flyanto
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venerdì 5 gennaio 2018
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lo sfavillante luna park contro le grigie esistenz
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Immancabilmente (e fortunatamente) ritorna sui grandi schermi italiani Woody Allen con la sua ultima opera "La Ruota delle Meraviglie". Il titolo rappresenta il simbolo del luogo dove si svolge la storia e, cioè, Coney Island con il suo grande parco di divertimenti. Ambientato negli anni '50 i protagonisti vivono la propria vita quotidiana alloggiando in un piccolo appartamento proprio di fronte alla suddetta ruota panoramica. Lui (Jim Belushi) è un gestore di giostre con il vizio del bere, lei (Kate Winslet) è la sua seconda compagna che svolge il lavoro di cameriere presso una tavola calda ed ha un figlio adolescente (con seri problemi comportamentali) da un suo precedente matrimonio fallito.
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Immancabilmente (e fortunatamente) ritorna sui grandi schermi italiani Woody Allen con la sua ultima opera "La Ruota delle Meraviglie". Il titolo rappresenta il simbolo del luogo dove si svolge la storia e, cioè, Coney Island con il suo grande parco di divertimenti. Ambientato negli anni '50 i protagonisti vivono la propria vita quotidiana alloggiando in un piccolo appartamento proprio di fronte alla suddetta ruota panoramica. Lui (Jim Belushi) è un gestore di giostre con il vizio del bere, lei (Kate Winslet) è la sua seconda compagna che svolge il lavoro di cameriere presso una tavola calda ed ha un figlio adolescente (con seri problemi comportamentali) da un suo precedente matrimonio fallito. Insoddisfatta della sua vita, delusa dalle proprie aspettative di affermarsi come attrice e seriamente preoccupata del tempo che passa e, pertanto, poco incline ad accettare di stare invecchiando, intreccia una relazione amorosa clandestina con un bagnino (Justin Timberlake) più giovane di lei. Quando però ritorna a casa la bella e giovane figlia del compagno, fuggita dal proprio matrimonio sbagliato con un gangster, ecco che per la protagonista di mezz'età scatta una forte competizione con la nuova arrivata che le minaccia seriamente la sua relazione con il giovane guarda-spiaggia ....
In questo film Woody Allen, ancora una volta, rivela la sua grandezza come regista consegnando al pubblico una storia quanto mai vera e presentando soprattutto un ritratto di donna non solo in sè realisticamente drammatico ma anche profondamente descritto dal punto di vista psicologico. Allen, infatti, conosce bene la natura umana e ne "La Ruota delle Meraviglie" lo dimostra non solo riguardo al ritratto della protagonista principale (presentata come una donna scontenta, delusa e sempre alla ricerca di un qualcosa che l'aiuti a sopportare un'esistenza quanto mai grigi), ma anche riguardo a tutti gli altri personaggi della storia, nessuno escluso. In questa sua ultima pellicola il regista ha privilegiato l'andamento drammatico anzichè quello esclusivamente comico, ma l'ironia sottile che a volte traspare nei dialoghi ben costruiti viene perfettamente percepita servendo anche a stemperare certi toni fortemente carichi di pathos. Inutile quasi sottolineare che l'ambientazione e l'epoca degli anni '50 sono stati perfettamente riprodotti da Allen, che la fotografia di Vittorio Storaro è, come sempre, profondamente suggestiva n onchè perfetta, e che tutti gli attori, Kate Winslet in cima, agli altri, risultano bravi e perfettamente convincenti nei propri ruoli.
Insomma, un piccolo capolavoro.
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nino raffa
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giovedì 5 dicembre 2019
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la ruota del mondo
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New York, naturalmente.
Anni ‘50. Humpty e Ginny, giostraio e cameriera di una tavola calda, abitano a Coney Island col figlio di lei, Richie, ragazzino piromane. Humpty è un uomo semplice col debole dell’alcool; Ginny, un ex attrice fragile di nervi che sogna di rientrare sulle scene. Si sono trovati tardi, dopo burrascose esperienze, e nonostante siano male assortiti, in qualche modo si sostengono.
L’equilibrio viene rotto dal ritorno a casa di Carolina, figlia di lui, divorziata da un mafioso che la vuole eliminare. Ginny intanto ha una relazione con Mickey, uno studente che d’estate guadagna qualcosa facendo il bagnino. Quando Ginny si accorge che Mickey fa il filo a Carolina perde la testa e nel momento decisivo evita la telefonata che potrebbe salvare la figliastra dalla morte per mano dei gangsters.
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New York, naturalmente.
Anni ‘50. Humpty e Ginny, giostraio e cameriera di una tavola calda, abitano a Coney Island col figlio di lei, Richie, ragazzino piromane. Humpty è un uomo semplice col debole dell’alcool; Ginny, un ex attrice fragile di nervi che sogna di rientrare sulle scene. Si sono trovati tardi, dopo burrascose esperienze, e nonostante siano male assortiti, in qualche modo si sostengono.
L’equilibrio viene rotto dal ritorno a casa di Carolina, figlia di lui, divorziata da un mafioso che la vuole eliminare. Ginny intanto ha una relazione con Mickey, uno studente che d’estate guadagna qualcosa facendo il bagnino. Quando Ginny si accorge che Mickey fa il filo a Carolina perde la testa e nel momento decisivo evita la telefonata che potrebbe salvare la figliastra dalla morte per mano dei gangsters. Sparita Carolina, sparito Mickey che ha capito tutto, la vita a Coney Island torna quella di prima.
Molti elementi (a partire dal libro che Mickey regala a Carolina) suggeriscono una lettura shakespeariana. Il film (dialoghi, luci, recitazione) è girato da Allen sul registro teatrale, che culmina nella scena in cui Mickey accusa Ginny di non aver impedito l’assassinio di Carolina, e lei in abiti di scena con le luci puntate addosso gli porge il pugnale. Ginny – assassina per procura, come Lady Macbeth – come lei vede e maneggia un pugnale. La regina scozzese immagina l’arma insanguinata sospesa nell’aria che l'accusa; alla stessa maniera l'apparizione di Mickey incolpa Ginny. Alla fine della sequenza le luci si spengono sulla protagonista.
La vita è solo un’ombra che cammina: un povero attore, che si dimena, e si pavoneggia sulla scena del mondo, un’ora sola: e poi, non s’ode più. Favola raccontata da un idiota, piena di rumore e furore, che non significa niente.
Il celebre passaggio macbetiano ispira non solo il personaggio di Ginny - che per sua stessa ammissione recita a fare la cameriera, e anche la moglie e la madre - ma l'intera storia. Nonostante tutto il rumore e il furore, la ruota del mondo, la meravigliosa ruota del luna park che domina Coney Island, è tornata alla posizione di partenza per un altro giro. Non è successo nulla. Gli attori sono pronti per una nuova recitazione, ovvero per il nulla secondo l'ultimo Shakespeare della Tempesta.
I nostri svaghi sono finiti. Questi nostri attori, come già vi ho detto erano tutti degli spiriti, e si sono dissolti in aria, in aria sottile. Così, come il non fondato edificio di questa visione, si dissolveranno le torri, le cui cime toccano le nubi, i sontuosi palazzi, i solenni templi, lo stesso immenso globo e tutto ciò che esso contiene, e al pari di questo incorporeo spettacolo svanito, non lasceranno dietro di sé la più piccola traccia.
Altra figura chiave del film è Richie, il fuoco. L'ultima inquadratura è un rogo appiccato dal ragazzo sulla spiaggia. Come nel finale di Macbeth le fiamme salgono dalla foresta a divorare il castello. Richie potrebbe rappresentare le streghe intorno al fuoco col calderone, a preconizzare il destino di cenere del mondo. Secondo la dottrina dell'Eterno Ritorno un fuoco finale cancellerà l'universo per dare inizio a nuovo ciclo. Fiamme rigeneratrici o nichiliste? Il tono del film indirizza alla seconda risposta. Come Shakespeare anche l'ultimo Allen è nichilista. L'idea del giro, della ripetizione, contiene un seme corrosivo di vanità e inconsistenza di ogni cosa e atto. Messa in scena, recitazione, replica di uno spettacolo, finzione. Nulla, appunto.
"La Ruota delle Meraviglie" , pur non mostrando il miglior Allen, rimane un'opera significativa; comunque superiore ad alcune delle ultime prestazioni del cineasta newyorkese. Buone le interpretazioni, con una menzione per l’ottima Kate Winslet. Dialoghi e fotografia all’altezza della missione teatrale loro imposta dall’autore.
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lbavassano
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domenica 17 dicembre 2017
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qualche fase di stanca ma confezione perfetta
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Per l'ennesima volta Allen rimescola gli elementi consueti, le musiche e gli ambienti, le storie e le modalità narrative, le frustrazioni, i sogni e le disperazioni delle sue maschere, dei suoi personaggi femminili soprattutto, sempre più centrali e centrate negli ultimi anni, in quell'alternanza fra versante comico e drammatico che cadenza la sua inesausta produzione. Ancora una volta, giustamente, quello drammatico richiede maggiore attenzione, più tempo e plurime visioni per capire se sarà uno dei film che restano o uno di quelli che passano senza lasciare traccia. Qualche fase di stanca però mi è parsa inequivocabile, soprattutto nella seconda parte, qualche calo di ritmo, che nel cinema di Allen è peccato mortale.
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Per l'ennesima volta Allen rimescola gli elementi consueti, le musiche e gli ambienti, le storie e le modalità narrative, le frustrazioni, i sogni e le disperazioni delle sue maschere, dei suoi personaggi femminili soprattutto, sempre più centrali e centrate negli ultimi anni, in quell'alternanza fra versante comico e drammatico che cadenza la sua inesausta produzione. Ancora una volta, giustamente, quello drammatico richiede maggiore attenzione, più tempo e plurime visioni per capire se sarà uno dei film che restano o uno di quelli che passano senza lasciare traccia. Qualche fase di stanca però mi è parsa inequivocabile, soprattutto nella seconda parte, qualche calo di ritmo, che nel cinema di Allen è peccato mortale. La confezione però è perfetta, fotografia soprattutto, colonna sonora ed interpreti.
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[+] la fragilità e l’inganno dei sentimenti
(di antoniomontefalcone)
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vanessa zarastro
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domenica 17 dicembre 2017
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blanche a coney island
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Questa volta Woody Allen ha cercato ispirazione nelle matrici americane. Wonder Wheel è un film estremamente teatrale che riprende in pieno i drammi di Tennessee Williams. Come non pensare a Blanche (Vivien Leigh nella scena finale di A Streetcar named Desire del1951)? Kate Winslett comunque è molto brava a impersonare Ginny, chiusa nel suo sogno perduto di recitazione.
Siamo negli anni Cinquanta a Conie Island, dove Ginny (Kate Winslett) lavora come cameriera in una tavola calda. In seconde nozze ha sposato Humpty (Jim Belushi), manovratore di giostre al Luna Park.Ha un figlio di dieci anni (piromane) avuto da un primo matrimonio. Ginny incontra Mickey Rubin (Justin Timberlake), uno studente aspirante scrittore che, per sbarcare il lunario, fa il bagnino stagionale proprio lì a Brighton Beach.
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Questa volta Woody Allen ha cercato ispirazione nelle matrici americane. Wonder Wheel è un film estremamente teatrale che riprende in pieno i drammi di Tennessee Williams. Come non pensare a Blanche (Vivien Leigh nella scena finale di A Streetcar named Desire del1951)? Kate Winslett comunque è molto brava a impersonare Ginny, chiusa nel suo sogno perduto di recitazione.
Siamo negli anni Cinquanta a Conie Island, dove Ginny (Kate Winslett) lavora come cameriera in una tavola calda. In seconde nozze ha sposato Humpty (Jim Belushi), manovratore di giostre al Luna Park.Ha un figlio di dieci anni (piromane) avuto da un primo matrimonio. Ginny incontra Mickey Rubin (Justin Timberlake), uno studente aspirante scrittore che, per sbarcare il lunario, fa il bagnino stagionale proprio lì a Brighton Beach. Ne nasce una storia di passione e lei spera che questo ragazzo, più giovane di lei, la possa comprendere e aiutare a fuggire da quel matrimonio privo di amore basato su un reciproco bisogno di protezione, che oggi la soffoca. Anche Humpty è al suo secondo matrimonio e, un giorno, appare Caroline (Juno Temple), la figlia ventiseienne scappata da caso cinque anni prima subito dopo la morte della madre, per sposare un malavitoso di origine italiana. Essendosi lasciati e avendo spifferato un po’ di cose alla polizia, il suo ex-marito la cerca per vendicarsi.
La storia è molto banale e ogni tanto sembrerebbe scivolare nel grottesco con alcune figure che sono piuttosto stereotipate come, a esempio, i sicari del gangster. Il film è molto statico e un po’ troppo parlato - anzi strillato - tanto da risultare qua e là anche un po’ noioso. Nel finale però si riprende, anche grazie alla bravura della Winslet che evoca così quel mondo di follia e di sogni che in fondo c’è un po’ in tutte quelle donne che sono state, e sono, costrette a lavorare senza gioia e a vivere nel ruolo di mogli e madri senza la soddisfazione di una propria realizzazione, e senza amore.
La fotografia molto bella è di Vittorio Storaro; intense le scene della spiaggia brumose, grigie e spesso con la pioggia, mentre i controluce serali arrossati dal tramonto o illuminati da luce artificiale sono migliori del reale. Forse anche questo è simbolicamente rilevante.
Nelle ricostruzioni d’epoca, Allen e il suo staff sono imbattibili nei costumi, nelle acconciature in tutto. Ce lo hanno dimostrato specialmente nelle ambientazioni newyorchesi dell’epoca (Radio Days sopra tutti).
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flaw54
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giovedì 28 dicembre 2017
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allen come sempre
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Le solite musiche, i soliti colori, le solite parole. Allen è ormai sempre lo stesso, privo di qualsiasi scatto e di una qualsivoglia forma di brillantezza. Ma questa volta il film ,che è una vera e propria pièce teatrale, si solleva grazie alle splendide performance di Kate Winslet e di un inaspettato Jim Belushi. Recitano sempre in primo piano e riescono a dare l'imma gine di due personaggi sconfitti dalla vita alla ricerca di una serenità e di un amore in una Coney Island decadente e superata dal tempo. Più imbustato e meno spogliato Justin Timberlake che con Junk Tempo è rappresenta la parte un po' più debole del cast. Coney Island mi ha malinconicamente riportato ad un culto di Walter Hill, I guerrieri della notte, dove quella stessa costa rappresenta la salvezza e non la progressiva perdita di ognj certezza per gli Warriors nella loro drammatica anabasi di senofontiana memoria.
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(di pekka333)
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michelecamero
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venerdì 29 dicembre 2017
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il dovere di andare a cinema quando c'è w. allen
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L’ultima fatica di Woody Allen ambientata nella Coney Island degli anni ‘50 assomiglia molto alle sue immediatamente precedenti sia per quanto attiene ai temi trattati che per quanto riguarda la tecnica della narrazione. Infatti anche in questo film lui snocciola una storia servendosi di una voce narrante che qui è prestata da uno dei protagonisti stessi, un bagnino con aspirazioni da commediografo. Gli altri soggetti sono una ex attrice dai fragili equilibri psico - fisici, magnificamente interpretata da Kate Winstlet ((da tenere d’occhio la sua interpretazione in ottica Oscar). Ginny, la Winstel, fa la cameriera in un ristorante di mare, con un figlio piromane che quando non appicca fuochi si rinchiude in una sala cinematografica (omaggio di Allen al Cinema anche come strumento di fuga dalla realtà?).
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L’ultima fatica di Woody Allen ambientata nella Coney Island degli anni ‘50 assomiglia molto alle sue immediatamente precedenti sia per quanto attiene ai temi trattati che per quanto riguarda la tecnica della narrazione. Infatti anche in questo film lui snocciola una storia servendosi di una voce narrante che qui è prestata da uno dei protagonisti stessi, un bagnino con aspirazioni da commediografo. Gli altri soggetti sono una ex attrice dai fragili equilibri psico - fisici, magnificamente interpretata da Kate Winstlet ((da tenere d’occhio la sua interpretazione in ottica Oscar). Ginny, la Winstel, fa la cameriera in un ristorante di mare, con un figlio piromane che quando non appicca fuochi si rinchiude in una sala cinematografica (omaggio di Allen al Cinema anche come strumento di fuga dalla realtà?). E’ una donna scontenta del suo presente, rammaricata per gli errori del suo passato, alla ricerca di una via di fuga che si illude di trovare in un uomo col quale torna a tradire anche l’attuale marito, così come aveva già fatto col primo. Poi c’è il secondo marito di Ginny e la figlia di costui, in fuga dal marito gangster che la sta cercando per farla tacere per sempre. Una storia in cui Woody Allen mostra tutta la sua maestria di cinico indagatore delle sfumature dell’animo umano, con al centro probabilmente una sfiducia nelle qualità solidaristiche dell’uomo, sempre più ripiegato su se stesso e sul proprio benessere per cercare o proteggere il quale è disposto a tutto compreso il tradimento e persino una consapevole connivenza all’omicidio. E questo ovunque, indipendentemente dagli strati sociali di appartenenza. Intanto la vita si svolge, ma sempre più si confonde quella vera con quella finta così da non essere più agevole distinguere la vita dalla scena, il dire dal recitare, l’essere dal sembrare. Alla fine pare addirittura che a prevalere sia il teatro, la finzione come fuga dalla realtà, come medicamento dalle delusioni, dai rimpianti, dagli errori oramai non più recuperabili. Woody Allen a volte si ripete, ma resta pur sempre Woody Allen, vale a dire uno di quelli che, quando non ci sarà più, ci mancherà e lo rimpiangeremo. Perciò finché c’è profittiamone e facciamoci un dovere di andare a cinema a vederlo. Ultima annotazione, la fotografia di Storaro: come sempre impeccabile per i toni, il calore, le sfumature, insomma, uno spettacolo nello spettacolo.
michelecamero
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frances
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mercoledì 27 dicembre 2017
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un dramma a coney island magistralmente descritto
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Colori caldi con prevalenza di arancione, rosso corallo, giallo, verde acido. Una luce dorata che illumina i volti dei protagonisti e lentamente degrada a seconda dell’andamento dei dialoghi e della tensione interna alla sceneggiatura. Rosso arancio i capelli della protagonista, rosso arancio i capelli del figlio piromane senza speranza. Rosso fuoco le insegne dei locali di Coney Island degli anni Cinquanta. Un dramma complesso, ricco di situazioni e sentimenti aggrovigliati fra loro. Un coacervo di tipologie umane e problemi esistenziali descritti in modo dettagliato e profondo. La protagonista, una donna sull’orlo dei quaranta con un passato alle spalle, sposata a un uomo buono ma alcolizzato e violento che l’ha salvata dal baratro dopo il suicidio del primo marito.
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Colori caldi con prevalenza di arancione, rosso corallo, giallo, verde acido. Una luce dorata che illumina i volti dei protagonisti e lentamente degrada a seconda dell’andamento dei dialoghi e della tensione interna alla sceneggiatura. Rosso arancio i capelli della protagonista, rosso arancio i capelli del figlio piromane senza speranza. Rosso fuoco le insegne dei locali di Coney Island degli anni Cinquanta. Un dramma complesso, ricco di situazioni e sentimenti aggrovigliati fra loro. Un coacervo di tipologie umane e problemi esistenziali descritti in modo dettagliato e profondo. La protagonista, una donna sull’orlo dei quaranta con un passato alle spalle, sposata a un uomo buono ma alcolizzato e violento che l’ha salvata dal baratro dopo il suicidio del primo marito. Il figlio di primo letto della protagonista, un ragazzino problematico, appassionato di cinema e di fuoco. Il marito, padre impetuoso che accoglie il ritorno dell’unica figliola prodiga (nata dal precedente matrimonio) in fuga da un consorte gangster dopo averlo tradito rivelando le sue malefatte all’Fbi. Un aspirante regista, reduce dalla seconda guerra mondiale, bagnino e studente di cinema. L’arte è vita e la vita è arte nell’ultimo film di Woody Allen, ove lo snodarsi lento e denso delle vicende dei personaggi è la realtà narrata da un aspirante regista teatrale, direttamente coinvolto nelle vicende stesse. Il dramma della gelosia, dei rapporti difficili fra patrigni, matrigne e figliastri; l’incomunicabilità nei rapporti interpersonali; lo squallore di una vita che non si è voluta né cercata; il tradimento coniugale. Il tutto nel parco dei divertimenti più famoso della New York del secondo dopo guerra, dove la luce calda del tramonto investe ogni momento della narrazione persino quando piove, quasi a suggerire l’idea della progressiva decadenza del luogo. Il paesaggio è dominato dalla ruota panoramica, che, nel suo continuo movimento intorno a se stessa, rappresenta il lento, ineluttabile scorrere della vita. E come il giro della ruota può talvolta interrompersi a causa di gravi motivi, così la vita può, in alcuni casi, fermarsi, in altri, nonostante le difficoltà, proseguire il suo corso. E tutto questo emerge dalle vicende dei personaggi del film, i cui interpreti sono stupefacenti e l’attrice protagonista magnifica. Uno splendido dramma dai colori autunnali da gustare a Natale.
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maumauroma
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lunedì 1 gennaio 2018
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la ruota delle meraviglie
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Woody Allen non finisce mai di stupire. L' ultraottantenne regista newyorkese firma in pratica un film ogni anno, regalandoci sempre prodotti di qualita'. E' vero, forse negli ultimi tempi la sua vena creativa si era un po' affievolita., ma i suoi prodotti erano comunque dignitosi. Quest' ultima sua opera e' invece da considerarsi tra le migliori della sua intera filmografia. La Ruota delle Meraviglie si offre come un vero e proprio omaggio al Teatro. A questa arte millenaria che ha accompagnato la civilta' umana,e che continua anche oggi ad affascinare e a stupire . Il Teatro come rappresentazione, metafora e sintesi delle nostre vite. Sui Palcoscenici prendono energia e forma tutte le complessita' dell' anima umana.
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Woody Allen non finisce mai di stupire. L' ultraottantenne regista newyorkese firma in pratica un film ogni anno, regalandoci sempre prodotti di qualita'. E' vero, forse negli ultimi tempi la sua vena creativa si era un po' affievolita., ma i suoi prodotti erano comunque dignitosi. Quest' ultima sua opera e' invece da considerarsi tra le migliori della sua intera filmografia. La Ruota delle Meraviglie si offre come un vero e proprio omaggio al Teatro. A questa arte millenaria che ha accompagnato la civilta' umana,e che continua anche oggi ad affascinare e a stupire . Il Teatro come rappresentazione, metafora e sintesi delle nostre vite. Sui Palcoscenici prendono energia e forma tutte le complessita' dell' anima umana. Passioni, vendette, intrighi, ipocrisie, gelosie, odio, ideali, amori. Qui, nel colorito Luna Park, lungo la spiaggia di Coney Island, negli anni 50, Allen ci racconta le vicende di Mickey, un bagnino intellettuale rubacuori quasi a sua insaputa, di Ginny, donna piacente insoddisfatta e frustrata, di Humpty,suo secondo marito, gia' vittima di una precoce vedovanza, uomo rozzo ma non cattivo, della figlia di lui Carolina, un po' svampita, che abbandono' anni prima il padre per un amore violento e sbagliato, e del figlio di Ginny, un bimbetto smorfioso, cinefilo e piromane. Ognuno dei protagonisti ha un passato da raccontare, ognuno ha una storia ancora da vivere. Con ognuno di essi si potrebbe creare una piece teatrale. Nello svolgersi della vicenda il regista americano non attribuisce giudizi morali, per lui non esistono colpevoli o innocenti. Perche' in realta' tutti sono a loro insaputa artefici e vittime di fattori casuali, perche' e' il Caso a determinare le nostre vite.
La sceneggiatura scritta dallo stesso Allen, risulta piana, chiara, con una mirabile logica sequenziale, quasi come la dimostrazione di un teorema. E riesce alla perfezione a farci sentire in simbiosi con le tempeste di sentimenti che scuotono gli animi dei personaggi, a volte con il suo classico tocco di leggerezza e di ironia, piu' spesso affondando il bisturi nelle piaghe e nelle pieghe delle passioni con una durezza inedita. Grande prova degli attori, in particolare quelle di Belushi e di Winslet. Come sempre all' altezza la fotografia di Sturaro, con i suoi vivaci colori pastello,e con le sue inarrivabili pennellature di luci e ombre sui volti dei protagonisti e dei luoghi.
Un omaggio al Teatro, dunque. Ma solo il Cinema con la sua energia, come un fuoco che guizza forte e vitale, poteva tributarglielo
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francescoizzo
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lunedì 1 gennaio 2018
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il solito bravo ma cinico woody allen
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Nel film gli elementi del solito Woody Allen ci sono tutti: intreccio sentimental-erotico ingarbugliato, problemi sociali e caratteriali dei personaggi, psicanalista o psichiatra che dir si voglia e colonna sonora jazz. La sceneggiatura è come al solito molto ben strutturata e le interpretazioni dei protagonisti - su tutte quelle di Kate Winslet e Jim Belushi- sono superbe.
Peccato quindi che il messaggio del regista newyorkese sia sempre lo stesso: il cinismo regna sovrano, la frustrazione la fa da padrona, tutti sono in qualche modo insoddisfatti e delusi, e quando si prospetta e perfino inizia a una relazione romantica deve finire inevitabilmente male. Il sentimento nobile della cameriera/aspirante attrice Ginny (avvertire al telefono i due giovani dell'arrivo dei gangsters) viene stoppato da una repentina tentazione di calcolo per il proprio tornaconto.
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Nel film gli elementi del solito Woody Allen ci sono tutti: intreccio sentimental-erotico ingarbugliato, problemi sociali e caratteriali dei personaggi, psicanalista o psichiatra che dir si voglia e colonna sonora jazz. La sceneggiatura è come al solito molto ben strutturata e le interpretazioni dei protagonisti - su tutte quelle di Kate Winslet e Jim Belushi- sono superbe.
Peccato quindi che il messaggio del regista newyorkese sia sempre lo stesso: il cinismo regna sovrano, la frustrazione la fa da padrona, tutti sono in qualche modo insoddisfatti e delusi, e quando si prospetta e perfino inizia a una relazione romantica deve finire inevitabilmente male. Il sentimento nobile della cameriera/aspirante attrice Ginny (avvertire al telefono i due giovani dell'arrivo dei gangsters) viene stoppato da una repentina tentazione di calcolo per il proprio tornaconto.
Verrebbe voglia, usando le sue stesse parole retorico/opportuniste - della Ginny brilla che nel finale, nella sua casa, fa un estremo tentativo di riportare a sé il giovane ex amante, di dire al regista (e questa volta seriamente): "se non ci fosse il perdono ( e, aggiungo io, i sentimenti positivi, e a volte anche una visione della vita nobile) come sarebbe mai la vita?".
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giuliacortella
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sabato 18 agosto 2018
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perdersi a coney island negli anni cinquanta
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Perdersi a Coney Island negli anni Cinquanta
Sullo sfondo della spiaggia di Coney Island negli anni Cinquanta, appiccare fuochi potrà lenire il vuoto affettivo di un bambino privato dell'amore di genitori artisti, lui, batterista amorevole, e lei, attrice narcisista concentrata su di sé troppo per poter essere anche una buona madre? Quel fuoco, simbolo d'amore inappagato, e la passione per il cinema sono gli elementi che fanno sopravvivere il mondo dell'infanzia nel paesaggio ludico della spiaggia di New York e del suo Luna Park che sembrano promettere una perenne felicità ma che sono abitati da adulti alla deriva, dalle vite perdute che procurano agli altri e a se stessi solo dolore.
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Perdersi a Coney Island negli anni Cinquanta
Sullo sfondo della spiaggia di Coney Island negli anni Cinquanta, appiccare fuochi potrà lenire il vuoto affettivo di un bambino privato dell'amore di genitori artisti, lui, batterista amorevole, e lei, attrice narcisista concentrata su di sé troppo per poter essere anche una buona madre? Quel fuoco, simbolo d'amore inappagato, e la passione per il cinema sono gli elementi che fanno sopravvivere il mondo dell'infanzia nel paesaggio ludico della spiaggia di New York e del suo Luna Park che sembrano promettere una perenne felicità ma che sono abitati da adulti alla deriva, dalle vite perdute che procurano agli altri e a se stessi solo dolore. Ginny, la madre del piccolo, (una perfetta Kate Winslet) non sa amare se non se stessa; ridotta a servire in una trattoria, rimpiange la bellezza e la felicità perdute a causa sua, per aver tradito il marito che amava. Dopo il divorzio sposa per convenzione un uomo generoso ma incapace, Humpty (un grande Jim Belushi), che ha una figlia dal primo matrimonio, Carolina (Juno Temple), sposata ad un gangster che alla fine riuscirà a farla fuori. Carolina cerca rifugio presso il padre e la matrigna che, alle prese col figlio e le difficoltà quotidiane, si è abbandonata nel frattempo tra le braccia di un giovane bagnino, Mickey (un seducente e perfetto nella sua ambiguità Justin Timberlake) e si illude di aver trovato un futuro che la salvi. Ben presto il giovane atletico si innamorerà di Carolina e la matrigna, per egoismo e gelosia, non l’avviserà dell'arrivo del gangster che la vuole sopprimere. Come nella tragedia greca, l’eroina avrebbe l’occasione di salvarsi, ma in realtà perde se stessa ancora una volta e si condanna alla solitudine e all’alcolismo, trascinando con sé il destino di tutti gli altri che le ruotano attorno. La ruota della vita dei protagonisti si gira sullo sfondo di un paesaggio in cui le luci del luna park di Coney Island, i costumi, i vestiti degli anni Cinquanta risaltano attraverso i filtri della fotografia luminosa e calda di Vittorio Storaro che fa brillare i colori caricati, quasi da cartolina. Sulla spiaggia si avvicendano le vite degli uomini i cui sentimenti si intrecciano nelle reti indistinte di una dolorosa esistenza umana.
Giulia Cortella
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