Il conformista |
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Un film di Bernardo Bertolucci.
Con Jean-Louis Trintignant, Stefania Sandrelli, Dominique Sanda, Gastone Moschin, Enzo Tarascio.
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Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 116 min.
- Italia 1970.
MYMONETRO
Il conformista
valutazione media:
4,00
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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un bertolucci di maniera: come moraviadi giorgioFeedback: 0 |
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domenica 22 giugno 2008 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Stilisticamente, "il conformista" è un capolavoro: questo punto è assodato. Sul piano dell'intreccio e, in senso lato, dei contenuti, a me pare che il film rispecchi un dato di fondo del romanzo (che ho letto): il manierismo. Il romanzo (Dio mi perdoni!) è quasi un plagio di Dostoewskij, per gli evidenti richiami che questo stabilisce, nei momenti essenziali dell'intreccio, con i punti salienti di un celebre romanzo dostoewskiano "I Demoni". Come "i demoni" il film ruota attorno ad un progetto di omicidio, quello del Dr. Quadri, che dovrebbe cementare il gruppo dei fascisti; come ne "i demoni" c'è un protagonista (Marcello, come il Nikolai Stavrogin) che cerca nell'impegno politico un'evasione da una vita oziosa di borghese (l'omicidio dell'autista invertito è il corrispettivo dello stupro di Matrjona ne "i demoni"), ma che, irretito dalla sensualità, si trova diviso tra l'intenzione di fermare gli omicidi e l'impotenza. Sì, il tutto è condito da una certa patina psicanalitica, ma è poca cosa. Gli stessi ambienti di putrescenza borghesi (la scena della mamma drogata abbandonata sul letto con le cosce scoperte, in mezzo alla sporcizia e ai cani) sono di maniera, perchè sono la copia di scene di romanzi di Simenon (vedi "maigret al picarrats", nella scena identica della contessa assassinata). Se possibile, il film è definitivamente sporcato dal saffismo di maniera ritratto nel rapporto tra la Sandrelli e la Sanda: inutile e morboso. Questo film conferma, secondo me, una linea di lettura di Bertolucci, quale registra dall'estetismo prezioso, colto, ma autoreferenziale e finanche d'annunziano in certi compiacimenti erotici molto insistiti. E' la conferma di un regista che alla fine riesce prevalentemente a dire 'io' e raramente 'noi': salvo il miracolo di "novecento". Di un regista che fatica ad attingere quella che, almeno secondo il mio modesto giudizio, è la chiave del futuro del cinema: l'immediatezza erspressiva (vedi molto cinema americano).
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