stenoir
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sabato 25 febbraio 2023
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un viaggio indimenticabile in una pineta
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L’anno in cui si svolge la vicenda è il 1938, tra poco più di dodici mesi, scoppierà la Seconda Guerra Mondiale. Marcello Clerici (Jean Louis Trintignant) si trova in una camera d’albergo di Parigi, attende una chiamata al telefono: risponde e risulta sorpreso, o forse, sembra più contrariato, quando dall’altra parte della linea, qualcuno gli riferisce che “è partita anche lei”; prende accordi, copre con un lenzuolo una donna sdraiata sul letto e scende in strada. Giunto in macchina, è assalito dai ricordi e tramite flashback, veniamo a conoscenza del perché si trovi nella Capitale francese (ufficiosamente in viaggio di nozze, come vuol far credere all’ignara moglie Giulia -Stefania Sandrelli- una ragazza borghese, la donna intravista in precedenza sul letto, ma ufficialmente per compiere l’omicidio di un dissidente politico), del suo lavoro (deve compiere un omicidio, Marcello è un fervente credente fascista ed è una spia della suddetta polizia), dei suoi genitori (il padre è internato in un manicomio e la madre è oppiomane) e del suo passato (con l’evento avvenuto in età adolescenziale, determinante per “conformarlo” a ciò che è diventato).
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L’anno in cui si svolge la vicenda è il 1938, tra poco più di dodici mesi, scoppierà la Seconda Guerra Mondiale. Marcello Clerici (Jean Louis Trintignant) si trova in una camera d’albergo di Parigi, attende una chiamata al telefono: risponde e risulta sorpreso, o forse, sembra più contrariato, quando dall’altra parte della linea, qualcuno gli riferisce che “è partita anche lei”; prende accordi, copre con un lenzuolo una donna sdraiata sul letto e scende in strada. Giunto in macchina, è assalito dai ricordi e tramite flashback, veniamo a conoscenza del perché si trovi nella Capitale francese (ufficiosamente in viaggio di nozze, come vuol far credere all’ignara moglie Giulia -Stefania Sandrelli- una ragazza borghese, la donna intravista in precedenza sul letto, ma ufficialmente per compiere l’omicidio di un dissidente politico), del suo lavoro (deve compiere un omicidio, Marcello è un fervente credente fascista ed è una spia della suddetta polizia), dei suoi genitori (il padre è internato in un manicomio e la madre è oppiomane) e del suo passato (con l’evento avvenuto in età adolescenziale, determinante per “conformarlo” a ciò che è diventato). Tratto da un romanzo di Alberto Moravia (dal quale si differenzia con il finale cinematografico), pubblicato nel 1951, Bertolucci raccontò la trama del libro ai produttori della Paramount, i quali gli avevano richiesto un’idea per un film e in seguito, scrisse la sceneggiatura in un mese. Girato tra Roma (zona EUR), Parigi e in Savoia, regione francese delle Alpi, Il Conformista si caratterizza, a mio parere, per il montaggio, continuamente alternato tra passato e presente, di Franco Arcalli e per la fotografia, del futuro tre volte Premio Oscar, Vittorio Storaro, raggiungendo l’apice con la scena, meravigliosa, nella pineta: una corsa tra gli alberi, tutt’attorno la foschia, mentre sta iniziando ad albeggiare.
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francesco2
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domenica 7 agosto 2022
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bel film, ma non indimenticabile
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Esiste, secondo chi scrive -ma ascoltate anche quakche battuta del film' qualcosa di camusiano -nel senso dello romanzo Lo straniero- nel protagonista di questo film. Appare come un estraniato, avulso dalla realta piu grande di lui e prigioniero di
un inerzia che assume i tratti dell alienazione. Solo nel finale -sp si ribella forse al proprio modo di -non-essere, piu che ad un regime ormai in decadenza. A differenza del personaggio di Trintignant, quelli della Sandrelli e di Moschin appaiono occasioni sprecate -meglio quello della Sanda, che pure poteva essere meglio sviluppato. Anche la confezione non si oppone per davvero agli stilemi del genere, ed allora viene il sospetto che persino Bertolucci, nell intenzione di mettere alla berlina i conformismi, sia artefice egli stesso di un opera non scevra da convenzioni.
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Esiste, secondo chi scrive -ma ascoltate anche quakche battuta del film' qualcosa di camusiano -nel senso dello romanzo Lo straniero- nel protagonista di questo film. Appare come un estraniato, avulso dalla realta piu grande di lui e prigioniero di
un inerzia che assume i tratti dell alienazione. Solo nel finale -sp si ribella forse al proprio modo di -non-essere, piu che ad un regime ormai in decadenza. A differenza del personaggio di Trintignant, quelli della Sandrelli e di Moschin appaiono occasioni sprecate -meglio quello della Sanda, che pure poteva essere meglio sviluppato. Anche la confezione non si oppone per davvero agli stilemi del genere, ed allora viene il sospetto che persino Bertolucci, nell intenzione di mettere alla berlina i conformismi, sia artefice egli stesso di un opera non scevra da convenzioni.
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la nera
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venerdì 31 luglio 2020
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assolutamente sì
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carlo
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lunedì 25 maggio 2020
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storia politica italiana e psicanalisi freudiana
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Ritratto di un borghese qualunquista talmente privo di scrupoli che collabora con degli assassini di stato pur di far carriera nella società, con bella moglie,degno alloggio e posto fissi inclusi. Un tipo mediocre che nel ventennio fascista sarebbe finito al massimo a comandare un ufficio dietro la raccomandazione di qualcuno, magari in cambio di qualche spiata ma che potrebbe essere ancora attuale anche in una società più democratica e moderna. Il suo trauma scatenante, l’ omicidio di un autista pedofilo che da piccolo lo aveva aggredito e segregato, con le ideologie politiche del suo tempo ovviamente non c’entra nulla e non c’è molto da stupirsi se questo "uomo qualunque" sia il figlio di un ricco pazzo finito in manicomio.
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Ritratto di un borghese qualunquista talmente privo di scrupoli che collabora con degli assassini di stato pur di far carriera nella società, con bella moglie,degno alloggio e posto fissi inclusi. Un tipo mediocre che nel ventennio fascista sarebbe finito al massimo a comandare un ufficio dietro la raccomandazione di qualcuno, magari in cambio di qualche spiata ma che potrebbe essere ancora attuale anche in una società più democratica e moderna. Il suo trauma scatenante, l’ omicidio di un autista pedofilo che da piccolo lo aveva aggredito e segregato, con le ideologie politiche del suo tempo ovviamente non c’entra nulla e non c’è molto da stupirsi se questo "uomo qualunque" sia il figlio di un ricco pazzo finito in manicomio. Forse questo personaggio da psicoanalista voleva essere una metafora del piccolo borghese italiano medio che all’ epoca appoggiava o ignorava la politica antidemocratica dello stato dominante pur di star bene e vivere la sua vita indisturbato, salvo per dichiararsi subito antifascista quando il regime era caduto e “passato di moda” tra la gente comune. Facile poi accusare del proprio delitto politico proprio quell’ omosessuale da lui creduto morto ma invece ritrovato per caso più vecchio a corrompere un povero giovane in un vicolo di notte. Niente da obbiettare sulla bravura degli interpreti e sulla qualità artistica del film, comprese le tristi musiche di Georges Delerue, giuste per un film come questo, di non facile lettura per via della sua contrapposizione di psicologie contorte e dramma storico-politico, un "cocktail" per molti pesante.
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stefanocapasso
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venerdì 30 novembre 2018
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uomini e storia in un conflitto esistenziale
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Ormai adulto, Marcello decide di sposare Giulia per placare quel suo bisogno di normalità, che lo insegue dai suoi ricordi adolescenziali, ambigui, sia per la sessualità sia perché probabilmente uccise un uomo. E insieme, convinto fascista, si offre di fare un’operazione per la polizia segreta, che prevede l’uccisione di un suo vecchio professore universitario, esiliato politico in Francia. L’occasione per l’omicidio si proporrà durante il viaggio di nozze che organizzerà proprio a Parigi.
Bertolucci gira un film che colpisce subito per la sua bellezza fotografica, la qualità geometrica scelta da Storaro, che insieme alla distribuzione degli spazi identifica perfettamente il periodo storico del ventennio.
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Ormai adulto, Marcello decide di sposare Giulia per placare quel suo bisogno di normalità, che lo insegue dai suoi ricordi adolescenziali, ambigui, sia per la sessualità sia perché probabilmente uccise un uomo. E insieme, convinto fascista, si offre di fare un’operazione per la polizia segreta, che prevede l’uccisione di un suo vecchio professore universitario, esiliato politico in Francia. L’occasione per l’omicidio si proporrà durante il viaggio di nozze che organizzerà proprio a Parigi.
Bertolucci gira un film che colpisce subito per la sua bellezza fotografica, la qualità geometrica scelta da Storaro, che insieme alla distribuzione degli spazi identifica perfettamente il periodo storico del ventennio.
È un’indagine su vari fronti quella che viene condotta attraverso il percorso del protagonista e che ha come tema centrale l’ambiguità del reale. I personaggi tutti hanno qualcosa di ambigui e vivono di adattamenti continui, non sempre ben riusciti che hanno origine spesso in un ricordo o un fatto legato all’infanzia. L’impronta psicoanalitica è dunque ben presente seppure perfettamente inserita nel contesto di un film che è una difficile storia di persone inquiete e di un era politica che ben si presta a trasformismi.
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onufrio
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lunedì 29 giugno 2015
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clerici il conformista
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Tratto dall'omonimo romanzo di Alberto Moravia, Bernardo Bertolucci confeziona un'opera cinematografica stilisticamente perfetta, coadiuvata da un cast di attori sublimi come il protagonista della storia, il Marcello Clerici interpretato da Jean-Louis Trintignant, e poi ancora, le splendide Sandrelli e Sanda. Siamo nel periodo fascista che precede lo scoppio della seconda guerra mondiale, Clerici, per "espiare" un omicidio commesso in tenera età decide di far parte del regime fascista, lavorando come spia al servizio della polizia fascista, ma l'incontro con una bella donna stravolgono l'ardore ed il rigore del camerata.
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il befe
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sabato 7 marzo 2015
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capolavoro
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ralphscott
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sabato 11 ottobre 2014
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l'eclatante bellezza,le infinite riflessioni
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Godersi innanzitutto la sontuosa messa in scena fissando inevitabilmente il ricordo di scene memorabili,dalla solitudine di Marcello nel metafisico paesaggio del Ministero sino alla terribile,cruda realtà di Anna tradita e trucidata. Passando dai balli,quello delle splendide amiche e quello che avvolge come un pitone il sig. Clerici. E' impensabile citare tutte le sequenze che colpiscono lo spettatore e si prestano a letture in quanto riuscite metafore. La bellezza dei protagonisti,le ottime prove attoriali e gli splendidi costumi delle due dame assecondano l'arte di un regista capace di trasmettere forti suggestioni. Bertolucci,inoltre,da buon cinefilo ci regala camei di divine dello spettacolo nostrano:la Sanson e Milly (decadente e drogata).
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Godersi innanzitutto la sontuosa messa in scena fissando inevitabilmente il ricordo di scene memorabili,dalla solitudine di Marcello nel metafisico paesaggio del Ministero sino alla terribile,cruda realtà di Anna tradita e trucidata. Passando dai balli,quello delle splendide amiche e quello che avvolge come un pitone il sig. Clerici. E' impensabile citare tutte le sequenze che colpiscono lo spettatore e si prestano a letture in quanto riuscite metafore. La bellezza dei protagonisti,le ottime prove attoriali e gli splendidi costumi delle due dame assecondano l'arte di un regista capace di trasmettere forti suggestioni. Bertolucci,inoltre,da buon cinefilo ci regala camei di divine dello spettacolo nostrano:la Sanson e Milly (decadente e drogata). Ripeterà queste scelte con altri mostri sacri,come la Valli. Mi spiace vedere un po' sacrificato un attore di razza come Moschin. Questo filmone dà infiniti spunti di riflessione. Nel mio caso si insinuano dubbi e pensieri a distanza di ore,giorni dalla visione in dvd dell'opera restaurata. E tornano alla mente anche le immagini irreali,i blu impossibili,gli sfondi onirici che hanno fortemente impattato la vista di uno spettatore abituato soprattutto ai contrasti del b/n. Grande,grande cinema.
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luca scial�
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sabato 7 giugno 2014
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le ombre del fascismo, tra eccessi e debolezze
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Marcello Clerici è un fascista convinto, funzionario della polizia. Proviene da una famiglia borghese, con una madre che vive nell'ozio e un padre rinchiuso nel manicomio perché ha rinnegato il fascismo. E' fidanzato con la bella Giulia, di estrazione piccolo borghese, ma donna mediocre e frivola. I due si sposano ma il loro viaggio di nozze a Parigi è solo una copertura, all'insaputa di lei: Marcello deve uccidere un suo ex professore anti-fascista, facente parte della resistenza. Ma l'incontro con l'uomo, sopraffino intellettuale, gli farà sorgere qualche dubbio sul regime.
Bertolucci traspone in modo fedele un romanzo omonimo di Alberto Moravia.
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Marcello Clerici è un fascista convinto, funzionario della polizia. Proviene da una famiglia borghese, con una madre che vive nell'ozio e un padre rinchiuso nel manicomio perché ha rinnegato il fascismo. E' fidanzato con la bella Giulia, di estrazione piccolo borghese, ma donna mediocre e frivola. I due si sposano ma il loro viaggio di nozze a Parigi è solo una copertura, all'insaputa di lei: Marcello deve uccidere un suo ex professore anti-fascista, facente parte della resistenza. Ma l'incontro con l'uomo, sopraffino intellettuale, gli farà sorgere qualche dubbio sul regime.
Bertolucci traspone in modo fedele un romanzo omonimo di Alberto Moravia. Un romanzo che mette in evidenza le ambiguità, le deboloezze e le contraddizioni del fascismo. Non mancano momenti visionari e quell'erotismo che saranno evidenti nel successivo Ultimo tango a Parigi. Sublime anche la fotografia e il montaggio, che gli donano un tocco in più.
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paolo_89
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martedì 19 febbraio 2013
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spesso i premi hanno ragione
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Sappiamo che non si giudica un film dai premi che ha vinto ma talvolta le giurie centrano il bersaglio, soprattutto se non sono quelle di Hollywood. Il conformista (Bernardo Bertolucci) ha vinto tutto: David di Donatello, Sutherland Trophy al British Film Institute Festival, Nomination all'Oscar per la miglior sceneggiatura non originale e al Golden Globe per il miglior film straniero in lingua straniera, candidatura al Leone d'oro al Festival di Berlino, eccetera. Capisco il perchè e non posso negargli la lettera C della rubrica ABCinema-12cin3ma, alla terza recensione del primo giro.
Il conformista, che è riuscito a impressionare così tanti festival così diversi tra loro, racconta di un professore di filosofia, Marcello, promesso sposo di una borghese un po' frivola.
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Sappiamo che non si giudica un film dai premi che ha vinto ma talvolta le giurie centrano il bersaglio, soprattutto se non sono quelle di Hollywood. Il conformista (Bernardo Bertolucci) ha vinto tutto: David di Donatello, Sutherland Trophy al British Film Institute Festival, Nomination all'Oscar per la miglior sceneggiatura non originale e al Golden Globe per il miglior film straniero in lingua straniera, candidatura al Leone d'oro al Festival di Berlino, eccetera. Capisco il perchè e non posso negargli la lettera C della rubrica ABCinema-12cin3ma, alla terza recensione del primo giro.
Il conformista, che è riuscito a impressionare così tanti festival così diversi tra loro, racconta di un professore di filosofia, Marcello, promesso sposo di una borghese un po' frivola. Deciso a costruirsi la sua vita normale, banale, conformista, intraprende una serie di azioni in contrasto profondo con questa sua vocazione. Entra in principio nell'OVRA, l'Organizzazione Volontari per la Repressione dell'Antifascismo, senza però esserne fermamente convinto o senza avere il pretesto del denaro a spingerlo, come si chiede anche il funzionario che lo recluta. La recitazione (eccezion fatta per Stefania Sandrelli, tanto carina ma troppo sopra le righe persino per il personaggio che interpreta) e la messa in scena confermano quest'assunto di base e ragalano alcuni momenti memorabili, uno dei quali è una delizia visiva e concettuale. Nel momento in cui Marcello, parlando col suo vecchio professore di filosofia antifascista, si rammarica di essere invece diventato fascista, la sua ombra scompare dal muro su cui era proiettata fino a un attimo prima. L'ombra sparisce perchè il provessore chiude le ante della finestra, ma è lo stesso fascismo di Marcello che sbiadisce insieme con lei. «Un fascista convinto non parla così», lo rimprovera il professore, che forse sa già che sorte lo aspetta ma che prima cerca di ricordare chi era veramente Marcello e perchè è venuto in Francia a trovarlo.
Il finale è diverso dal quello del libro di Moravia, ma la soluzione di Bertolucci calza perfettamente con la storia e rivela in modo icastico la vera identità di Marcello, comunque seminata nel corso di tutto il film.
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