cinefilos
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mercoledì 9 gennaio 2013
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il disastro del vietnam
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Sangue, urla, pianti, dolore, grida, imprecazioni, ansia, paura e poi il coraggio di Micahel (interpretato dall'impeccabile De Niro) a trasformare la desolazione in speranza. La scena della Roulette russa, che costituisce sicuramente la scena più carica di tensione dell'intero film, sintetizza e denuncia l'orrore e la crudeltà della guerra. Il film, da incorniciare, mette in risalto come la guerra e le sue disumane atrocità abbiano radicalmente cambiato le vite di coloro che sfortunatamente sono dovuti partire al servizio del proprio paese rimettendoci la salute fisica e mentale, se non la vita. Una pellicola straordinaria che aiuta a riflettere sulla spietata brutalità della guerra.
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Sangue, urla, pianti, dolore, grida, imprecazioni, ansia, paura e poi il coraggio di Micahel (interpretato dall'impeccabile De Niro) a trasformare la desolazione in speranza. La scena della Roulette russa, che costituisce sicuramente la scena più carica di tensione dell'intero film, sintetizza e denuncia l'orrore e la crudeltà della guerra. Il film, da incorniciare, mette in risalto come la guerra e le sue disumane atrocità abbiano radicalmente cambiato le vite di coloro che sfortunatamente sono dovuti partire al servizio del proprio paese rimettendoci la salute fisica e mentale, se non la vita. Una pellicola straordinaria che aiuta a riflettere sulla spietata brutalità della guerra. Consigliato.
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davidelm
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martedì 4 dicembre 2012
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per chi vuole capire il significato del vietnam
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Per chi vuole capire cosa ha significato il Vietnam per un'intera generazione di giovani americani: una serie di vite spezzate, una cesoia sui destini dei ragazzi che ha inciso su tutti: sia quelli che sono tornati che quelli che invece sono rimasti a SAIGON;
Cimino ci mette del suo: la regia è straordinaria, con un continuo incrocio tra parti di film lente e scene ad alto ritmo e suspence come uno specchio che vuole portare lo spettatore dalla tranquilla vita di una cittadina della Pennsylvania alla palude del Vietnam. C'è un filo di disperazione che lega la straordinaria scena della caccia al cervo nel silenzio e nella quiete e la roluette russa nella prigione delle paludi vietnamiti (che rappresenta una scena mitica e irripetibile).
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Per chi vuole capire cosa ha significato il Vietnam per un'intera generazione di giovani americani: una serie di vite spezzate, una cesoia sui destini dei ragazzi che ha inciso su tutti: sia quelli che sono tornati che quelli che invece sono rimasti a SAIGON;
Cimino ci mette del suo: la regia è straordinaria, con un continuo incrocio tra parti di film lente e scene ad alto ritmo e suspence come uno specchio che vuole portare lo spettatore dalla tranquilla vita di una cittadina della Pennsylvania alla palude del Vietnam. C'è un filo di disperazione che lega la straordinaria scena della caccia al cervo nel silenzio e nella quiete e la roluette russa nella prigione delle paludi vietnamiti (che rappresenta una scena mitica e irripetibile). Ancora un mistero come Robert De Niro non abbia vinto l'oscar con un'interpretazione da far vedere in tutte le scuole di recitazione
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fabian t.
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giovedì 20 settembre 2012
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quando la recitazione era tutto
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"Il cacciatore" è un buon film, girato egregiamente e recitato alla perfezione; ottimo banco di prova per professionisti come Christopher Walken (cui andò un meritato Oscar) e Meryl Streep. Ormai un cult movie dei tempi andati, quando davvero la recitazione e la costruzione narrativa erano tutto. Grande merito di uno sfuggente e inclassificabile regista come Cimino. Eppure andrò controcorrente affermando che, nonostante le oggettive qualità del film, credo ci sia stata un'eccessiva sopravvalutazione dello stesso tant'è che oggi risulterebbero alquanto evidenti alcune scelte registiche, a partire dall'elefantiaca prolissità della sceneggiatura.
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"Il cacciatore" è un buon film, girato egregiamente e recitato alla perfezione; ottimo banco di prova per professionisti come Christopher Walken (cui andò un meritato Oscar) e Meryl Streep. Ormai un cult movie dei tempi andati, quando davvero la recitazione e la costruzione narrativa erano tutto. Grande merito di uno sfuggente e inclassificabile regista come Cimino. Eppure andrò controcorrente affermando che, nonostante le oggettive qualità del film, credo ci sia stata un'eccessiva sopravvalutazione dello stesso tant'è che oggi risulterebbero alquanto evidenti alcune scelte registiche, a partire dall'elefantiaca prolissità della sceneggiatura. L'attesa che infatti si crea nelle lunghe sequenze (durante il matrimonio, la caccia e nella parte finale) non sfocia in vere e proprie sorprese o idee originali, ma sembrano semplicemente sottolineare fino all'eccesso il contorno privato di personaggi che vivono la loro vita ciascuno a suo modo. Tutto qui. Diverso è il discorso della guerra in Vietnam (qui bravissimo De Niro) le cui scene finalmente rompono la monotonia del tutto ed eccellono in dinamismo e drammaticità; scene che porteranno poi i protagonisti a reagire diversamente di fronte al trauma della guerra stessa attraverso il mortale "gioco" della roulette russa. Sicuramente un film che affronta senza retorica il tema della crescita e della tempra caratteriale e dunque delle relazioni umane, in un'America oramai defraudata dell'innocenza degli anni Sessanta. A ben guardare però mancano ulteriori approfondimenti psicologici nonché chiavi di lettura aggiuntive e stimolanti su cui si poteva riflettere ulteriormente, limitandosi invece a una storia che procede quasi per inerzia fino a trovarsi di fronte a tragedie ineluttabili. Comunque un apprezzabile lavoro cinematografico da vedere.
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antonio canzoniere
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sabato 2 giugno 2012
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ameria sotterranea
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E’ la storia di Michael, Nick e Steven, amici per la pelle e lavoratori dell’acciaieria di Clairton, Pennsylvania, le cui vite vengono tragicamente segnate dalla guerra del Vietnam. Il primo, ricordandosi della promessa fatta a Nick prima della chiamata alle armi, riporterà a casa entrambi, ma tutto è cambiato...Inquietante, commovente, sincero, meravigliosamente macabro nella sua trasposizione della periferia americana ante e dopo la guerra. E’ un capolavoro della settima arte, un film di attori straordinari, un’opera cinefila di stampo espressionista (basta notare le luci di Vilmos Zsigmond), un’elegia tragica e scioccante degli orrori del Vietnam (che ha il culmine nelle strazianti scene della roulette russa) e del tormento interiore dei reduci, che, segnati nel profondo dagli abomini subiti, si sentono quasi a casa in quel vortice di orrori senza fine.
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E’ la storia di Michael, Nick e Steven, amici per la pelle e lavoratori dell’acciaieria di Clairton, Pennsylvania, le cui vite vengono tragicamente segnate dalla guerra del Vietnam. Il primo, ricordandosi della promessa fatta a Nick prima della chiamata alle armi, riporterà a casa entrambi, ma tutto è cambiato...Inquietante, commovente, sincero, meravigliosamente macabro nella sua trasposizione della periferia americana ante e dopo la guerra. E’ un capolavoro della settima arte, un film di attori straordinari, un’opera cinefila di stampo espressionista (basta notare le luci di Vilmos Zsigmond), un’elegia tragica e scioccante degli orrori del Vietnam (che ha il culmine nelle strazianti scene della roulette russa) e del tormento interiore dei reduci, che, segnati nel profondo dagli abomini subiti, si sentono quasi a casa in quel vortice di orrori senza fine. E’ uno spaccato di vita americana: dalla goliardia e la gioia di vivere di eterni bambini dei protagonisti nella prima parte si passa alla vera e propria crescita spirituale e la coscienza del destino ineluttabile nella seconda. In questa America underground fatta di amaro e disilluso patriottismo, c’è molto di Dostoevskji, forse perché già i protagonisti sono esponenti di una comunità di emigrati russi... 5 Oscar estremamente riduttivi: film, regia, attore non protagonista (Walken), montaggio e sonoro. P.S: da vedere assolutamente in versione estesa.
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chaoki21
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giovedì 9 febbraio 2012
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capolavoro assoluto
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tiamaster
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sabato 22 ottobre 2011
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uno dei migliori film della storia del cinema.
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Uno dei migliori film della storia del cinema con un cast vertiginoso!!!Il film è grintoso ma anche drammatico,commovente e molto umano.La trama e molto bella e raccontata benissimo,con un espressevità incredibile,recitato benissimo e con una sceneggiatura incredibile e una regia fantastica,un montaggio che coinvolge immediatamente.Un autentico spettacolo incredibile,i personaggi hanno spessore e sono profondi,un anno dopo uscirà apocalypse now,altra opera del vietnam,anch'esso un capolavoro,anche un bellissimo sguardo sociale sulla guerra,tutto ciò reso ancora più eccellente da una colonna sonora incredibile,firmata pink floyd,un film glorioso che porta la psicologia dei personaggi ai vertigi storici e mentalmente possibili,oltre che un opera d'arte questo film e un documento storico e assoluto,forse uno delle più grandi opere storiche del cinema del ventesimo secolo assieme a metropolis,il padrino,forrest gump,apocalypse now,il posto delle fragole,schindler's list,via col vento.
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Uno dei migliori film della storia del cinema con un cast vertiginoso!!!Il film è grintoso ma anche drammatico,commovente e molto umano.La trama e molto bella e raccontata benissimo,con un espressevità incredibile,recitato benissimo e con una sceneggiatura incredibile e una regia fantastica,un montaggio che coinvolge immediatamente.Un autentico spettacolo incredibile,i personaggi hanno spessore e sono profondi,un anno dopo uscirà apocalypse now,altra opera del vietnam,anch'esso un capolavoro,anche un bellissimo sguardo sociale sulla guerra,tutto ciò reso ancora più eccellente da una colonna sonora incredibile,firmata pink floyd,un film glorioso che porta la psicologia dei personaggi ai vertigi storici e mentalmente possibili,oltre che un opera d'arte questo film e un documento storico e assoluto,forse uno delle più grandi opere storiche del cinema del ventesimo secolo assieme a metropolis,il padrino,forrest gump,apocalypse now,il posto delle fragole,schindler's list,via col vento.Tutte opere storiche.
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il cinefilo
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giovedì 1 settembre 2011
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due facce della stessa medaglia
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Le"due facce della medaglia"a cui faccio riferimento nel titolo sono ben rappresentate dalla VITA e dalla MORTE che,pur trovandosi concettualmente su due estremità differenti,arrivano,ne IL CACCIATORE,a raggiungere una forma di radicale"congiunzione morale"tanto semplice nella sua assoluta brutalità quanto articolata nella sua affascinante"geometria ideologica"astratta ma non veramente ambigua,per nulla guerrafondaia ma nemmeno pacifista,realista ma anche pessimista...in fondo non si tratta,nell'essenza e nel particolare,di un film sulla guerra o sull'America(per quanto valga pienamente quanto ho già argomentato)ma di un film sull'"legno storto dell'animo umano"intrinseco,in maniera più,poco o per nulla incisiva nell'effettiva"globalizzazione della sfera emozionale"della società umana(ma non in quella animale)e reputo questa mia tesi(liberamente contestabile,ovvio)validissima e attuale tanto"ieri"quanto ai giorni nostri.
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Le"due facce della medaglia"a cui faccio riferimento nel titolo sono ben rappresentate dalla VITA e dalla MORTE che,pur trovandosi concettualmente su due estremità differenti,arrivano,ne IL CACCIATORE,a raggiungere una forma di radicale"congiunzione morale"tanto semplice nella sua assoluta brutalità quanto articolata nella sua affascinante"geometria ideologica"astratta ma non veramente ambigua,per nulla guerrafondaia ma nemmeno pacifista,realista ma anche pessimista...in fondo non si tratta,nell'essenza e nel particolare,di un film sulla guerra o sull'America(per quanto valga pienamente quanto ho già argomentato)ma di un film sull'"legno storto dell'animo umano"intrinseco,in maniera più,poco o per nulla incisiva nell'effettiva"globalizzazione della sfera emozionale"della società umana(ma non in quella animale)e reputo questa mia tesi(liberamente contestabile,ovvio)validissima e attuale tanto"ieri"quanto ai giorni nostri.
I concetti di cui sopra meritano un approfondimento:quando parlo della"sfera emozionale"abbinata alla"globalizzazione"(idea solitamente utilizzata in ambito strettamente economico)mi riferisco a quella tendenza,più o poco accentuata,di certi singoli uomini e donne(anche se,in definitiva e certamente in minor misura,capita a tutti quanti almeno una volta nella vita ed ecco,quindi,che si può parlare di"impronta complessivamente globale")di cercare in lievissime o,raramente per fortuna,gravi azioni di inconsapevole"autolesionismo"non solo mentale ma anche fisico...ma non mi accingo a tentare di"invadere"con le mie modeste elucubrazioni quel"territorio della psicanalisi"già ampiamente scoperto,ulteriormente concepito e divulgato da Sigmound Freud e vorrei tornare adesso sulla questione della"medaglia".
Per quanto riguarda la"congiunzione"tra esistenza e trapasso Micheal Cimino,Deric Washburn e il co-protagonista C.Walken ci offrono il suo unico,terribile ma possibile"sistema rivelatore":una sola pallottola nel tamburo della pistola contro poche altre possibilità che non venga sparato il colpo mortale da a Nick una ragione per continuare a vivere(se il suo scopo era semplicemente quello di morire perchè non lo ha fatto nella maniera più rapida e diretta possibile?perchè cercare il brivido di una morte non assicurata sul momento ma fondato unicamente sul rischio?)e suona perciò logico pensare che non sia propriamente la ricerca di una fine quella che viene tentata(e che,alla fine,viene raggiunta)quanto più l'inseguimento di una(sebbene raccapricciante e altamente"depravata"nella sua mancanza di umanità)vera e propria"tecnica per esistere sulla terra"che è quella di cercare la vita inseguendo la morte facendone quindi due facce della stessa medaglia.
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il cinefilo
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venerdì 5 agosto 2011
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lealtà e violenza ovvero questioni e concetti
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La"lealtà"si può considerare una delle più alte vette dell'infinito cosmo dei sentimenti umani?sicuramente sì ma forse(e non è un controsenso)anche no a seconda del contesto in cui esso viene inquadrato:la vita,in fondo e nella filosofia de IL CACCIATORE,è una"partita"in cui non ci viene mai reso possibile sapere,in tempo,se e in quale"fato"rischiamo di incombere con le nostre stesse azioni e/o vittime di quelle di altri:ma a essere artefice di questo meccanismo non è certamente il destino...poichè il destino(e questa è la mia filosofia)c'è lo costruiamo con le nostre mani e questa è una realtà,per conto mio,dalle fondamenta ineccepibilmente logiche senza le quali non sarei altrimenti in grado di dare una diversa spiegazione,altrettanto convincente,di questa concezione del"massimo"dilemma esistenzale posto in linea diretta dai dialoghi e dalle immagini del film.
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La"lealtà"si può considerare una delle più alte vette dell'infinito cosmo dei sentimenti umani?sicuramente sì ma forse(e non è un controsenso)anche no a seconda del contesto in cui esso viene inquadrato:la vita,in fondo e nella filosofia de IL CACCIATORE,è una"partita"in cui non ci viene mai reso possibile sapere,in tempo,se e in quale"fato"rischiamo di incombere con le nostre stesse azioni e/o vittime di quelle di altri:ma a essere artefice di questo meccanismo non è certamente il destino...poichè il destino(e questa è la mia filosofia)c'è lo costruiamo con le nostre mani e questa è una realtà,per conto mio,dalle fondamenta ineccepibilmente logiche senza le quali non sarei altrimenti in grado di dare una diversa spiegazione,altrettanto convincente,di questa concezione del"massimo"dilemma esistenzale posto in linea diretta dai dialoghi e dalle immagini del film.
Pur non trovandomi nella convinzione di ritenere che gli eventi di questo magnifico dramma siano mossi da una qualche"mano invisibile"(non quella che si riferisce al mercato ma quella della sorte)mi è parso altrettanto innegabile notare come nemmeno la casualità possa essere tirata in ballo visto e considerato che i tre amici sembravano,fin dalla cerimonia nuziale,"predestinati"alla tragedia anche se questo appare in aperta contraddizione con quanto ho già scritto...per una presa più diretta con la realtà posso dire che a muovere i presunti"fili del destino"sono il regista e lo sceneggiatore Deric Washburn ed essi fanno in modo,nella loro storia,che il trio trovi una sua precisa e perversa"collocazione"nel mondo solo a seguito di un trauma talmente feroce da piegare le loro convinzioni ma non il loro coraggio:ci vuole del coraggio a fare ritorno in Vietnam dopo l'orrore per una questione di"amicizia e lealtà"e ci vuole coraggio(con allegata la già discussa follia)per ripetere le stesse azioni che gli hanno stravolto la vita.
La"lealtà"è una delle tanti"chiavi"che possono essere usate per interpretare il valore della vita oppure è,per definizione,la vita stessa?la lealtà come"strumento di comprensione"o come"itinerario vitale"?la lealtà come base fondante della società civile o come"istinto represso di una modernità perduta"?...tante erano e rimangono le chiavi di lettura psicanalitiche e coraggiosamente ideologiche di questo concetto ma sarà difficile che si riesca a ritrovarne l'autentico valore originario intrinseco nelle intenzioni degli autori e questo non è assolutamente un difetto.
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dounia
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giovedì 28 luglio 2011
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tre amici, una storia
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Il film racconta la storia di tre amici ucraini che vivono in America, lavorano nella stessa fabbrica e poi sono costretti a partire per il Vietnam; prima presenta il matrimonio ortodosso di uno dei tre e il loro modo di vita, dopo la situazione che hanno durante la guerra. Uno di questi, recitato da Robert De Niro, ha un carattere deciso, ama la caccia e ottiene risultati "relativamente migliori" alla fine della guerra, perché il suo amore c'è ma non è corrisposto. Il film, molto bello, fa notare allo spettatore tre momenti principali: l'esistenza degli amici prima, durante e dopo la guerra. Il modo di agire di colui che ricompare sano, salvo e con medaglie al termine del conflitto è positivo nei confronti dei suoi compagni perché cerca di ricordarsi di loro fino all'ultimo momento.
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Il film racconta la storia di tre amici ucraini che vivono in America, lavorano nella stessa fabbrica e poi sono costretti a partire per il Vietnam; prima presenta il matrimonio ortodosso di uno dei tre e il loro modo di vita, dopo la situazione che hanno durante la guerra. Uno di questi, recitato da Robert De Niro, ha un carattere deciso, ama la caccia e ottiene risultati "relativamente migliori" alla fine della guerra, perché il suo amore c'è ma non è corrisposto. Il film, molto bello, fa notare allo spettatore tre momenti principali: l'esistenza degli amici prima, durante e dopo la guerra. Il modo di agire di colui che ricompare sano, salvo e con medaglie al termine del conflitto è positivo nei confronti dei suoi compagni perché cerca di ricordarsi di loro fino all'ultimo momento. L'uomo torna alla caccia fatta da lui prima della guerra che, oltre ad essere una ricerca di animali, è un'indagine riguardo i suoi amici.
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filippo catani
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venerdì 17 giugno 2011
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un colpo solo
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Un gruppo di amici di un piccolo borgo della Pensylvania anni '70 si divide tra il lavoro in fabbrica, i locali e la caccia. Purtroppo nel volgere di breve tempo tre di loro (di cui uno appena sposato) dovranno partire per il Vietnam. Questo evento lascerà ferite che non si rimargineranno più.
Un film duro e toccante che tratta di petto alcuni temi forti quali l'amore, l'amicizia e la guerra. Dopo quasi un'ora si arriva in Vietnam e nella parte precedente Cimino si prende tutto il giusto tempo per caratterizzare bene tutti i personaggi che caratterizzeranno questa vicenda. E poi la guerra caratterizzata da violenza gratuita e folli giochi quali la terribile roulette russa (il film per altro venne accusato di aver lanciato la "moda" di questo gioco ma evidentemente gli accusatori non hanno ben capito il film).
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Un gruppo di amici di un piccolo borgo della Pensylvania anni '70 si divide tra il lavoro in fabbrica, i locali e la caccia. Purtroppo nel volgere di breve tempo tre di loro (di cui uno appena sposato) dovranno partire per il Vietnam. Questo evento lascerà ferite che non si rimargineranno più.
Un film duro e toccante che tratta di petto alcuni temi forti quali l'amore, l'amicizia e la guerra. Dopo quasi un'ora si arriva in Vietnam e nella parte precedente Cimino si prende tutto il giusto tempo per caratterizzare bene tutti i personaggi che caratterizzeranno questa vicenda. E poi la guerra caratterizzata da violenza gratuita e folli giochi quali la terribile roulette russa (il film per altro venne accusato di aver lanciato la "moda" di questo gioco ma evidentemente gli accusatori non hanno ben capito il film). Vedere un film del genere su come gli effetti di una guerra possano distruggere per sempre le vite serene di persone che mai sognerebbero di fare del male a qualcuno, dovrebbe far riflettere chi continua a propinare la storia della guerra giusta o santa o di chi continua a perorare la causa delle bombe intelligenti o del proseguimento della politica con altri mezzi. Splendidi De Niro e Walken e il terribile detto di De Niro riguardo alla caccia al cervo (un colpo solo per ucciderlo senza essere sleali) che il povero Walken interpreterà a modo suo.
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