Casotto |
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Un film di Sergio Citti.
Con Paolo Stoppa, Jodie Foster, Ugo Tognazzi, Michele Placido, Mariangela Melato.
continua»
Commedia,
durata 100 min.
- Italia 1977.
- VM 14 -
MYMONETRO
Casotto
valutazione media:
2,98
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il Villon del cinema!di FaberFeedback: 0 |
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martedì 4 settembre 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il film non è, come "Il minestrone", "Mortacci" ed altri, epico. L'epica non è però tentata, perchè non c'è nulla che i Citti tentino di fare che non riesca, è proprio bandita; manca nel tono, non la si vuole usare per fare un quadro di una caratteristica innata del borgataro italiano(La fame)nè per fare un meraviglioso poema allegorico e definire le cognizioni e i sensi popolari. Questo film si propone semplicemente, un pò a mò di commediaccia (in senso positivo, perchè mi riferisco a quella degli anni 70!!) di ritrarre vizi ed essenze (o vizi essenziali, oppure ancora essenze viziate)dell'italiano.Nn medio, italiano e basta!Le vicende spaziano dai morti di fame di borgata (Franco Citti, ovviamente, e un surreale Proietti) al ricco usuraio complessato Tognazzi, a Paolo Stoppa e una folgorante Jodie Foster, all'immenso Carlo Croccolo che cerca disperatamente il momento opportuno di "Traffigere con la sua spada" la francesina Betty, mai riuscendovi, al sempiterno poetico Ninetto Davoli che accompagna lo scorrere scanzonato del film con sporadiche apparizioni da folletto, ecc... un film neccessario, un pò fuori dal consueto, ma neccessario, indispensabile, forse, per capire l'ottica generale dei Citti di quella situazione che, infine, è la solita: Vizi e virtù (molto, molto implicite) del popolo italiano; cogliere e immortalare ciò che, passerà il tempo, cambieranno le mode, le fonti di plagio, la società, le nuove tendenze, resterà sempre uguale. Forse un senso di povertà avvertita, anche se non vista, o quel senso di prevaricazione bestiale, e di approfittamento dei più deboli (in realtà inesistenti, perchè tutti si è nella stessa barca, anche se l'italiano non vule ammettre mai d'esserci), la spavalderia, la miseria, e la consapevolezza e l'umiltà profonda, vera perchè mai esibita od elogiata dall'italia poplare che la possiede. Un pò con satira, un pò con compassione o assoluzione, Citti fa sempre e comunque Poesia; originale, epica come l'opera dei pupi, che è tutta popolare, e vuole sempre,forse per l'insegnamento pasoliniano, portare la realtà a una dimensione più alta di quella che in realtà è (ragion per cui dovresti vedere un suo film, anzichè passare la sera al bar!)Non bisogna mai ignorarla, ma esasperarla, esagerarla, filtrarala con l' animo dell'artista che nè vuole parlare. Per questo non misento di parlare in Citti di realismo, ma solo, e meglio ancora, di poesia. La poesia che l'uomo è pure nel suo torpore, e che questo Francois Villon del cinema, un pò maledetto, un pò esaltato, ma sempre veritiero, non fa altro che incorniciare nella sua cinepresa.
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