Il romanzo di Burnett, di per sé interessante, diviene ancora una volta(1958) un film in chiave western di Dalmer Daves, uno specialista del genere, un notevole(forse non eccelso, ma...)regista, senz'altro capace di trattare anche tematiche sentimentali, peraltro presenti anche qui , pur se non prioritariamente.La storia della rapina, intesa quasi come"ricostruzione dell'esistenza", concordata tra tre"figuri", pur se ordita da uno solo, assume una certa credibilità e"giustificazione"solo in quanto non sono proprio figuri loschi e très mechants, non sono, in altri termini, dei"cattivissimi", nonostante il titolo originale reciti"Badlanders", un titolo che comunque almeno"tollera"insieme a sé quello italiano, quasi"compossibile". La vicenda, poi, sia detto mestamente e sommessamente, influenza anche uno dei primi"spaghetti-western"di Sergio Leone, che, però, ha ben altro piglio(genio, nel suo caso)registico. Comunque il film di Daves, anche perché si avvale di Alan Ladd ed Ernest Borgnine e di altri/e brevi/e interpreti, è accurato, narratologicamente più che credibile(incluso il quasi-"happy end", pur"trattenuto", diremmo), di qualità anche tecnica, dove la scena della festa mexicana rappresenta quasi un"culmine", volendo... Da tenere in conto, comunque, questo film che non è certo"The Man who shot Liberty Valance", ma che si caratterizza come impasto efficace di film drammatico con venature anche sentimentali e a tratti(pochi, invero)comiche, di film d'azione e"western"purché questo termine, spesso abusato, si intenda lato sensu, il che non è forse notissimo a chi vuol vedere solo sparatorie, indiani versus allevatori, sceriffi contra banditi etc. Non sempre convincente la musica di sottofondo, ma probabilmente la produzione imponeva un certo tipo di sound-track, non derogando dalle sue scelte... El Gato
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