Videocracy - Basta apparire |
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Un film di Erik Gandini.
Con Silvio Berlusconi, Fabrizio Corona, Lele Mora, Franco Nero
Titolo originale Videocracy.
Documentario,
Ratings: Kids+13,
durata 85 min.
- Svezia 2009.
- Fandango
uscita venerdì 4 settembre 2009.
MYMONETRO
Videocracy - Basta apparire
valutazione media:
2,40
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Videocracy. Non basta apparire. Bisogna spiegare.di AspirantefilmmakerFeedback: 120 | altri commenti e recensioni di Aspirantefilmmaker |
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mercoledì 9 settembre 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Basta apparire. Il sottotitolo dice tutto. La cosa più importante è farsi vedere, mostrarsi davanti ad una telecamera, anche solo per un quarto d'ora e fare un mix tra Ricky Martin e il karate. Ma parliamoci chiaro: Videocracy non vuole svelare uno scandalo, Videocracy vuole semplicemente illustare una realtà nota da tempo da un punto di vista "esterno" (il regista è un bergamasco esule in Svezia), e cercare di capire come un esperimento televisivo registrato in un bar in cui le casalinghe si spogliavano per il piacere dei muratori sia riuscito a cambiare, in 30 anni, la mentalità di un intero paese. E forse è in questo secondo punto che il film risulta più debole. Per essere il più chiaro possible, il regista ha deciso di intrecciare la storia, che fa un pò da filo conduttore, di un giovane ventiseienne che aspira ad entrare nel mondo della televisione, con quelle di personaggi ben più noti, Fabrizio Corona per citarne uno, mostrando chiaramente il muro che separa questi due mondi. Il muro non è altro che la televisione. Chi va in TV è qualcuno, chi non ci va non è nessuno. Sotto questo punto di vista il film è estremamente efficace. Il problema è che si ferma qui. L'analisi interna del "sistema TV" è molto accurata, a tratti anche divertente, ma non produce altro effetto se non quello di farci sorridere di fronte a cose già viste e riviste. Il difetto principale di questo film è, paradossalmente, proprio il suo scopo: far conoscere al pubblico straniero la situazione italiana. Anche la narrazione di Erik Gandini, che ho trovato personalmente un pò irritante, continua a riferire fatti che sono ormai familiari e che sono stati discussi centinaia di volte. Se fossi uno spettatore straniero sono sicuro che troverei estremamente interessante questo film, ma sono uno spettatore italiano, e, sebbene credo sia un documentario di buona fattura, sono ancora in attesa di un film che mi faccia davvero capire come siamo arrivati a questo punto. Ma forse per quello dovrò aspettare un'altra decina d'anni e un paio di governi Berlusconi.
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