Titolo originale | Layla Fourie |
Anno | 2013 |
Genere | Thriller |
Produzione | Germania, Sudafrica, Francia, Paesi Bassi |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Pia Marais |
Attori | Rayna Campbell, August Diehl, Jeroen Kranenburg, Rapulana Seiphemo, Jeanne Balibar Yûho Yamashita, Gérard Rudolf. |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 15 febbraio 2013
Layla Fourie è una giovane madre single che inizia a dubitare di se stessa quando riceve un nuovo incarico di lavoro che la mette a dura prova.
CONSIGLIATO NÌ
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Madre single a Johannesburg, Layla Fourie non senza difficoltà è stata appena assunta in una società che opera nelle macchine per la verità, un lavoro stabile dopo tanto tribolare. Andando verso il lavoro però è coinvolta in un incidente che la pone al centro di una rete di inganni e bugie, preda di interessi a lei superiori e continuamente a rischio di perdere il figlio.
Con una storia e un impianto da thriller paranoico Layla Fourie cerca in ogni inquadratura di scambiare personaggi con paesaggi, illudendo di fare un racconto sui primi per invece mettere in scena i secondi. Il Sudafrica, il razzismo, la condizione della Layla del titolo (nera in un mondo che pare sempre essere di bianchi) e la profonda disparità che traspare lungo tutto il film, agiscono nel ruolo che solitamente nei thriller politici ha l’oppressione del governo.
Di certo in nessuno momento Pia Marais intende realizzare un vero thriller, uno che appassioni con il suo intreccio e avvinca con uno svolgimento dinamico e oppressivo. Layla Fourie è più un’indagine, uno studio su un personaggio in un contesto, non a caso il lavoro di operatrice alla macchina della verità introduce immediatamente i temi della doppiezza e del mascheramento che poi saranno continuamente declinati lungo il film.
Tuttavia mai il film riesce ad essere più riuscita che intenzione, poichè tutte le sue idee le diluisce in un continuo rimando. I protagonisti viaggiano, si spostano, scappano, temono e vivono in mezzo a grottesche situazioni, con un fare spaventato che tuttavia non spaventa, e la loro corsa, che si vorrebbe ossessiva e futile, non riesce mai davvero a convincere. Stesso discorso per i presagi di morte lungo la strada, tutti sentori di una volontà alta che si scontra poi con una messa in scena bassa, incapace di finalizzare gli spunti e più presa ad inseguire le bizze del bambino muto e isterico.