Ginger e Fred |
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Un film di Federico Fellini.
Con Marcello Mastroianni, Giulietta Masina, Franco Fabrizi, Frederick Ledenburg, Martin Maria Blau.
continua»
Commedia,
Ratings: Kids+16,
durata 92 min.
- Italia 1985.
MYMONETRO
Ginger e Fred
valutazione media:
3,44
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Fellini e la televisionedi Federico RiccardoFeedback: 256 | altri commenti e recensioni di Federico Riccardo |
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martedì 17 giugno 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
“Ginger e Fred” costituisce con “Intervista” e “La voce della luna” quella che io definisco la “trilogia della modernità”. Ed è una modernità non certo vista di buon occhio. Fellini odiava l’oggetto “telecomando” : celebri le interviste in cui confessava di aver paura dell’uso improprio di questo strumento, capace di zittire chiunque senza pietà. Ma il nemico numero uno del regista riminese era diventata la pubblicità (“non si interrompe un’emozione” ), e per quanto avesse provato a dirigere spot pubblicitari (vedi quello della “Barilla”) non è mai riuscito a convertirsi del tutto. E non poteva certo fare altrimenti: Fellini era un poeta, e non è un connubio che si sposa di certo, quello tra poesia e pubblicità. Possiamo dire che è la pubblicità stessa la vera protagonista del film; più in particolare la pubblicità degli ultimi trent’anni, fatta di volgarità, nudi gratuiti (non è un caso che ci sia Moana Pozzi a interpretare la protagonista di uno spot) e maschilismo. Siamo dunque nella piena rivoluzione berlusconiana, che qualche anno dopo avrebbe letteralmente modificato il sistema di fare televisione in Italia. In questo sfondo cialtronesco, ci sono i due personaggi forse più cari a Fellini: Marcello Mastroianni, alter ego del regista e Giulietta Masina, la moglie, che gli è sempre rimasta accanto, i quali interpretano rispettivamente Pippo e Amelia (due nomi disneyani, attribuiti forse per un tentativo di riscatto dell’innocenza). I due, ex ballerini di tip-tap ormai invecchiati vengono chiamati da un’emittente privata per esibirsi dopo anni in una trasmissione televisiva , popolata da fenomeni da baraccone. Ci vuole poco ai due artisti per sentirsi pesci fuor d’acqua: maltrattati anche da un blackout che rovina il loro numero, i due tentano di abbandonare il palco in tempo, ma la luce riprende e decidono di terminare ciò che avevano lasciato in sospeso. Ma il pubblico non apprezza e ai due personaggi non resta altro che tornare alle proprie vite, forse non perfette e appaganti ma pur sempre più vere e autentiche di quelle dipinte dal tubo catodico. Fellini non è mai stato tanto lucido quanto in questo film (e “La voce della luna” ne è un degno seguito: lì è addirittura l’immagine della luna incantevole e leopardiana ad annunciare la pubblicità), una consapevolezza amara di ciò che sta accadendo, testimoniata anche dal monologo di Mastroianni in camerino. Non resta che accettare tristemente il destino e stare pronti a essere taciuti dal demoniaco telecomando , in una società che dagli anni ‘60 sta vivendo, parafrasando Pasolini, “un nuovo fascismo”. Bello e triste. E tutto ciò molto prima di vari Grandi Fratelli, di “vallettopoli”, Lele Mora, Corona, Isole e Fattorie . Molto prima della parolina “trash”, ormai attribuibile a un buon 80 per cento della televisione pubblica e non.
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