosto grave, riguarda i flashback di Clarice, quando si vede lei da piccola; ebbene Clarice/Foster ha gli occhi azzurrissimi, la bambina Clarice invece ha gli occhi color nocciola profondo. Ora ditemi che quelli che hanno fatto il casting non sono riusciti a trovare una bambina di 9 anni con gli occhi azzurri?
Detto questo, Il Silenzio degli innocenti rimane un’ottima opera, che ha avuto un grande successo di pubblico e critica (giustamente), e grazie ad esso si è aperta la via alla saga di film dedicati al Dr Lecter (Hannibal, Red Dragon, Le origini del male), di cui comunque rimane il miglior esponente.
Voto 8
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cassiopea
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lunedì 20 gennaio 2014
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un assordante silenzio.
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Una giovane studentessa col grande sogno di far carriera nell'FBI si trova di fronte ad uno degli uomini più pericolosi in circolazione, con un compito difficilissimo: estorcergli informazioni riguardo ad un serial killer che sequestra e tiene prigioniere giovani donne, con l'obiettivo di ucciderle e strappar loro la pelle. L'uomo dietro le sbarre con cui deve confrontarsi è un criminale ancor più efferato di quello a cui sta dando la caccia. Ma Hannibal non è uno psicopatico come tanti. Hannibal non si limita ad assassinare le sue vittime lasciandole esalare a terra l'ultimo respiro: le divora.
Lucido, freddo, con una mente eccelsa attraversata dalle più violente fantasie; un ex psichiatra, a sua volta diventato paziente; gli occhi vitrei ed impenetrabili, capaci di scavarti dentro senza lasciar entrare nessuno; Hannibal è intelligenza e follia, fascino ed inganno, manipolazione e morbosità.
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Una giovane studentessa col grande sogno di far carriera nell'FBI si trova di fronte ad uno degli uomini più pericolosi in circolazione, con un compito difficilissimo: estorcergli informazioni riguardo ad un serial killer che sequestra e tiene prigioniere giovani donne, con l'obiettivo di ucciderle e strappar loro la pelle. L'uomo dietro le sbarre con cui deve confrontarsi è un criminale ancor più efferato di quello a cui sta dando la caccia. Ma Hannibal non è uno psicopatico come tanti. Hannibal non si limita ad assassinare le sue vittime lasciandole esalare a terra l'ultimo respiro: le divora.
Lucido, freddo, con una mente eccelsa attraversata dalle più violente fantasie; un ex psichiatra, a sua volta diventato paziente; gli occhi vitrei ed impenetrabili, capaci di scavarti dentro senza lasciar entrare nessuno; Hannibal è intelligenza e follia, fascino ed inganno, manipolazione e morbosità. Non presterà il suo aiuto alle indagini se non ad una condizione: informazioni sul presente in cambio di memorie del passato. La giovane Starling sarà costretta a rivangare i suoi ricordi sepolti, rievocando un'infanzia onnipresente che non le dà tregua. Un assordante silenzio accompagna i suoi sogni.. Il silenzio degli innocenti.
Un film di grande spessore psicologico, accompagnato da un crescendo di tensione che non emerge dalla violenza, ma direttamente dagli occhi di Hannibal. Il solo suo conversare crea suspance, attesa, soggezione, timore. Un'interpretazione semplicemente impeccabile.
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dave69
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lunedì 6 gennaio 2014
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indimenticabile
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È sicuramente, insieme a "Seven" (1995), uno dei migliori thriller degli anni '90 e, ormai, una vera e propria pietra miliare del genere. Entrambi rappresentano una profonda riflessione sul Male che domina il Mondo e sono caratterizzati da personaggi psicologicamente ben delineati ed affascinanti, anche quando rappresentano il lato più "oscuro" della razza umana. Memorabile la fuga di Lecter dall'edificio di massima sicurezza e i dialoghi della coppia Hopkins/Foster, ma tutto il film è un vero gioiello: non per niente si tratta dell'unico thriller della storia del cinema ad aver vinto i 5 maggiori Oscar (film, regia, miglior attore, miglior attrice, sceneggiatura non originale).
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È sicuramente, insieme a "Seven" (1995), uno dei migliori thriller degli anni '90 e, ormai, una vera e propria pietra miliare del genere. Entrambi rappresentano una profonda riflessione sul Male che domina il Mondo e sono caratterizzati da personaggi psicologicamente ben delineati ed affascinanti, anche quando rappresentano il lato più "oscuro" della razza umana. Memorabile la fuga di Lecter dall'edificio di massima sicurezza e i dialoghi della coppia Hopkins/Foster, ma tutto il film è un vero gioiello: non per niente si tratta dell'unico thriller della storia del cinema ad aver vinto i 5 maggiori Oscar (film, regia, miglior attore, miglior attrice, sceneggiatura non originale). Nonostante siano passati oltre 20 anni dalla sua uscita, non ne risente minimamente. Indimenticabile. ^_^
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viktor von doom
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mercoledì 16 ottobre 2013
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thriller da antologia.
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thriller d'alta scuola e di sicuro impatto quello di jonathan demme che sfrutta al meglio l'ottimo cast a disposizione riuscendo a raggiungere risultati sofisticati senza mai perdere di solidità qualità.jodie foster appare insostituibile nel ruolo dell'inesperta ma talentuosa agente starling.altra interpretazione riuscita quella del serial killer mentalmente disturbato messa in scena da ted levine.ma il punto di forza del film è sicuramente il personaggio di hannibal lecter,interpretato da un hopkins sublime ed impareggiabile e capace di entrare nella storia e negli incubi di ognuno di noi come il più mostruoso dei personaggi "possibili".rappresentazione del più oscuro(ed estremo)lato umano.
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thriller d'alta scuola e di sicuro impatto quello di jonathan demme che sfrutta al meglio l'ottimo cast a disposizione riuscendo a raggiungere risultati sofisticati senza mai perdere di solidità qualità.jodie foster appare insostituibile nel ruolo dell'inesperta ma talentuosa agente starling.altra interpretazione riuscita quella del serial killer mentalmente disturbato messa in scena da ted levine.ma il punto di forza del film è sicuramente il personaggio di hannibal lecter,interpretato da un hopkins sublime ed impareggiabile e capace di entrare nella storia e negli incubi di ognuno di noi come il più mostruoso dei personaggi "possibili".rappresentazione del più oscuro(ed estremo)lato umano.ricco di charme,cultura ed educazione capaci di renderlo,anche grazie a ciò,il più letale ed imprevedibile dei predatori.i dialoghi sono esaltanti e ricchi di fascinoed il rapporto tra la giovane recluta e il professor lecter è tra i più particolari mai messi in scena.il film prosegue a ritmi sempre coinvolgenti poichè conditi da situazioni interessanti e ricche di tensione oltre che da una regia asciutta,decisa e senza troppi fronzoli.sicuramente un metro di paragone per tutte le opere di questo genere e dei seguiti mai(purtroppo)all'altezza.
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