samanta
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lunedì 1 luglio 2024
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un serial killer e 2 bambini
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Il film uscito nel 1955 è tratto da un romanzo (di David Grbb) che si basava a sua volta su una storia vera avvenuta nel West Wirginia. La regia è di Charles Laughton il bravo e celebre attore inglese, questa è l'unica sua regia nella sua lunga carriera nel mondo cinematografico.
La trama è ambientata alla fine degli anni '20 nel Sud degli USA in una zona moontagnosa, il protagonista è un falso pastore protestante Harry Powell (Robert Mitchum) giramondo che seduce agiate vedove per impadrronirsi dei loro soldi e poi le uccide, viene condannato perchè trovato in possesso di un'auto rubata a un mese di carcere, divide la cella con Ben Harper (Peter Graves), costui è condannato a morte per una rapina in cui sono stati uccisi 2 uomini, ma prima di essere arrestato aveva nascosto il bottino di 10.
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Il film uscito nel 1955 è tratto da un romanzo (di David Grbb) che si basava a sua volta su una storia vera avvenuta nel West Wirginia. La regia è di Charles Laughton il bravo e celebre attore inglese, questa è l'unica sua regia nella sua lunga carriera nel mondo cinematografico.
La trama è ambientata alla fine degli anni '20 nel Sud degli USA in una zona moontagnosa, il protagonista è un falso pastore protestante Harry Powell (Robert Mitchum) giramondo che seduce agiate vedove per impadrronirsi dei loro soldi e poi le uccide, viene condannato perchè trovato in possesso di un'auto rubata a un mese di carcere, divide la cella con Ben Harper (Peter Graves), costui è condannato a morte per una rapina in cui sono stati uccisi 2 uomini, ma prima di essere arrestato aveva nascosto il bottino di 10.000 $ (300.000 attuali) in una bambola della piccola figlia Pearl di 5 anni rivelando il nascondiglio al figlio Peter di 10 anni facendogli giurare di non rivelarlo a nessuno. Nel sonno Peter parla a vanvera ma il furbo Harry comprende che i figli devono sapere il nascondiglio, Peter viene giustiziato ed Harry esce dal carcere recandosi nel paese dove lui viveva. Harry è un bravo affabulatore, manipolatore e bugiardo, non solo ammalia la piccola comunità che vede in lui "un uomo di Dio" ma fa innamorare Willa (Shelley Winters) la vedova di Ben per cercare di scoprire il nascondiglio e la sposa. I bambini resistono alle intimidazioni (anche Pearl ha scoperto la verità) e Harry cerca di intimorirli, Willa scopre la verità ma viene uccisa da Harry e gettata con la sua auto (rubata) nella palude. I 2 bambini scoprono il fatto e riescono a sfuggire all'assassino scappando su una barca lungo il fiume tallonati da Harry cavallo (rubato a un contadino ucciso). I bimbi dopo un lungo peregrinare trovano rifugio presso un'anziana ed energica signora: Rachel (Lilian Gish) che con severità ma tanto amore ha già accolto 3 trovatelli. Harry subdolamente cerca di insinuarsi in questa comunità, però Rachel lo smaschera e lo fa arrestare dalla polizia che lo cercava per la morte di Willa e verrà impiccato. Pearl e Peter rimarranno con Rachel dove finalmente hanno trovato la serenità. Quanto ai 10.000 $ Peter li aveva gettati addosso a Harry quendo lo avevano arrestato.
Il film è un classico noir con risvolti horror, basti pensare al lugubri animali (un gigantesco ranocchio, un arcigno e crudele gufo ...) che guardano nelle tenebre la barca che scivola nel fiume con i 2 bambini atterriti, o la spaventosa immagine di Willa intrappolata tra le alghe in fondo alla palude apparendo come uno spettro ad un pescatore amico di Peter. Nel film c'è tutto la misogenia, il fanatismo pseudo religioso a domanda "a quale setta appartieni?" Harry sfrontato risponde "ho fatto un accordo con Dio su quello che mi fa comodo credere"!. Laughton si è divertito a creare un'atmosfera di angoscia e tensione che avvolge tutto il dipanarsi della vicenda: ad esempio quando i bambini sono intrappolati nella legnaia con Harry che li cerca con la sua voce melliflua "cari bambini", ma fortuitamente riescono a sfuggirgli; una scena molto tesa psicologicamente in un film che ricorda in certi momenti un altro celebre noir "La scala a chiocciola". Il regista per raggiungere questo clima di suspense utilizza abilmente la fotografia in bianco/nero alternando i contrasti di luce e adoperando in modo egregio gli effetti speciali: quando i bambini rifugiati in un pagliaio vedono da lontano un uomo a cavallo che invoca i "cari bambini", in realtà c'era un fondale e vicino ai 2 bambini passava un pony con sopra un nano. Bravi gli interpreti, certamente di tutto riguardo l'interpretazione di Robert Mitchum che grazie a Laughton abbandona la posa di uomo taciturno e silenzioso, per interpretare un logorroico predicatore che imbambola gli ascoltatori: da manuale il suo discorso sulle parole "odio e amore" che ha tatuato sulle sue mani. Da ricordare anche l'interpretazione di Lilian Gish un monumento del cinema americano con 75 anni di carriera, diva del cinema muto (musa di David Griffith) continua (tra le poche attrici...) a recitare nel sonoro ( Duello al sole, La tela del ragno, Gli inesorabili, Le balene di agosto), affiancando lunghi periodi nel teatro. In conclusione un film da incubo che però si conclude in un sereno Natale in cui tutti bambini trovano un'atmosfera di fiducia, di amore e di speranza per il futuro.
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paolp78
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domenica 16 giugno 2024
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sofisticato, suggestivo e pieno di citazioni
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Il grande attore Charles Laughton firma la regia di questo particolarissimo thriller d’autore, la cui storia presenta elementi propri di un racconto per ragazzi.
Questa fu l’unica regia di Laughton, ed è un peccato visto il risultato davvero notevole. Difatti, lo straordinario attore inglese in questa sua opera unica, dà sfoggio di una maestria veramente mirabile dietro la macchina da presa: Laughton utilizza una caratterizzante fotografia in bianco e nero e adopera una gestione delle luci e dei chiaroscuri molto attenta e peculiare, propria del genere noir americano dell’epoca (anni ’40 e ’50), ma anche ricollegabile al cinema espressionista tedesco.
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Il grande attore Charles Laughton firma la regia di questo particolarissimo thriller d’autore, la cui storia presenta elementi propri di un racconto per ragazzi.
Questa fu l’unica regia di Laughton, ed è un peccato visto il risultato davvero notevole. Difatti, lo straordinario attore inglese in questa sua opera unica, dà sfoggio di una maestria veramente mirabile dietro la macchina da presa: Laughton utilizza una caratterizzante fotografia in bianco e nero e adopera una gestione delle luci e dei chiaroscuri molto attenta e peculiare, propria del genere noir americano dell’epoca (anni ’40 e ’50), ma anche ricollegabile al cinema espressionista tedesco.
Con abili inquadrature ricercate, che si concentrano sulla fauna e sugli scorci più peculiari dei paesaggi, Laughton rappresenta la decadente e sottosviluppata America degli stati del sud, durante la “Grande depressione”. La degradazione di quella società, resa visivamente da questi elementi, la si ritrova nella narrazione fortemente critica che Laughton fa di quella parte di America, di cui denuncia l’arretratezza culturale rappresentata dal fanatismo religioso e dell’eccessiva credulità popolare.
Lodevole anche l’innovativa gestione delle musiche, utilizzate per dare enfasi alle scene di maggiore tensione, contribuendo ad accrescere l’effetto ansiogeno delle stesse.
Oltre che per la regia di Laughton il film si distingue per l’ottima sceneggiatura, che prevede una storia molto avvincente, e che trova la sua punta di diamante nell’originalissimo personaggio del cattivo, vero protagonista dell’opera. Questo accattivante personaggio viene reso indimenticabile da una ispiratissima ed istrionica performance del grande Robert Mitchum che lo interpreta.
Molto potente anche la prova attoriale della sempre bravissima ed ormai anziana Lillian Gish, che è ancora capace di bucare lo schermo. Del resto del cast si citano la sempre bravissima Shelley Winters, il vecchio caratterista James Gleason ed il piccolo Billy Chapin, di cui colpisco gli intensi primi piani dedicatigli da Laughton. Si ricorda infine la partecipazione di Peter Graves, attore noto per le serie televisive “Furia” e “Mission Impossible”.
Il finale è un po’ deludente; il magnifico cattivo interpretato da Mitchum meritava una resa dei conti più cruenta e memorabile, che potesse meglio suggellare la storia.
Tra le varie citazioni che si rinvengono nell’opera, si ricorda quella in cui l’ombra del personaggio di Mitchum compare sulla camera da letto dei due piccoli orfanelli; sequenza chiaramente ispirata alla celebre analoga scena del capolavoro di Fritz Lang “M - Il mostro di Düsseldorf”.
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figliounico
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domenica 6 agosto 2023
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prova d'autore
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Una favola nera con il protagonista, il sedicente pastore Harry Powell, un antenato dei moderni telepredicatori, interpretato da Robert Mitchum, che più che a un serial killer di vedove alla Landru somiglia invece al lupo cattivo de’ I tre porcellini. Seducente per il bianco e nero espressionista e per alcune inquadrature suggestive come quella dell’ombra del malvagio a cavallo che si staglia nel chiarore di un cielo al crepuscolo, il film non regge i tempi lunghi del racconto disperdendosi nella parte finale in sequenze senza impatto emotivo fino alla noia. Unica opera registica del grande attore inglese Charles Laughton La morte corre sul fiume appare a distanza di settant’anni come un puro esercizio di stile con un contenuto povero e superato dai tempi, una prova d’autore alla ricerca di una perfezione formale raggiunta a scapito della credibilità della storia che non coinvolge lo spettatore nonostante la performance attoriale di Mitchum.
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onufrio
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mercoledì 28 dicembre 2016
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i bambini ci guardano...
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Unico film diretto da Charles Laughton con Robert Mitchum nei panni di un losco individuo che fingendosi uomo di fede approfitta delle giovani vedove con un unico obiettivo:il denaro. E' il caso della vedova Willa HArper, il cui marito è stato condannato e impiccato per aver commesso una rapina. Harry Powell (Mitchum) verrà a conoscenza di questo denaro, e farà di tutto per scoprire dove si cela, nascosto ottimamento dai due figli del defunto giustiziato. Ottimo film, in cui i due bambini la fanno da assoluti protagonisti.
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carlo02
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giovedì 8 dicembre 2016
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da vedere e rivedere
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Visto due volte al cinema nell'ultimo mese grazie alla copia restaurata attualmente in programmazione.
Ho avuto la fortuna di recuperare questo gioiello di cui ho sempre letto benissimo anche se all'epoca dell'uscita nelle sale ( anno 1956) fu stroncato dalla critica ed ignorato dal pubblico . Questo disinteresse mise fine alla attività registica di Charles Laughton che , in tutta la sua carriera, diresse solo questo incredibile film .
Film che sfugge ad ogni classificazione : un film di grande tensione ma il cui finale ricorda "la vita è meravigliosa" di Frank Capra , un film con protagonisti un falso predicatore pazzo ed assassino e due bambini innocenti , un film in cui si canta molto e dove i testi arditi ( sicuramente molto arditi per l'epoca) la fanno da padrone su uno sfondo di riprese non convenzionali ( aeree , bucoliche , oniriche ) .
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Visto due volte al cinema nell'ultimo mese grazie alla copia restaurata attualmente in programmazione.
Ho avuto la fortuna di recuperare questo gioiello di cui ho sempre letto benissimo anche se all'epoca dell'uscita nelle sale ( anno 1956) fu stroncato dalla critica ed ignorato dal pubblico . Questo disinteresse mise fine alla attività registica di Charles Laughton che , in tutta la sua carriera, diresse solo questo incredibile film .
Film che sfugge ad ogni classificazione : un film di grande tensione ma il cui finale ricorda "la vita è meravigliosa" di Frank Capra , un film con protagonisti un falso predicatore pazzo ed assassino e due bambini innocenti , un film in cui si canta molto e dove i testi arditi ( sicuramente molto arditi per l'epoca) la fanno da padrone su uno sfondo di riprese non convenzionali ( aeree , bucoliche , oniriche ) . Su tutti svetta un Robert Mitchum in una parte ipnotizzante , difficile da dimenticare e che probabilmente ogni attore vorrebbe interpretare una volta nella vita.
Nella seconda parte svetta una meravigliosa Lillian Gish, recuperata diva del muto, che dona al film un candore in contrasto al cieco bigottismo degli abitanti del villaggio.
Tecnicamente eccelso, Il film ha nella fotografia in bianco e nero il suo punto di forza : raramente si è visto al cinema un film in cui luci ed ombre sono vere protagoniste .
Da vedere e rivedere
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andrea alesci
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venerdì 18 novembre 2016
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la suadente violenza della malvagità
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Segni manifesti come lettere incise nella carne, chiari come stelle nel fondo nero del cielo. Segni che ci colpiscono come uno schiaffo celato nel quieto scorrere di una forzata vita domestica. Sta racchiuso entro questa cornice il film diretto da Charles Laughton, l’unico che vide l’attore inglese dietro la macchina da presa.
Ed è una cornice dalle forti tinte espressioniste quella scelta da Laughton per una narrazione predatoria (The Night of the Hunter in originale) che ci porta a seguire la storia del (finto) predicatore Harry Powell (Robert Mitchum) lungo le strade di un villaggio violato dai tempi della Depressione, in luoghi indistinti definiti da un’unica costante: quel fiume che trasporterà incubi superficiali e sommersi.
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Segni manifesti come lettere incise nella carne, chiari come stelle nel fondo nero del cielo. Segni che ci colpiscono come uno schiaffo celato nel quieto scorrere di una forzata vita domestica. Sta racchiuso entro questa cornice il film diretto da Charles Laughton, l’unico che vide l’attore inglese dietro la macchina da presa.
Ed è una cornice dalle forti tinte espressioniste quella scelta da Laughton per una narrazione predatoria (The Night of the Hunter in originale) che ci porta a seguire la storia del (finto) predicatore Harry Powell (Robert Mitchum) lungo le strade di un villaggio violato dai tempi della Depressione, in luoghi indistinti definiti da un’unica costante: quel fiume che trasporterà incubi superficiali e sommersi.
Il fiume dove ogni nodo cruciale si stringe. Sin da quando Harry Powell entrò nella vita della vedova Wila Harper (Shelley Winters), dopo averne conosciuto il marito in prigione: il primo dentro per un furto d’auto, il secondo condannato a morte per rapina a mano armata e duplice omicidio. Dietro le sbarre del carcere dove riuscì a carpire il segreto di quei soldi rubati e nascosti in chissà quale posto.
Così, eccolo il reverendo Powell presentarsi al cospetto della famiglia Harper. Eccolo penetrarvi con l’inganno (e la benedizione del moralismo bigotto della signora Icey Spoon) per carpire quel segreto sepolto nel giuramento dei due piccoli di casa: John e Pearl. Eccolo, il reverendo che va predicando la storia tatuata sulle nocche delle sue mani in forma di quattro lettere in perpetuo combattimento: L-O-V-E e H-A-T-E; amore e odio che si combattono sin dal principio del film entro un’atmosfera subito percepibile come distorta.
Siamo dentro un quadro espressionista in movimento, dipinto a tinte fosche dalla fotografia di Stanley Cortez e dalle soffocanti musiche di Walter Schumann. Siamo sospesi entro il perimetro di una realtà da incubo e lo capiamo dal motivetto cantato da una donna che ritroveremo in Rachel Copper (Lillian Gish), salvifico angelo per le peripezie di John e Pearl.
Due bambini in fuga dalle grinfie di un patrigno capace di convincere con le parole, di alterare la realtà per il suo maligno tornaconto personale. Capace di mentire con la naturalezza di chi odia e di atterrire grazie alle suadenti espressioni e alla pesante voce di un bravissimo Robert Mitchum, che buca il tempo con quel suo demoniaco urlo quando i due piccoli riescono a scappargli.
È il tempo senza tempo di un incubo disegnato solo in apparenza con i tratti della realtà. Le stesse architetture delle case si stagliano su fondali come costruzioni fittizie, dalle proporzioni disturbanti. Anche l’aspetto bizzarro della piccola Pearl contribuisce all’effetto straniante cercato da Charles Laughton nel tratteggiare questo sempiterno duello tra amore e odio, tra bene e male, messo in atto infine dallo scontro fra Rachel Cooper e Harry Powell.
Scopriamo così il tempo di una pellicola che con lungimirante e inestinguibile abilità attraversa gli anni e supera quella scarsa considerazione che ricevette all’uscita nel 1955. Una pellicola che fu anche sfida al Codice Hays con la potente riflessione sulla sessualità (vedi l’amore negato in luna di miele da Henry a Wila le uscite di Ruby in cerca di uomini) e una critica alla fede intransigente.
La morte corre sul fiume ha la forza delle grandi opere, quelle che sanno smascherare attraverso una congerie di segni abbozzati. I segni di un espressionismo più reale della realtà.
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itimoro
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mercoledì 16 novembre 2016
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odio vs. amore
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Concordo con molto di ciò che è stato bene scritto da altri e non starò a ripetere. Vorrei solo aggiungere una ulteriore sottolineatura sulla rilevanza del sentimento religioso che traspare dal film e che immagino debba avere contribuito al suo insuccesso commerciale.
Il reverendo Mitchum è un folle assassino, ma portatore di un credo religioso integralista e puritano non lontano dai sentimenti dell'America profonda di quel tempo (e forse non solo di quel tempo), improntato all'odio nei confronti del peccato e, forse soprattutto, nei confronti del peccatore. E' lui il personaggio negativo, che si batterà per la vittoria della sua interpretazione della Parola con la vecchia signora che raccoglie i bambini.
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Concordo con molto di ciò che è stato bene scritto da altri e non starò a ripetere. Vorrei solo aggiungere una ulteriore sottolineatura sulla rilevanza del sentimento religioso che traspare dal film e che immagino debba avere contribuito al suo insuccesso commerciale.
Il reverendo Mitchum è un folle assassino, ma portatore di un credo religioso integralista e puritano non lontano dai sentimenti dell'America profonda di quel tempo (e forse non solo di quel tempo), improntato all'odio nei confronti del peccato e, forse soprattutto, nei confronti del peccatore. E' lui il personaggio negativo, che si batterà per la vittoria della sua interpretazione della Parola con la vecchia signora che raccoglie i bambini.
Anche lei è portatrice di una interpretazione della Sacra Scrittura, una visione improntata però alla serenità e all'amore, forse considerata lassista dalla maggioranza puritana.
Questo scontro si dichiara con evidenza in una delle ultime sequenze, quando il predicatore, seduto di notte fuori della casa della donna, in attesa del momento buono per l'attacco, canta la sua nenia ricorrente: una canzone religiosa che parla di morte e che più volte gli abbiamo sentito cantare durante tutta la storia.
Ad un certo punto anche la vecchia signora si mette a cantare la stessa canzone, ma una strofa diversa, dove viene nominato Gesù e si parla di speranza.
Le due voci si sovrappongono, e in quel momento è evidente che stanno entrambi pensando alla stessa cosa, ma con una interpretazione totalmente diversa, e su quella si scontreranno.
E alla fine, a vincere sarà lei.
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p0vr0
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martedì 8 novembre 2016
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la vita corre sul fiume
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La traduzione del titolo trae in inganno, non è la morte ma la vita che corre sul fiume in questo film. E chi cerca il thriller a sfondo noir può perderne l'essenza che invece vuole raccontare la vita nella sua massima espressione: il dubbio e la sua conseguenza, il libero arbitrio.
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La traduzione del titolo trae in inganno, non è la morte ma la vita che corre sul fiume in questo film. E chi cerca il thriller a sfondo noir può perderne l'essenza che invece vuole raccontare la vita nella sua massima espressione: il dubbio e la sua conseguenza, il libero arbitrio.
Anno difficile il 1955 per un regista esordiente (pur con l'esperienza da attore di Charles Laughton): Gioventù bruciata, La valle dell'Eden, Guerra e Pace, sono solo alcuni dei titoli usciti quell'anno che cambiano il panorama culturale americano e materializzano la ribellione allo status quo sociale. Ma Laughton non si inserisce direttamente in questo filone, ha qualcosa di impellente, di personale da raccontare e lo fa utilizzando una sceneggiatura piana e sinuosa che non trascura nessun dettaglio e una fotografia che è più efficace di mille parole. Prende in prestito qualcosa da Steinbeck (la grande depressione), qualcosa da Hitchcok (la tensione del racconto), qualcosa dal western e dalla favola, e su tutto questo innesta il suo tema principale, la questione che gli sta a cuore: la lotta tra il bene e il male, tra l'amore e l'odio, che si intrecciano, si mescolano e si confondono come le mani e la testa del predicatore Harry Powell. Cambiano verso e rovesciano il loro significato, l'amore diventa odio e viceversa, finché nel finale, ancora acerrimi nemici, cantano la stessa canzone, un inno religioso, in una immagine e un emozione di straziante e moderna attualità.
La finalità di tutto questo sta alla base di ogni spirito ribelle: spingere lo spettatore al dubbio e all'uso del libero arbitrio per non limitarsi alle apparenze e per non accettare nulla di scontato, ma per valutare e decidere in modo consapevole e libero la strada da intraprendere.
Se esistesse un mago del cinema che avesse la possibilità di cancellare i titoli del 2016 e sostituirli con quelli del 1955, questi renderebbe a Charles Laughton ed al suo film la possibilità del meritato apprezzamento del pubblico e della critica che non ha avuto al suo tempo. La morte corre sul fiume è un film di moderna attualità perché parla di noi e della nostra capacità di confrontarsi con quello che sta intorno e dentro noi, love or hate, ogni giorno della nostra vita.
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martedì 8 novembre 2016
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la vita corre sul fiume
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La traduzione del titolo trae in inganno, non è la morte ma la vita che corre sul fiume in questo film. E chi cerca il thriller a sfondo noir può perderne l'essenza che invece vuole raccontare la vita nella sua massima espressione: il dubbio e la sua conseguenza, il libero arbitrio.
Anno difficile il 1955 per un regista esordiente (pur con l'esperienza da attore di Charles Laughton): Gioventù bruciata, La valle dell'Eden, Guerra e Pace, sono solo alcuni dei titoli usciti quell'anno che cambiano il panorama culturale americano e materializzano la ribellione allo status quo sociale.
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La traduzione del titolo trae in inganno, non è la morte ma la vita che corre sul fiume in questo film. E chi cerca il thriller a sfondo noir può perderne l'essenza che invece vuole raccontare la vita nella sua massima espressione: il dubbio e la sua conseguenza, il libero arbitrio.
Anno difficile il 1955 per un regista esordiente (pur con l'esperienza da attore di Charles Laughton): Gioventù bruciata, La valle dell'Eden, Guerra e Pace, sono solo alcuni dei titoli usciti quell'anno che cambiano il panorama culturale americano e materializzano la ribellione allo status quo sociale. Ma Laughton non si inserisce direttamente in questo filone, ha qualcosa di impellente, di personale da raccontare e lo fa utilizzando una sceneggiatura piana e sinuosa che non trascura nessun dettaglio e una fotografia che è più efficace di mille parole. Prende in prestito qualcosa da Steinbeck (la grande depressione), qualcosa da Hitchcok (la tensione del racconto), qualcosa dal western e dalla favola, e su tutto questo innesta il suo tema principale, la questione che gli sta a cuore: la lotta tra il bene e il male, tra l'amore e l'odio, che si intrecciano, si mescolano e si confondono come le mani e la testa del predicatore Harry Powell. Cambiano verso e rovesciano il loro significato, l'amore diventa odio e viceversa, finché nel finale, ancora acerrimi nemici, cantano la stessa canzone, un inno religioso, in una immagine e un emozione di straziante e moderna attualità.
La finalità di tutto questo sta alla base di ogni spirito ribelle: spingere lo spettatore al dubbio e all'uso del libero arbitrio, per non limitarsi alle apparenze e per non accettare nulla di scontato ma per valutare e decidere in modo consapevole e libero la strada da intraprendere.
Se esistesse un mago del cinema che avesse la possibilità di cancellare i titoli del 2016 e sostituirli con quelli del 1955, questi renderebbe a Charles Laughton ed al suo film la possibilità del meritato apprezzamento del pubblico e della critica che non ha avuto al suo tempo. La morte corre sul fiume è un film di moderna attualità perché parla di noi e della nostra capacità di confrontarsi con quello che sta intorno e dentro noi, love or hate, ogni giorno della nostra vita.
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