daniela macherelli
|
sabato 30 gennaio 2016
|
the good guy : il bel ragazzo, non il bel pupazzo
|
|
|
|
The good guy : il bel ragazzo non il bel pupazzo
Il doppio senso con cui può essere letto il titolo (Il bel ragazzo o Il bel pupazzo) rende bene il contesto umano in cui si dipana il film, ambientato fra i giovani rampanti dell’alta finanza newyorkese. Tommy, astro ascendente nel firmamento di Wall Street, prende come suo collaboratore Daniel, giovane informatico di bella presenza che però, per modo di essere e di proporsi, appare radicalmente diverso dal gruppo dei suoi colleghi. Mentre loro vivono una vita all’insegna dei soldi e del sesso spesso slegato dal sentimento, lui non sembra particolarmente attratto da quel modo di concepire l’esistenza, fino ad apparire quasi un alieno ai loro occhi.
[+]
The good guy : il bel ragazzo non il bel pupazzo
Il doppio senso con cui può essere letto il titolo (Il bel ragazzo o Il bel pupazzo) rende bene il contesto umano in cui si dipana il film, ambientato fra i giovani rampanti dell’alta finanza newyorkese. Tommy, astro ascendente nel firmamento di Wall Street, prende come suo collaboratore Daniel, giovane informatico di bella presenza che però, per modo di essere e di proporsi, appare radicalmente diverso dal gruppo dei suoi colleghi. Mentre loro vivono una vita all’insegna dei soldi e del sesso spesso slegato dal sentimento, lui non sembra particolarmente attratto da quel modo di concepire l’esistenza, fino ad apparire quasi un alieno ai loro occhi. Daniel rifiuta la competitività, non ha un modo di proporsi particolarmente brillante, con le ragazze non cerca la conquista fine a stessa, ha una cultura letteraria che costituisce un patrimonio suo personale e che manifesta senza cercare di far colpo sugli altri. Il gruppo, ovviamente, prova ad omologarlo, per condurlo in quella che per loro è la “normalità” (lo spingono a vestirsi trendy, a tentare con le ragazze approcci che non rientrano nel suo carattere); Daniel dapprima, per timore dell’isolamento, cerca di adattarsi, ma capisce presto che quel modo di essere non fa per lui. Traccia così una linea di demarcazione fra sé e gli altri, per tutelarsi da comportamenti invasivi che tendono a spersonalizzarlo: non vuole essere un bel pupazzo. Inizialmente il giovane ha qualche difficoltà in questo processo di differenziazione, ma progressivamente diventa più sicuro di sé, comprendendo sempre meglio che non deve barattare la sua ricca interiorità per compiacere ed essere accettato da persone che, in linea con il sogno americano, appaiono dei vincenti per ricchezza e posizione sociale, ma che lui sostanzialmente non stima, vedendo soprattutto il loro vuoto interiore. Con la sua presa di distanza da quel mondo, che dall’esterno sembra appagare ogni possibile desiderio, ma che poi delude, Daniel si rivela il vero “vincente” anche nel campo sentimentale, dove fino a quel momento forse non ha avuto storie importanti : la ragazza di Tommy, infatti, stanca e disillusa dai comportamenti umilianti del suo uomo, si avvicina a lui e i due trovano l’uno nell’altra quell’appagamento al loro desiderio di solidità e sincerità di sentimenti che fino a quel momento avevano cercato invano.
Il film è gradevole, con una fluida sceneggiatura e personaggi ben delineati che rendono efficacemente l’idea di un mondo distante dalla quotidianità della gente comune, dove sembra esistere un modo di essere a cui doversi adattare per farvi parte, pena l’esclusione, ma dove si può trovare sempre la persona che, dicendo no, non rinuncia ai suoi valori e alla sua umanità.
[-]
[+] non sempre delude
(di rescart)
[ - ] non sempre delude
|
|
[+] lascia un commento a daniela macherelli »
[ - ] lascia un commento a daniela macherelli »
|
|
d'accordo? |
|
rescart
|
lunedì 6 novembre 2017
|
broker, oltre che militare, mancato
|
|
|
|
Questa non è la storia di uno di noi, come forse non direbbe Celentano, per il semplice fatto che da noi i broker sono merce rara. Gli italiani, si sa, sono dei gran risparmiatori e forse per questo si fidano ciecamente dei consulenti finanziari che le nostre banche propinano loro. Chissà che dopo le vicende delle quattro banche del Centro Italia e delle due banche del Veneno come accade negli Usa, dove solo i salti mortali di questi giovani rampolli della rampante borghesia newyorkese riescono a dirottare un po' di risorse finanziare verso gli investimenti anzichè verso il consumo. I banchieri nord-americani e probabilmente anche quelli tedeschi, hanno grosse difficoltà a piazzare le loro emissioni obbligazionarie e per questo hanno ormai decisamente puntato verso i derivati, che i broker riescono a piazzare più facilmente.
[+]
Questa non è la storia di uno di noi, come forse non direbbe Celentano, per il semplice fatto che da noi i broker sono merce rara. Gli italiani, si sa, sono dei gran risparmiatori e forse per questo si fidano ciecamente dei consulenti finanziari che le nostre banche propinano loro. Chissà che dopo le vicende delle quattro banche del Centro Italia e delle due banche del Veneno come accade negli Usa, dove solo i salti mortali di questi giovani rampolli della rampante borghesia newyorkese riescono a dirottare un po' di risorse finanziare verso gli investimenti anzichè verso il consumo. I banchieri nord-americani e probabilmente anche quelli tedeschi, hanno grosse difficoltà a piazzare le loro emissioni obbligazionarie e per questo hanno ormai decisamente puntato verso i derivati, che i broker riescono a piazzare più facilmente. Quando anche in Italia una legge vieterà alle banche di vendere le propie obbligazioni (ormai quasi sempre subordinate) ai propri correntisti, forse anche in Italia vedremo nascere broker come funghi. Per ora i rampolli della borghesia milanese preferiscono altre professioni per farsi spazio nel mondo del lavoro e così siamo invasi dagli azzeccagarbugli come cavallette o rane di biblica memoria.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a rescart »
[ - ] lascia un commento a rescart »
|
|
d'accordo? |
|
|