luca scialò
|
venerdì 22 luglio 2011
|
i primi martiri della mafia
|
|
|
|
In una piccola località in provincia di Palermo, la Mafia ha messo, come altrove in Sicilia, le proprie radici, basandole sul ricatto e e la prepotenza nei confronti della povera gente. Ma c'è anche chi non ci sta a soccombere, come Salvatore, giovane tornato a casa carico di ideali e voglia di cambiare la propria terra. Ma viene gradualmente isolato.
Il film oscilla tra il neorealismo tipico degli anni '40-'50 e il cinema professionista di denuncia degli anni '60. Pagando questo stare a metà strada con non poche crepe e debolezze della sceneggiatura. Volonté, giovanissimo, riesce comunque a distinguersi.
Una stella in più la riscatta nel finale, quando il martirio cui è sottoposto il personaggio protagonista Salvatore porta alla mente dello spettatore il Cristo raffigurato da Pasolini ne Il Vangelo secondo Matteo.
[+]
In una piccola località in provincia di Palermo, la Mafia ha messo, come altrove in Sicilia, le proprie radici, basandole sul ricatto e e la prepotenza nei confronti della povera gente. Ma c'è anche chi non ci sta a soccombere, come Salvatore, giovane tornato a casa carico di ideali e voglia di cambiare la propria terra. Ma viene gradualmente isolato.
Il film oscilla tra il neorealismo tipico degli anni '40-'50 e il cinema professionista di denuncia degli anni '60. Pagando questo stare a metà strada con non poche crepe e debolezze della sceneggiatura. Volonté, giovanissimo, riesce comunque a distinguersi.
Una stella in più la riscatta nel finale, quando il martirio cui è sottoposto il personaggio protagonista Salvatore porta alla mente dello spettatore il Cristo raffigurato da Pasolini ne Il Vangelo secondo Matteo. In fondo, in Italia, chi si è battuto per la Mafia è stato messo letteralmente su una croce. Psicologicamente e fisicamente. Il film è comunque piaciuto, ottenendo il premio della critica a Venezia.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a luca scialò »
[ - ] lascia un commento a luca scialò »
|
|
d'accordo? |
|
gianni lucini
|
sabato 19 novembre 2011
|
una pluralità di stili per una storia aspra
|
|
|
|
Un uomo da bruciare trae la sua ispirazione dalla vicenda di Salvatore Carnevale, un giovane sindacalista ucciso dalla mafia nel 1955 ma si discosta molto dalla epica ricostruzione della vicenda narrata dai cantastorie dell’epoca e messa in scena nei teatrini dei pupi. Il protagonista del film scritto e diretto dai fratelli Taviani insieme a Valentino Orsini non è il vivido eroe tramandato dalla tradizione popolare costretto a soccombere dal destino e da un nemico feroce come quelli raccontati dalle tragedie greche. È un uomo complesso con tante contraddizioni, le cui azioni non sempre si muovono in modo coerente e che talvolta appare incapace di reagire razionalmente alle passioni, fonte di tormento più che di liberazione.
[+]
Un uomo da bruciare trae la sua ispirazione dalla vicenda di Salvatore Carnevale, un giovane sindacalista ucciso dalla mafia nel 1955 ma si discosta molto dalla epica ricostruzione della vicenda narrata dai cantastorie dell’epoca e messa in scena nei teatrini dei pupi. Il protagonista del film scritto e diretto dai fratelli Taviani insieme a Valentino Orsini non è il vivido eroe tramandato dalla tradizione popolare costretto a soccombere dal destino e da un nemico feroce come quelli raccontati dalle tragedie greche. È un uomo complesso con tante contraddizioni, le cui azioni non sempre si muovono in modo coerente e che talvolta appare incapace di reagire razionalmente alle passioni, fonte di tormento più che di liberazione. Di fronte all’evolversi delle vicende il personaggio interpretato da Gian Maria Volonté non sempre riesce a collegare gli obiettivi di fondo con le azioni da compiere nell’immediato ma più che di un illusorio e astratto ideologismo appare prigioniero di una grande fragilità interiore. Nel film non viene soltanto raccontato il confronto tra l’arrogante difesa dei privilegi della mafia e le idee di giustizia sociale e di riscatto di Carnevale. Meno evidente ma forse più decisivo per le sorti della storia è il conflitto tra passato e presente che attraversa trasversalmente l’intera vicenda. La morte di Don Gaetano, lo storico capo mafioso del paese, chiude un’epoca e dà il via a un’aspra lotta per la successione. Da una parte c’è il passato della mafia agricola rappresentata da Don Carmelo, legato al latifondo e abituato all’ostentazione della violenza, e dall’altra la “modernità” di Don Vincenzo e di sua moglie Francesca, più inclini a cercare spazi per la criminalità organizzata in settori nuovi come quello degli appalti delle opere pubbliche. Il confronto tra passato e futuro non è però una prerogativa esclusiva del sistema mafioso ma investe l’intero tessuto sociale del paese introducendo divisioni profonde. Divide Salvatore dai suoi compagni, meno inclini a seguirlo in nuove e azzardate forme di lotta, finendo per rendere deboli entrambe le posizioni. Nonostante gli stessi autori e registi abbiano detto che Un uomo da bruciare è «un atto d'amore verso il Neorealismo», il taglio stilistico, ricco e sfaccettato, non può essere ricondotto a una sola scuola. La narrazione filmica attinge infatti a una pluralità di stili e in qualche momento diventa visionaria e astratta anticipando un po’ le evoluzioni successive sia di Orsini che dei Taviani. È il caso, per esempio, della premonizione della morte che colpisce Salvatore mentre sta assistendo a una sorta di melenso “musicarello”. Quelle sequenze segnano anche il debutto sullo schermo di Carmen Villani, all’epoca una delle voci più “nere” della musica italiana e destinata dieci anni dopo a diventare una delle star della commedia sexy. I dialoghi in siciliano sono “tradotti” da Ignazio Buttitta, il poeta che ha composto Lamentu pi la morti di Turiddu Carnivali, il cui testo è utilizzato dai cantastorie per raccontare la vicenda del giovane sindacalista siciliano. Presentato alla XXXIII Mostra d’arte cinematografica di Venezia Un uomo da bruciare ottiene grandi consensi e fa incetta di riconoscimenti conquistando il Premio della Critica, il Premio Cinema Nuovo, il Premio “Cinema 60” e il Premio per la miglior Opera Prima.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gianni lucini »
[ - ] lascia un commento a gianni lucini »
|
|
d'accordo? |
|
great steven
|
venerdì 23 novembre 2018
|
i taviani e volonté debuttano facendo faville.
|
|
|
|
UN UOMO DA BRUCIARE (IT, 1962) diretto da VALENTINO ORSINI, PAOLO & VITTORIO TAVIANI. Interpretato da GIAN MARIA VOLONTé, DIDI PEREGO, LYDIA ALFONSI, SPIROS FOCAS, TURI FERRO, MARINA MALFATTI
Salvatore, giovane contadino siciliano, ritorna al paese natio dopo aver trascorso due anni sul continente in cerca di fortuna, lasciando il suo incarico a Roma. Deluso da una focosa relazione con Wilma, va a caccia di nuovi stimoli sulla sua terra e s’impegna con enorme fervore nell’organizzare le lotte contadine contro il latifondo. Al suo arrivo, nel frattempo, scopre che don Gaetano, capomafia locale, è defunto, e dunque sta avviandosi un’aspra contesa per chi dovrà prenderne il posto.
[+]
UN UOMO DA BRUCIARE (IT, 1962) diretto da VALENTINO ORSINI, PAOLO & VITTORIO TAVIANI. Interpretato da GIAN MARIA VOLONTé, DIDI PEREGO, LYDIA ALFONSI, SPIROS FOCAS, TURI FERRO, MARINA MALFATTI
Salvatore, giovane contadino siciliano, ritorna al paese natio dopo aver trascorso due anni sul continente in cerca di fortuna, lasciando il suo incarico a Roma. Deluso da una focosa relazione con Wilma, va a caccia di nuovi stimoli sulla sua terra e s’impegna con enorme fervore nell’organizzare le lotte contadine contro il latifondo. Al suo arrivo, nel frattempo, scopre che don Gaetano, capomafia locale, è defunto, e dunque sta avviandosi un’aspra contesa per chi dovrà prenderne il posto. I due candidati sono don Carmelo, espressione dell’antica malavita agricola, e don Vincenzo, il quale, con la collaborazione della moglie Francesca, sperimenta nuovi sistemi di gestione del potere legati agli appalti. Deciso a guerreggiare contro i privilegi mafiosi e le ingiustizie, Salvatore riesce a costruire intorno a sé un seguito fedele e affiatato, e anche quando verrà eliminato, il suo sacrificio scuoterà i compagni a lui affiliati. Unico caso italiano (finora) di film non a episodi scritto e diretto da tre registi (i fratelli Taviani al loro debutto dietro la macchina da presa), detiene il prezioso merito di raccontare il combattimento socio-psicologico di un uomo contro lo strapotere della criminalità organizzata di matrice sicula in una maniera che respinge la convenzione per abbracciare sensi, linguaggi e metodi più lungimiranti. Liberamente ispirato alla figura del sindacalista socialista Salvatore Carnevale, offre a Volonté il suo primo ruolo da protagonista. Premiato dalla Critica a Venezia 1962. Le intenzioni dei registi esordienti non sono sempre risolte, ma la sincerità e l’energia morale da una parte, la forza plastica delle immagini e la compattezza della narrazione dall’altra conducono a esiti di incontestabile vigore espressivo. Orsini e i Taviani sanno dirigere Volonté imprestandogli un carattere dai tratti ardimentosi, persuaso di combattere per una causa che allontana da sé ogni velleità, nonché di aver dichiarato a viso aperto che esser tiranneggiati da un cancro della regione insulare italiana più grande territorialmente, il cancro più mortifero e pericoloso, costituisce una perdita per coloro che continuano a vivere nel rispetto del lavoro. I tre registi e l’attore riescono così a dar vita a una sorta di colonnello-bracciante che prende in mano numerosissime decisioni (ad esempio quella di ridurre l’orario lavorativo in cava da dodici a otto ore), si espone mettendoci la faccia al teatro di Palermo dove fa sentire la sua voce a favore dei colleghi vittime di soprusi, arriva perfino a disubbidire alla madre fin troppo premurosa per il suo eccessivo slancio di zelo e dona, col suo talento di affabulatore tutt’altro che goliardo, ai suoi ascoltatori parole magari dure, ma senza dubbio smuoventi affinché essi si rendano conto che è il momento di far cambiare direzione al vento. Interessanti anche i duelli personali fra i due successori del capomafia passato a miglior vita: ognuno dei due espone sul banco le sue carte da giocare per prevalere sull’altro e acquistare con la forza lo scettro del comando, ma ben presto entrambi comprendono che l’autentico nemico è Salvatore, e non a caso il coraggioso bracciante viene freddato da tre colpi di lupara mentre cammina su una strada di montagna ghiaiosa dopo aver organizzato un piano d’attacco ineccepibile coi fedelissimi. Ottima prova per Perego nelle vesti della donna amata ardentemente da Volonté, preoccupata per la sua salute minacciata dalla tubercolosi ma al tempo stesso appassionata ella stessa per le virtù che il suo uomo, malgrado gli andirivieni, sa mostrarle. I Taviani ritroveranno, negli anni a venire, molte altre occasioni per tornare a parlare col loro immancabile stile didascalico e poetico di tematiche legate alla dignità sociale ed umana in film quali Allònsanfan, Padre padrone, La notte di San Lorenzo, Kàos e La masseria delle allodole, mentre Volonté (1933-1994) riprenderà personaggi impegnati in contrasti tanto intestini quanto esteriori in successive interpretazioni, quali si osserveranno in opere come Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, Sacco e Vanzetti e La classe operaia va in paradiso. Ultime note degne di essere citate: la cura ambientale; la tranquilla sobrietà di scenografia e costumi; la rarefatta colonna sonora, pertanto resa efficace; un bianco e nero che lascia il segno per la sua ambivalente incisività.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a great steven »
[ - ] lascia un commento a great steven »
|
|
d'accordo? |
|
|