Alcuni registi, meglio di altri, riescono a fare in modo che le colonne sonore dei propri lavori diventino un tratto distintivo della loro opera. La musica diviene parte fondamentale dell'opera filmica, come gli attori protagonisti, lo scenario, le inquadrature o il montaggio. Questi registi non scelgono colonne sonore, sono i loro film che suonano come un'orchestra. Uno dei più capaci a farlo è EmirKusturica, che come un cantautore che vuole raccontare le sue storie, prende i suoi accordi preferiti (da buon chitarrista) e su quelli costruisce un mondo nuovo. I temi più usati nella sua fastosa carriera saranno il passaggio dallo stato adolescenziale a quello adulto, l'attenzione a far raccontare dalle esperienze dei personaggi la storia e soprattutto la politica dei suoi Balcani, il magico, l'ipnosi, solo per citarne alcuni, nei film successivi saranno trattati con un accento sempre più grottesco ed esilarante.
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Alcuni registi, meglio di altri, riescono a fare in modo che le colonne sonore dei propri lavori diventino un tratto distintivo della loro opera. La musica diviene parte fondamentale dell'opera filmica, come gli attori protagonisti, lo scenario, le inquadrature o il montaggio. Questi registi non scelgono colonne sonore, sono i loro film che suonano come un'orchestra. Uno dei più capaci a farlo è EmirKusturica, che come un cantautore che vuole raccontare le sue storie, prende i suoi accordi preferiti (da buon chitarrista) e su quelli costruisce un mondo nuovo. I temi più usati nella sua fastosa carriera saranno il passaggio dallo stato adolescenziale a quello adulto, l'attenzione a far raccontare dalle esperienze dei personaggi la storia e soprattutto la politica dei suoi Balcani, il magico, l'ipnosi, solo per citarne alcuni, nei film successivi saranno trattati con un accento sempre più grottesco ed esilarante. La sua attenzione è sempre rivolta alla contaminazione ed al cambiamento. ''Ti ricordi di Dolly Bell?'' già esprime molte delle dinamiche che Kusturica svilupperà in futuro, certo non sui livelli maturi de ''Il tempo dei gitani'', ''Underground'' o ''Gatto nero, gatto bianco'', ma tutta la fortuna del regista è già presente in questo film in maniera embrionale. Il film ruota attorno a due illusioni. La prima è quella di un magnifico esemplare di capofamiglia che vuole preparare tutti all'imminente sbocco del socialismo dittatoriale di Tito nell'utopico comunismo Marxista, questo padre tiene veri e propri comizi di partito al tavolo di casa, eccitato dal fumo e dall'alcol, la carica delle sue speranze. L'altra è quella di Dino che a tutti i costi ed alla maniera disincantata della gioventù, vuole dare un senso romantico, un anima al comunismo. Dino ancora deve accettare la crudezza del reale e cerca inconsapevolmente una fuga da esso attraverso la pratica dell'ipnosi, buona secondo lui persino per diffondere l'ideologia marxista. Gli anni sessanta a Sarajevo erano pieni di speranze che come la tutta la storia balcanica si sono sfilacciate e poi distrutte col tempo, a costo di enormi perdite e dolori. L'apertura di Tito all'occidente dell'Italia facilona dei ventiquattromila baci,una piccolissima America che regalava loro il primo corpo nudo al cinema ci fa un po' sorridere, un po' vergognare. Una storia di formazione e d'amore che commuove e diverte. Kusturica chiude il cerchio di questa piccola parabola jugoslava con una speranza, che per lui si chiama. ancora una volta, musica.
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