La mandragola |
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Un film di Alberto Lattuada.
Con Rosanna Schiaffino, Philippe Leroy, Jean-Claude Brialy, Totò, Romolo Valli.
continua»
Commedia,
Ratings: Kids+16,
b/n
durata 103 min.
- Italia 1965.
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Un notaio fiorentino cerca inutilmente di ingravidare la moglie e la costringe a dolorosi quanto inutili rimedi.
![]() Commedia di lattuada con un brillante Totò |
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Jleana Cervai
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![]() Fedele in buona sostanza alla commedia originale di Niccolò Machiavelli, di cui ripropone l'ambientazione (la Firenze del Cinquecento) e l'intreccio, La mandragola di Alberto Lattuada acquista senza dubbio un sapore particolare grazie alla partecipazione di Totò. Si rianima così in veste cinematografica e giocoforza in una rappresentazione in costume la vicenda racchiusa a suo tempo nella pagina letteraria e si rinnova una beffa che richiama da vicino le burle tipiche del Decameron di Boccaccio, con il consueto gioco delle parti fra scaltrezza e ingenuità, opportunismo e buona fede. Il giovane e scioperato Callimaco vuole avere a tutti i costi la bella e virtuosa Lucrezia, moglie di un notaio che desidera più d'ogni altra cosa degli eredi e che, convinto della sterilità della donna, si prodiga in ogni tentativo suggeritogli da medici più e meno affidabili pur di riuscire a trovare il giusto rimedio. Callimaco riesce a volgere la situazione in suo favore grazie alla complicità di Fra Timoteo (Totò): messo al corrente il notaio Nicia che per far guarire Lucrezia sarà necessario farle bere una pozione a base di erba miracolosa, la mandragola appunto, e che sarà inevitabile che chiunque trascorra con lei quella notte perisca di morte certa, quest'ultimo acconsente che al suo posto si sottoponga al sacrificio un malcapitato qualsiasi: come si può facilmente immaginare, il fortunato sarà Callimaco... In una pellicola dalla struttura fortemente teatrale, la recitazione di Totò stacca tra i vari personaggi maschili e femminili, grazie a una sua qualità peculiare: quella gestualità e quella mimica che rendono il suo volto una vera e propria maschera permeabile a un'infinita gamma di coloriture espressive. Ne La mandragola Totò si misura così con i toni scuri del male e i primi e primissimi piani lo mostrano insinuante, astuto, stralunato, sardonico, smaliziato, suadente, prigioniero di un'attrazione quasi magnetica verso il denaro... Basta uno sguardo o la modulazione del tono di voce in una battuta al principe della risata per trasformarsi in un personaggio al tempo stesso inquietante e umoristico, sinistro e macchiettistico. Il film nel suo complesso - benché non particolarmente elegante nella fattura e nella messa in scena - situandosi a metà fra la sensibilità psicologica boccaccesca e la razionalità machiavellica, inquadra bene i difetti dell'umanità con sguardo ammiccante nei confronti dello spettatore. Si ravvisa la firma del regista nel trapasso veloce e quasi impercettibile dal nero al rosso, dalle circostanze più scure, e per certi versi macabre, alle scene impregnate d'erotismo, più elegante laddove più velato. Fedele all'originale letterario la vena anticlericale e ben in evidenza il contrasto stridente di un'epoca in cui oscurantismo e immoralità se ne vanno, di quando in quando, a braccetto. |
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premi nomination |
Premio Oscar 0 1 |
David di Donatello 1 1 |
DVD | La mandragolaUscita in DVD
Disponibile on line da venerdì 8 marzo 2013
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di Gian Luigi Rondi Il Tempo
La più grande commedia della storia letteraria d’Italia” Così Bontempelli sulla Mandragola. È vero, una “grande commedia”; il suo autore, però, Niccolò Machiavelli, era un filosofo e, in definitiva, un moralista che, anche quando, nel Principe, sembra codificare la scienza della ragion di stato anteponendola a tutto, lo fa con dolorosa amarezza, rattristato da un’epoca in cui la politica e i suoi giochi meschini l’hanno intimamente deluso. Questo moralista, se accetta e se, forse, in apparenza sublima le virtù dell’inganno quando son rivolte a un fine alto e glorioso, quando il fine è umile, basso, o addirittura ignobile vi scorge tutti i vizi della frode e vi guarda senza più nessuna approvazione, anzi con deciso biasimo, dall’alto di un disprezzo che in lui, caustico e fiorentino, umanista e uomo di penna, si manifesta soprattutto in chiave di satira: la chiave “vera” della Mandragola. » |
di Alberto Anile
L'uomo della rivalutazione di Totò si chiama Alfredo Bini; un produttore appassionato, colto, disposto a rischiare e a sperimentare. È lui che produce La mandragola e Uccellacci e uccellini, i due film che riporteranno su Totò lo sguardo annoiato degli intellettuali. Bini aveva conosciuto Antonio de Curtis all'epoca di La legge è legge (1957), interpretato con Fernandel. «Nel '65» ricostruisce oggi l'ex produttore, «Pasolini e io proponemmo alla Rai di fare una collana di teatro con sessanta titoli, tutto il teatro mediterraneo da Eschilo e Sofocle, fino a Verga e Pirandello, D'Annunzio compreso. » |
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