osteriacinematografo
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venerdì 9 marzo 2012
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un viaggio alla fine del sogno
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Wyatt e Bill (Petere Fonda e Dennis Hopper), dopo aver trasportato un quantitativo ingente di droga dal Messico agli Stati Uniti, acquistano due chopper e partono dalla California alla volta del carnevale di New Orleans. Il loro è il sogno americano su due ruote, è un viaggio di libertà attraverso uno dei luoghi più affascinanti della terra, e la porzione di cielo e paesaggio a loro disposizione rende l’idea d’infinite possibilità.
Lungo il percorso, Bill e Wyatt (Capitain America) incontrano e danno un passaggio a un hippie, che li conduce tra la sua gente in una comune: qui la tolleranza e l’armonia regnano incontrastate, e la convivenza pacifica di questa struttura estranea alla società convenzionale è l’emblema di quanto accadrà poi: la comune è l’oasi simbolica e verdeggiante in mezzo a un deserto aspro e irto di insidie, un non luogo dove poter assaporare la felicità di un bagno discinto assieme a due ragazze in una sorgente d’acqua calda.
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Wyatt e Bill (Petere Fonda e Dennis Hopper), dopo aver trasportato un quantitativo ingente di droga dal Messico agli Stati Uniti, acquistano due chopper e partono dalla California alla volta del carnevale di New Orleans. Il loro è il sogno americano su due ruote, è un viaggio di libertà attraverso uno dei luoghi più affascinanti della terra, e la porzione di cielo e paesaggio a loro disposizione rende l’idea d’infinite possibilità.
Lungo il percorso, Bill e Wyatt (Capitain America) incontrano e danno un passaggio a un hippie, che li conduce tra la sua gente in una comune: qui la tolleranza e l’armonia regnano incontrastate, e la convivenza pacifica di questa struttura estranea alla società convenzionale è l’emblema di quanto accadrà poi: la comune è l’oasi simbolica e verdeggiante in mezzo a un deserto aspro e irto di insidie, un non luogo dove poter assaporare la felicità di un bagno discinto assieme a due ragazze in una sorgente d’acqua calda.
I due amici salutano l’oasi, e proseguono il tragitto verso sud. E più si spingono a sud, più aumentano i segnali di diffidenza nei loro confronti; vengono ignorati sistematicamente persino dai peggiori motel, e dormono sotto le stelle, accanto al fuoco e alle loro moto. Vengono arrestati in una cittadina per aver preso parte a una parata senza permesso, e in cella conoscono George Hanson (Jack Nicholson), un giovane e facoltoso avvocato alcolizzato, che li tira fuori dai guai e prosegue il viaggio con loro alla volta di New Orleans.
La presenza di George intensifica i dialoghi e le riflessioni, lo scambio reciproco di concetti ed idee, e proprio nella notte in cui l’avvocato spiega a Bill i motivi della ghettizzazione che i due subiscono quotidianamente, che nasce dall’odio, dall’invidia, dall’incomprensione di una forma di libertà inafferrabile e distante dallo stile di vita dei più, lo stesso George viene ucciso nel sonno dalla sortita di una ronda d’intolleranti che avevano già preso di mira i tre compagni di viaggio.
Bill e Wyatt, sotto shock, raggiungono New Orleans e si recano al bordello che George aveva consigliato loro, dove pagano due ragazze con cui si perdono fra le strade in festa: prima è una notte zigrinata e di riscatto della leggerezza perduta, poi una mattina d’acido e allucinazioni che presenta il conto di una disperazione pregressa e irrisolta, fra le mura soffocanti di un cimitero che pare attorcigliarsi come spirale attorno alle due coppie, fino alla follia quasi, fino alla massima potenza del delirio di devastazione interiore.
Ma il cielo è di nuovo terso, tutto è tornato a posto, dentro e fuori, o almeno così sembra. Bill e Capitain America ripartono, superano un ponte oltre cui s’affaccia il miraggio di una libertà agli sgoccioli; lungo la strada un odio bieco, idiota e intollerante li attende: due spari , i chopper e i loro cavalieri volano via, e scintille sull’asfalto, e le fiamme, e i corpi inermi dei due, e un doppio sogno squarciato e interrotto, e una cieca e spietata idiozia arresta definitivamente e senza motivo la corsa ludica e inoffensiva di due amici.
Il film di Dennis Hopper è considerato il manifesto cinematografico della controcultura americana di quegli anni, così come Ginsberg e Kerouac rappresentarono le icone letterarie della medesima. Le ambientazioni sono splendide, e il viaggio simbolico nel conformismo americano, così gretto da essere distonico rispetto alla natura selvaggia circostante, è una lenta discesa nella paura di chi non riesce a vedere oltre l’apparenza; è un documentario sull’ignoranza che genera quella paura, sulla diversità e sulla libertà rilette come pericoli, come minacce, come stati dell’essere tanto sublimi da rappresentare mete irraggiungibili e obiettivi da abbattere.
Dennis Hopper e Peter Fonda interpretano con naturalezza i due protagonisti, tanto da confondere le idee su chi interpreta chi: e alla fine di questa a corsa a due, il migliore è, come sempre, un sublime Jack Nicholson.
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[+] film-manifesto anni '70 della ribellione giovanile
(di antonio montefalcone)
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l.c.
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lunedì 26 novembre 2007
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malinconico, represso, ma sempre il migliore
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Intenso e trascinante film sulla ottusità mentale della politica degli stati sud-statunitensi degli anni 60 e sugli ideali di un curioso movimento di fine decennio.Fonda e Hopper(anche regista del film) partono a bordo dei loro chopper(carichi tra l'altro di marijuana) alla ricerca della totale libertà,con New Orleans come destinazione finale.Inizia un odissea di musiche ed immagini meravigliose,emblematiche per le generazioni di quegli anni.Il tutto impreziosito da un eccellente fotografia.Curiosi incontri ed esperienze ravvicinate con diverse culture di vita caratterizzano la prima parte del film.
Con l'entrata in scena di un bizzarro avvocato alcolizzato(splendidamente interpretato da un nicholson ancora agli inizi)il film imbocca il suo viaggio conclusivo,dopo aver meravigliato ed illuminato lo spettatore,mostra con freddezza il cancro più profondo della socità americana.
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Intenso e trascinante film sulla ottusità mentale della politica degli stati sud-statunitensi degli anni 60 e sugli ideali di un curioso movimento di fine decennio.Fonda e Hopper(anche regista del film) partono a bordo dei loro chopper(carichi tra l'altro di marijuana) alla ricerca della totale libertà,con New Orleans come destinazione finale.Inizia un odissea di musiche ed immagini meravigliose,emblematiche per le generazioni di quegli anni.Il tutto impreziosito da un eccellente fotografia.Curiosi incontri ed esperienze ravvicinate con diverse culture di vita caratterizzano la prima parte del film.
Con l'entrata in scena di un bizzarro avvocato alcolizzato(splendidamente interpretato da un nicholson ancora agli inizi)il film imbocca il suo viaggio conclusivo,dopo aver meravigliato ed illuminato lo spettatore,mostra con freddezza il cancro più profondo della socità americana.
I due hippie e l'innocuo nicholson incontreranno una morte repressa e provocatoria, lontana dalle loro radici,in un ambiente ostile e programmato da rozzi ideali di fondo.
E proprio nelle battute finali,nelle atmosfere e nelle immagini malinconiche,il film dimostra la sua vera genialità;ovvero trascina lentamente lo spettatore nelle vesti di un uomo libero ed innocuo,privato della vita per la paura del diverso.
Una rara esperienza cinematografica;per la sua unità, la compattezza dei suoi temi,e il suo crudo realismo.
Capolavoro senza tempo, che nel suo genere deve ancora trovare una pellicola alla sua altezza.
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drugo
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mercoledì 6 luglio 2005
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liberta'
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Riassumerei il concetto di questo film con queste battute prese dallo stesso:
George Hanson (Jack Nicholson): Lo sai... una volta questo era proprio un gran bel paese... e non riesco a capire che cosa gli e' successo
Billy (Dannis Hopper): Beh e' che tutti hanno paura ecco cosa e' successo. Noi non possiamo neanche andare in uno di quegli alberghetti da due soldi, voglio dire proprio in quelli da due soldi capisci? Credono che si vada a scannarli o qualcosa... hanno paura.
George Hanson: Si, ma non hanno paura di voi, hanno paura di cio' che rappresentate
Billy: Ma quando? Per loro noi siamo solo della gente cha ha bisogno di tagliarsi i capelli!
George Hanson: No, quello che voi rappresentate per loro e' la liberta'
Billy: E che di male nella liberta'? La liberta' e' tutto!
George Hanson: Ah si e' vero la liberta' e' tutto ma parlare di liberta' ed essere liberi son due cose diverse.
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Riassumerei il concetto di questo film con queste battute prese dallo stesso:
George Hanson (Jack Nicholson): Lo sai... una volta questo era proprio un gran bel paese... e non riesco a capire che cosa gli e' successo
Billy (Dannis Hopper): Beh e' che tutti hanno paura ecco cosa e' successo. Noi non possiamo neanche andare in uno di quegli alberghetti da due soldi, voglio dire proprio in quelli da due soldi capisci? Credono che si vada a scannarli o qualcosa... hanno paura.
George Hanson: Si, ma non hanno paura di voi, hanno paura di cio' che rappresentate
Billy: Ma quando? Per loro noi siamo solo della gente cha ha bisogno di tagliarsi i capelli!
George Hanson: No, quello che voi rappresentate per loro e' la liberta'
Billy: E che di male nella liberta'? La liberta' e' tutto!
George Hanson: Ah si e' vero la liberta' e' tutto ma parlare di liberta' ed essere liberi son due cose diverse. Voglio dire che e' difficile essere liberi quando ti comprano e ti vendono al mercato. E bada di non dire mai a nessuno che non e' libero perche' allora quello si dara' un gran da fare a uccidere e massacrare per dimostrare che lo e'. Ah certo ti parlano, ti parlano e ti riparlano di questa famosa liberta' individuale ma quando vedono un individuo veramente libero allora hanno paura.
Billy: La paura pero' non li fa scappare
George Hanson: No, ma li rende pericolosi
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amon
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martedì 20 gennaio 2009
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troppo superficialità
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Belle e ricercate parole, ma che non esprimono in pieno il senso del film o meglio ne danno la visione più scontata possibile di chi crede di aver capito il film ma in realtà forse non lo ha nemmeno visto.
Non si può dire infatti che il film sia schierato a favore degli uni o degli altri. Sia gli Hippy che gli square sono infatti una faccia della stessa medaglia, ed è la medaglia stessa ch'è sbagliata, è in essa che c'è l'errore.
La medaglia è l'uomo. L'uomo che non riesce a vivere con l'uomo, ma ha bisogno di regole, di capi, di religioni.
Ed è così che nel villaggio hippy, Billy viene brutalmente scacciato, ed è cosi che vengono arrestati solo per aver preso parte a una parata. Insomma la critica e per entrambe le fazioni perchè entrambe errano, entrambe giudicano.
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Belle e ricercate parole, ma che non esprimono in pieno il senso del film o meglio ne danno la visione più scontata possibile di chi crede di aver capito il film ma in realtà forse non lo ha nemmeno visto.
Non si può dire infatti che il film sia schierato a favore degli uni o degli altri. Sia gli Hippy che gli square sono infatti una faccia della stessa medaglia, ed è la medaglia stessa ch'è sbagliata, è in essa che c'è l'errore.
La medaglia è l'uomo. L'uomo che non riesce a vivere con l'uomo, ma ha bisogno di regole, di capi, di religioni.
Ed è così che nel villaggio hippy, Billy viene brutalmente scacciato, ed è cosi che vengono arrestati solo per aver preso parte a una parata. Insomma la critica e per entrambe le fazioni perchè entrambe errano, entrambe giudicano.
Ma è nella fine che si può apprezzare in pieno tutta la filosofia di questo film. Due uomini pieni di sogni e di speranze partono alla ricerca della libertà. Libertà che troveranno solo attraverso la propria morte.
Non vi sono veri miti e veri dei, ma l'uomo ne ha troppo bisogno e non vi è modello etico-sociale che riesca a salvarsi.
Forse i venusiani un giorno arriveranno...
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cineofilo92
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venerdì 4 agosto 2006
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ride, it's easy!!!
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Easy rider: un titolo di culto che merita ogni premio a lui attribuito.
Oltre ad essere il tipico film giovanile anni 60, è anche molto più serio e riflessivo.
I protagonisti, due hippies, non gareggiano clandestinamente in strade newyorchesi, ma compiono una specie di Parigi - Dakar nelle sconfinate strade americane, alla ricerca, appunto, della vera libertà americana. Incontreranno accampamenti di pellerossa - hippies, famiglie che li ospiteranno ma anche gente che li odia perchè loro sono davvero liberi. E qualcuno di questi li farà fuori, nel finale mozzafiato nel vero senso del termine.
Easy rider porta anche all'esordio due grandi star: Dennis Hopper come regista e il sublime Nicholson ad attore di fama mondiale, grazie alla candidatura all'Oscar per miglior attore non protagonista.
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Easy rider: un titolo di culto che merita ogni premio a lui attribuito.
Oltre ad essere il tipico film giovanile anni 60, è anche molto più serio e riflessivo.
I protagonisti, due hippies, non gareggiano clandestinamente in strade newyorchesi, ma compiono una specie di Parigi - Dakar nelle sconfinate strade americane, alla ricerca, appunto, della vera libertà americana. Incontreranno accampamenti di pellerossa - hippies, famiglie che li ospiteranno ma anche gente che li odia perchè loro sono davvero liberi. E qualcuno di questi li farà fuori, nel finale mozzafiato nel vero senso del termine.
Easy rider porta anche all'esordio due grandi star: Dennis Hopper come regista e il sublime Nicholson ad attore di fama mondiale, grazie alla candidatura all'Oscar per miglior attore non protagonista. Egli, oltre a fare la parte del matto, come di solito, è anche il personaggio più serio del film, in grado di tenere discorsi inconsueti ma fondati sui possibili ed evoluti extraterrestri venusiani (magari Tim Burton da li si è ispirato a Mars Attacks) e sul vero significato della libertà, in un accattivante stile pre - cuculo.
Easy Rider? é uno di quei film che se li si vede una volta, li rivede cento volte.
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(di l.c.92)
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i'para
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giovedì 26 marzo 2009
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libertà e paura per il diverso
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"La libertà è tutto, d'accordo... Ma parlare di libertà ed essere liberi sono due cose diverse. Voglio dire che è difficile essere liberi quando ti comprano e ti vendono al mercato. E bada, non dire mai a nessuno che non è libero, perché allora quello si darà un gran da fare a uccidere, a massacrare, per dimostrarti che lo è. Ah, certo: ti parlano, e ti parlano, e ti riparlano di questa famosa libertà individuale. Ma quando vedono un individuo veramente libero, allora hanno paura." La bellissima frase detta da Jack Nicholson, la sera accanto al falò, fra una canna e l'altra, racchiude il senso del film. Si tratta di un viaggio, un viaggio di libertà, in moto attraverso l'America. Meta: New Orleans.
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"La libertà è tutto, d'accordo... Ma parlare di libertà ed essere liberi sono due cose diverse. Voglio dire che è difficile essere liberi quando ti comprano e ti vendono al mercato. E bada, non dire mai a nessuno che non è libero, perché allora quello si darà un gran da fare a uccidere, a massacrare, per dimostrarti che lo è. Ah, certo: ti parlano, e ti parlano, e ti riparlano di questa famosa libertà individuale. Ma quando vedono un individuo veramente libero, allora hanno paura." La bellissima frase detta da Jack Nicholson, la sera accanto al falò, fra una canna e l'altra, racchiude il senso del film. Si tratta di un viaggio, un viaggio di libertà, in moto attraverso l'America. Meta: New Orleans. Sono due hippies che lo affrontano, Billy (Capitan America) e Wyatt. Durante il viaggio, incontreranno comunità sperdute nel deserto, giovani avvocati alcolizzati di buona famiglia, prostitute. Billy e Wyatt sono due persone libere. Se per libertà intendiamo fare quello che si vuole senza nuocere agli altri. I due hippies conducono la vita che vogliono, i soldi per loro non sono un problema. Aiutano il prossimo, e vengono a loro volta aiutati. Ma, fra tante (nemmeno troppe) persone che conoscono il vero senso di libertà, ve ne sono molte, molte di più che invece vivono nell'odio per il diverso. Persone incatenate in una monotona routine, persone che hanno paura di se stessi e di chi non è come loro. Un finale amarissimo, due ottimi interpreti, storia fantastica, con una morale (meglio, significato) verissimo e attualissimo, paesaggi mozzafiato e, per finire, una colonna sonora fra le migliori di tutta la storia del cinema. Capolavoro assoluto.
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filippo catani
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giovedì 17 gennaio 2013
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inno alla libertà
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Fine anni 60. Due carissimi amici decidono di partire in sella alle loro moto per un viaggio che li deve portare da Los Angeles al carnevale di New Orleans. Durante questa scorribanda i due incontreranno una serie di personaggi, rifletteranno sulla loro vita e dovranno scontrarsi con chi non li vede di buon occhio.
E' un modo di dire forse un po' abusato ma visto questo film si può a ragione parlare di un manifesto di un'epoca. Infatti troviamo i capelli lunghi, gli orologi buttati a terra, un viaggio senza fretta, comunità di hippie e terribili benpensati (o per usare una espressione meno politicaly correct usando l'espressione di Jack Nicholson dei veri bifolchi).
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Fine anni 60. Due carissimi amici decidono di partire in sella alle loro moto per un viaggio che li deve portare da Los Angeles al carnevale di New Orleans. Durante questa scorribanda i due incontreranno una serie di personaggi, rifletteranno sulla loro vita e dovranno scontrarsi con chi non li vede di buon occhio.
E' un modo di dire forse un po' abusato ma visto questo film si può a ragione parlare di un manifesto di un'epoca. Infatti troviamo i capelli lunghi, gli orologi buttati a terra, un viaggio senza fretta, comunità di hippie e terribili benpensati (o per usare una espressione meno politicaly correct usando l'espressione di Jack Nicholson dei veri bifolchi). E' davvero bello specialmente al giorno d'oggi in questo mondo guidato da soldi, potere e tempo (la massima è appunto il tempo è denaro) rivedere un'epoca in cui si sognava di essere liberi, di essere cittadini del mondo in pace con tutto e con tutti. Molto bella la discussione a questo proposito che terranno Hopper, Fonda e Nicholson (tutti per altro bravissimi). Il film naturalmente si gioca però per lunghi tratti sia sui numerosi paesaggi che gli amici attraversano sia sulla bellissima colonna sonora che va da Born To be wild a Balld of a easy rider. Ovviamente c'è anche il riferimento alla parte più controversa di questa controcultura cioè il facile accesso e uso e abuso di droghe leggere e pesanti che il film rende bene nella parte finale psichedelica. Ovviamente chi è troppo libero e chi critica troppo la società o la mette in discussione o in difficoltà non ha vita facile come si accorgeranno tutti i protagonisti di questa storia. Un film decisamente da vedere per scoprire o riscoprire una visione del mondo che è stata definitivamente spazzata via da quegli yuppie che hanno in Wall Street e Gekko i loro totem.
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parsifal
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mercoledì 10 maggio 2017
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libertà e paura
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Questo era lo slogan del film, quando venne immesso nel circuito cinematografico. Era il 1968, anno che cambiò il corso dell'era modera, con i suoi sommovimenti, le sue rivolte, le aspirazioni di cambiamento dei giovani di tutto il modo occidentale. L'epoca del Flower Power, e la Grande Estate dell'Amore, del rifiuto alla leva obbligatoria e del NO alla guerra del Vietnam. Dennis Hopper, insieme a Henry Fonda ( amico e collega) e Terry Southern, firma la sceneggiatura ed il soggetto, oltre alla regia del primo, vero ,road movie della storia del cinema, mettendo al suo interno le idee e gli ideali di un' intera generazione. Billy ( D.Hopper) E Wyatt " Capitan America" decidono di concedersi una fuga da tutto ciò che licirconda , libero da ogni vincolo imposto dalle convenzioni sociali, viaggiando in moto negli USA, alla volta del carnevale di New Orleans.
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Questo era lo slogan del film, quando venne immesso nel circuito cinematografico. Era il 1968, anno che cambiò il corso dell'era modera, con i suoi sommovimenti, le sue rivolte, le aspirazioni di cambiamento dei giovani di tutto il modo occidentale. L'epoca del Flower Power, e la Grande Estate dell'Amore, del rifiuto alla leva obbligatoria e del NO alla guerra del Vietnam. Dennis Hopper, insieme a Henry Fonda ( amico e collega) e Terry Southern, firma la sceneggiatura ed il soggetto, oltre alla regia del primo, vero ,road movie della storia del cinema, mettendo al suo interno le idee e gli ideali di un' intera generazione. Billy ( D.Hopper) E Wyatt " Capitan America" decidono di concedersi una fuga da tutto ciò che licirconda , libero da ogni vincolo imposto dalle convenzioni sociali, viaggiando in moto negli USA, alla volta del carnevale di New Orleans. Per fare ciò , commettono un grosso illecito; vendono un carico di cocaina a due ricchi committenti. Incassato il denaro, si mettono in viaggio. La nuova vita viene messa in evidenza dal gesto di Fonda, che getta l'orologio nella sabbia, prima di accendere la moto. Durante il viaggio conosceranno un giovane che nutre le medesime convinzioni , che li condurrà nella comune in cui vive, all'interno della quale trascorreranno una breve sosta. LA panoramica sulle abitudine in voga nella comune, mette in luce il modus vivendi in vigore all'epoca , in molte realtà che si ispiravano agli ideali hippy. Rimessisi in marcia, giungono in una piccola cittadina e si aggregano ad una parata senza il permesso delle autorità e per questo verranno arrestati. In carcere conosceranno George ( Nicholson) giovane avvocato alcolizzato, uso alle sbornie moleste ed alle risse che ne conseguono, ma rampollo di una famiglia molto in vista e quindi trattato dallo sceriffo con i guanti di velluto. Lo convinceranno a seguirli nel loro viaggio verso il carnevale; memorabile il loro dialogo notturno davanti al fuoco, con ampie dissertqazioni sul valore della LIbertà, nella società americana dell' epoca. Alcuni perbenisti violenti li assaliranno durante il sonno e George morirà. IL viaggio prosegue anche in sua memoria; i due amici raggiungono la casa di tolleranza che George voleva visitare e si uniscono a due ragazze che lavorano al suo interno. Decidono di andare in strada a vedere il carnevale e dopo si rifugiano in un cimitero on cui hanno tutti e quattro una profonda ,toccante e dolorosa esperienza allucinigena. Si dice che Fonda , nel recitare il suo monologo , avesse improvvisato pensando al tormentato rapporto con la propria madre. Al termine di questo viaggio, vi è un altro viaggio dal quale non vi è ritorno e Hopper usa la metafora della Morte come impossibilità di vivere la Libertà nel mondo moderno. Colonna sonora d' eccezione , variegata e sempre azzeccata, nei tempi e nelle scelte. Memorabile.
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great steven
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lunedì 16 novembre 2015
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correndo in sella ad un chopper verso la libertà
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EASY RIDER (USA, 1969) diretto da DENNIS HOPPER. Interpretato da PETER FONDA, DENNIS HOPPER, JACK NICHOLSON, PHIL SPECTOR, WARREN FINNERTY, TITA COLORADO, LUKE ASKEW, LUANA ANDERS, SABRINA SCHARF, ROBERT WALKER JR., KAREN BLACK, TONI BASIL, ANTONIO MENDOZA
Wyatt, soprannominato Capitan America, e il compagno Billy, giovani ribelli dai capelli lunghi e dal piglio autonomamente dissidente, cavalcano i loro chopper (le Harley Davidson rese celebri proprio da questo film) viaggiando da Los Angeles a New Orleans, lungo strade desertiche, fermandosi soltanto per dormire la notte. Durante il tragitto vivranno numerose esperienze e incontreranno la gente più disparata: mangiano alla tavola di una numerosa famiglia retta da un solerte contadino, danno un passaggio a un vecchio figlio dei fiori capelluto e occhialuto, assistono alle rappresentazioni orgiastiche di una comunità hippie col pallino della coltivazione agricola e del teatro dell’improvvisazione, finiscono in carcere per aver partecipato a una sfilata comunale senza aver ricevuto alcun permesso.
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EASY RIDER (USA, 1969) diretto da DENNIS HOPPER. Interpretato da PETER FONDA, DENNIS HOPPER, JACK NICHOLSON, PHIL SPECTOR, WARREN FINNERTY, TITA COLORADO, LUKE ASKEW, LUANA ANDERS, SABRINA SCHARF, ROBERT WALKER JR., KAREN BLACK, TONI BASIL, ANTONIO MENDOZA
Wyatt, soprannominato Capitan America, e il compagno Billy, giovani ribelli dai capelli lunghi e dal piglio autonomamente dissidente, cavalcano i loro chopper (le Harley Davidson rese celebri proprio da questo film) viaggiando da Los Angeles a New Orleans, lungo strade desertiche, fermandosi soltanto per dormire la notte. Durante il tragitto vivranno numerose esperienze e incontreranno la gente più disparata: mangiano alla tavola di una numerosa famiglia retta da un solerte contadino, danno un passaggio a un vecchio figlio dei fiori capelluto e occhialuto, assistono alle rappresentazioni orgiastiche di una comunità hippie col pallino della coltivazione agricola e del teatro dell’improvvisazione, finiscono in carcere per aver partecipato a una sfilata comunale senza aver ricevuto alcun permesso. Ed è proprio dietro le sbarre che conoscono il bizzarro e arlecchinesco avvocato George Hanson, il quale condivide con loro le stesse idee innovative e rivoluzionarie. Ma un giorno, passando in un bar, i due motociclisti e il giureconsulto attirano l’attenzione dello sceriffo e delle altre forze dell’ordine costituito, il che costa la vita allo stesso George durante una notte di pestaggi. Per consolarsi della dolorosa perdita, Billy e Wyatt sfogano la propria sofferenza affittando due prostitute e continuando a bere e drogarsi sotto gli alberi al lume della luna, ma anche per loro è in arrivo la morte, sottoforma di un fucile a canne mozze manovrato da un camionista messicano contrario agli hippie. Non solo un’allegra e scanzonata scampagnata per le carreggiate assolate degli Stati Uniti centrali, ma anche un’opera che sintetizza, più che in una semplice simbologia autoreferenziale, l’ideale di una sottocultura che, a suo tempo, ha avuto le carte in regola per agire perfino da controcultura: il desiderio assoluto di libertà e rottura degli schemi e delle classi sociali hanno trasformato gli hippies di fine anni 1960 in sognatori destinati a non veder mai realizzati i propri sogni, e dunque in manipolatori delle loro stesse anime in funzione di una vita immaginaria fatta di sesso, stupefacenti, viaggi esotici, menefreghismo nei confronti di una società troppo rigida e bigotta. È anche il caso eccentrico di un film diretto da un regista al suo esordio (Hopper), prodotto da uno degli attori protagonisti (Fonda) e scritto in combutta da questi ultimi due, risparmiando senza mai lesinare sui dialoghi in favore di una poesia figurativa che si esprime perfettamente in una meravigliosa fotografia e in un montaggio che rappresenta l’idea geniale di inframmezzare le immagini mostrando a tratti la sequenza successiva per poi tornare sulla precedente e mettere infine a fuoco la scena definitiva in cui ha luogo l’azione. Un trio di interpreti principali incredibilmente affiatato e assai equilibrato nella distribuzione delle battute, non soltanto quelle divertenti e spassose ma anche quelle più riflessive e foriere di significati molto più profondi di quanto l’apparenza e la superficie suggeriscono: l’avvocato maniaco e vizioso di Nicholson nutre ambizioni di rivolta e coltiva la voglia squisitamente onirica di un mondo che si allontani da convenzioni antiquate e riformi completamente una società troppo legata al passato, in compagnia del baffuto Hopper (quasi sempre col fiero cappello sulla chioma fluente) che fa della semplicità la sua secca filosofia di vita e dell’indipendente, orgoglioso viaggiatore di professione di Fonda, con le lunghe basette bionde, caratterizzato da una scarsa loquacità e da un atteggiamento disilluso e rilassato nei confronti dell’esistenza. C’è qualche indugio verso la parte finale, che si traduce più precisamente in una lentezza riflessiva che si appesantisce qua e là di eufemismi religiosi troppo oppressivi. Di grandissimo pregio la colonna sonora, con almeno tre brani scelti a puntino e inseriti fra le musiche con un tempismo a dir poco favoloso: "Born to Be Wild" di Steppenwolf, "If Six Was Nine" della Jimi Hendrix Experience e "Ballad of Easy Rider" di Roger McGuinn. Diventato col tempo un’icona insostituibile e straordinariamente efficace di un’intera epoca e un modo di vivere e pensare a trecentosessanta gradi. Hopper premiato al Festival di Cannes 1969 con un riconoscimento al miglior regista esordiente. Rimane, al di là di ogni possibile interpretazione culturale, sociale o politica, e anche al di là del suo incontestabile valore di controtendenza, un road movie capace di far scuola in un genere che merita nuova linfa vitale ancora al giorno d’oggi, per non perdere lungo il sentiero i superbi connotati tecnici e artistici che può vantare a pieno titolo.
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elgatoloco
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martedì 14 maggio 2019
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easy rider the best
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Quando un film diventa un classico, in genere(con qualche eccezione)merita di esserlo. Così per"Easy Rider"(1969)di Dennis Hopper e Peter Fonda, dove entrambi sono coautori di soggetto e sceneggiatura, ma certo il punto di vista "sovraelevato"è di Hopper quale regista. Magnifica fotografia(Laszlo Kovacs), ma magnifiche sequenze, merito tutte di Hopper, per un viaggio nè all'inferno né in paradiso (o, semmai, entrambe le cose), ma nel ventre(molle e non)degli USA nel 1969; straordinario spaccato di un'epoca dominata dal"pensiero"(ma potremmo togliere le virgolette, pur con qualche riserva)hippie di quel periodo, "Easy Rider"è un film eccelso anche per le musiche, rigorosamente scelte dagli autori.
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Quando un film diventa un classico, in genere(con qualche eccezione)merita di esserlo. Così per"Easy Rider"(1969)di Dennis Hopper e Peter Fonda, dove entrambi sono coautori di soggetto e sceneggiatura, ma certo il punto di vista "sovraelevato"è di Hopper quale regista. Magnifica fotografia(Laszlo Kovacs), ma magnifiche sequenze, merito tutte di Hopper, per un viaggio nè all'inferno né in paradiso (o, semmai, entrambe le cose), ma nel ventre(molle e non)degli USA nel 1969; straordinario spaccato di un'epoca dominata dal"pensiero"(ma potremmo togliere le virgolette, pur con qualche riserva)hippie di quel periodo, "Easy Rider"è un film eccelso anche per le musiche, rigorosamente scelte dagli autori.:Dylan, Hendrikx, Steppenwolf, The Byrds, altri ancora, The Band.... Poi Nicholson, che dieci anni dopo realizzerà con Kbrick lo straordinario"The Shining", la sua più grande interpretazione. Su ogni sequenza(non certo solo sulla parte del Carnevale di New Orleans)potremmo scrivere un saggio o anche vari saggi, in quanto il film è una catena inesautibile di suggestioni, di spunti di riflessione, che anche oggi(mezzo secolo dopo, stento a crederci....)sono attualissimi. Chi riduca il film a un banale pro o contra la droga(certo non ne è un'apologia, per fortuna....!)non ha capito lo spirito del film, realizzato da Hopper, che ha confessato varie volte di essere stato schiavo della cocaina.... El Gato
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