dario
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giovedì 2 giugno 2016
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enfatico
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L'impegno è notevole, la resa è gonfia di retorica e di enfasi. Coppola oscilla fra brutalità e puritanesimo, più qualche lezione di morale che vorrebbe non essere frutto di frasi fatte. Tutto è tenebroso, fuori dalle righe, insistito, sottollineato con evidente risentimento, un risentimento che acceca, che porta a condurre la vicenda (praticamente sempre ferma su se stessa) con voluta propensione elegiaca e funeraria. Molto discutibile la fgura di Brando perchè poco sviluppata: tutto si riduce a una prova attoriale da Actor's studio, sulle esagerazioni della quale ci sarebbe molto da discutere. Manca una logica forte nella storia che riguarda Brando, manca una sceneggiatura robusta.
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L'impegno è notevole, la resa è gonfia di retorica e di enfasi. Coppola oscilla fra brutalità e puritanesimo, più qualche lezione di morale che vorrebbe non essere frutto di frasi fatte. Tutto è tenebroso, fuori dalle righe, insistito, sottollineato con evidente risentimento, un risentimento che acceca, che porta a condurre la vicenda (praticamente sempre ferma su se stessa) con voluta propensione elegiaca e funeraria. Molto discutibile la fgura di Brando perchè poco sviluppata: tutto si riduce a una prova attoriale da Actor's studio, sulle esagerazioni della quale ci sarebbe molto da discutere. Manca una logica forte nella storia che riguarda Brando, manca una sceneggiatura robusta. Il film risente di una certa superficialità, rende poco il clima di guerra, limitandosi a farlo più con le cose che con le persone. La regia è molto buona, ma risente dei tempik lujnghi, della dilatazione dovuta alla scarsa comprensione del tema, molto più drammatico e tragico di quanto Coppola riesca a rappresentarlo. Recitazione accettabile, in linea con l'esilità del tutto. La sensazione di posticcio, pur senza compiacimenti, ridimensiona l'umanissimo e lodevole slancio iniziale.
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g_andrini
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martedì 15 luglio 2014
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piacevole.
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E' un film crudo, che rappresenta bene alcuni lati della guerra, in genere. I film di guerra trattano più o meno tutti di un "duce", che alla fine viene ammazzato regolarmente. La versione redux è veramente lunga (l'ho vista in due tempi), ma non stanca, anzi, scorre piacevolmente.
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filippo catani
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lunedì 19 maggio 2014
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il film sul vietnam
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Vietnam 1969. A un giovane capitano dell'esercito viene assegnata una missione segretissima: dovrà recarsi fino quasi in Cambogia per eliminare l'ex colonnello dell'esercito Kurtz che ha fondato una sorta di setta dedita alla violenza. Il capitano, risalendo lungo il corso del fiume, avrà modo di riflettere sul colonnello Kurtz e sull'insensatezza della guerra insieme ai suoi compagni di viaggio.
Ci troviamo davanti a quello che senza ombra di dubbio è Il film sulla guerra del Vietnam ispirato al meraviglioso romanzo Cuore di tenebra. Basterebbero già le prime sequenze con sottofondo dei Doors per descrivere il clima della guerra; la fine di tutto e la sua insensatezza.
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Vietnam 1969. A un giovane capitano dell'esercito viene assegnata una missione segretissima: dovrà recarsi fino quasi in Cambogia per eliminare l'ex colonnello dell'esercito Kurtz che ha fondato una sorta di setta dedita alla violenza. Il capitano, risalendo lungo il corso del fiume, avrà modo di riflettere sul colonnello Kurtz e sull'insensatezza della guerra insieme ai suoi compagni di viaggio.
Ci troviamo davanti a quello che senza ombra di dubbio è Il film sulla guerra del Vietnam ispirato al meraviglioso romanzo Cuore di tenebra. Basterebbero già le prime sequenze con sottofondo dei Doors per descrivere il clima della guerra; la fine di tutto e la sua insensatezza. Come se non bastasse il capitano e i suoi sodali si imbattono, in una sorta di discesa agli inferi, in un esaltato colonnello appassionato di surf, napalm e che attacca i villaggi sulle note di Wagner e della sua Cavalcata delle Valchirie (direi la scena cult della pellicola che è diventata praticamente l'icona del film). Quindi troviamo le tragiche storie di ragazzi mandati a morire inutilmente chi dal poverissimo Bronx, chi nonostante una notevole carriera sportiva e chi come Chef voleva semplicemente fare il cuoco. Tutti avanzano verso la misteriosa terra di Kurtz attraverso spettacoli di playmate, attacchi di tigri e il momento forse più emblematico di tutti con il ponte costruito e poi sempre distrutto nuovamente con l'esercito allo sbando senza che nessuno sappia chi sia il proprio comandante. Poi arriverà il mistico incontro con il colonnello che ha ormai abbandonato la civiltà e ha costruito un mondo suo proprio all'interno del quale lui è una sorta di santone ma è anche il prodotto della terribile guerra. Insomma un film meraviglioso che gioca su più registri e che si giova anche della bellissima colonna sonora e della bravura di tutti i suoi interpreti dal primo all'ultimo (citiamo solo il trio Sheen, Brando, Duvall che effettivamente sono una spanna sopra gli altri). Insomma è fuori di dubbio che il cinema americano ci ha regalato altre meravigliose pellicole sulla guerra in Vietnam (basti citare Full Metal Jacket, Platoon e Il Cacciatore) però questo è senza ombra di dubbio il migliore di tutti e questo è merito della meravigliosa regia di Francis Ford Coppola. Quì nella versione redux si trovano una cinquantina di minuti aggiuntivi che hanno il loro fulcro nello spazio maggiore accordato all'incontro con i francesi lungo il fiume.
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bruce harper
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venerdì 12 aprile 2013
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l'orrore restaurato.
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Il 30 aprile del 1975 era finita la guerra del Vietnam. Una (piccola) parte degli americani diceva «pareggiata», il resto del mondo e una buona parte degli stessi americani diceva «perduta». Fra questi ultimi c’erano quasi tutti i giovani e tutta l’intellighentia del Paese. E c’era Francis Ford Coppola. La sporca guerra aveva messo a nudo tante debolezze tenute fino allora nascoste, soprattutto aveva sconfessato una sicurezza: l’America era vulnerabile.
Uno dei primi film usciti sul Vietnam, incurante di celebrare i fasti artificiosi di una guerra grottesca ma teso a trasfigurare l’intrinseca follia di tutte le guerre, fu nel 1979 Apocalypse Now di Franci Ford Coppola. La vicenda è nota. Il film si ispira alla novella di Conrad "Cuore di tenebra".
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Il 30 aprile del 1975 era finita la guerra del Vietnam. Una (piccola) parte degli americani diceva «pareggiata», il resto del mondo e una buona parte degli stessi americani diceva «perduta». Fra questi ultimi c’erano quasi tutti i giovani e tutta l’intellighentia del Paese. E c’era Francis Ford Coppola. La sporca guerra aveva messo a nudo tante debolezze tenute fino allora nascoste, soprattutto aveva sconfessato una sicurezza: l’America era vulnerabile.
Uno dei primi film usciti sul Vietnam, incurante di celebrare i fasti artificiosi di una guerra grottesca ma teso a trasfigurare l’intrinseca follia di tutte le guerre, fu nel 1979 Apocalypse Now di Franci Ford Coppola. La vicenda è nota. Il film si ispira alla novella di Conrad "Cuore di tenebra". Il Capitano Willard, ufficiale con mansioni segrete, è incaricato dal generale Corman di uccidere il Colonnello Kurtz. Kurtz rimane emblema dell’"ipocrisia istituzionalizzata della guerra", della beffardo moralismo che vietava di scrivere "fuck" sulle fusoliere dei bombardieri americani imbottiti di napalm, e suggerisce che anzi questa ipocrisia lo abbia in qualche modo generato. Ed è scovando Kurtz che Willard comprende il valore della propria missione: capire il fuoco che lo spinge nella giungla.
Il capitano risale la regione passando da un girone infernale all’altro. Incontrando personaggi tutti letteralmente dannati. E tutti, proprio tutti, rigorosamente pazzi. E’ pazzo un ufficiale (Robert Duvall) che fa intervenire l’aviazione solo per liberare un spiaggia adatta al surf. E’ pazzo l’inviato (Dennis Hopper) che fotografa la guerra. E’ pazzo, o in procinto di diventarlo, lo stesso Willard; ce ne accorgiamo alla prima sequenza. Con la relativa forte allusione: il Vietnam era una guerra… (di e) da pazzi. Alla fine il capitano trova Kurtz e… simpatizza con lui. Kurtz è l’uomo che ha acquisito un potere infinito, da semidio. E non ha retto. La tesi è che, in quella condizione, quando si perde la testa si sconfina nel male. Kurtz ha ucciso migliaia di persone in nome della propria causa, in realtà in nome della propria alienazione. Non rimane che ucciderlo. E viene ucciso.
Le quasi quattro ore del film, nella nuova versione ridoppiata e rimasterizzata, sono comunque dure da digerire per un pubblico di massa. Il ritmo della pellicola si dilata progressivamente fino al convulso finale, ma il gioco vale sicuramente lo sforzo. La magia del film risiede anche nella fotografia di Vittorio Storaro (non per nulla ha vinto l'Oscar) e di certo le numerose visioni sul piccolo schermo non hanno potuto restituirci che una piccola frazione dell'affresco. Il sonoro, già all'epoca in Dolby 5.1 (fu il primo film che utilizzo questa tecnica innovativa) colpisce come un randello e sembra di essere costantemente al fianco di Willard. Numerose le sequenze inedite aggiunte, più o meno lunghe e più o meno importanti. Da semplici spezzoni ambientati sulla barca, attraverso una lettura-monologo di Kurtz sulla filosofia della comunicazione americana fino ad una lunga sequenza ambientata in una colonia francese che inserisce temi del tutto nuovi: l'immutabilità della storia, la superficialità degli strateghi americani, ma soprattutto l'amore. Ma alla fine il senso ultimo che resta, uscendo dalla sala, e che sembra ugualmente animare il caotico mondo di oggi così come quello di 30 anni fa è sempre e soltanto uno: "l'orrore... l'orrore".
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tiamaster
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giovedì 18 agosto 2011
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wow!!
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un grande film!!!originale,superiore,stupendo con attori strepitosi,fotografia e colnna sonora assolutamente stupende.pietra miliare.
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erdibba
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sabato 6 novembre 2010
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wow!
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tony montana
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giovedì 21 ottobre 2010
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apocalypse meglio che mai
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Il Capitano Benjamin Willard viene incaricato di scovare, nel cuore della Cambogia, risalendo il fiume Nung e oltrepassando il ponte chiamato "Porta dell'Inferno", un colonnello impazzito che si è ritirato nel cuore della giungla a vivere come un dio degli indigeni, combattendo una sua guerra personale, come se quella che infuria in Vietnam non bastasse. Il viaggio di Willard sarà rocambolesco, ricco d'incontri con personaggi più o meno surreali come lo stralunato colonnello Kilgore con la passione per Wagner, per il surf e per il napalm, allucinante e sfocerà nell'incubo. Willard, nonostante le insidie, raggiunge la Cambogia, viene catturato da Kurtz e dai suoi seguaci, e dopo aver affrontato le sue torture, Willard, riesce ad uccidere l'ufficiale delirante.
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Il Capitano Benjamin Willard viene incaricato di scovare, nel cuore della Cambogia, risalendo il fiume Nung e oltrepassando il ponte chiamato "Porta dell'Inferno", un colonnello impazzito che si è ritirato nel cuore della giungla a vivere come un dio degli indigeni, combattendo una sua guerra personale, come se quella che infuria in Vietnam non bastasse. Il viaggio di Willard sarà rocambolesco, ricco d'incontri con personaggi più o meno surreali come lo stralunato colonnello Kilgore con la passione per Wagner, per il surf e per il napalm, allucinante e sfocerà nell'incubo. Willard, nonostante le insidie, raggiunge la Cambogia, viene catturato da Kurtz e dai suoi seguaci, e dopo aver affrontato le sue torture, Willard, riesce ad uccidere l'ufficiale delirante.
La trama dello sconvolgente capolavoro di Coppola la conosciamo tutti, però nel 2001 è accaduto un fatto che ha cambiato per sempre la storia del cinema: Coppola, recuperato del materiale scartato nel '79 per motivi di durata, amplia la sua opera epica con scene controverse e straordinarie: il furto della tavola da surf di Kilgore, l'incontro hot con le conigliette di playboy, il funerale di mr.Clean alla piantagione francese, la breve storia d'amore fra Willard e una vedova francese, e la lettura di Kurtz di un articolo del Time Magazine.
E così Apocalypse Now, diviene Apocalypse Now - Redux: 3 ore e mezza di puro e spettacolare cinema d'autore, ampliato, restaurato digitalmente, reso più grandioso, spavaldo e provocatorio, e ( purtroppo ) anche ridoppiato, ma con l'intenzione di presentare questo capolavoro a nuovi fan delle nuove generazioni.
Redux, inoltre, non è altro che la versione che Coppola aveva concepito originariamente, che oggi ci è presentata e che conferma tutto l'amore per il cinema di uno dei più grandi registi del nostro tempo.
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picassa
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sabato 11 settembre 2010
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una fatica da fare
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tre ore e mezzo. guardi spesso l'orologio ma in fondo a quel fiume ci vuoi arrivare anche se sai che l'inferno dell'animo umano non ti piacerà.
hai faticato ma quello che hai visto , sentito, provato, pensato ti rimarrà sempre dentro!
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1.03.01
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andy11
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martedì 17 agosto 2010
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il vietnam by francis ford coppola
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Siamo nel 1969, nel pieno della guerra del Vietnam. Il caporale Willard (Martin Sheen) viene incaricato di una missione speciale top secret: trovare il colonnello Walter E. Kurtz(Marlon Brando), colui che in passato era stato un vero e proprio veterano delle forze speciali dell'esercito statunitense, un ufficiale modello. Presumibilmente impazzito, Kurtz si trova adesso in Cambogia, a capo di un esercito di indigeni che lo adorano come se fosse un dio. Porre fine al suo comando, risalendo il fiume Nung per raggiungere la località occupata dall'avamposto del colonnello, è il compito che viene affidato a Willard, cui vengono assegnati un battello e un equipaggio. Il film è liberamente ispirato al romanzo di Joseph Conrad, Cuore di Tenebra, da cui riprende la psicologia dei personaggi principali, nonchè la struttura di una narrazione.
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Siamo nel 1969, nel pieno della guerra del Vietnam. Il caporale Willard (Martin Sheen) viene incaricato di una missione speciale top secret: trovare il colonnello Walter E. Kurtz(Marlon Brando), colui che in passato era stato un vero e proprio veterano delle forze speciali dell'esercito statunitense, un ufficiale modello. Presumibilmente impazzito, Kurtz si trova adesso in Cambogia, a capo di un esercito di indigeni che lo adorano come se fosse un dio. Porre fine al suo comando, risalendo il fiume Nung per raggiungere la località occupata dall'avamposto del colonnello, è il compito che viene affidato a Willard, cui vengono assegnati un battello e un equipaggio. Il film è liberamente ispirato al romanzo di Joseph Conrad, Cuore di Tenebra, da cui riprende la psicologia dei personaggi principali, nonchè la struttura di una narrazione. Difatti il caporale Willard è il narratore della vicenda oltre che il protagonista. Il regista Francis Ford Coppola ammise di aver letto in continuazione Cuore di Tenebra per delineare al meglio il delirio interiore del protagonista e l'alone di mistero che avvolge il personaggio di Kurtz. Se il romanzo si pone come una critica al colonialismo durante la seconda metà dell' XIX secolo, così il film di Coppola (uscito nelle sale nel 1979) ha un forte stampo antimilitarista e non pochi furono i problemi per il regista durante periodo delle riprese, che il governo americano certamente non desiderava e, pertanto, osteggiava. Apocalypse Now , infatti, è un' evidente critica alla guerra del Vietnam. Significativa in tal senso la frase del narratore Willard, riferita ai vietnamiti, "li facevamo a brandelli con una mitragliatrice, poi gli davamo un cerotto". è questa pura ipocrisia, come lo è quella del colonnello Kilgore (Robert Duvall) quando ostenta la sua apparente solidarietà nei confronti di un vietnamita in fin di vita, apprestandosi a offrirgli dell'acqua e dimenticandosi completamente un attimo dopo del poverino appena sente dire che uno dei marinai dell'equipaggio di Willard è Lance Johnson, un campione di surf (Kilgore è un grande appassionato di surf). Ma è nel momento dell'incontro con Kurtz che si realizza lo spannung, il momento di massima tensione del film. Il suo discorso penetra nella mente di chi guarda, invitando ad un'attenta riflessione sulla natura umana. Kurtz ha ceduto alla tentazione di un potere immenso, offertogli dagli indigeni, che lo considerano adesso una sorta di dio. In mancanza di convenzioni e regole che limitino la libertà, l'uomo civilizzato abusa di essa, diventando un tiranno. Kurtz ne è la prova, la dimostrazione del fatto che l'uomo libero di essere dio diviene un mostro senza scrupoli. Eccezionale la regia Coppola, che riesce sapientemente a infondere nello spettatore un forte sentimento di attesa, l'attesa di vedere un colonnello plurimedagliato ridotto a uno stato di apparente inspiegabile pazzia, l'attesa di vedere Marlon Brando nei panni di questo personaggio. La sua è senza dubbio una delle migliori interpretazioni del cinema. Apocalypse Now, dunque, offre una visione davvero singolare della guerra del vietnam: come affermò il regista, esso non è un film sul Vietnam, è il Vietnam stesso. Nonostante ciò, il film non ottenne i riconoscimenti che certamente meritava all'Academy Awards del 1980. Fu premiato solamente per la migliore fotografia, all'italiano Vittorio Storaro, e per il miglior sonoro.
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marlon brando
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lunedì 9 agosto 2010
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meglio la versione tagliata
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Ormai, quella del director’s cut ( cioè l’aggiunta di scene inedite alla pellicola originale ) è diventata un’autentica moda, di solito si fa ( nel caso di autentici capolavori ) per ampliare e rendere più intensa l’opera, mentre nelle pellicole più brutte o incomprensibili, il director’s cut può rendere questo tipo di pellicole, più comprensibile e ( forse ) anche più apprezzabile. Ma non è sempre così e Apocalypse Now è uno di questi casi. Il viaggio-incubo di Willard ( M. Sheen ), nella versione del 79, era un’autentica discesa all’inferno, nell’anarchia e nello stadio primordiale dell’uomo che lotta solo per la sopravvivenza e per la vittoria.
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Ormai, quella del director’s cut ( cioè l’aggiunta di scene inedite alla pellicola originale ) è diventata un’autentica moda, di solito si fa ( nel caso di autentici capolavori ) per ampliare e rendere più intensa l’opera, mentre nelle pellicole più brutte o incomprensibili, il director’s cut può rendere questo tipo di pellicole, più comprensibile e ( forse ) anche più apprezzabile. Ma non è sempre così e Apocalypse Now è uno di questi casi. Il viaggio-incubo di Willard ( M. Sheen ), nella versione del 79, era un’autentica discesa all’inferno, nell’anarchia e nello stadio primordiale dell’uomo che lotta solo per la sopravvivenza e per la vittoria. L’alone del film originale era surreale, quasi quanto un racconto di Kafka, soprattutto nella scena dell’assedio al ponte di Do Lung, mentre i venti minuti in cui appare Kurtz ( M. Brando ), sono invece, soprannaturali, quasi divini e la tonalità ombra-luce sul volto di Brando lo faceva somigliare veramente ad un dio. A Coppola però, nel 2000 viene la brillante idea di restaurare digitalmente Apocalypse Now e aggiungere ben 60 minuti di scene inedite, che aveva scartato all’epoca per motivi di durata, ed ecco che dalle due ore e venti originali si passa a tre ore e venti. Fra le scene inedite si evidenzia la passione di Kilgore ( R. Duvall ) per il surf, la scena hot con le conigliette di playboy, la scena della piantagione francese, la breve storia d’amore fra Willard e un’affascinante vedova francese e la lettura di Kurtz, di un articolo del Time. Tutte queste scene, rendono Apocalypse Now, un film di guerra più realistico, un semi film d’avventura-drammatico, più che un incubo della psiche umana. A tratti le scene inedite rendono il film più bello e meglio riuscito, ma a volte, le tre ore e mezza di visione pesano, e anche tanto; e inoltre, spezzano quell’alone di sovrannaturale che per 22 anni ha posseduto.Redux( latino ) = reduce ( che ritorna ), per mettere le carte in tavola Apocalypse Now Redux = Apocalypse Now Ritorna, ma vedendo i presupposti, è tornato nel peggiore dei modi, e sebbene sia un ottimo director’s cut, non riesce a eguagliare o superare l’originale.
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