gabriella
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mercoledì 15 giugno 2011
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le cose della vita.
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Non rende giustizia al fil il titolo italiano tutto incentrato sull'amante;sono infatti tante le cose della vita di Pierre il protagonista del film,tanti i suoi sentimenti,tanti i suoi desideri,tanti i suoi affetti.E li rivede scorrere tutti negli ultimi istanti della sua vita interrotta da un tragico incidente;come in un'esperienza di pre-morte in cui pevale un'accecante luce.Ha ancora il tempo di pensare a tutte le cose che non ha ancora fatto e a tutte quelle che deve improrogabilmente fare;ma è troppo tardi ormai e lo vediamo immergersi,in una bellissima scena,in acque profonde e limpide.Un film che si muove tra il presente ed i continui flashback inerenti il passato;che si muove tra gli ultimi momenti di vita e la morte.
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Non rende giustizia al fil il titolo italiano tutto incentrato sull'amante;sono infatti tante le cose della vita di Pierre il protagonista del film,tanti i suoi sentimenti,tanti i suoi desideri,tanti i suoi affetti.E li rivede scorrere tutti negli ultimi istanti della sua vita interrotta da un tragico incidente;come in un'esperienza di pre-morte in cui pevale un'accecante luce.Ha ancora il tempo di pensare a tutte le cose che non ha ancora fatto e a tutte quelle che deve improrogabilmente fare;ma è troppo tardi ormai e lo vediamo immergersi,in una bellissima scena,in acque profonde e limpide.Un film che si muove tra il presente ed i continui flashback inerenti il passato;che si muove tra gli ultimi momenti di vita e la morte.Bravi gli attori tra i quali una splendida Romy Schneider ed una espressiva Lea Massari.Grande lezione di cinema di Claude Sautet.E poi un finale di grande umanità che vede un'attonita Lea Massari stracciare la lettera d'addio scritta da Pierre all'amante prima dell'incidente ma non inviata.Come se avesse scrutato gli ultimi istanti della vita di Pierre nei quali si riproponeva di stracciarla per,come egli stesso pensa,non vivere più da solo.Commovente e molto triste,come la vita...
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m.d.c
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mercoledì 13 ottobre 2010
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sautet:il gioco tragico della vita
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Un nitido, ipnotico replay ricostruisce con un'inversione temporale cinematograficamente vertiginosa un'automobile andata distrutta in un assordante(anche nella sua silenziosa rappresentazione)incidente stradale. Il conducente giace in un prato mentre ascoltiamo la sua voce mentale che continua a ripetere che "lui" è sul punto di aprire gli occhi e svegliarsi. Intorno al luogo si è formato un assembramento, la gente osserva la scena, qualcuno suggerisce di chiamare un'ambulanza."E' già stata chiamata", replica un altro stizzito.Giunge anche la polizia mentre una pioggia sottile disperde gli spettatori. Resta solo quel corpo avvolto in una coperta che non può essere toccato come una specie di muta,inesorabile presenza al centro dell'immagine che continua a distillare pensieri, sensazioni.
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Un nitido, ipnotico replay ricostruisce con un'inversione temporale cinematograficamente vertiginosa un'automobile andata distrutta in un assordante(anche nella sua silenziosa rappresentazione)incidente stradale. Il conducente giace in un prato mentre ascoltiamo la sua voce mentale che continua a ripetere che "lui" è sul punto di aprire gli occhi e svegliarsi. Intorno al luogo si è formato un assembramento, la gente osserva la scena, qualcuno suggerisce di chiamare un'ambulanza."E' già stata chiamata", replica un altro stizzito.Giunge anche la polizia mentre una pioggia sottile disperde gli spettatori. Resta solo quel corpo avvolto in una coperta che non può essere toccato come una specie di muta,inesorabile presenza al centro dell'immagine che continua a distillare pensieri, sensazioni.
La scena non fa parte della pagina iniziale di una storia dalle tonalità psichedeliche ma di uno dei più intensi e sottovalutati film degli anni '70, les choses de la vie di Claude Sautet(che la traduzine italiana, in modo superbamente dilettantistico, ha ribattezzato in modo avvilente con l'amante). La storia procede seguendo una narrazione ondivaga di una efficacia straniante,attraverso l'alternanza fra passato e presente, mostrando scene di vita vissuta tra lui(un sempre intenso e plausibile Piccoli)e lei(una Schneider incantatrice) amanti alle prese con problemi di comunicazione per via dei dubbi dell'ingegnere Piccoli che ha abbandonato la devota moglie Lea Massari.Un litigio della coppia è il preludio al viaggio tragico in automobile, ed una lettera di addio scritta in fretta all'amante dal protagonista e non ancora spedita fa da ossessivo contrappunto al delirio provocato dall'incidente, con una scelta narrativa che avrebbe interessato un poeta del dubbio come Kieslowski. Sautet con maestria impareggiabile stravolge le regole del melò per rappresentare, con una analisi intensamente persuasiva, le dinamiche di coppia,andando al di là delle limitazioni del cinema romantico e congelando le passioni in una spirale di eventi che culminano nella ossessiva riproposizione dell'incidente stradale.Il vortice sentimentale, fra un incontro in un bistrot ed un litigio dopo una festa, diviene il crocevia di destini legati dal filo indecifrabile del caso mentre il regista, padroneggiando da par suo il materiale narrativo, suggerisce che la vita segue il suo corso senza tenere conto dei progetti, anche quelli più appassionati, degli uomini. Tuttavia l'impronta pessimistica cede il passo alla profonda maestria di una autore come Sautet, capace di percorrere con invidiabile disinvoltura e senza nessun passo falso il sentiero accidentato dei sentimenti.Matteo De chiara
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luca scial�
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martedì 21 luglio 2015
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la brutta fine di un borghese dalla doppia vita
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Strana la carriera cinematografica di Claude Sautet. Questa rappresenta la sua terza pellicola, che doveva essere quella della consacrazione. E invece arrivarono tanti film trascurabili, fino a un altro sussulto: Un cuore in inverno. Scomparve nel 2006, rappresentando un'occasione mancata per il cinema francese.
Tratto da un romanzo di Paul Guimard, racconta la vita di un uomo di successo, che ama la bella vita. E' ormai separato con la moglie, una bella donna, con la quale ha un figlio inventore che però vede poco. Ha una giovane amante, bella, che lo ama davvero e vorrebbe averlo solo per sè. Proprio quando il loro rapporto sembra incrinarsi, e lui risente l'importanza della famiglia, ha un brutto incidente.
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Strana la carriera cinematografica di Claude Sautet. Questa rappresenta la sua terza pellicola, che doveva essere quella della consacrazione. E invece arrivarono tanti film trascurabili, fino a un altro sussulto: Un cuore in inverno. Scomparve nel 2006, rappresentando un'occasione mancata per il cinema francese.
Tratto da un romanzo di Paul Guimard, racconta la vita di un uomo di successo, che ama la bella vita. E' ormai separato con la moglie, una bella donna, con la quale ha un figlio inventore che però vede poco. Ha una giovane amante, bella, che lo ama davvero e vorrebbe averlo solo per sè. Proprio quando il loro rapporto sembra incrinarsi, e lui risente l'importanza della famiglia, ha un brutto incidente.
Un film essenziale, relativamente breve (dura meno di un'ora e mezza), asciugato di ogni dialongo lungo, smielato e stancante. Con una colonna sonora leggera e subentrante quando serve, nonché attori protagonisti sublimi e affascinanti: Michel Piccoli, Romy Schneider e la nostra Lea Massari.
Unica pecca la rielaborazione del titolo in italiano. Troppo sminuente.
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