fedeleto
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domenica 1 novembre 2009
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il primo respiro nel cinema di godard
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Alla prima prova cinematografica di jean-luc godard troviamo questo film decisamente eccezionale nella forma nel contenuto mostrando valori,messaggi simbolici,e poche parole a volte che dicono una verita' assoluta.La trama scritta con truffaut(anche egli debuttante l'anno precedente con i 400 colpi) si concentra sul personaggio interpretato da belmondo che braccato dalla polizia si nasconde e scappa da una ragazza di parigi
desiderando di voler fuggire con lei ma non tutto andra' come previsto....In realta' ci sarebbe da aggiungere ancora parecchio ma si rischierebbe di svelare anche alcuni colpi di scena che il film lascia in serbo per lo spettatore.Analizzando il film nella sua dettagliatezza si possono notare alcuni particolari che colpiscono e che ci danno la conferma che questo neo regista jean-luc godard nasconda in realta' gia un talento innato per questo mestiere.
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Alla prima prova cinematografica di jean-luc godard troviamo questo film decisamente eccezionale nella forma nel contenuto mostrando valori,messaggi simbolici,e poche parole a volte che dicono una verita' assoluta.La trama scritta con truffaut(anche egli debuttante l'anno precedente con i 400 colpi) si concentra sul personaggio interpretato da belmondo che braccato dalla polizia si nasconde e scappa da una ragazza di parigi
desiderando di voler fuggire con lei ma non tutto andra' come previsto....In realta' ci sarebbe da aggiungere ancora parecchio ma si rischierebbe di svelare anche alcuni colpi di scena che il film lascia in serbo per lo spettatore.Analizzando il film nella sua dettagliatezza si possono notare alcuni particolari che colpiscono e che ci danno la conferma che questo neo regista jean-luc godard nasconda in realta' gia un talento innato per questo mestiere.I due personaggi principali michel poiccard e patricia franchini sono in realta' due opposti poiche' il primo in realta' e' un malvivente e il secondo e' una ragazza giovane dal volto innocente,ma se l'apparenza ci da' queste certezze la realta' che si volge nel film cancella queste convinzioni e ben presto notiamo che michel adora quella ragazza e vorrebbe fuggire con lei,ma la giovane non ricambiera' tutto questo amore,e in tutto cio' e' godard che ci da un messaggio ben preciso ovvero che l'apparenza inganna ma anche che i sentimenti non sono affatto come sembrano.Un altro punto decisamente importamte sta anche in alcune frasi dette dalla giovane ragazza (ovvero:-non riesco a capire se sono infelice perche' non sono libera o non sono libera perche' sono infelice)che esprimono il disagio ,l'incapacita',ma quanto meno la riflessione su problemi esistenziali che non lasciano una risposta esatta.Ma tutto cio' non appartiene esattemente a patricia ,lei e' solo confusa sulle prorpie scelte anche se ne diventa cosciente solo vero la fine del film spuntando in lei un sorriso di lungimiranza.Michel invece e' un povero speranzoso che come una volta si diceva VIVEVA SOLO DI MORALE,ma la morale e' personale e seppur sembra on averne affatto data la vita che svolge e le azioni che compie,in realta' pero' non ferisce mai chi ama .Un capolavoro dove il fascino e l'arte cinematografica riescono pienamente a fondersi.
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luca
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venerdì 27 luglio 2007
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che bello!
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E' tutto bello in questo film! Niente è scontato, niente è banale: è un incalzare di emozioni una diversa dall'altra! Mi mancano le parole! Lo consiglio vivamente agli amanti del bello, dell'azione e della riflessione sull'amore e su quello che capita intorno a noi. Io amo Belmondo e la Seberg: sono la coppia più affascinante del cinema! e ringrazio Godard
Le scene di loro due chiusi nella camera d'albergo sono memorabili insieme a quella della corsa buffa di Belmondo prima di cadere a terra (con relativo tuffo sul selciato) e di morire mentre guarda la Seberg e le rinnova il suo amore!
VIVA L'AMORE FINO ALL'ULTIMO RESPIRO!!!!!!!!!!
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galaxyofbubbles.blogspot.com
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domenica 26 settembre 2010
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la bandiera della nouvelle vague
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Manifesto assoluto della Nouvelle Vague francese insieme con I 400 Colpi di Francois Truffaut, Fino all'Ultimo Respiro (À Bout de Souffle o Breathless in inglese) di Jean Luc Godard è una pellicola eccezionale ed innovativa. Girato con una mentalità ed uno stile proiettati in avanti anni luce rispetto a buona parte dei film di quegli anni, la pellicola rimane tuttora a passo con i tempi e non accenna minimiamente ad invecchiare. Caratterizzato da un montaggio rapido e saltellante, da una recitazione libera e spontanea, da intuizioni geniali come le battute rivolte vero la camera..quindi verso il pubblico e da un bianco e nero raggiante, il film è senza dubbio inimitabile.
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Manifesto assoluto della Nouvelle Vague francese insieme con I 400 Colpi di Francois Truffaut, Fino all'Ultimo Respiro (À Bout de Souffle o Breathless in inglese) di Jean Luc Godard è una pellicola eccezionale ed innovativa. Girato con una mentalità ed uno stile proiettati in avanti anni luce rispetto a buona parte dei film di quegli anni, la pellicola rimane tuttora a passo con i tempi e non accenna minimiamente ad invecchiare. Caratterizzato da un montaggio rapido e saltellante, da una recitazione libera e spontanea, da intuizioni geniali come le battute rivolte vero la camera..quindi verso il pubblico e da un bianco e nero raggiante, il film è senza dubbio inimitabile. La storia segue il furfante Michel (Jean Paul Belmondo) che in fuga su di un'auto rubata, uccide un poliziotto gettatoglisi alle calcagna a causa di un sorpasso azzardato..seguono giorni frenetici in cui il protagonista, ricercato dalla polizia francese tenterà di organizzare una fuga in Italia e di convincere/sedurre una sua precedente ragazza di nome Patricia (la radiosa Jean Seberg) ad andare con lui. Nonostante l'attitudine da bulletto di Michel, dietro il suo personaggio si nasconde una grande tenerezza.
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parsifal
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giovedì 25 maggio 2017
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manifesto innovativo
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Esordio dirompente alla regia di J.L. Godard, con l aiuto del collega ed amico Truffaut alla sceneggiaturaa , è da considerarsi a tutti gli effetti , il manifesto della Novelle Vague, corrente cinematografica francese , destinata a lasciare il segno nella storia del cinema moderno. I criteri con cui Godard affronta la realizzazione di quest'opera sono arditi ed innovativi; dare vita ad una forma narrativa differente , denominata da lui stesso " Non Linearità" quindi non seguire pedissequamente il copione e la sceneggiatura ( in questo caso quasi del tutto assenti) ma improvvisare la momento, dando vita a nuove sinergie cinematorgrafiche , che hanno origine dall'interazione spontanea tra attori e regista, durante l'azione.
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Esordio dirompente alla regia di J.L. Godard, con l aiuto del collega ed amico Truffaut alla sceneggiaturaa , è da considerarsi a tutti gli effetti , il manifesto della Novelle Vague, corrente cinematografica francese , destinata a lasciare il segno nella storia del cinema moderno. I criteri con cui Godard affronta la realizzazione di quest'opera sono arditi ed innovativi; dare vita ad una forma narrativa differente , denominata da lui stesso " Non Linearità" quindi non seguire pedissequamente il copione e la sceneggiatura ( in questo caso quasi del tutto assenti) ma improvvisare la momento, dando vita a nuove sinergie cinematorgrafiche , che hanno origine dall'interazione spontanea tra attori e regista, durante l'azione. IL protagonista Michel Poiccard ( J.P. Belmondo) sfrontato e senza scrupoli, è un giovane senza principi che vive d'espedienti. Per lui tutto è lecito, pur di ragranellare il denaro necessario a togliersi gli sfizi ed i capricci che gli passano per la testa. Commette un omicidio ai danni di un agente nei pressi di MArsiglia , ma la fa franca: Ritorna a Parigi e vive senza regole e non vuole averne. Invaghito di Patricia ( Jean Seberg) giovane studentessa americana, con aspirazioni da scrittrice, le chiede di accompagnarlo a Roma, in un viaggio che somiglia in tutto e per tutto ad una fuga precipitosa. Lei è confusa e titubante, teme di essere incinta e non sa esattamente di chi . Inizia una sarabada frenetica davvero senza fiato , fatta di inseguimenti , fughe, amicizie compiacenti e lunghi dialoghi sul significato dell'esistenza. Il tutto accompagnato da un' ottima colonna sonora a cura di Martia Solal e una lunga carrellata sulle bellezze canoniche e gli angoli più reconditi della Ville Lumiere. Epilogo senza speranza e con una morale del tutto aperta ad ogni possibile interpretazione. Osannato e criticato, fu la centro di molte polemiche all'epoca, e venne tacciato di incongruenza. MA in fondo , non è così anche la Vita?
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marco santillani
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lunedì 12 settembre 2011
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film da studiare
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E' imbarazzante recensire dei film così importanti: film che hanno scritto un'epoca. Il film, scritto da Truffat, doveva essere girato appunto da quest'ultimo. Ma Truffat, leggendo un romanzo di David Goodis, autore americano di romanzi noir, restò impressionato da "Non sparate sul pianista" e decise di adattarlo per la sua versione cinematografico. Lasciò quindi "Fino all'ultimo respiro" a Godard che ebbe carta bianca per girarlo come voleva. Anche perchè, Truffat aveva scritto solo qualche pagina (credo 4) relative al soggetto del film. Il resto, fu iniziativa di Godard. E' stato ampiamente illustrato il modo anticonvenzionale con cui il regista ha girato il film: numerosi errori di grammatica cinematografica, sembrano quasi voluti.
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E' imbarazzante recensire dei film così importanti: film che hanno scritto un'epoca. Il film, scritto da Truffat, doveva essere girato appunto da quest'ultimo. Ma Truffat, leggendo un romanzo di David Goodis, autore americano di romanzi noir, restò impressionato da "Non sparate sul pianista" e decise di adattarlo per la sua versione cinematografico. Lasciò quindi "Fino all'ultimo respiro" a Godard che ebbe carta bianca per girarlo come voleva. Anche perchè, Truffat aveva scritto solo qualche pagina (credo 4) relative al soggetto del film. Il resto, fu iniziativa di Godard. E' stato ampiamente illustrato il modo anticonvenzionale con cui il regista ha girato il film: numerosi errori di grammatica cinematografica, sembrano quasi voluti. Inoltre l'utilizzo della camera a mano, fu una sorta di esigenza, per accorciare i tempi di realizzo del film: furono impiegate circa 4 settimane, nell'autunno del 1959. Tutto il film si basa sull'interpretazione di Belmondo e sulla sua aria da presuntuoso, che imita Bogart. Il film ha una sceneggiatura debolissima, ma non per questo risulta poco appetitoso per il pubblico. L'aria scanzonata di Belmondo regala momenti di grande cinema e si spegne proprio nel finale, con quella sua morte, quasi voluta. Il protagonista in un certo senso (si è detto) è in cerca della morte.
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anna ferrari
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lunedì 20 febbraio 2012
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ritmo sincopato
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Stamattina mi sono ricordata perchè, nella mia mente, Michel Poiccard ha detto, guardando in camera con una interpellazione diretta al pubblico, "se non vi piace il mare, se non vi piace la montagna, se non vi piace la città, andate a quel paese".
Intanto andare a quel paese significa finire ammazzati.
Poi, secondo quanto ha affermato Godard stesso, cedere alla tentazione del montaggio vuol dire anche cedere alla tentazione dell'inquadratura breve.
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Stamattina mi sono ricordata perchè, nella mia mente, Michel Poiccard ha detto, guardando in camera con una interpellazione diretta al pubblico, "se non vi piace il mare, se non vi piace la montagna, se non vi piace la città, andate a quel paese".
Intanto andare a quel paese significa finire ammazzati.
Poi, secondo quanto ha affermato Godard stesso, cedere alla tentazione del montaggio vuol dire anche cedere alla tentazione dell'inquadratura breve.
Quella sequenza in cui Michel ci dichiara il suo pensiero fuggente è famosa per il montaggio nuovissimo e provocatorio detto "jump cut", ovvero interrotto bruscamente-
Interrotta bruscamente, con uno sparo sulla schiena mentre saltella, sarà anche la vita di Michel, per sua stessa credenza, (meglio il nulla che soffrire, la fretta in macchina, ai taxi e in genere ai tempi, vigliacche le donne che vanno piano, la vita spericolata e incosciente ecc.)-
Se non vi piace il mare... la montagna... la città, se non vi piacciono la realtà e la natura così come sono, se non vi piacciono quindi la contemplazione o la ripresa in continuità della realtà, allora spezzate quei tempi e montateveli, ma così facendo rinunciate ai tempi lunghi a favore dell'inquadratura breve.
La ripresa come flusso sarà invece quella insieme a Patrizia nell'hotel, un esperimento. Mi sembra anche interessante, per capire i rapporti tra Michel e Patrizia e tra Francia e America in quei tempi, la sequenza in casa della svedese prima del finale, e sentire con più attenzione ciò che dice la radio. Ancora una volta i media saranno significativi per il destino di entrambi, come era stata poco prima rilevante per la decisione di Patrizia, l'intervista allo scrittore poeta, sig. Parvulesco.
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teardrop
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lunedì 21 settembre 2015
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godard e belmondo per un capolavoro
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"Fino all'ultimo respiro" di Jean Luc Godard è un tributo al noir americano ed a Humphrey Bogart. E' anche un ironico addio a quel modo di fare cinema, e, al modello di gangster com'era stato rappresentato fino a quel momento. Non più duro e vincente, ma un perdente senza arte nè parte. La trama è di una semplicità estrema: il giovane delinquente amorale e menefreghista Michel (Jean Paul Belmondo), uccide un poliziotto, mentre viaggia verso Parigi su un'auto rubata. La polizia lo cerca, ma riesce a raggiungere la capitale, dove trova rifugio presso Patricia (Jean Seberg) una studentessa americana che aveva conosciuto in passato. Cercherà di convincerla ad andare con lui in Italia.
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"Fino all'ultimo respiro" di Jean Luc Godard è un tributo al noir americano ed a Humphrey Bogart. E' anche un ironico addio a quel modo di fare cinema, e, al modello di gangster com'era stato rappresentato fino a quel momento. Non più duro e vincente, ma un perdente senza arte nè parte. La trama è di una semplicità estrema: il giovane delinquente amorale e menefreghista Michel (Jean Paul Belmondo), uccide un poliziotto, mentre viaggia verso Parigi su un'auto rubata. La polizia lo cerca, ma riesce a raggiungere la capitale, dove trova rifugio presso Patricia (Jean Seberg) una studentessa americana che aveva conosciuto in passato. Cercherà di convincerla ad andare con lui in Italia. Analizzando la pellicola, che altro non è che una semplicissima storia criminale, ci rendiamo conto che alcune delle classiche regole, usate nella costruzione di un film prima d'allora, sono modificate radicalmente. I dialoghi imprimono all'opera uno stile personalissimo, perchè sono originali, moderni, molto innovativi per l'epoca. Godard non è il regista diligente che segue meticolosamente la sceneggiatura, è il regista protagonista. Tanto è vero che rielaborava l'esile copione di giorno in giorno, assecondandolo all'ispirazione del momento, lasciò pure ampio spazio anche all'improvvisazione degli attori. Questo aspetto si nota ad es. mentre Michel e Patricia parlano, litigano, filosofano, nella camera d'albergo della donna. "Perchè sei venuto qui Michel?" " Io? Perchè ho voglia di fare di nuovo l'amore con te" " Non è un buon motivo direi" " Invece si, vuol dire che ti amo". Belmondo parla e si atteggia come il suo "maestro" Humphrey Bogart, vivendo così la realtà che aveva sempre desiderato, è spontaneo ed è del tutto identificato nel personaggio. Michel è se stesso, non la brutta copia di Bogart, anzi, supera l'originale. Jean Seberg gli fa da ottimamente da spalla, ritagliandosi la personalità di una donna senza certezze, indicativa è la frase "Non so se sono infelice perchè non sono libera, o non sono libera perchè sono infelice". In queste lunghe sequenze, il regista fa uso di una tecnica di montaggio mai sperimentata prima, taglia i dialoghi e unisce scene che non hanno legame. Per esempio, Belmondo è ripreso con la camicia, subito dopo senza, oppure tiene tra le dita una sigaretta, nell'inquadratura successiva non ce l'ha più. Sorprendentemente la continuità della scena non perde in efficacia, al contrario, dà al film un dinamismo inaspettato. Una tecnica che è stata ripresa in seguito, oggi è usata nei video musicali e nella pubblicità. In una scena Patricia cita William Faulkner "Tra il dolore ed il nulla, scelgo il dolore, tu cosa sceglieresti?" Michel risponde "Il dolore è da stupidi, scelgo il nulla". Patricia lo denuncia, mettendo così fine all'odissea di Michel, che aveva percorso Parigi nella ricerca di un po' di soldi, per andarsene in Italia con la ragazza, in realtà senza alcun scopo. Di conseguenza, quando il giovane comprende che la sua è una fuga senza speranza, diversamente dai gangster di una volta, perde rapidamente la voglia di vivere, fugge, ma è cosciente del nulla cui va incontro, non fa compromessi, tutto o niente. Morirà inspirando un'ultima boccata dell'inseparabile sigaretta. Godard ha creato un'opera fondamentale nello sviluppo della cinematografia successiva, un film divenuto il simbolo di un modo d'intendere la regia in modo rivoluzionario, e, la dimostrazione che per fare un grande film ci vuole sopratutto creatività e coraggio. "Se non amate il mare, se non amate la montagna, e se non amate nemmeno questo film, beh, andate a farvi fottere!" (in realtà Belmondo non dice "questo film" ma "la città". Però mi sembra una buona idea per concludere)
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ralphscott
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martedì 31 maggio 2011
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rottura degli schemi
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Mai vista tale abbondanza di inquadrature dall'alto,sebbene l'approcio del regista sappia "di nuovo" a tutto tondo. La trama in se risulta un po' leggera,con contenuti tipici del cinema francese quali i tormenti e le scaramucce degli innamorati (e qua l'azione ne risente). Belmondo ammicca e recita anche con le labbra,ma la gatta morta Seberg lo inguaierà per...mettersi alla prova. Memorabile il campo lungo a seguire l'agonia di Michel
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luca scial�
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venerdì 3 luglio 2015
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un lupo solitario dell'era moderna
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Considerato da molti registi illustri, tra cui il nostro Fellini, il film più rappresentativo della Nouvelle vogue francese, questo film di Godard ci racconta di un lupo solitario dell'era moderna. Che vive senza ideali, stimoli e progetti in pieno boom economico. Un'era basata sul consumismo, che vuole dimenticare le sofferenze della guerra ma che non vive ancora gli ideali sociali e politici del decennio successivo.
In una splendida cornice esaltata in più fotogrammi qual è Parigi, mai mutata nel tempo a differenza degli uomini, Francois cerca di costruire una storia d'amore con un'americana. Che però alla fine, in fondo, si mostra uguale a lui.
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Considerato da molti registi illustri, tra cui il nostro Fellini, il film più rappresentativo della Nouvelle vogue francese, questo film di Godard ci racconta di un lupo solitario dell'era moderna. Che vive senza ideali, stimoli e progetti in pieno boom economico. Un'era basata sul consumismo, che vuole dimenticare le sofferenze della guerra ma che non vive ancora gli ideali sociali e politici del decennio successivo.
In una splendida cornice esaltata in più fotogrammi qual è Parigi, mai mutata nel tempo a differenza degli uomini, Francois cerca di costruire una storia d'amore con un'americana. Che però alla fine, in fondo, si mostra uguale a lui. Come se gli avesse rivoltato contro il suo modo di vivere.
Da un duo quale Godard alla regia e Truffaut alla sceneggiatura, non poteva che venir fuori un film così. Storia accattivante, inquadrature ora fuggiasche ora soffermate, musica essenziale, attori protagonisti belli e dannati.
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il cinefilo
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domenica 27 febbraio 2011
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fino all'ultimo respiro
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Intendiamoci:non è che il sottoscritto intenda mettere in dubbio la portata innovativa che il film ha avuto nel periodo della nouvelle vague,inteso come il rinnovamento nei modi di intendere il cinema,e nemmeno intendo dubitare dell'effettiva abilità e bravura che lo hanno reso meritatamente(soprattutto in quel preciso momento storico)una delle principali opere d'avanguardia della nuova corrente cinematografica di cui si sono fatti"alfieri"anche registi come francois Truffaut(autore del soggetto del film)e Alain Resnais.
La storia di un bandito che si innamora di una ragazza americana e cerca di convincerla a restare con lui(malgrado egli sia ricercato per l'omicidio di un poliziotto)è piuttosto ben strutturata e il ritmo può dirsi effettivamente avvincente oltre a rendere evidente(nelle inquadrature e nel montaggio frenetico)il motivo per il quale venne considerato,giustamente,una vera"novità"a livello tecnico,espressivo,visivo e culturale.
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Intendiamoci:non è che il sottoscritto intenda mettere in dubbio la portata innovativa che il film ha avuto nel periodo della nouvelle vague,inteso come il rinnovamento nei modi di intendere il cinema,e nemmeno intendo dubitare dell'effettiva abilità e bravura che lo hanno reso meritatamente(soprattutto in quel preciso momento storico)una delle principali opere d'avanguardia della nuova corrente cinematografica di cui si sono fatti"alfieri"anche registi come francois Truffaut(autore del soggetto del film)e Alain Resnais.
La storia di un bandito che si innamora di una ragazza americana e cerca di convincerla a restare con lui(malgrado egli sia ricercato per l'omicidio di un poliziotto)è piuttosto ben strutturata e il ritmo può dirsi effettivamente avvincente oltre a rendere evidente(nelle inquadrature e nel montaggio frenetico)il motivo per il quale venne considerato,giustamente,una vera"novità"a livello tecnico,espressivo,visivo e culturale.
Ciò che invece non convince(anche se si tratta di una questione che varia strettamente a seconda dei di punti di vista)sono i vezzi intellettualistici(non che questo debba essere sempre un difetto)che J.L.Godard esprime a più riprese che,se nei primi anni sessanta erano rivoluzionari,rivisti adesso rischiano seriamente di suscitare più irritazione che interesse...in ogni caso è certamente un film da vedere.
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