La donna scimmia

Antonio (un perfetto Ugo Tognazzi) è un trafficone napoletano che vive di espedienti. Un giorno, in un convento, conosce Maria, una giovane donna resa mostruosa da una fitta peluria che la ricopre (interpretata da un’irriconoscibile Annie Girardot in stato di grazia). Per Antonio, è una miniera d’oro: la sfrutta (facendo leva sull’affetto che la ragazza prova per lui) convincendola ad abbandonare il convento in cui vive nascosta e costringendola ad esibirsi pubblicamente in uno spettacolo dozzinale dove la spaccerà per un esemplare rarissimo di donna scimmia. Nonostante questo, fra i due nasce l’amore e presto anche un bambino, ma Maria muore di parto ed il figlio non le sopravvive. Antonio inizialmente dona i cadaveri ad un museo di scienze naturali, ma poi li richiede indietro con la scusa di un seppellimento in terra consacrata, quando invece decide egli stesso di mostrarli al pubblico in un nuovo baraccone ambulante. [+]

Antonio (un perfetto Ugo Tognazzi) è un trafficone napoletano che vive di espedienti. Un giorno, in un convento, conosce Maria, una giovane donna resa mostruosa da una fitta peluria che la ricopre (interpretata da un’irriconoscibile Annie Girardot in stato di grazia). Per Antonio, è una miniera d’oro: la sfrutta (facendo leva sull’affetto che la ragazza prova per lui) convincendola ad abbandonare il convento in cui vive nascosta e costringendola ad esibirsi pubblicamente in uno spettacolo dozzinale dove la spaccerà per un esemplare rarissimo di donna scimmia. Nonostante questo, fra i due nasce l’amore e presto anche un bambino, ma Maria muore di parto ed il figlio non le sopravvive. Antonio inizialmente dona i cadaveri ad un museo di scienze naturali, ma poi li richiede indietro con la scusa di un seppellimento in terra consacrata, quando invece decide egli stesso di mostrarli al pubblico in un nuovo baraccone ambulante. Per intervento del produttore Carlo Ponti, quest’ultima parte fu eliminata facendo chiudere il film con la morte della donna barbuta, mentre inserì un felice finale nell’edizione francese facendo perdere con la gravidanza i peli a Maria che ha partorito invece un figlio “normale”. Vincitore del Nastro d’Argento per il miglior soggetto, il film di Ferreri si ispira alla figura di Julia Pastrana, la donna barbuta che girò il mondo con il circo Barnum, ma è un chiaro attacco del regista alla famiglia (trasformata in una piccola impresa commerciale), alla messa a nudo della mistificazione del rapporto tra i sessi (se il matrimonio è un contratto cos’ha di mostruoso Antonio nel legare a sé chi gli consente di campare?) e la violenza e del finale grottesco (con la macabra esposizione dei cadaveri) fa riemergere un tema che era stato già aperto con L’APE REGINA (1962). Ottimi gli attori, soprattutto la Girardot che è veramente spontanea ed in certe parti perfino ammaliante (come nella scena dello strip), senza uno sbavo la sceneggiatura che sorregge un buon impianto visivo. Un film da vedere e forse uno dei film migliori di Ferreri! [-]