Desiderio |
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Un film di Frank Borzage.
Con Gary Cooper, Akim Tamiroff, Marlene Dietrich, Ernest Cossart.
continua»
Titolo originale Desire.
Commedia,
b/n
durata 89 min.
- USA 1936.
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Il desiderio appagato di vedere la Dietrich e Cooper nelle stesse inquadraturedi AndreaFeedback: 0 |
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venerdì 28 settembre 2001 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Reduce dal sodalizio artistico e sentimentale con Von Sternberg in questa pellicola la Dietrich, pur interpretando un personaggio pur sempre peccaminoso (una ladra di gioielli), vira verso quella che è sostanzialmente una commedia sofisticata dove la luminosità del suo viso e del suo corpo gareggia con quella altrettanto splendida di Cooper. Insieme i due divi costituiscono una delle coppie migliori che possa animare una commedia negli anni trenta, assieme alla Garbo (non bisogna dimenticare la sua straordinaria prova in “Ninotchka” di Lubitsch) e Grant. La classe si respira in ogni inquadratura e l’ambientazione spagnola conferisce un’atmosfera esotica atipica nel genere (anche se la prova precedente dei due insieme era stata in “Marocco” proprio di Von Sternberg) che aumenta sottilmente la selvaggia sensualità della Dietrich. L’androgina e misteriosa bellezza di Madeleine/Dietrich ricorda, in un certo qual modo, quella ancora più perturbante della Madeleine/Novak nel capolavoro drammatico hitchcockiano “Vertigo”. Stupefacente è la levità della pellicola, nella quale si avverte l’aleggiante personalità di Lubitsch (produttore della pellicola) e la cui presenza è chiaramente avvertibile in passaggi deliziosi come quello dell’inganno ad opera della Dietrich al gioielliere e al neurologo basato sul doppiogioco e nella ineffabilità del finale. Ancor più stupefacente è il fatto che questa levità che caratterizza la pellicola anche nei momenti più drammatici, pur nel carattere artefatto d’impianto, riesce ad essere estremamente naturale. Qui sta principalmente il merito di questa classica espressione del cinema hollywoodiano dell’età d’oro assieme a quello di costituire una delle rare occasioni in cui si possono (ri)vedere due divi di così incommensurabile classe riuniti nelle stesse inquadrature. Borzage dirige con mestiere un genere per il quale non sarà eternamente ricordato come invece accadrà per i suoi straordinari melodrammi segnati da un intimismo che si esprime in particolar modo nella forza dell’amore capace di riscattare ogni debolezza.
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