Shelter

   
   
   

Amore e Dolore per gli Homeless di NY. Valutazione 3 stelle su cinque

di ashtray_bliss


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mercoledì 14 settembre 2016

Shelter è il primo lavoro alla regia dell'attore in inglese, talentuoso ma non straordinariamente noto, Paul Bettany marito anche della attrice protagonista Jennifer Connelly. E come opera prima decide di puntare l'obiettivo su un problema che affligge l'America ma anche il mondo Occidentale in generale: Quello dei senza tetto, persone ultime fra gli ultimi, dimenticati dal sistema sociale troppo ancorato a rigide regole burocratiche ed invisibili al resto delle persone comuni che attravversano le vaste boulvard e angoli di New York. La stessa città, lontana dal essere rappresntata come la città che non dorme mai, l'epicentro della produttività e del divertimento, assume l'aspetto di una metropoli impersonale, spietata, cruda come la storia stessa alla quale assistiamo. Il film si focalizza dunque su due persone diametricalmente opposte tra loro, Hanna e Tahir. La prima era una donna borghese caduta in disgrazia dopo la morte del marito (per mano dei terroristi) che abbandonò casa e figlioletto per dedicarsi alla vita randagia di una tossicodipendente senza dimora. La sua vita si concentra a chiedere l'elemosina ai passanti e trovare degli angoli di rifugio dove passare la notte. Tahir è invece un immigrato africano con una storia martoriata alle spalle, segnata dal brutale omicidio della sua famiglia e la sua unione successiva al gruppo terroristico di Boko Haram. Due personaggi sofferti, infranti, piegati dal passato e dal presente che cercano di sopravvivere per le strade di New York e arrivare al giorno successivo. I due si incontreranno in una situazione drammatica e tra di loro nascerà una romantica e platonica storia d'amore che li aiuterà a salvarsi a vicenda e sopprimere, seppur momentaneamente, i fantasmi del passato che li tormentano. Tahir, sempre pronto a prestare aiuto alla sofferente Hannah (interpretata in modo eccezionalmente verosimile da una magrissima ma bravissima Connelly) la aiuterà a disintossicarsi e rivalutare le proprie scelte di vita, facendole capire che per lei è giunto il momento di tornare sulla sua strada e ritrovare suo figlio. Lei, dal canto suo aiuta Tahir a ritrovare quel conforto e perdono che cercava disperatamente nel prossimo nel tentativo di espiare i suoi peccati contro Dio e contro l'Uomo.
I due sfortunati protagonisti si trovano, si amano e provano a salvarsi pur precipitando ulteriormente nel dolore e nel degrado. Bettany non fa sconti per nessuno e ricalcando vagamente lo stile iperrealista di Requiem for a Dream fa prendere delle svolte narrative eccessivamente drammatiche che crollano addosso ai suoi protagonisti, talvolta soffocandoli sotto il peso delle situazioni ricreate. Tra malattia e prostituzione il destino dei due amanti vagabondi pare essere segnato e purtroppo il regista dalla seconda metà del film in poi, nel tentativo di portare all'apice la drammaticità della situazione mette in secondo piano i suoi sofferti personaggi facendo emergere situazioni estreme al limite della sopportabilità emotiva e visiva sovraccaricando il prodotto. Ovviamente senza mai eccedere in scene autocompiaciute di violenza gratuita Bettany riesce comunque a spingere oltre ogni limite i suoi Hannah e Tahir, talvolta perdendo il contatto con la realtà pur restando smaniosamente realistico nel filmare le sequenze. 
Shelter è dunque un prodotto che si propone su più livelli di lettura: un melodramma contemporaneo, un dramma sociale attuale ed infine un film di denuncia sociale di un sistema logoro che non prende in considerazione i reali bisogni di questi disperati. Nobili le intenzioni, ma l'autore britannico si perde a metà strada volendo stracaricare ed esasperare il dramma esistenziale dei suoi protagonisti. E se già nella prima parte abbiamo potuto perdonare alcuni stafalcioni narrativi (la coppia che ruba da un mercato arabo senza ripercussioni e che trova, magicamente, rifugio in una opulente dimora) nella seconda parte si percepisce l'esagerazione dentro la quale si muove il regista la quale oltre a esasperare oltremodo i protagonisti toglie verosimiglianza alla pellicola stessa. 
Il finale potrebbe essere sintetizzato come il trionfo del dolore e della morte, elementi che sono già intrinsechi ai personaggi stessi, ma lascia anche aperto una spirale di luce e speranza, facendo intuire che non tutti noi siamo cause perse, e anche una volta scesi all'inferno è sempre possiile risalire e riscattarsi. 
Supportato da una regia nitida e meticolosa nel rappresentare il realismo, talvolta l'iper-realismo, di due esistenze disperate che vagabondano per New York, Bettany ogni tanto ci consente di evadere come spettatori da questo spettacolo doloroso e sofferente, con delle belle scene oniriche e surreali, poetiche e delicate, che evidenziano il rapporto stretto della coppia ma anche la loro determinazione a cambiare vita e riprendersi in mano le loro esistenze. Per riuscire in ciò Bettany affida l'interpretazione alla moglie premio Oscar, ormai consolidata in parti borderline, emarginate e sofferenti. La Connelly infatti dona emozione e spessore alla sua Hannah risultando particolarmente convincente a differenza del collega Mackie, troppo robusto, muscoloso e pulito per essere verosimile nel ruolo di homeless. L'attore ameicano di indiscusso talento risente del ruolo di Falcon nel franchise degli Avengers e fallisce nel rendere in modo credibile l'odissea fisica e psichica di un immigrato dal doloroso passato. 
In definitiva Shelter è un prodotto troppo artificiale e artificioso per risultare convincente. Colpisce ma non commuove seppur spalleggiato da una buona regia e una valida sceneggiatura senza mai riuscire a decollare, a convincere o appassionare totalmente gli spettatori. Un'opera caratterizzata dalla tristezza e dalla sofferenza delle quali il film si nutre apparendo a tratti autocompiaciuto delle situazioni di estremo disagio di cui narra. Le intenzioni tuttavia erano nobili e questo si percepisce. Inoltre Bettany è soltanto al suo primo film da regista e quindi non merita di essere sfiduciato così presto benchè Shelter aveva il potenziale per risultare un ottimo prodotto, incisivo e drammatico al punto giusto. Da vedere e riflettere senza tuttavia aspettarsi un capolavoro.
Sufficiente, 3/5.  

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