andrea
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venerdì 28 settembre 2001
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il desiderio appagato di vedere la dietrich e cooper nelle stesse inquadrature
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Reduce dal sodalizio artistico e sentimentale con Von Sternberg in questa pellicola la Dietrich, pur interpretando un personaggio pur sempre peccaminoso (una ladra di gioielli), vira verso quella che è sostanzialmente una commedia sofisticata dove la luminosità del suo viso e del suo corpo gareggia con quella altrettanto splendida di Cooper. Insieme i due divi costituiscono una delle coppie migliori che possa animare una commedia negli anni trenta, assieme alla Garbo (non bisogna dimenticare la sua straordinaria prova in “Ninotchka” di Lubitsch) e Grant. La classe si respira in ogni inquadratura e l’ambientazione spagnola conferisce un’atmosfera esotica atipica nel genere (anche se la prova precedente dei due insieme era stata in “Marocco” proprio di Von Sternberg) che aumenta sottilmente la selvaggia sensualità della Dietrich.
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Reduce dal sodalizio artistico e sentimentale con Von Sternberg in questa pellicola la Dietrich, pur interpretando un personaggio pur sempre peccaminoso (una ladra di gioielli), vira verso quella che è sostanzialmente una commedia sofisticata dove la luminosità del suo viso e del suo corpo gareggia con quella altrettanto splendida di Cooper. Insieme i due divi costituiscono una delle coppie migliori che possa animare una commedia negli anni trenta, assieme alla Garbo (non bisogna dimenticare la sua straordinaria prova in “Ninotchka” di Lubitsch) e Grant. La classe si respira in ogni inquadratura e l’ambientazione spagnola conferisce un’atmosfera esotica atipica nel genere (anche se la prova precedente dei due insieme era stata in “Marocco” proprio di Von Sternberg) che aumenta sottilmente la selvaggia sensualità della Dietrich. L’androgina e misteriosa bellezza di Madeleine/Dietrich ricorda, in un certo qual modo, quella ancora più perturbante della Madeleine/Novak nel capolavoro drammatico hitchcockiano “Vertigo”. Stupefacente è la levità della pellicola, nella quale si avverte l’aleggiante personalità di Lubitsch (produttore della pellicola) e la cui presenza è chiaramente avvertibile in passaggi deliziosi come quello dell’inganno ad opera della Dietrich al gioielliere e al neurologo basato sul doppiogioco e nella ineffabilità del finale. Ancor più stupefacente è il fatto che questa levità che caratterizza la pellicola anche nei momenti più drammatici, pur nel carattere artefatto d’impianto, riesce ad essere estremamente naturale. Qui sta principalmente il merito di questa classica espressione del cinema hollywoodiano dell’età d’oro assieme a quello di costituire una delle rare occasioni in cui si possono (ri)vedere due divi di così incommensurabile classe riuniti nelle stesse inquadrature. Borzage dirige con mestiere un genere per il quale non sarà eternamente ricordato come invece accadrà per i suoi straordinari melodrammi segnati da un intimismo che si esprime in particolar modo nella forza dell’amore capace di riscattare ogni debolezza.
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paolp78
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martedì 4 agosto 2020
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divi di un cinema che fa sognare
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Il dorato mondo del cinema, ed in particolare quello di Hollywood, ha sempre creato quelle che vengono chiamate celebrità. Si tratta di attori ed attrici che acquisiscono una tale fama e popolarità da divenire quasi personaggi mitici, idolatrati da masse di adoratori fanatici, come se fossero delle divinità: i così detti Divi del cinema.
L'inizio di questo fenomeno risale già ai primi decenni successivi alla nascita della settima arte, allorquando si imposero i primi grossi nomi capaci di richiamare il grande pubblico. I Divi dell'epoca sono rimasti nell'immaginario collettivo, venendo percepiti ancora oggi come icone inarrivabili.
In questa frizzante e deliziosa commedia ne troviamo due dei più leggendari, che messi insieme fanno anche maggiore effetto: Gary Cooper e Marlene Dietrich.
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Il dorato mondo del cinema, ed in particolare quello di Hollywood, ha sempre creato quelle che vengono chiamate celebrità. Si tratta di attori ed attrici che acquisiscono una tale fama e popolarità da divenire quasi personaggi mitici, idolatrati da masse di adoratori fanatici, come se fossero delle divinità: i così detti Divi del cinema.
L'inizio di questo fenomeno risale già ai primi decenni successivi alla nascita della settima arte, allorquando si imposero i primi grossi nomi capaci di richiamare il grande pubblico. I Divi dell'epoca sono rimasti nell'immaginario collettivo, venendo percepiti ancora oggi come icone inarrivabili.
In questa frizzante e deliziosa commedia ne troviamo due dei più leggendari, che messi insieme fanno anche maggiore effetto: Gary Cooper e Marlene Dietrich. La loro partecipazione alla pellicola ne innalza incommensurabilmente il valore e l'interesse, trasformando un buon prodotto cinematografico, ben confezionato e ben diretto dall'esperto e pluripremiato Frank Borzage, in un'opera d'arte intramontabile.
Proprio grazie alla presenza delle due star e sebbene siano passati oltre ottanta anni, la pellicola non perde la sua attrattiva e la straordinaria capacità di essere accattivante.
Tra le due stelle del cinema, quella che risplende maggiormente è la Dietrich. La sua bellezza e la sua classe rubano la scena in modo totale: davvero una Diva d'altri tempi.
Oltre all'eccezionale fama, le due celebrità erano anche due grandi professionisti: Cooper è stato uno tra i migliori attori del suo tempo, estremamente versatile ed adatto a film drammatici come a commedie sentimentali, come in questa caso, dove fornisce una prova di altissimo livello; la Dietrich recita con una eleganza ed una capacità interpretativa eccezionali.
La pellicola è piacevolissima, tanto che una volta vista viene voglia di rivederla d'accapo.
Da segnalare le scene iniziali in cui la Dietrich realizza la truffa della collana, in cui sono molto bravi e simpatici anche gli attori nel ruolo dei truffati.
Intelligente la sceneggiatura; azzeccatissime e ben girate le sequenze in cui la collana resta ostinatamente incollata a Cooper, permettendo così alla storia di proseguire e prendere corpo in modo accattivante e divertente.
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