il cinefilo
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martedì 14 giugno 2011
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quando la"preda"del cacciatore...è lui stesso
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Il Vietnam del film è il luogo dove l'uomo smarrisce il più comune senso della quotidianità e acquisisce,nel vero senso della parola,la capacità di"uccidere"inseguendo il rischio di essere ucciso a sua volta.
Il"cacciatore"del titolo non è solamente quello dei boschi o quello della guerra(le fucilate contro il cervo si possono considerare anche una sorta di"esercitazione"per inquadrare meglio,successivamente,i bersagli umani vietnamiti?ecco un quesito dalla dubbia risposta)ma è anche quello(e in modo particolare direi)che si annida nei meandri più reconditi della personalità umana(e non soltanto dei soldati)e lo costringe mantenersi in uno stato di permanente conflitto con la propria anima spingendolo nella disperata ricerca di un futuro qualsiasi,anche sull'orlo del baratro e della violenza(esemplare,in tal senso,la tragedia di Nick di cui ho già parlato in precedenza).
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Il Vietnam del film è il luogo dove l'uomo smarrisce il più comune senso della quotidianità e acquisisce,nel vero senso della parola,la capacità di"uccidere"inseguendo il rischio di essere ucciso a sua volta.
Il"cacciatore"del titolo non è solamente quello dei boschi o quello della guerra(le fucilate contro il cervo si possono considerare anche una sorta di"esercitazione"per inquadrare meglio,successivamente,i bersagli umani vietnamiti?ecco un quesito dalla dubbia risposta)ma è anche quello(e in modo particolare direi)che si annida nei meandri più reconditi della personalità umana(e non soltanto dei soldati)e lo costringe mantenersi in uno stato di permanente conflitto con la propria anima spingendolo nella disperata ricerca di un futuro qualsiasi,anche sull'orlo del baratro e della violenza(esemplare,in tal senso,la tragedia di Nick di cui ho già parlato in precedenza).
Il"cacciatore"del titolo è anche quello che segna,più in generale,l'imbarbarimento della mentalità maschile in primis nella società americana e poi nel mondo...difatti questa figura non assume propriamente una connotazione precisa e la si vede"espandersi"in ogni possibile ambito ideologico che fa perno sempre sull'immagine del soldato.
La bandiera degli Stati Uniti(nel film)non sventola e non si erge più"gloriosa"in"cima"a una nazione ormai sconfitta e"implosa"a cavallo del suo stesso"culto del patriottismo militarista"che mai avrebbe dovuto cessare(almeno secondo il loro spirito nazionalistico)ma che invece,dopo quella disfatta,sembrava destinato a non risorgere mai più.
Ho scritto"sembrava"perchè,nel corso degli anni e dopo altre guerre,esso è tornanto nuovamente alla carica(come è noto)pur non riuscendo mai a sanare la"ferita"infertaglisi a metà degli anni settanta...e questa"ferita"rivive ancora oggi nel capolavoro di M.Cimino e in quello di F.F.Coppola.
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il cinefilo
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mercoledì 18 maggio 2011
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lo spirito dell'uomo prima e dopo la guerra
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Oltre a quanto ho già scritto in precedenza vorrei aggiungere un altro interessante tipo di"argomentazione"che emerge dal film:quello della personalità umana e di come essa possa venire radicalmente stravolta e distrutta dall'esperienza della guerra(fermo restando che si riesca ad uscirne vivi).
Mike,Nick e Steven,operai di una fabbrica in Pennsyilvania,sono tre grandi amici che trascorrono la loro esistenza tra battute di caccia e incontri"virili"nei pub in attesa dell'imminente matrimonio(ortodosso)di Steven dove,dopo la rigida cerimonia in Chiesa,viene organizzata una grande festa all'insegna dell'allegria.
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Oltre a quanto ho già scritto in precedenza vorrei aggiungere un altro interessante tipo di"argomentazione"che emerge dal film:quello della personalità umana e di come essa possa venire radicalmente stravolta e distrutta dall'esperienza della guerra(fermo restando che si riesca ad uscirne vivi).
Mike,Nick e Steven,operai di una fabbrica in Pennsyilvania,sono tre grandi amici che trascorrono la loro esistenza tra battute di caccia e incontri"virili"nei pub in attesa dell'imminente matrimonio(ortodosso)di Steven dove,dopo la rigida cerimonia in Chiesa,viene organizzata una grande festa all'insegna dell'allegria...durante la celebrazione il trio si imbatte in un reduce del Vietnam e,sull'orlo dell'alcolismo,finiscono per sbeffeggiarlo ignorando che la sorte toccata molto probabilmente a lui e che lo ha trasformato in una delle tante"vittime psicologiche"(non si saprà mai,però,se con la stessa violenza)della barbarie finirà per travolgere anche loro.
IL CACCIATORE si divide in due tempi nel senso che c'è un"prima"e c'è un"dopo":nella seconda parte di questo dramma(ambientata inizialmente a Saigon e poi,di nuovo,negli Stati Uniti)la realtà in cui Mike si ritrova a vagare è,ormai,un"mondo quasi alieno"a lui estraneo dove anche i parenti non possiedono più,per lui,l'importanza di un tempo:quello del protagonista è diventato,pultroppo,un"viaggio"attraverso la solitudine in cui l'unica meta importante diventa quella di mantenere la promessa fatta a Nick tempo addietro.
Il destino di Nick è simile a quello di Mike ma terribilmente più atroce:egli sente il bisogno di sperimentare sulla propria pelle quella stessa esperienza di brutalizzazione fisica sopportata quando era un prigioniero...e diventa,imprevedibilmente,un"maestro"del macabro"gioco"di puntarsi una pistola alla testa(davanti a una folla la cui crudeltà e direttamente proporzionale alla sua spasmodica sete di denaro come si evince nella"partita"finale)e rischiare di cancellare in un"colpo solo"la sua intera esistenza.
La sorte di Steven è quella,drammaticamente normale,di molti altri reduci come lui ovvero disabile,debole psichicamente e paralizzato su una sedia a rotelle...questa è la fine di tre uomini che,un tempo,come ci racconta il regista M.Cimino,ridevano,scherzavano e vagavano nei boschi trasportando nel loro cuore la speranza,ora definitivamente distrutta,di costruirsi una famiglia e,nel complesso,riuscire ad essere felici.
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quentin
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domenica 1 maggio 2011
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the deer hunter
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tre amici partono per il vietnam dove combattono per un po' ma poi vengono catturati dai nemici, torturati e costretti a giocare alla rulette russa.riescono a salvarsi tornano a casa ma nicki diventa dipendente da questo gioco e decide di praticarlo . allora micheal deve salvarlo prima che sia troppo tardi.questo film di MICHEAL CIMINO e' davvero emozionante la scena della roulette russa e' davvero toccante grazie anche alla straordinaria interpretazione dI ROBERT DE NIRO E CHRISTHOPHER WALKEN
FILM EMOZIOINANTE, CRUDELE, E TOCCANTE, UNA VERA PIETRA MILIARE DEL CINEMA
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bella earl!
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domenica 17 aprile 2011
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il vietnam: come "apocalypse now". forse meglio.
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Straordinario. In questa parola è racchiusa la descrizione di un film maestoso, di un'ottima regia, e di un cast d'eccezione (per citare alcuni nomi si può parlare di *Robert De Niro* e *Meryl Streep*).
E' una rappresentazione bellissima e molto psicologica del Vietnam e delle sue *crudeltà*. Ma soprattutto è il ritratto di tre *anime*, anime completamente *mutate* dalle esperienze *brutali* del Vietnam. Emblematica la quasi totale ripetizione della scena della caccia: De Niro (che in questo film da una magistrale interpretazione) nella prima quando si trova faccia a faccia con quella povera bestia che è il cervo lo uccide *senza tante remore*; nella seconda, invece, ha un moto di *pietà* e *compassione* ma soprattutto rivive ciò che fu il Vietnam: *morte, morte e ancora morte*.
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Straordinario. In questa parola è racchiusa la descrizione di un film maestoso, di un'ottima regia, e di un cast d'eccezione (per citare alcuni nomi si può parlare di *Robert De Niro* e *Meryl Streep*).
E' una rappresentazione bellissima e molto psicologica del Vietnam e delle sue *crudeltà*. Ma soprattutto è il ritratto di tre *anime*, anime completamente *mutate* dalle esperienze *brutali* del Vietnam. Emblematica la quasi totale ripetizione della scena della caccia: De Niro (che in questo film da una magistrale interpretazione) nella prima quando si trova faccia a faccia con quella povera bestia che è il cervo lo uccide *senza tante remore*; nella seconda, invece, ha un moto di *pietà* e *compassione* ma soprattutto rivive ciò che fu il Vietnam: *morte, morte e ancora morte*.
Bellissimo il finale con i protagonisti riuniti dopo il funerale dell'amico Nick (*Christopher Walken*) che cantano "God Bless America". L'ironia che traspare da quel canto funziona come forte contrasto con ciò che delinea la scena: tristezza.
Capolavoro.
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carrol
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sabato 16 aprile 2011
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capolavoro
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i tempi lunghi della prima parte del film sono un lungo,dolce e romantico presagio del dramma che seguirà...la caccia come forma di violenza vissuta con gioco e onore ma come presto scopriranno la morte non è un gioco...la fase in vietnam e la fuga è semplicemente epica, avventura e horror ai massimi livelli...come dopo ad ogni guerra il finale è amaro ed è espresso magistralmente
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il cinefilo
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martedì 12 aprile 2011
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il cacciatore:grande metafora di una sconfitta
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Il discutibile(a seconda dei punti di vista)"hobby"della caccia si può utilizzare come"chiave"per comprendere lo spirito di una nazione già sulla via di una colossale sconfitta?il regista M.Cimino e lo sceneggiatore Deric Washburn sembrano dire sì...ma non è facile da capire ed è un immagine che si"avverte"solamente più che comprenderla intellettualmente ovvero una sensazione palpabile ma non pienamente argomentabile...I riferimenti filosofici sul"colpo solo"e sull'immagine della caccia al cervo si collegano direttamente al canto"funebre"finale di alcuni protagonisti sulle note di"God bless America"che rende trasparente l'amarezza per una guerra perduta e,addirittura,anche inutile.
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Il discutibile(a seconda dei punti di vista)"hobby"della caccia si può utilizzare come"chiave"per comprendere lo spirito di una nazione già sulla via di una colossale sconfitta?il regista M.Cimino e lo sceneggiatore Deric Washburn sembrano dire sì...ma non è facile da capire ed è un immagine che si"avverte"solamente più che comprenderla intellettualmente ovvero una sensazione palpabile ma non pienamente argomentabile...I riferimenti filosofici sul"colpo solo"e sull'immagine della caccia al cervo si collegano direttamente al canto"funebre"finale di alcuni protagonisti sulle note di"God bless America"che rende trasparente l'amarezza per una guerra perduta e,addirittura,anche inutile.
L'amicizia e la lealtà che lega Micheal a Nick è così forte da permettere al primo citato di"travalicare psicologicamente"(ma non,ovviamente,del tutto)l'orrore del trauma delle torture(attraverso il metodo della"roulette russa"inflittaglisi dai suoi carcerieri in Vietnam)dandogli così la forza,nel finale,di far ritorno a Saigon per mantenere la promessa fatta all'amico la sera del matrimonio di Steven in uno dei momenti più importanti in assoluto della vicenda.
Il"perno ideologico"de IL CACCIATORE si regge su quattro pilastri fondamentali:la lealtà,l'amicizia,la famiglia(in questo caso destinata allo sfascio)e la violenza come"macabro catalizzatore" delle disgrazie dell'uomo(da notare come,superato il trauma e tornato negli Stati Uniti,Micheal non possieda più la capacità di sparare al"cervo"che,stavolta,riesce a scamparla e a proseguire il suo girovagare nei boschi).
La sequenza in chi il protagonista rientra a Saigon viene costruita come un"viaggio attraverso i bagliori delle fiamme"che non rappresenta solamente lo stato di degrado in cui riversa la città ma anche le"macerie umane"di quello che resta dell""orgoglio americano"dei tre uomini...a cui segue l'ultimo incontro con Nick che non lo riconoscerà e che sfocia nella tragedia.
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tony montana
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sabato 20 novembre 2010
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sconvolge e annienta con un colpo solo
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Forse assieme a Taxi Driver e al futuro Toro Scatenato, Il cacciatore diretto da Michael Cimino, è uno dei film più importanti e incisivi nella carriera di Robert De Niro, sia sul versante di qualità artistica sia su quello della costruzione della sua mitologia cinematografica. Rispetto a tutte le precedenti interpretazioni, il profilo che emerge da questo nuovo film è maturo e consapevole dei propri mezzi espressivi, in grado di misurarsi con tematiche complesse come quella della Guerra del Vietnam senza cadere in un’interpretazione standardizzata.
Cimino, diversamente da altri registi della propria generazione, proviene dall’universo della pubblicità e del documentario e aveva sperimentato solo una volta il lungometraggio.
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Forse assieme a Taxi Driver e al futuro Toro Scatenato, Il cacciatore diretto da Michael Cimino, è uno dei film più importanti e incisivi nella carriera di Robert De Niro, sia sul versante di qualità artistica sia su quello della costruzione della sua mitologia cinematografica. Rispetto a tutte le precedenti interpretazioni, il profilo che emerge da questo nuovo film è maturo e consapevole dei propri mezzi espressivi, in grado di misurarsi con tematiche complesse come quella della Guerra del Vietnam senza cadere in un’interpretazione standardizzata.
Cimino, diversamente da altri registi della propria generazione, proviene dall’universo della pubblicità e del documentario e aveva sperimentato solo una volta il lungometraggio.
Con i forti incassi del film precedente, Cimino finanzia un suo soggetto cinematografico incentrato sul tema scottante del Vietnam a cui si dedicavano nello stesso anno Coppola con Apocalypse Now e Kubrick, otto anni dopo con Full Metal Jacket.
La trama del Il cacciatore verte sulla storia di un gruppo di ragazzi della Pennsylvania, appartenenti ad una piccola comunità di immigrati slavi, che vivono tutti grazie al lavoro in un’acciaieria.
Tre di loro, Michael ( De Niro ), Nick ( Christopher Walken ) e Steven ( John Savage ), sono stati richiamati per il Vietnam, ma prima di partire, partecipano al matrimonio dello stesso Steven con Angela, celebrato con rito ortodosso, seguito da una festa a base di birra e le note spumeggianti di I Love You Baby. Cimino descrive con un’ora di proiezione e con forte senso della narrazione corale, il giorno delle nozze fra i due giovani, permettendo allo spettatore di conoscere dettagliatamente i protagonisti, i rapporti d’amicizia e di forza, le tensioni, il filo sottile drammatico che ripercorre il loro destino ( notevole la scena in cui i due novelli sposi bevono da un recipiente comune: tradizione vuole, affinché il matrimonio sia fortunato, che il liquido non venga mai versato. Così sembra essere e nessuno si accorge che alcune gocce, messe in primo piano dalla telecamera, cadono sul candido vestito di Angela ). Tra gli altri coprotagonisti ci sono John Cazale nei panni di Stan ( nella sua ultima interpretazione visto che morirà di cancro poco dopo ) e Meryl Streep nel ruolo di Linda, giovane ragazza sentimentalmente in bilico fra Nick e Michael.
Dopo le nozze, alla fine del quale vediamo De Niro, che ubriaco, corre nudo per le strade della città, i cinque uomini partecipano a una battuta di caccia sui monti della Pennsylvania. Michael vive questa esperienza con profondo senso del rigore morale, affrontandola come un rito atavico, fatto di superstizioni e leggende, ma con un profondo rispetto per la natura. Prima di partire per il fronte in un tempo ancora non disilluso dalla violenza, Michael dice a Nick che morire in montagna o nel Vietnam è esattamente la stessa cosa, ma deve succedere lealmente, secondo le regole del colpo solo ovvero uccidendo la preda con un solo proiettile.
Con uno stacco improvviso di montaggio, Cimino ci proietta nella bufera della guerra, dove la giovinezza s’infrange sotto un cielo confuso dai rumori e dalle luci delle armi. La natura incontaminata delle montagne americane si trasforma, ora in un territorio impenetrabile, un’immensa foresta di fuoco brulicante di uomini deturpati nel fisico e nella mente. Dopo un’azione di guerriglia, Michael, Steven e Nick vengono fatti prigionieri dai Vietcong, e li troviamo immobilizzati in una prigione paludosa, coperti d’acqua e con il viso sporco di terra, costretti a sottostare al gioco della roulette russa. Il colpo solo leale di Michael si trasforma nel proiettile incivile del nemico, che Cimino descrive con crudeltà e cinismo destabilizzanti, lasciando scossi e con gli occhi sbarrati per tutta la visione. Niente colonna sonora. Solo i piani, le grida, le minacce dei vietcong e le imprecazioni dei tre amici. Lo status dei protagonisti è allucinato e a tratti eccessivi. La freddezza del personaggio di De Niro, risolve la situazione: dopo un bagno di sangue, i tre riescono a fuggire, anche se solamente Nick è tratto in salvo da un elicottero, mentre Michael e Steven cadono dal velivolo e Steven urta violentemente una roccia rimanendo per sempre mutilato.
Ora si consuma la vera tragedia.
Michael, tornato dalle tenebre vietnamite, torna a casa ricoperto di medaglie e acclamato come un eroe, ma scopre che oggi tessera è fuori posto: Nick è ancora disperso, Steven è disabile mentre Angela è affondata in una folle depressione.
Neanche la caccia lenisce il suo animo sofferente: appare come un’azione impura, insensibile che trasforma l’amicizia con gli altri amici che gli sono rimasti. Solamente Linda, con cui Michael allaccia una relazione, sembra l’unica ragione di vita in un universo che ha perso il senso ed è avvolto dalla solitudine.
In ricordo di Nick, Michael torna nell’inferno di Saigon per ritrovare l’amico scomparso. Nella sequenza finale, Michael rintraccia Nick, nel frattempo diventato dipendente dall’eroina, in una bettola della città, intento a partecipare ad una gara clandestina di roulette russa. Nick non ascolta le suppliche di Michael, e il tamburo della sua pistola pesca il colpo solo, perforandogli la testa.
E Michael rimane lì, in lacrime, cercando di risvegliare Nick da un sonno che non ha risveglio, mentre le sue mani si sporcano del cremisi sangue.
Il cacciatoreha ricevuto nove nomine agli Oscar vincendo quelle per film, regia, montaggio, sonoro, e attore non protagonista a Walken.
Anche De Niro ricevette la nomina come attore, tornando a casa a mani vuote.
Al pari del capitano Willard di Coppola, anche Michael Vronsky penetra gli spazi del cuore di tenebra, per non tornare più uguale, forse, per non tornare più se stesso.
Ammetto che questo film, inoltre fra i più difficili da recensire è stato il più scioccante che abbia mai visto, inchioda alla poltrona, la visione è realistica e sconvolgente per questo difficile da digerire, inoltre, ci si immedesima così tanto nei personaggi, che si prova ogni loro sentimento, l’amore, l’amicizia, il dolore e lo stress della guerra, per tanto, concordo con la censura e lo sconsiglio vivamente ai minori di 14 anni.
Capolavoro assoluto.
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catullo
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mercoledì 17 novembre 2010
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tra i capolavori degli anni 70
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Cimino infrange con questo film-capolavoro il tabù della guerra del vietnam pur non essendo prettamente un film di guerra. Fino a quel momento ci si ricorda di "berretti verdi" degli anni 60 giudicato frettolosamente un film di propaganda dell'imperialismo americano in un periodo fortemente condizionato dal vento sessantottino che spirava dalle nostre parti con la forza dell'ideologismo marxista. "Il Cacciatore" ci presenta però il combattente vietcong non con l'idealismo del tenace eroe che si sacrifica per la libertà dal giogo dell'imperialismo americano ma bensì con i connotati del crudele guerriero che non esita a massacrare donne e bambini o torturare in modo orribile i prigionieri di guerra.
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Cimino infrange con questo film-capolavoro il tabù della guerra del vietnam pur non essendo prettamente un film di guerra. Fino a quel momento ci si ricorda di "berretti verdi" degli anni 60 giudicato frettolosamente un film di propaganda dell'imperialismo americano in un periodo fortemente condizionato dal vento sessantottino che spirava dalle nostre parti con la forza dell'ideologismo marxista. "Il Cacciatore" ci presenta però il combattente vietcong non con l'idealismo del tenace eroe che si sacrifica per la libertà dal giogo dell'imperialismo americano ma bensì con i connotati del crudele guerriero che non esita a massacrare donne e bambini o torturare in modo orribile i prigionieri di guerra.Questo fu un trauma e una rivelazione scioccante per tanti giovani impegnati nel movimento antiamericano contro la guerra del vietnam e da certa critica cinematografica di parte il film venne comunque battezzato come propagandistico e fascista.A parte questa precisazione sull'effetto del film che ebbe nel contesto sociale del momento bisogna riconoscere che la forza con cui questa storia drammatica è raccontata ha impressionato gli spettatori per la spettacolarità e la recitazione magistrale dei protagonisti pone "il cacciatore" tra i primi posti nella classifica dei capolavori degli anni 70.... anche se Cimino poi non riuscirà in seguito a ripetere tale successo e anzi fallendone i tentativi. Oscar per Chistopher Walken come miglioe interprete non protagonista...De Niro invece ne avrebbe meritati almeno due!
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ilmago99
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sabato 2 ottobre 2010
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indimenticabile
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un bellissimo capolavoro che fa ridare che fa commuovere emozionante e che fa piangere
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ilmago99
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sabato 2 ottobre 2010
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il film piu bello di robert de niro
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probabilmente questo film e uno dei film piu belli di de niro un capolaavoro tanti bravi attori come cristophe walken meryl streep john savage john cazale e include anche tre ore di film di grinta e di azione un che dovete assolutamente da vedere
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