Il matrimonio di Lorna |
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Un film di Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne.
Con Jérémie Renier, Arta Dobroshi, Fabrizio Rongione, Alban Ukaj, Morgan Marinne.
continua»
Titolo originale Le silence de Lorna.
Drammatico,
durata 105 min.
- Belgio, Gran Bretagna, Francia, Italia, Germania 2008.
- Lucky Red
uscita venerdì 19 settembre 2008.
MYMONETRO
Il matrimonio di Lorna
valutazione media:
3,43
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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sabato 25 maggio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Giovane e bella ragazza albanese che lavora in una tintoria di Liegi, accetta di sposare un tossicodipendente per acquisire la cittadinaza belga e potersi ricongiundere con il fidanzato con cui progetta di aprire un bar. Il piano criminoso che lo spregiudicato intermediario locale ha in mente però, è quello di far morire di overdose il ragazzo e di farla risposare con un altro straniero interessato alla nazionalità, in cambio di una somma di denaro che le servirà per completare i suoi progetti. Lei cerca di opporsi tentando di ottenere una separazione legale, ma quando il ragazzo muore per lei qualcosa sembra cambiare. Nel rumore di fondo di una città fredda e insensibile, nello squallore di una spregiudicata mercificazione delle relazioni sociali, nel miraggio irraggiungibile del diritto di cittadinanza nella moderna frammentazione politica del Vecchio Continente si muove lo sguardo severo e dolente dei fratelli Dardenne, ancora una volta sulle tracce di una presenza femminile che condensa, nella triste dolcezza di una umanità insieme forte e fragile, il coraggio di scelte radicali, il muto equilibrismo di una condizione esistenziale che tenta disperatamente di non abdicare al principio inalienabile di rispetto per la sacralità della vita umana. Non ostante il tentativo di mantenere la giusta distanza dallo scabro realismo della materia trattata e dal registro patetico di una moderna tragedia sociale, l'opera degli autori belgi si muove sul precario equilibrio di un lirismo sospeso, trattenuto, silente, che scorre sotterraneo come la coscienza di una protagonista che lotta contro la disumanità della ragioni materiali della propria condizione nel tentativo disperato di non rimanerne travolta, di non smarrire le labili tracce di una residuale umanità (la generosità con cui si concede al marito per procura per non farlo ricadere nel tunnel della droga, il commovente autolesionismo con cui costruisce l'alibi di un provvidenziale divorzio, il tentativo di approccio alla famiglia del marito morto, la ostinata determinazione con cui mette a repentaglio i propri progetti per salvare il bimbo che crede di portare in grembo). La cifra stilistica di questo cinema verità sembra tuttavia edulcorato dai meccanismi artificiosi di una trama letteraria che registra il prevedibile intendimento di una situazione esemplare e dalle esplicite concessioni al melodramma nelle scene finali, dove la ridondanza del dialogo interiore della protagonista viene sottolineato dagli accenti struggenti di un delicato tema musicale. Si tratta comunque di un'opera notevole che scava con infinita sensibilità nella psicologia di personaggi controversi per restituirci lo spaccato di una società marginale, periferica, alla deriva, che si aggrappa al sogno di una malintesa felicità economica fondata sulla mistificazione delle relazioni sociali e le perverse degenerazioni della cupidigia umana. Oltre alla presenza consueta di Fabrizio Rongione e Olivier Gourmet (quest'ultimo in un ruolo marginale) brilla la presenza intensa e delicata della straordinaria Arta Dobroshi, la struggente eroina di una squallida modernità. Premiato al Festival di Cannes nel 2008 per la miglior sceneggiatura.
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