Videocracy - Basta apparire |
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Un film di Erik Gandini.
Con Silvio Berlusconi, Fabrizio Corona, Lele Mora, Franco Nero
Titolo originale Videocracy.
Documentario,
Ratings: Kids+13,
durata 85 min.
- Svezia 2009.
- Fandango
uscita venerdì 4 settembre 2009.
MYMONETRO
Videocracy - Basta apparire
valutazione media:
2,40
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Videocracydi G. RomagnaFeedback: 16232 | altri commenti e recensioni di G. Romagna |
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giovedì 18 febbraio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'ascesa mediatica e, conseguentemente, politica di S. Berlusconi filtrata dalle le figure di L. Mora, F. Corona, aspiranti veline ed aspiranti showmen televisivi. Il cambiamento di costume introdotto nella società dalla tv commerciale ed il culto più deteriore dell’immagine come base per la costruzione di un impero economico, politico e mediatico apparentemente inscalfibile. Il mercimonio del corpo femminile ridotto a carne da esposizione a servizio del maschio dominante. Sono questi gli argomenti trattati da Videocracy. Ha ragione chi scrive che per noi Italiani non c'è quasi nulla di nuovo sotto il sole e che questo lavoro, di produzione svedese, ha come destinatari principali gli spettatori di altri paesi che ancora non conoscono bene cosa sia l'Italia berlusconiana (anche se a volte sospetto che proprio all'estero, dove l'informazione - non certo linda e libera da servilismi, ben si intenda - non risente dell'operato della macchina berlusconiana, le persone siano meglio informate su Berlusconi di quanti qui gli concedono il voto); tuttavia, ritengo sia utile dedicarvi il poco tempo richiesto alla visione: vero, chi si avvicina ad un film del genere ha già ben in mente che cosa lo attenderà e, nella grande maggioranza dei casi, si può già prevedere cosa ne pensi, ma occorre anche considerare il fatto che alle bassezze illustrate da Gandini siamo abituati ad essere esposti in più o meno piccole pillole quotidiane cui, con l'andare del tempo, abbiamo fatto l'abitudine, sino al punto, perlomeno, di considerarle come realtà stabili del nostro tempo: qui invece non siamo chiamati ad ingerire poco per volta le piccole compresse della volgarità mediatico-sociale quotidiana, ma, come di fronte ad un'inarrestabile marea montante, ne siamo del tutto investiti quanto basta per prendere, almeno per un attimo, più organicamente coscienza della pervasività di questo fenomeno di decadimento di cui Berlusconi diviene cartina di tornasole.Certo, una volta terminata la proiezione tutto torna come prima, ma perlomeno in quell'ora e un quarto abbiamo modo di incazzarci come si deve: ogni tanto ci vuole. Il culto degradante dell'immagine e il desiderio sfrenato del quarto d'ora di notorietà warholiana infesta l'intero Occidente, ma solo qui in Italia è divenuto strumento di successo politico di forza così dirompente. Un successo fatto di propaganda demagogica, di venerazione dell'immagine esteriore, di elogio del malaffare, di mercimonio del corpo femminile, di becerume e di tremenda incultura (la scena più forte del film è, non per niente, quella di Lele Mora, amico del premier, biancovestito nella sua enorme villa tutta bianca, che, sfoggiando di fronte alla telecamera un ebete sorriso e dichiarandosi orgogliosamente fascista, mostra sul suo cellulare un video in cui si succedono aquile fasciste e svastiche naziste sulle note di Faccetta Nera). Venendo alle constatazioni negative, stupisce però il fatto che il regista ci mostri delle immagini iniziali di strip amatoriali su una tv locale spacciandole come l'avvio dell'escalation mediatica del premier, poichè tutto ciò non è corretto: sarebbe stato più giusto dire che da immagini sulla falsariga di quelle è poi partito tutto, ma non da quelle, che sono tratte da TeleTorino quando fu invece TeleMilano la prima rete berlusconiana. Un neo d’una certa dimensione che non toglie comunque valore ad un prodotto che, nonostante la sua portata rivelatrice non certo rivoluzionaria, merita d’essere visionato.
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